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FIAT: Il problema è che cosa qui non va

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FIAT: Il problema è che cosa qui non va

Messaggioda franz il 30/01/2014, 14:07

Zingales: «Se Fiat espatria il problema è cosa qui in Italia non va»
di Luigi Zingales 30 gennaio 2014

La notizia è confermata: dal prossimo anno la Fabbrica Italiana Automobili Torino sarà semplicemente una fabbrica di automobili, con sede legale in Olanda e sede fiscale a Londra.
In molti italiani, la notizia suscita rabbia. Ma come, quella stessa Fiat che per molti anni è vissuta di sussidi statali: dagli investimenti agevolati falsamente spacciati per aiuti al Sud alla rottamazione propagandata come manovra ecologista?

Che è vissuta di favori del governo, come la vendita a prezzo scontato dell'Alfa Romeo e le quote di importazione contro le auto giapponesi e coreane? Quella stessa Fiat oggi ricambia i favori lasciando il nostro Paese e trasferendo la sede fiscale in Inghilterra, con grave danno al nostro fisco?

Finché l'Italia andava bene, la Fiat era italiana, oggi che l'Italia arranca, la Fiat disconosce le sue origini, mordendo la stessa mano che l'ha nutrita? È umanamente difficile accettare un tale atto di ingratitudine.

Superata la legittima reazione emotiva, però, la questione diventa più complessa. Innanzitutto, la riconoscenza è una rara caratteristica degli umani, assente nelle imprese. La riconoscenza si dovrebbe chiedere alla famiglia Agnelli, non certo a una società che oggi cerca disperatamente di competere nel mondo globale. Anche se le imprese potessero nutrire un sentimento di gratitudine, questa gratitudine dovrebbe spingersi fino all'autolesionismo? È meglio una Fiat internazionale florida o una Fiat nazionale moribonda?

Dovrebbe forse lo Stato imporre questa gratitudine? C'era un Paese che la imponeva: non solo alle imprese, ma anche ai cittadini che volevano trasferirsi al l'estero. Questo Paese si chiamava Unione Sovietica. Non è il Paese in cui vogliamo vivere.

Un Paese libero è un Paese in cui i cittadini scelgono di vivere, non in cui sono costretti a farlo. Il nostro vero problema non è che la Fiat vuole trasferirsi all'estero, ma che molte altre imprese la seguiranno e soprattutto che pochissime vogliono fare viceversa. Credete forse che, per esempio, Unicredit e Generali non avrebbero vantaggi dal trasferirsi all'estero? Immediatamente non sarebbero più viste come imprese a rischio in un Paese a rischio, ma come grandi multinazionali europee. Immediatamente il loro rating migliorerebbe e il loro carico fiscale diminuirebbe. Viene lecito domandarsi che cosa ancora le trattiene.

Ma non sono solo le imprese. Nel solo 2013 9.000 laureati hanno lasciato l'Italia, quanti si sono trasferiti in Italia? Le università degli Stati Uniti sono piene di ricercatori italiani (le stime parlano di circa 15.000). Lo stesso vale anche per l'Inghilterra e perfino per la Spagna. Quanti stranieri ci sono nelle nostre università?

Stesso discorso per i manager. Sei delle dieci più grandi imprese non finanziarie inglesi hanno un amministratore delegato straniero, in Italia nessuna. L'unico settore in cui sembriamo in grado di attirare stranieri di talento è il calcio.
Se il nostro Paese attira solo chi è disperato e non chi ha la fortuna di poter scegliere, se i nostri connazionali di talento scappano a migliaia da quello che è - almeno per me - il più bel Paese al mondo ci sarà pure un motivo. La nostra rabbia non deve dirigersi contro la Fiat, ma contro noi stessi per aver tollerato (se non favorito) un sistema economico che premia i peggiori ed esclude i migliori. Una Peggiocrazia che fornisce rendite a chi è al potere, ma che negli altri distrugge perfino la speranza.

