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Articolo di Romano Prodi

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Articolo di Romano Prodi

Messaggioda flaviomob il 13/01/2014, 13:28

Almeno dieci miliardi di euro per combattere la povertà, atrimenti addio ripresa

La crescita passa solo per la lotta alla povertà


Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 12 gennaio 2014


Da qualche mese assistiamo ad uno spettacolo straordinario: un giorno comincia la ripresa e il giorno dopo ė già finita. Ed il terzo giorno ci riteniamo soddisfatti perché navighiamo attorno alla crescita zero.

Il che, per un paese che in sei anni di crisi ha già perso oltre l’otto per cento del suo PIL , non mi sembra una bella notizia.

Quando poi andiamo a esaminare questo fenomeno nei dettagli, troviamo che l’essere arrivati almeno intorno allo zero è dovuto essenzialmente all’aumento delle esportazioni. La domanda interna continua ad essere negativa.

Se poi ci prendiamo la briga di vedere che cosa è più debole in questa domanda interna, dobbiamo constatare che va peggio la domanda dei beni essenziali che quella dei beni di lusso.

Cala perfino il consumo della pasta, con il connesso consumo della conserva di pomodoro.

Tutto questo trova la controprova nei dati ufficiali sull’aumento della povertà assoluta e nell’esperienza quotidiana delle strutture caritative dedicate a fornire cibo e altri beni essenziali ai più poveri. Il numero delle persone assistite aumenta ogni giorno. A differenza del passato vi sono più italiani che stranieri, mentre aumenta costantemente il numero delle famiglie che da un reddito medio-basso precipitano nella miseria.

Queste conseguenze della disuguaglianza non sono purtroppo una sorpresa. Non voglio tuttavia tornare ad approfondire le ragioni che hanno causato il suo aumento e, di conseguenza, l’aumento della povertà assoluta. Mi limito oggi a constatare che la riduzione dei consumi della povera gente è anche uno dei maggiori ostacoli alla ripresa economica.

Un’ osservazione ovvia e quasi banale ma che contrasta con quanto la dottrina economica prevalente ha continuato a ripetere, che cioè l’aumento della disuguaglianza puo’ essere riprovevole dal punto di vista etico ma, aiutando la crescita del sistema, finisce con l’essere vantaggioso per tutti.

Le più recenti ricerche degli economisti rovesciano questo stereotipo e riportano scientificamente in auge il buon senso, che ci dice che l’economia può crescere solo se arrivano i soldi nelle tasche di chi vorrebbe consumare ma non ne ha i mezzi.

A questa revisione nel campo della scienza economica stanno seguendo, anche se in modo lento e non sistematico, decisioni politiche dedicate ad attenuare le disuguaglianze.

L’unico aspetto innovativo della nuova coalizione di governo tedesca consiste infatti nell’aumento del salario minimo, mentre negli Stati Uniti il nuovo sindaco di New York ha vinto a mani basse le elezioni con una piattaforma non solo in favore del salario minimo ma tutta proiettata verso quella che è stata definita la politica di Robin Hood, avendo promesso un aumento delle tasse per coloro che hanno un reddito di oltre 500.000 dollari all’anno ( che a New York sono molti e influenti ) in modo da sollevare le condizioni di vita e migliorare le strutture scolastiche dei quartieri più poveri.

Il dibattito americano, che ha trovato alimento nel cinquantesimo anniversario del programma di lotta alla povertà del presidente Johnson, offre aspetti del tutto inediti. Esso non è limitato all’interno del Partito Democratico ma coinvolge tutto il panorama politico, compresa la sua parte più conservatrice.

Ancora più interessante è notare che al centro di questo dibattito sono soprattutto le parole di Papa Francesco che, come nota con una certa sorpresa il New York Times, non solo ha catturato il mondo con un messaggio di giustizia e tolleranza ma, “pur partendo dal Vaticano che è 4.500 miglia lontano”, è ora al centro di tutto il dibattito politico di Washington.

La sorpresa è ancora maggiore quando leggiamo che il riferimento specifico al richiamo del Papa viene condiviso e ripetuto non solo dai politici cattolici ma, con uguale intensità, da ebrei e protestanti.

