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Il "caso" Cancellieri e le "larghe intese".

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Il "caso" Cancellieri e le "larghe intese".

Messaggioda Iafran il 07/11/2013, 9:25

In Italia va di moda "Io non mollooooo!" ... anzi, si può dire che la filosofia di base della frase è quasi la caratteristica del suo sistema politico.

. . . . . .
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11 ... ri/768396/

Sistema Anna Maria Cancellieri di Antonio Padellaro

Adesso la Cancellieri vuole pure l’applauso, avevamo titolato ieri e infatti tra elogi, apprezzamenti, inviti a non deflettere mancava poco che in Parlamento la portassero in trionfo. Non siamo preveggenti, ma conosciamo i nostri polli: la maggioranza delle larghe intese che della correttezza istituzionale se ne infischia, concentrata unicamente sui propri larghi interessi di bottega.
Fin dalle prime battute di questa malinconica storia si era capito che la ministra della Giustizia sarebbe rimasta saldamente al suo posto: bastava osservare i titoli dei giornaloni, tutti così ammirati dal minuetto delle ripetute dimissioni minacciate e, non sia mai, respinte con la velocità del lampo che precede il tuono. Con la signora (l’unico vero uomo del governo Letta, avrebbe scritto Montanelli) che ieri alla Camera ha liquidato la pratica in una ventina di minuti, mentre intorno si spellavano le mani.
Che spettacolo! Infatti l’unica verità politica di questa messinscena viene attribuita al costernato premier nipote che, inorridito dalla prospettiva di un rimpasto, avrebbe pigolato: “Se salta lei, salta tutto”. Proprio vero, poiché la tanto umana Anna Maria nelle telefonate con casa Ligresti rappresenta in realtà un solido e collaudato sistema di relazioni, al vertice del quale c’è il Quirinale con sponde a destra e a sinistra, nell’alta burocrazia ministeriale e nella finanza che conta. E un sistema non si dimette certo. Così come protetto dal sistema è quel ministro Alfano che consentiva ai kazaki del caso Shalabayeva di fare i loro porci comodi al Viminale, poiché se così non fosse da quel dì si ritroverebbe a prendere il sole nella natìa Agrigento. Si dirà che anche la Idem da ministro ebbe la sua scivolata. Ma non era nel sistema e infatti l’hanno sistemata.
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Re: Il "caso" Cancellieri e le "larghe intese".

Messaggioda flaviomob il 09/11/2013, 13:18

I Ligresti peraltro sono ben rappresentativi di un sistema imprenditoriale-capitalistico basato su amicizie, raccomandazioni, "telefonate" e una solida rete relazionale che permette di accedere ad importanti appalti e commesse su una base tutt'altro che meritocratica. Sistema sul quale si tace parecchio e senza il quale non sarebbe possibile mantenere in piedi il paese più consociativo, corrotto ed ingiusto dell'intero occidente, che premia i peggiori e mortifica il merito. Ovviamente dietro a tutto questo c'è la più grande tangentopoli del mondo industrializzato, del passato e del presente, ma anche su questo si continua a tacere.


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Re: Il "caso" Cancellieri e le "larghe intese".

Messaggioda Iafran il 10/11/2013, 11:50

flaviomob ha scritto:I Ligresti peraltro sono ben rappresentativi di un sistema imprenditoriale-capitalistico basato su amicizie, raccomandazioni, "telefonate" e una solida rete relazionale che permette di accedere ad importanti appalti e commesse su una base tutt'altro che meritocratica. Sistema sul quale si tace parecchio e senza il quale non sarebbe possibile mantenere in piedi il paese più consociativo, corrotto ed ingiusto dell'intero occidente, che premia i peggiori e mortifica il merito. Ovviamente dietro a tutto questo c'è la più grande tangentopoli del mondo industrializzato, del passato e del presente, ma anche su questo si continua a tacere.

