La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Ci mancano i leader

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Piccola correzione

Messaggioda pagheca il 17/11/2008, 12:43

"Berlusconi e' quello che e'" va letto come "Gli italiani sono quelli che sono" e probabilmente ce li dobbiamo tenere.

E' solo loro (o almeno di una parte consistente di loro) la responsabilita' di non inorridire per le centinaia di cose vergognose fatte e dette da quell'uomo negli anni.

pagheca
pagheca
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1135
Iscritto il: 19/06/2008, 10:12
Località: Santiago

Re: Ci mancano i leader

Messaggioda ranvit il 17/11/2008, 13:07

E' vero pagheca, ma non cambia molto il discorso.

D'altra parte agli italiani non viene data un'alternativa valida : una marea di politicanti altrettanto vergognosi (anche se molto piu' in piccolo) per autoreferenzialità, arroganza e incapacità (quando non corruttela) politica ed amministrativa.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Bassanini: dialogo sulle riforme

Messaggioda franz il 17/11/2008, 13:21

Dal sito del PD vi riposto l'intervista a Bassanini a cui Sandra Zampa si riferiva.

Bassanini: dialogo sulle riforme. Il Pd non dia alibi al governo
Fonte Intervista di Aldo Cazzullo - Il Corriere della Sera
MILANO — Professor Franco Bassanini, lei, uomo di sinistra, è stato nominato dal governo di destra presidente della Cassa depositi e prestiti. Questo significa che la collaborazione tra i due schieramenti, o almeno tra alcuni loro esponenti, è possibile?
«In Francia è accaduto. E non solo perché Kouchner fa il ministro degli Esteri, Strauss-Kahn è andato a dirigere il Fondo monetario e Attali la commissione per le riforme di cui faccio parte. Nel governo c'è l'ex braccio destro di Jospin, Jouyet. Besson, sottosegretario alla presidenza, è un socialista. E Sarkozy non lo fa per togliere spazi all'opposizione; lo fa perché senza il concorso di almeno una parte delle opposizioni le grandi riforme sarebbero impossibili. Non a caso la riforma costituzionale, che recepiva molte richieste dei socialisti, è passata con il voto decisivo di Jack Lang».

In Italia l'«ouverture» sembra più complicata.
«La collaborazione tra i due schieramenti può assumere varie forme. Il modello Merkel, cioè la grande coalizione; che però nasce dal pareggio elettorale. Noi avevamo questa chance nel 2006, e Prodi commise un grave errore a rifiutare l'offerta. Ma anche adesso ci sono due terreni su cui il confronto è indispensabile. Le riforme istituzionali, compresa la legge elettorale e la riforma della pubblica amministrazione: delle cinque leggi Bassanini, tre furono votate anche dalla destra, e le altre due vennero concordate parola per parola con il mio omologo di allora, Frattini. Per fortuna nel Pd, dopo uno scontro interno, è prevalsa la linea di appoggiare le norme portate da Brunetta al Senato, che puntano a rendere effettivi i criteri meritocratici».

Qual è l'altro terreno di confronto?
«Le grandi riforme di struttura. Che si fanno solo costruendo un consenso tanto ampio da resistere alle pressioni corporative e localiste. Purtroppo la breve stagione in cui il dialogo pareva vicino è alle nostre spalle, e oggi Berlusconi ripete che può fare da solo. Vedo però che Calderoli, un uomo migliore di come è stato dipinto, e lo stesso Bossi mantengono un atteggiamento di apertura. Hanno capito che senza il consenso dell'opposizione qualsiasi riforma può essere cancellata dai referendum. Sarebbe sbagliato non cogliere questa disponibilità. Quando si rompe, in politica, è come nei divorzi: la colpa non è mai da un parte sola».

Colpa anche di Veltroni?
«Se l'opposizione rifiuta il dialogo dà alla maggioranza l'alibi per fare da sé. Certo, così si lucra nel breve periodo il vantaggio di cavalcare tutte le resistenze, tutti gli interessi colpiti dalle riforme; ma si rinuncia a quella credibilità che viene dal concorrere a decisioni utili al Paese. Bisogna distinguere tra le "policies", le questioni su cui è legittimo scontrarsi in modo anche duro, e le grandi decisioni cui la sinistra può contribuire con le sue idee, le sue culture, i suoi riferimenti sociali "buoni", non corporativi né microegoisti. Quindi discutiamo pure su grembiule, voto di condotta e maestro unico; denunciamo l'errore di tagliare anziché investire nella scuola; ma, come ha notato Luigi Berlinguer, è sbagliato bocciare in toto il decreto Gelmini, anche nelle parti come l'aggregazione delle scuole dei piccoli centri che vanno nella direzione indicata dal centrosinistra».