E’ evidente che non tutti saranno disposti a tradurre le parole di Papa Francesco in coerenti provvedimenti legislativi ma produce una certa sorpresa sentire Newt Gingrich, ex presidente della Camera e uno dei più autorevoli rappresentanti dell’ala conservatrice dichiarare che ” ogni Repubblicano dovrebbe condividere la critica fondamentale del Papa quando ammonisce che “non si può vivere in un pianeta composto di miliardari e di gente che muore di fame”. Ed aggiunge che ” il Papa ha cominciato a toccare quest’argomento proprio nel momento in cui il Partito Repubblicano ne aveva bisogno”.

Non mi illudo certo che i mutamenti di pensiero nel campo scientifico e politico e il fiorire di tutti questi buoni sentimenti si traducano in un cammino verso la giustizia universale, anche perché vedo che che le disparità proseguono come prima e non noto cambiamenti significativi dei comportamenti dominanti del mondo economico e finanziario.

Non mi sento tuttavia di sottovalutare l’ipotesi che, di fronte a una nuova spinta di carattere economico, etico e religioso, si facciano sforzi maggiormente condivisi per cominciare a operare i cambiamenti idonei ad attivare una crescita fondata su una maggiore giustizia.

Per tornare al caso italiano ritengo assolutamente necessario dirottare subito almeno una decina di miliardi di Euro per alleviare la povertà assoluta e sollevare i redditi più bassi. Gli strumenti possibili e compatibili con lo stato delle nostre finanze sono già stati discussi a lungo.

Anche tenendo conto dei nostri vincoli si deve almeno evitare che le spese sociali continuino a calare, si deve operare subito sul cuneo fiscale per i lavoratori a più basso reddito e si deve accelerare il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, mettendo in atto con maggiore velocità i provvedimenti già decisi in materia.

La nuova riflessione sul rapporto fra crescita e uguaglianza non può infatti fermarsi a Washington. Visto che è partita da Roma è bene che ritorni a Roma. In fondo deve solo attraversare il Tevere.

http://www.romanoprodi.it/strillo/almen ... _7971.html


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Re: Articolo di Romano Prodi

Messaggioda pianogrande il 13/01/2014, 16:42

Un mondo fatto di miliardari e morti di fame sarebbe un mondo di morti di fame miliardari compresi.
Sicuramente, però, la situazione verrebbe ripresa in tempo dalla umana intelligenza che si renderebbe conto di andare incontro al disastro ed i miliardari stessi si darebbero da fare per conservare un valore reale ai loro miliardi che, altrimenti, sarebbero carta straccia.
Si darebbero da fare per mantenere una certa pace sociale al di fuori della quale diventerebbero carta straccia anche gli attestati di proprietà dei loro beni materiali.
Ecco un interessante soggetto per un libro o per un film.

Nella realtà?

Nella realtà, vediamo l'egoismo e l'individualismo fare disastri.
I ricchi e potenti sempre più ricchi e potenti per il trionfo della selezione naturale morstuavitamea.
Il tutto fino alla estinzione della specie che, della selezione naturale, è l'apoteosi.
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Re: Articolo di Romano Prodi