Chi ne dovrebbe parlare?
Gli stessi (politici, imprenditori-amici-di-politici, galoppini) che hanno creato il Sistema e che lo mantengono e lo sfruttano?
La Magistratura ed i cittadini sono da terzo incomodo, ma sono tacciati di "facile giustizialismo" (che non bada, fra l'altro, alle conseguenze occupazionali – sic!) o di moralismo quando indagano o ne parlano, denunciando gli abusi o le storture.
Questa realtà fa dell'Italia il "Paese del Bengodi", basato sull'illegalità e sulle bugie.
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La dea tangente

Messaggioda flaviomob il 10/11/2013, 15:08

http://www.corriere.it/cronache/13_nove ... 40fa.shtml

I devoti alla dea tangente rubano
ogni anno sessanta miliardi al Paese

Le bustarelle fanno impennare del 40% il costo delle grandi opere


«Meno male che papa Francesco c’è», scrive Pino1947 guadagnandosi il primo posto tra i commenti più votati di Corriere.it. Meno male sì, perché la lotta ai «devoti della dea tangente», come li chiama il Papa, non pare in cima ai pensieri del mondo politico. Nonostante i corrotti rubino al Paese, dice la Corte dei Conti, almeno 60 miliardi l’anno. Dodici volte l’Imu sulla prima casa.

Non è la prima volta che Jorge Mario Bergoglio va giù duro sulle bustarelle. Quand’era a Buenos Aires si scagliò contro il fenomeno con parole di fuoco, raccolte poi in un libro pubblicato dalla Emi (Editrice missionaria italiana) sotto il titolo «Guarire dalla corruzione». La sintesi è questa: «Il peccato si perdona, la corruzione non può essere perdonata». Di più: «La corruzione puzza. Odora di putrefazione». Lo dicessero altri, immaginiamo la replica: «Uffa, il solito moralismo!» La stessa insofferenza che da anni colpisce chi, come don Luigi Ciotti, combatte con Libera una guerra frontale al sistema delle tangenti nella convinzione che «la corruzione è più grave del semplice peccato perché è un peccato sociale. Un male che si esercita non solo contro l’altro ma attraverso gli altri. Il corruttore ha sempre bisogno di un corrotto».

Non è solo una questione etica. Come spiegava tempo fa il Procuratore generale della Corte dei Conti, Furio Pasqualucci, «in tempi di crisi come quelli attuali» il peso delle tangenti è tale «da far più che ragionevolmente temere che il suo impatto sociale possa incidere sullo sviluppo economico del Paese» perfino oltre le stime «del servizio Anticorruzione e Trasparenza del ministero della Funzione pubblica, nella misura prossima a 50/60 miliardi di euro all’anno costituenti una vera e propria tassa immorale e occulta pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini».

Una tesi ribadita dal successore Salvatore Nottola, secondo il quale le bustarelle fanno impennare del 40% il costo delle grandi opere. Un’affermazione raccolta dalla Cgia di Mestre che, partendo dai 233,9 miliardi di euro del programma delle infrastrutture strategiche 2013-2015, redatto dal governo Monti, ha calcolato che su questi lavori le tangenti peserebbero per 93 miliardi di euro in più. L’equivalente di quasi 6 punti di Pil. Gravando su ogni cittadino italiano per 1.543 euro».
Allora ti chiedi: come è possibile che i cittadini, così sensibili (giustamente) ai rincari di 50 o 100 euro sulle bollette della luce o del gas possono rassegnarsi a un prelievo medio di cinquemila euro l’anno a famiglia? Com’è possibile che non si rivoltino se lo studio «Eurobarometer 2011», presentato nell’autunno 2012, ha accertato che nell’arco dell’anno precedente 12 italiani su 100, quasi uno su otto, si erano sentiti rivolgere «almeno una richiesta, più o meno velata, di tangenti»?

I numeri di «Transparency», l’organismo internazionale che misura la percezione della corruzione nei vari Paesi, del resto, dicono tutto. Nel 1995, mentre entravano nel vivo i processi di Tangentopoli quando l’Italia intera era impazzita per il pool di Mani Pulite e il settimanale Cuore rideva della catena di arresti giocando a tutta pagina sulla pubblicità Alpitour («No San Vitùr? Ahi ahi ahi...»), eravamo al 33º posto nella classifica dei Paesi virtuosi. Dieci anni dopo, come se l’onda moralizzatrice non fosse mai avvenuta, al 40º. Nel 2008 al 55º. Nel 2009 al 63º. E via via abbiamo continuato a scendere fino all’umiliante 72ª posizione del 2012. Quando ci siamo ritrovati un posto sotto la Bosnia Erzegovina e addirittura otto sotto il Ghana.