Nel '600 la tolleranza religiosa in Europa cominciò a diffondersi per motivi economici. Mercanti e artigiani cominciarono a emigrare verso i Paesi più tolleranti, come l'Olanda, favorendone lo sviluppo economico e anche la potenza militare. Lentamente gli altri Paesi furono costretti a seguirne l'esempio. La Peggiocrazia italiana rappresenta l'equivalente moderno dell'Inquisizione, che mette in fuga i migliori. Speriamo che la dipartita della Fiat agisca da campanello d'allarme: il tempo delle riforme radicali è venuto.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... id=ABNBoEt
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Re: FIAT: Il problema è che cosa qui non va

Messaggioda pianogrande il 30/01/2014, 14:26

Negli anni ottanta (ai tempi di Schimberni, per quanto mi riguarda) mi avevano insegnato un termine simpatico "crudeltà aziendale".
Figuriamoci se mi aspetto gratitudine da una azienda.
A meno che non si parli di quella gratitudine che ho appena rivisto in Shindler list che era perfetto sinonimo di corruzione.
Quel tipo di gratitudine resterà per sempre riservato a pochi e segretissimo.
"Non ho le prove" come diceva Pasolini, ma mi chiedo tante volte come sia riuscita la FIAT a fare al nostro paese tutto il male che gli ha fatto a partire dalla percentuale assolutamente barbara di trasporto su gomma rispetto a ferrovia e mare (il mare, porca vacca!!).
La FIAT che se ne va dovrebbe essere un gran sollievo per tanti italiani.
Purtroppo non sarà così.
I disastri che ha fatto la FiAT non li ha fatti da sola.
Il sodalizio politico imprenditoriale resta qua.
E' lui il colpevole della fuga dei migliori.
Quelli che sono migliori davvero ma non riescono a superare la barriera del sodalizio detto sopra (la casta, per usare un termine abusato ma non ancora rimpiazzato da altro).
Qualsiasi riforma richiederebbe l'abbattimento di quella barriera.
Altrimenti, la FIAT verrà rimpiazzata da altre FIAT ed andremo avanti come prima.
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Re: FIAT: Il problema è che cosa qui non va

Messaggioda Robyn il 30/01/2014, 19:25

Adesso è più facile agire in direzione della crescita
Servono relazioni industriali e un modello tipo aziendale per l'Italia che attraggano dal contesto internazionale le aziende sane.L'Italia non cederà mai sulla dignità del lavoro.Diminuire i redditi è anche incostituzionale perche a chiare lettere la costituzione dice che il lavoratore ha diritto ad un retribuzione sufficente che consenta a sè e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa.Altro articolo è quello che espressamente dice che l'iniziativa privata è libera ma non può svolgersi in contrasto con la libertà,la dignità,la sicurezza.Si dovrebbe agire fin da subito con il cuneo fiscale ed equipararlo con quello della Gran Bretagna che ha il cuneo fiscale più basso e i redditi più alti con azioni suggerite da M Renzi.Poi ci sono le altre cose come la burocrazia,il costo dell'energia,un minimo di flessibilità funzionale,la tassazione,gli investimenti,l'ergonomia.Inoltre nelle relazioni industriali dovrebbero rimanere i due livelli con il primo che regola i margini di flessibilità del secondo perchè il sindacato in alcune parti del paese è debole.Poi il primo livello dovrebbe occuparsi di adeguare il reddito all'inflazione
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Re: FIAT: Il problema è che cosa qui non va