Quando però Amato accettò di guidare la commissione per Roma, molti esponenti del Pd, tra cui sua moglie Linda Lanzillotta, lo invitarono a dimettersi.
«E' diverso. Il sindaco di Roma non fa le grandi riforme. Io in quella commissione non entrai anche perché ero già nel comitato, presieduto proprio da Giuliano, per scrivere le regole su Roma capitale. Che piacciono ai presidenti di Provincia e Regione, e spiacciono proprio ad Alemanno ».

Come nasce il suo rapporto con Sarkozy?
«Era il 2002 quando la mia segretaria ricevette una telefonata da Parigi: " Mon nom est Nicolas Sarkozy, forse in Italia non sapete che da quindici giorni faccio il ministro dell'Interno". Mi invitava a una riunione dei prefetti e viceprefetti francesi, per spiegare la riforma della pubblica amministrazione italiana».

Come sta andando il presidente francese?
«E' come Brunetta: troppo precipitoso. E poi l'elettorato più conservatore non ha apprezzato il fidanzamento con Carla svelato a Disneyland. Ma è in ripresa. L'estate da leader europeo sulla Georgia e sulla crisi l'ha rilanciato».

Esistono i fannulloni nella pubblica amministrazione?
«Non solo esistono, ma sono stato io a coniare l'espressione. Ci sono i titoli d'agenzia, del gennaio 1997. "Il ministro Bassanini: cacceremo tutti i fannulloni e gli incapaci"».

Però non l'avete fatto. Come giudica Brunetta?
«Intanto già dal '98 licenziare è possibile, ed è anche accaduto, sia pure in rari casi. Brunetta era partito bene. Poi, preso dalla frenesia, ha annunciato risparmi per il 30% sui costi della pubblica amministrazione. Ma la priorità non è tagliare, è migliorare i servizi. La prima pagina del rapporto Attali è dedicata agli asili nido. In Francia ci sono 28 posti ogni 100 bambini, e li si vuole portare sopra i 50, come nei Paesi scandinavi. In Italia i posti sono 9 su 100».

Quale ruolo può avere la Cassa da lei presieduta in tempo di crisi?

«Morto il pensiero unico ultraliberista, mi preoccupa il rischio di passare all'estremo opposto del pendolo: l'ultrastatalismo, l'eccesso di regolamentazione. Per fortuna vedo che Tremonti, uno che aveva dato l'allarme per tempo, ora non parla più di protezionismo ma di "fair trade", non di dazi ma di regole. Questo è il ruolo dello Stato: fare le regole che consentano al sistema di funzionare. Su questo si può trovare un'intesa tra un centrodestra riformatore e un centrosinistra riformista, che non commetta più l'errore dell'estate dei furbetti, quando un pezzo dei Ds si schierò dalla parte della speculazione finanziaria».

Quindi lei non crede allo Stato azionista, ad esempio delle banche?
«Assolutamente no. Credo invece al ruolo delle fondazioni, interpretate come nella sentenza Zagrebelsky: forme di organizzazione delle libertà sociali, espressioni di pezzi della società civile antiche di secoli, come la fondazione Montepaschi. Il compito della Cassa è mettere l'economia privata in condizione di reggere la concorrenza internazionale. Ci sono infrastrutture in grado di autofinanziarsi, come la Brebemi, l'autostrada Brescia-Bergamo-Milano: quella possono farla i privati. Ma per il Ponte di Messina servono capitali pubblici. Come per la trasformazione in fibra ottica dell'ultimo miglio, la "larghissima banda", che Telecom non è in grado di fare da sola. Se poi a suo tempo si fossero privatizzate Stet e Sip, mantenendo pubblica la rete locale, forse sarebbe stato meglio».

Ma questo è il famigerato piano Rovati.
«Un mese prima che uscisse quel piano, i Rovati, con i Prodi, erano a cena con Linda Lanzillotta e con me a casa di Stefano Passigli, e ascoltarono le mie riflessioni sul tema: che poi sono in linea con quanto è accaduto in Corea e Giappone e sta accadendo in Cina, dove la rete la paga lo Stato. Certo, può essere che Rovati fosse già dello stesso avviso».

Due ultime domande personali. E' vero, come ha scritto un quotidiano, che lei fece togliere a Cossiga la cattedra all'università di Sassari?
«No. E' vero che, quando alla fine degli Anni Sessanta insegnavo a Sassari diritto costituzionale, quasi ogni lunedì mattina Cossiga che allora era sottosegretario alla Difesa mi telefonava per chiedermi se potevo fare pure le sue lezioni di diritto regionale».