Uno scivolone mortificante. Sulla scia dei numeri sconcertanti forniti nel 2008 dall’Alto commissariato per la lotta alla corruzione. Dove le tabelle, su dati ufficiali del ministero della Giustizia, dimostravano dal 1996 al 2006 una catastrofica sconfitta: da 608 a 210 condanne per peculato. Da 1159 a 186 per corruzione. Da 555 a 53 per concussione. Da 1305 a 45 per abuso d’ufficio. Un tracollo. Ancora più grave in alcune situazioni locali. Da 421 a 38 condanne per corruzione in Lombardia, da 123 a 3 in Sicilia...

Non bastasse, uno studio di Pier Camillo Davigo e Grazia Mannozzi dimostra che anche i pochissimi che sono stati condannati per corruzione se la sono cavata con un buffetto: il 98% con meno di due anni di carcere. Ovviamente condonati. Una percentuale che grida vendetta e dimostra l’abisso che ci separa ad esempio dall’America. Il deputato californiano Randy «Duke» Cunningham, ha avuto per corruzione (anche se era un eroe dell’aviazione al centro del film «Top Gun») otto anni di galera. Il governatore dell’Illinois George Ryan, candidato al Nobel della pace per la sua avversione alla pena di morte, sei e mezzo. Il suo successore Rod Blagojevich, che cercò di vendersi il seggio di senatore lasciato libero a Chicago da Barack Obama, addirittura quattordici. Uscirà, se avrà tenuto una buona condotta, nel 2024.

È un peso enorme, quello delle mazzette. Perfino al di là dell’aspetto morale. Lo testimonia un dossier di Confindustria del 2012 che spiega come gli investimenti esteri in Italia siano precipitati dal 2% del totale spalmato su tutto il pianeta nel periodo 2000-2004 a un misero 1,2% negli anni 2007-2011. Quasi un dimezzamento. Una sconfitta storica. Ancora più grave nel Mezzogiorno. Spiega infatti quel dossier che di tutti i soldi stranieri arrivati nel nostro Paese quelli investiti in Campania sono stati l’1%, in Puglia lo 0,8%, in Sardegna lo 0,6%, in Sicilia lo 0,4%, in Calabria lo 0,2 e in Basilicata lo 0,1...
Risultato finale: tutto il Sud messo insieme, compreso l’Abruzzo (2,2%) e il Molise (zero!) non ha raccolto che il 5,3%. Sarà una coincidenza se, nel grafico dell’Istituto di ricerca «Quality of Government Institute» del 2010 le nostre regioni sono considerate, tra 172 regioni europee, tra le più corrotte?


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Re: Il "caso" Cancellieri e le "larghe intese".

Messaggioda Iafran il 10/11/2013, 19:39

flaviomob ha scritto:«Meno male che papa Francesco c’è», scrive Pino1947 guadagnandosi il primo posto tra i commenti più votati di Corriere.it. Meno male sì, perché la lotta ai «devoti della dea tangente», come li chiama il Papa, non pare in cima ai pensieri del mondo politico. Nonostante i corrotti rubino al Paese, dice la Corte dei Conti, almeno 60 miliardi l’anno. Dodici volte l’Imu sulla prima casa.

A quanto pare ... la voce del Papa passa quasi "inosservata" e, se non fosse per quei pochi (forse, "non fedeli" o atei), che si lasciano andare a commenti, forse finirebbe al mittente "senza colpo ferire", nemmeno quelli che vanno fieri di (auto)definirsi "fedeli alla Chiesa cattolica".
Eh, si! la "fedeltà" (a parole) è una cosa, la pratica dei "fedeli" e (specialmente) dei loro rappresentanti politici (quelli che dei valori cristiani ne fanno una bandiera ... a tempo debito e sempre in armonia con le apparenze) vada incontro a serie difficoltà.
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Re: Il "caso" Cancellieri e le "larghe intese".

Messaggioda flaviomob il 14/11/2013, 11:55

Cancellieri-Ligresti, un'altra telefonata. E ora spuntano i colloqui del marito

La conversazione tra il ministro e Antonino Ligresti è del 21 agosto, il giorno prima dell'interrogatorio. Diversi contatti tra Sebastiano Peluso e la famiglia di Salvatore
di PAOLO GRISERI

TORINO - C'è un tabulato che scotta nei cassetti di Torino. Un tabulato pieno di numeri di telefono, orari di chiamata e durata dei contatti. È la radiografia impietosa di giornate concitate. La radiografia, non la fotografia. L'immagine restituisce la chiarezza di un volto, come le intercettazioni telefoniche con le loro virgolette, le pause, gli stati d'animo dei protagonisti.