Messaggioda pianogrande il 30/01/2014, 20:00

Robyn.
Puoi fare il triplo salto mortale carpiato ma, se tu produci bicchieri al costo orario 100 e, nella Pernacchia del sud, producono gli stessi bicchieri a 10, c'è un solo modo per essere competitivi: produrre a 10 o meglio a 9,9.
Tutto il resto (la costituzione, il cuneo fiscale, la dignità del lavoratore etc.) si attacca al tram.
Quel 10 è una barriera insormontabile.
Per permetterti costi di produzione più alti (e cioè più tasse o più stipendio o tecnologie della nonna etc.), devi produrre bicchieri che siano richiesti dal mercato e che in Pernacchia del sud non siano capaci di produrre.
Ultima modifica di pianogrande il 30/01/2014, 20:02, modificato 1 volta in totale.
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Re: FIAT: Il problema è che cosa qui non va

Messaggioda pianogrande il 30/01/2014, 20:01

Cancellato per doppio invio.
Pardon.
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Re: FIAT: Il problema è che cosa qui non va

Messaggioda Robyn il 31/01/2014, 13:06

Il cuneo fiscale più basso non significa produzioni di basso livello non esiste correlazione.Il cuneo fiscale più basso si coniuga bene con produzioni ad alto contenuto tecnologico.Si tratta di individuare quelle produzioni in cui possiamo essere più bravi senza escludere quelle a più basso contenuto tecnologico.Per esempio l'elettronica i Pc la produzione di software informatico,i prodotti di tipo biocompatibile,la green economy,la meccanica di precisione,l'agricoltura biologica l'energia alternativa come solare fotovoltaico.Altro settore in cui potremmo espanderci è la produzione di strumentazione per il lavoro in lega leggera in grado di attenuare le fatiche esistenti nelle produzioni di basso livello.La scarsa competitività rispetto ad altri paesi europei,che abbiamo accumulato in questi anni,è stata dovuta a mancati investimenti,alla mancanza di "cura" del nostro sistema industriale,della nostra legislazione del lavoro.Inoltre bisognerebbe tornare a dare peso all'ITIS
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Re: FIAT: Il problema è che cosa qui non va

Messaggioda flaviomob il 31/01/2014, 13:14

Forse la Pernacchia del Sud è fuori dall'euro e non ha la percentuale più alta del mondo sviluppato di corruzione, tangenti ed evasione?

Il costo del lavoro è più basso in Italia che in Germania.


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Re: FIAT: Il problema è che cosa qui non va

Messaggioda Robyn il 31/01/2014, 14:16

A mio parere dobbiamo smetterla di inseguire la Germania.La Germania è un'altra cosa.In Germania esiste la compartecipazione dei lavoratori alle aziende,invece la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende in Italia può avvenire senza paralizzare il processo decisionale aziendale.Inoltre la Germania non ha il primo livello e basa tutto sull'austerità e và semplicemente alla conquista dei mercati esteri.Meglio fare di testa nostra perche le imitazioni riescono sempre male.In Italia c'è il mercato estero ma c'è prima di tutto il mercato interno.Possiamo,se vogliamo,crescere al 2.9% del Pil ogni anno
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Re: FIAT: Il problema è che cosa qui non va

Messaggioda franz il 31/01/2014, 15:18

flaviomob ha scritto:Forse la Pernacchia del Sud è fuori dall'euro e non ha la percentuale più alta del mondo sviluppato di corruzione, tangenti ed evasione?

Il costo del lavoro è più basso in Italia che in Germania.

Aridaje che ci avvitiamo sempre nelle stesse discussioni!!!!!
E la produttività tedesca dove la mettiamo?
Se ogni operaio tedesco produce 60'000 euro di valore aggiunto e quello italiano 35'000, ovvio che l'operaio tedesco prende di più di stipendio! Costa di piu' ma rende di piu'.
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Re: FIAT: Il problema è che cosa qui non va

Messaggioda flaviomob il 31/01/2014, 17:55

Se l'operaio tedesco produce maggior valore aggiunto è perché lavora in aziende che fanno ricerca, ottimizzano la qualità, competono "verso l'alto", hanno una migliore organizzazione. Fiat continua a perdere quote di mercato in Europa perché non fa tutte queste cose.


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