Messaggioda Robyn il 13/01/2014, 23:15

Le classi medio-povere consumano di più e risparmiano meno,le classi ricche consumano meno e accumulano di più il risparmio.La deriva neoliberista pensa che impoverendo i poveri poi la ricchezza accumulata si redistribuisce,ma in questo modo è come fare il buco nella barca,la barca affonderà e affonderanno anche i ricchi.I centri nevralgici del liberismo li troviamo in diversi segmenti degli uffici di Bruxelles e nel Tea Party del partito repubblicano USA.La crescita c'è se si valorizza il capitale umano,se invece si dà mano alla precarietà questa danneggia la competitività perche i lavoratori precari sentendosi usa e getta non investiranno mai sù se stessi e mai nell'azienda.Per combattere la disoccupazione giovanile bisogna creare il collegamento scuola lavoro.Se si studia obbligatoriamente fino a sedici anni negli ultimi due anni di scuola dell'obbligo fatti in istituto tecnico o in liceo scientifico devono prevedere corsi pratici pomeridiani,naturalmente poi serve la formazione l'efficentamento dei CPI,un costo del lavoro più basso in età giovanile.In merito all'articolo 14"ex 18" la nuova formulazione non limita più la flessibilità in uscita e realizza la protezione del lavoratore nei suoi diritti basilari.Aver tirato in ballo l'articolo 14"ex 18"e il contratto a protezione crescente non si è fatto altro che mettere in movimento il terzo frames che tutti gli intenti ha con proposte luminescenti tranne che riformare,per cui và stralciato il contratto a protezione crescente e l'articolo 14"ex 18".Infine la certezza del diritto riguarda anche la certezza del lavoratore nella legislazione del lavoro,è questa è una cosa di cui devono essere gelosi i lib-lab di csx.I lib tutelano la certezza del diritto contro l'arbitrio"paradigma del liberalismo"la frames dei liberisti no,quindi non possono chiamarsi lib e non possono appartenere al frames del liberalismo che tutela la certezza del diritto,le minoranze,tende a limitare il potere economico con la concorrenza e il potere politico con la democrazia parlamentare e la separazione dei poteri
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Re: Articolo di Romano Prodi

Messaggioda franz il 14/01/2014, 8:24

Prodi ha scritto:Le più recenti ricerche degli economisti rovesciano questo stereotipo e riportano scientificamente in auge il buon senso, che ci dice che l’economia può crescere solo se arrivano i soldi nelle tasche di chi vorrebbe consumare ma non ne ha i mezzi.

Io non passarei da un estremo all'altro. L'economia cresce solo se si lavora, se si producono i beni ed i servizi che poi devono essere consumati. Quindi la medaglia ha due facce. Se fosse solo un problema di "far arrivare si soldi nelle tasche di chi vorrebbe consumare" basterebbe innondare di soldi l'Africa per vederla improvvisamente crescere. Ma non è così. Basta vedere lo Zimbawe, tanto per fare un esempio. (http://it.wikipedia.org/wiki/Iperinflaz ... o_Zimbabwe )

Quindi solo se c'è lavoro e produttività possiamo redistribuire reddito. Le due cose vanno insieme. Qui si parla di 10 miliardi da spendere ma non si dice come al solito dove trovarli. Facciamo ancora debiti? Io sono favorevolissimo a meccanismi come gli assegni di disoccupazione, l'assistenza agli indigenti, il reddit minimo, l'imposta negativa, il reddito di cittadinanza. Solo che vanno alimentati con risorse e questo in un paese che oggi spende per mano pubblica il 50% del PIL (troppo) significa che bisogna trovare le risorse all'interno delle spese dello stato.
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Re: Articolo di Romano Prodi

Messaggioda pianogrande il 14/01/2014, 11:15

Infatti, si dovrebbe parlare di una distribuzione più equa delle risorse e non di trovare altre risorse (o, magari, stampare altra carta).
Non è la carta che ci fa diventare più ricchi.
E' la tendenza all'accumulo senza limiti che rende inutile il denaro che, invece, dovrebbe circolare.
La produzione si fa in base alla domanda e la mia domanda non cambia se in cassaforte ho settantacinque o settantasei miliardi.
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Re: Articolo di Romano Prodi

Messaggioda Robyn il 14/01/2014, 12:58

La diversa distribuzione della spesa.Per esempio coma fà una garza a costare 5 euro in lombardia e 15 euro in Sicilia?se costasse 5 euro anche in sicilia si recuperebbero 30 mld di euro.La differenza di prezzo c'è perche quando la PA acquista beni e servizi nel mercato si verificano degli effetti speculativi,sicuramente dovuta alla mancanza di concorrenza e alla corruzione.La corruzione ci costa 60 ml di euro l'anno,gli adempimenti burocratici aumentano i costi per le aziende,l'evasione alimenta l'alta tassazione per chi non evade,il lavoro sommerso ci porta via tassazione e contributi e funziona da competizione sleale,non parliamo dell'IVA evasa che per esempio si potrebbe recuperare se dagli scontrini il contribuente potrebbe recuperare parte dell'IVA o delle carte elettroniche che rendono impossibile l'evasione.La riforma della previdenza anche rappresenta una diversa distribuzione della spesa che crea risparmi per il welfare con maggiori entrate e minori uscite.Il contributo sulle pensioni più alte a favore di quelle più basse anche è una diversa distribuzione della spesa.Poi ci sono sprechi e privilegi su cui bisogna intervenire,enti parassitari etc.La separazione fra banche di investimento e banche commerciali può dare una spinta alla crescita
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Re: Articolo di Romano Prodi