Il tabulato invece è arido, essenziale, una lunga teoria di numeri. È l'hardware dell'agitarsi preoccupato, non il software dell'imbarazzo. In quell'hardware scarno, spuntano nuove verità. C'è una nuova telefonata tra Annamaria Cancellieri e Antonino Ligresti. Una telefonata fatta poche ore prima dell'interrogatorio con i pm torinesi che hanno sentito il ministro come teste. E poi, sempre nell'hardware, ci sono numerose telefonate tra Sebastiano Peluso, il marito di Annamaria Cancellieri, e i familiari di Salvatore Ligresti. Telefonate frequenti, troppe per esprimere semplicemente solidarietà. Telefonate che colpiscono e hanno lasciato di stucco più di un investigatore.

Le telefonate dunque sono tre: quella del 17 luglio con Gabriella Fragni, quella del 19 agosto con Antonino Ligresti e quella del 21 agosto ancora con Antonino Ligresti. Delle prime due c'è traccia negli atti depositati. La terza è contenuta in un altro tabulato, quello delle telefonate effettuate sull'utenza di Antonino Ligresti dopo il 19 agosto. E' il tabulato che scotta, confermato a Repubblica da più fonti. Scotta perché annota i diversi contatti tra Antonino Ligresti, l'amico di famiglia del ministro, e le persone vicine al ministro stesso: non solo lei ma anche il marito, Sebastiano Peluso. Diverse chiamate, dicono le fonti, dal contenuto sconosciuto. Chiamate che confermano la preoccupazione della famiglia Cancellieri per quel che stava capitando agli amici. Il tabulato non è ancora stato dato alle parti e probabilmente, anche dopo il suo deposito, non cambierà la posizione che ha sempre avuto la Procura di Torino: "Agli atti non c'è nulla di penalmente rilevante".

http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ef=HREC1-4


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Re: Il "caso" Cancellieri e le "larghe intese".

Messaggioda Iafran il 14/11/2013, 18:03

Iafran ha scritto:
flaviomob ha scritto:I Ligresti peraltro sono ben rappresentativi di un sistema imprenditoriale-capitalistico basato su amicizie, raccomandazioni, "telefonate" e una solida rete relazionale che permette di accedere ad importanti appalti e commesse su una base tutt'altro che meritocratica. Sistema sul quale si tace parecchio e senza il quale non sarebbe possibile mantenere in piedi il paese più consociativo, corrotto ed ingiusto dell'intero occidente, che premia i peggiori e mortifica il merito. Ovviamente dietro a tutto questo c'è la più grande tangentopoli del mondo industrializzato, del passato e del presente, ma anche su questo si continua a tacere.

Chi ne dovrebbe parlare?
Gli stessi (politici, imprenditori-amici-di-politici, galoppini) che hanno creato il Sistema e che lo mantengono e lo sfruttano?
La Magistratura ed i cittadini sono da terzo incomodo, ma sono tacciati di "facile giustizialismo" (che non bada, fra l'altro, alle conseguenze occupazionali – sic!) o di moralismo quando indagano o ne parlano, denunciando gli abusi o le storture.
Questa realtà fa dell'Italia il "Paese del Bengodi", basato sull'illegalità e sulle bugie.

Sta venendo tutto allo scoperto, tanto che se ne sono accorti ... i berluscones (ma la loro è una "storia per sopravvivere oltre il loro padre-padrone") che vogliono continuare a fare quel che hanno fatto da 20 anni a questa parte!

. . . . . .
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/11/ ... ia/253517/

Forchielli: “Nel ‘93 Andreatta mi disse che B. avrebbe distrutto l’etica dell’Italia”