Lei ruppe con Craxi negli «anni del consenso», più precisamente nell'81. Ora però è spuntata una sua lettera dell' 89 in cui si dichiara «a disposizione».
«Lettera apocrifa. Quando ho chiesto una perizia calligrafica, mi hanno risposto che la lettera è scritta a macchina. Ma io non scrivo a macchina dall'85! La rottura con Craxi avvenne sulla commistione tra politica ed economia. Più tardi, nel '90, fui capolista come indipendente di sinistra al Comune per il Pci, allora in giunta con il Psi di Pillitteri. Proposi di azzerare tutte le nomine, dall'Aem al Trivulzio. Fui rinnegato dal mio stesso partito, mi dissero che non mi avrebbero mai più ricandidato. Poi, il giorno in cui arrestarono Mario Chiesa, mi chiamò Veltroni, allora direttore dell'Unità, per chiedermi l'editoriale. Di non ricandidarmi non si parlò più».



Commento:
Non so voi ma io sono d'accordo con gran parte delle argomentazioni di Franco Bassanini.
Sul fatto se fu errore o meno rifiutare la proposta, ... premesso che la storia non si fa con i "se", io allora ero contrario, forse come tanti distratto dall'enfasi della vittoria, sia pur risicata. Come facciamo a sapere oggi se sarebbe stato meglio accettare? Berlusconi è inaffidabile, questo è il punto, ad accettare la sua proposta sarebbe stato - ritengo - piu' rischioso per il paese che governare da soli. Tuttavia una grande coalizione avrebbe tagliato le gambe a tarnti piccoli partiti "moscerino" che invece nell'Unione erano indispensabili e l'hanno poi portata alla morte.

Che ne pensate?

Franz
Ultima modifica di franz il 17/11/2008, 14:08, modificato 3 volte in totale.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Ci mancano i leader

Messaggioda ranvit il 17/11/2008, 13:59

Io ho già detto la mia, concordo in toto con Bassanini.
Lasciarli lavorare da soli è molto peggio che collaborare almeno sulle grandi riforme.

Che i piccoli partiti non siano d'accordo non è un problema, anzi è meglio che restino fuori dai giochi.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Ci mancano i leader

Messaggioda Paolo65 il 17/11/2008, 14:40

Quello che afferma Bassanini era quello che voleva fare Veltroni, tacciato però da molti elettori del PD,prima e subito dopo le elezioni, come un inciucista ed ingenuo.

Oggi dopo essere stato braccato da Di Pietro,il quale con la sua politica urlata ha come obiettivo rubare voti al PD, e dimostrando carenze di leadership, Veltroni ha sposato le urla di Di Pietro.

Il risultato sarà che la DX farà(sempre che le faccia)delle riforme da sola,il PD si ricompatterà un pochino elettoralmente in vista delle prossime elezioni,ma perderà totalmente la figura di partito riformista.

Ormai Veltroni ha virato verso l'IDV per non perdere ulteriori voti, per cui siamo alla politica di piccolo cabotaggio.

Paolo
Paolo65
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 693
Iscritto il: 15/07/2008, 14:23

Re: Ci mancano i leader

Messaggioda lucameni il 17/11/2008, 14:51

Paolo65 ha scritto:Quello che afferma Bassanini era quello che voleva fare Veltroni, tacciato però da molti elettori del PD,prima e subito dopo le elezioni, come un inciucista ed ingenuo.

Oggi dopo essere stato braccato da Di Pietro,il quale con la sua politica urlata ha come obiettivo rubare voti al PD, e dimostrando carenze di leadership, Veltroni ha sposato le urla di Di Pietro.

Il risultato sarà che la DX farà(sempre che le faccia)delle riforme da sola,il PD si ricompatterà un pochino elettoralmente in vista delle prossime elezioni,ma perderà totalmente la figura di partito riformista.

Ormai Veltroni ha virato verso l'IDV per non perdere ulteriori voti, per cui siamo alla politica di piccolo cabotaggio.