Messaggioda franz il 14/01/2014, 15:31

pianogrande ha scritto:E' la tendenza all'accumulo senza limiti che rende inutile il denaro che, invece, dovrebbe circolare.
La produzione si fa in base alla domanda e la mia domanda non cambia se in cassaforte ho settantacinque o settantasei miliardi.

Non so, personalmente non conosco nessuno che tiene in cassaforte (o sotto il materasso) tutti quei miliardi.
È assolutamente normale (nella norma) investire quanto risparmiato/accumulato.
Si comprano azioni, obbligazioni fondi (sempre che uno non sia capace di investire in proprio su un suo business).
E queste azioni/obbligazioni/fondi sono soldi dati all'industria per fare investimenti.
Oppure allo Stato, per farne quello che sappiamo (spendere piu' di quanto si incassa)

Una piccola parte si tiene in contanti, in banca (che li usa a sua volta per investimeti a corto termine).
Non capisco la tua osservazione perché è assolutamente fuori dalla realtà.

Se uno tenesse i soldi in cassaforte sarebbe soggetto all'inflazione, all'erosione del valore del pezzo di carta che ha.
Solo investendo ricupera piu' di quanto perde con l'inflazione, anche se rischia un po' (ogni investimento comporta un certo rischio).
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Re: Articolo di Romano Prodi

Messaggioda Robyn il 14/01/2014, 16:11

La precarietà porta anche all'insolvibilità del debito perche danneggia la competitività.Per crescere bisogna combattere la precarietà,se si cresce e si crea lavoro è possibile far crescere le entrate e rendere solvibile il debito.La riforma Fornero ha fatto una redistribuzione della flessibilità che era scaricata sui più giovani,adesso dopo i primi segnali di luce si vuole tornare indietro,perchè? Inoltre se si cresce e non si pone un freno agli straordinari l'effetto può essere di una crescita senza lavoro perche non si redistribuisce il lavoro a chi non ce l'ha,ma si distribuisce il lavoro creato a chi ce l'ha.In sintesi per crescere bisogna sviluppare la domanda e tenere ferme le regole del lavoro,fatte salve le semplificazioni da introdurre per eliminare la faraginosità delle norme,il merito nel reddito,l'eliminazione degli scatti di anzianità senza che questo determini una diminuzione del reddito,la formazione perche senza la formazione non si può velocizzare la produzione.Altre misure che promuovono la competitività sono le protezioni da reddito durante i periodi di inattività,il welfare familiare.La cosa difficile è farlo capire ai Tea Party ad alcuni che stanno negli uffici di Bruxelles e al FT che non conosce l'italia
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Re: Articolo di Romano Prodi

Messaggioda pianogrande il 14/01/2014, 20:25

Franz.
Nel tentativo di estremizzare il discorso ho detto qualcosa che, nella pratica, non ha molto senso.
Certo che i risparmi sono reinvestiti.

Resta il problema della redistribuzione che non è il maledetto egualitarismo ma una politica che tenda ad uno standard minimo per tutti e che, a quanto pare, non sarebbe pura beneficenza.
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Re: Articolo di Romano Prodi

Messaggioda franz il 14/01/2014, 21:21

Su questo perfettamente d'accordo.
Solo che lo standard minimo per tutti non è "a prescindere" dalla produttività (dalla capacità di saper produrre risorse per se' e per gli altri).

In un paese a bassa produttività in cui il 50% lavora (male) c'è poco da redistribuire .. a molti.

In un paese ad alta produttività in cui il 70% lavora, c'e molto da redistribuire ... a pochi.
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