“Nel ‘93 Beniamino Andreatta, che non era certamente di sinistra, mi disse: “Quest’uomo distruggerà l’etica del Paese”. Si riferiva a Silvio Berlusconi. E così è stato”. Lo rivela Alberto Forchielli, ospite di Alessandro Milan nel suo talk show di approfondimento “Funamboli”, in onda ogni lunedì su 7Gold alle 21.10.
L’amministratore delegato di Mandarin Capital Partners fa una disamina doviziosa dello stato di grave crisi in cui versa l’Italia: “Essere italiano è un grande handicap in questo momento. Siamo un Paese e un popolo molto mal considerato nel mondo.Il motivo? Non voglio più pronunciare quel nome là, Bungasconi. Quello ci ha fatto male. Siamo un Paese sempre perdente”. E aggiunge: “Cuperlo e Renzi? Sono stato abituato a lavorare con tutt’altra gente. Sono stato al Bilancio, agli Esteri con Andreatta, sono stato responsabile all’Iri con Prodi. E’ altra gente”.
Forchielli spiega che ormai l’Italia non è più un Paese a cui si chiede di fare “grandi lavori”: “A parità di condizioni, un italiano deve costare il 20% in meno di un tedesco. Un po’ il senso del lavoro si è perso in Italia, intendo il senso del lavoro che potevano avere mio padre e la sua generazione. Quella roba lì non c’è più. Ma nelle piccole e medie imprese” – continua – “gli imprenditori lavorano come delle bestie. I dipendenti pubblici sono invece un disastro“. L’imprenditore, che figura tra i dieci blogger più influenti e letti in Cina, rincara: “A un giovane direi di andar via dall’Italia. Ho appena lanciato un’agenzia di collocamento per italiani che vogliono andare all’estero. Così li aiuto ad andare via dall’Italia. Mi sono rotto i coglioni di questa storia della ripresa. Non c’è ripresa qui, non è una ripresa che possa riattivare l’occupazione. Non ci sono le premesse in questo Paese”. E sottolinea: “L’Italia è un Paese dove si viene solo in estate. Va svuotata, perché altrimenti questi giovani perdono le competenze e il senso del lavoro. Dovremmo vivere un po’ delle rimesse dei migranti, come fanno in Bangladesh e nelle Filippine”.
Pirotecnico finale con il momento del lancio all’aria dei giornali italiani, sui quali Forchielli è ugualmente impietoso: “Scrivono soap opera a puntate: Marrazzo in televisione, Bungasconi, Letta ‘palle al magnesio’, la Cancellieri con le sue adenoidi…”
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Re: Il "caso" Cancellieri e le "larghe intese".

Messaggioda Giovigbe il 15/11/2013, 14:49

Insomma, sarà perchè è uscita una nuova telefonata della Cancellieri, sarà perché tutti i candidati vogliono conquistarsi le simpatie dei votanti alle primarie, fatto stà che si riparla di dimissioni

Era ora!!

L'intervento della Cancellieri - indipendentemente se configura o no un reato - è un chiaro intervento a favore degli amici che "tra cani nun se mozzicano"
Ci sono uomini che usano le parole all'unico scopo di nascondere i loro pensieri. VOLTAIRE
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Re: Il "caso" Cancellieri e le "larghe intese".

Messaggioda cardif il 15/11/2013, 20:52

In Italia c'è un grande bisogno di recuperare moralità. Cominciamo da quella dei politici. Poi si vedrà se e quando si riuscirà a recuperarla anche nella società, tra uomini e donne 'comuni'.
Oltre alle due telefonate della Cancellieri del 17 luglio e del 18 agosto (senza effetti pratici) ora ci sono anche alcune telefonate del marito ai Ligresti. E chissà che altro ...
Questo dimostra un rapporto di amicizia forte, una contiguità tra la famiglia della Cancellieri e quella dei Ligresti.
Poiché questi si sono dimostrati truffaldini, questa contiguità è immorale.
Perciò è opportuno che la stessa Cancellieri si dimetta. Potrà essere utile un domani come esempio, per avere parlamentari che offrano maggiore garanzia di moralità (spero; o forse no).
Tanto ormai ha comunque perso credibilità, dopo questa campagna poco pubblicitaria che serve pure ai concorrenti alla segreteria del PD per guadagnare consenso pescando nel malcontento.
Anche se non c'è proporzione col momento attuale nel quale un truffatore acclarato dell'intera comunità sta in Parlamento tenterà di far cadere il Governo, dato che sta perdendo qualche pezzo.
Io, per la verità, chiederei anche le dimissioni di questi 117 indagati/condannati che sono in Parlamento:
https://sites.google.com/site/lapazienz ... parlamento
I concorrenti del PD no, però. Forse perché sarebbe troppo: questi non sono sotto i riflettori dell'informazione.
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Il "caso" Cancellieri e le "larghe intese".

Messaggioda Iafran il 16/11/2013, 15:26

cardif ha scritto:Perciò è opportuno che la stessa Cancellieri si dimetta.

Manco le cannonate ...
con la casta a far le barricate.
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