Paolo



Analisi che non condivido.
Veltroni è stato quanto meno ingenuo nel gestire il durante e il dopo Prodi (si è fatto mettere nel sacco da B. in maniera evidente) ed inoltre non ritengo il problema del "riformismo" siano le "urla" di quel Di Pietro che ricordo fino a poco tempo fa apprezzavi.
Di Pietro ha spazio a fronte del nulla del PD.
Molto di quello che dice - spesso malissimo e con evidenti esagerazioni - doveva essere appannaggio del PD (ricordo sempre la vergogna dell'indulto e delle omissioni in campo di politica giudiziaria prima e dopo Unipol).
Riformismo non lo indentifico certo con la camomilla, con l'inciucio (vedi legge elettorale, Rai, provvedimenti pro-casta, indulto e quant'altro) ma con una politica di proposte non aliena da posizioni dure e intransigenti quando opportune.
Sono 14 anni che va avanti questa storia del "riformismo" e - basta leggere gli editoriali di presunti terzisti alla Panebianco e alla Ostellino - ogni qual volta ci si azzarda a pretendere - tanto per dire - l'abrogazione delle leggi vergona imbastite da B. e dalla sua gang, allora questi qui saltano su gridando al riformismo colpito a morte.
14 anni che dovrebbero aver insegnato qualcosa: quanto meno ad usare la parola "riformismo" con cautela.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
lucameni
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1679
Iscritto il: 22/06/2008, 1:36

Re: ammazziamo i leader

Messaggioda mauri il 17/11/2008, 19:40

cosa pensate, politicamente intendo,
per me è la cosa più giusta da fare, tutta questa gente che si stringe le mani, abbracci a tre baci sorridendo poi ti ficca il coltello nella schiena, a casa tutti gli arrivisticarreriesti, e ricominciamo da zero questo doveva fare veltroni il nuovo il cambiamento è stato un flopfp
cosa ne pensate?

ancora queste menate del 2006, ci sono stati cambiamenti epocali e ancora si guarda a quello che sarebbepotutoesseremachemartellatesuicoconesancora?

ma dai, un anno sta passando ne rimangono 4 quando si comincia? o si continua a perdere tempo a guardare cosa dice il mister, e quello più si parla di lui più si alza e ora dai 1metro e 1c che era è quasi 180 cm
va ignorato,
quello che dice sono cavolate bisogna puntare alla sostanza e la sostanza è che siamo senza scuola pubblica, senza sanità, senza più soldi, con i debiti di alitalia che li dobbiamo pagare noi e nemmeno ci danno un biglietto in cambio, e le grandi opere le centrali nucleari 80 miliardi ma da dove li prendono? dalle mie tasche anche, ma anche dal tesoretto accantonato dal governo prodi, nessun più ne parla e visto che ora siamo in crisi e vai facciamo galoppare il debito, dai 2.8 passiamo ai 4-5 ora si può il momento è favorevole...
bisogna fare come il gufo, alitargli sul collo e mazziare su ogni cosa che fanno contro gli italiani contro il futuro dei nostri giovani, e urlarlo ai 4 venti usando i media e occupando il parlamento e il senato..., "fare notizia per informare" per far crescere la coscienza delle persone insieme alle nostre proposte
noi di obama ne abbiamo 100mila, li esportiamo pure e gli altri ben li accolgono e li strapagano
bella serata, mauri
mauri
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1961
Iscritto il: 16/06/2008, 10:57

Re: Ci mancano i leader

Messaggioda pierodm il 17/11/2008, 23:31

Concordo - calcando i termini - con quello che dice Franz.
Con Berlusconi non si fanno né bicamerali, né grandi coalizioni. Non è possibile, prima ancora di non essere prudente.

L'intervista di Bassanini meriterebbe una riflessione complessa, perché tocca una quantità di temi.
Nell'insieme, mi preoccupa.
Questa intervista fa parte di quei tanti momenti in cui si ha il sospetto che questi dirigenti siano convinti di vivere in un altro paese. E di quei tanti momenti in cui sembrano avere in mente solo i "grandi problemi strategici", un po' come quando - negli anni '70 e in parte '80 - la "politica economica e industriale" di cui si occupavano Rinascita, Politica ed Economia e altre riviste consteva sostanzialmente in fluviali articolesse sulla Montecatini, la Fiat e l'ENI, con qualche puntata sul Pubblico Impiego, e nulla più.
E poi ... questa eterna abitudine di precisare che "noi l'avevamo già detto", o avevamo presentato una proposta di legge, un emendamento, un pizzino su questo o su quello, già cinque, dieci, quindici anni fa ...

Come dice Pagheca, e pure Vittorio: Berlusconi c', e ce lo teniamo, e ci teniamo pure questo "paese normale" con i suoi spettatori di reality show, i suoi fascistelli rampanti e tutto il cucuzzaro.
Però, almeno per la parte che ci riguarda, basta con questo personale politico incartato sul proprio (confuso e debole) passato e logorato dagl'insuccessi.
pierodm
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1996
Iscritto il: 19/06/2008, 12:46

Precedente

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 90 ospiti

cron