Quando la politica si “mangia” la tua banca

Pubblicato: Mer, 18/09/2013 - 12:00 • da: Stefano Cevasco
http://www.fermareildeclino.it/articolo ... -tua-banca
Il presidente dell'Acri, Giuseppe Guzzetti, in un'intervista sull’Avvenire del gennaio 2013, aveva sminuito i rischi della partecipazione attiva delle fondazioni bancarie nella gestione delle banche e della conseguente commistione tra banche e politica. Per Giuseppe Guzzetti il sistema bancario italiano era sano e il caso Monte Paschi era solo un’anomalia, un’eccezione, un caso isolato. Comprensibile ed evidente difesa di interessi di parte, oggi a soli 9 mesi da queste dichiarazioni, altre banche mostrano evidenti segni di difficoltà.
Banca CARIGE la settima banca italiana tracolla in borsa, in due anni il valore delle sue azioni è passato da 1,56€ del 1 Febbraio 2012 a 0,492€ del 5 Settembre 2013. I bilanci compilati in questi ultimi anni fanno sorgere dubbi ed interrogativi, tali da far intervenire Bankitalia che effettua un’ispezione durata cinque mesi al termine della quale i crediti “anomali” della banca salgono al 17% del totale. Perdite enormi per l’istituto che difficilmente potranno essere recuperate. Bankitalia rileva un intreccio fra politica, banca e società “amiche”, un rischio più volte sottolineato da Michele Boldrin e Luigi Zingales che in passato affermò “è indecente che una valanga di prestiti vengano dati per motivi prettamente politici”.
Qualcuno potrebbe obbiettare che nel caso di banca CARIGE non siano evidenti gli intrecci fra politica, banca e società “amiche”. Mi permetto di riportare qui alcune informazioni “illuminanti” a riguardo.
Alessandro Scajola, fratello dell’ex ministro era vice presidente di CARIGE, Pierluigi Vinai candidato a sindaco di Genova nelle liste del PDL era vice presidente della fondazione CARIGE, Alessandro Repetto ex numero uno della Provincia di Genova per il PD era vice presidente di CARIGE Italia. Dirigenti di banca prestati alla politica o politici intrecciati con la banca?
Bankitalia nella sua relazione evidenzia che i “soci pattisti” da Gavio a Vito Bonsignore (Eurodeputato per UDC) e le Coop hanno ottenuto un miliardo di € di fidi, a Vito Bonsignore sono stati concessi fidi “trascurando variabili economiche-finanziarie, analisi consolidate e realizzabilità dei progetti sovvenuti”. CfGroup della famiglia Orsero (azionista) “hanno ricevuto trattamenti di favore in termini di istruttoria, gestione, pricing e classificazione”. Azionisti che tutelano il loro capitale o imprenditori che ottengono privilegi?
I numeri della gestione di banca CARIGE sono inclementi. Coloro che male hanno gestito la società negli ultimi anni dovrebbero essere rimossi, sostituiti, così come suggerisce Bankitalia chiedendo un “ampio rinnovamento”. Questo accadrebbe per qualunque società privata guidata da un consiglio di amministrazione con diretto interesse nella tutela del suo patrimonio e dei dividendi derivanti da una “buona amministrazione”. La proprietà di banca CARIGE è al 46,9% detenuta da una fondazione pubblica, i cui vertici vengono nominati dal comune, dalla provincia, dalla regione, dal vescovo, dalla camera di commercio, dall’università. Senza una reale proprietà, l’interesse della tutela patrimoniale viene meno.
La facilità di accesso al credito, i ridotti tassi di interesse sul credito sono parametri economici molto apprezzati dalle società. I criteri utilizzati da una banca per concedere un prestito sono molto delicati, un uso inappropriato di questi criteri può creare dei privilegi. I privilegi contrastano il libero mercato e falsano la libera concorrenza basata sul merito. I privilegi potrebbero sembrare un bene prezioso che aiuta l’economia locale, agevola la crescita, aiuta i cittadini. No, i privilegi non sono questo, i privilegi sono come il doping nello sport, un uomo può anche fare un record se dopato, ma l’uomo vero non ha migliorato la sua prestazione e a fronte del suo risultato, mille uomini abbandonano quello sport, scoraggiati dall’impossibilità di competere con quelle prestazioni.
La fondazione CARIGE ha espresso in questi giorni sette rappresentanti nel CDA della Banca, fra cui presidente e vice presidente. Cesare Castelbarco Albani (consigliere confermato) è il presidente designato al primo posto nella lista della Fondazione, il suo vice sarà Alessandro Repetto. I consiglieri saranno, Lorenzo Cuocolo, Giuseppe Zampini, Luigi Gastaldi (consigliere confermato), Elena Vasco, Evelina Christillin. La banca affonda ma nulla cambia.
Come per MPS anche per CARIGE si verificano continui passaggi di dirigenti fra la fondazione e la banca. Come per MPS anche per CARIGE si lascia la gestione delle scelte finanziarie e di credito nelle mani dei politici. Come per MPS anche per CARIGE si raccolgono i depositi dei cittadini per concederli a credito agli imprenditori "amici" e non a coloro che presentano i migliori progetti imprenditoriali.
Come per altri paesi anche in Italia è venuto il momento di cambiare, è arrivato il giorno di opporsi a questi intrecci di potere che vedono sempre e comunque il cittadino soccombere.
Per il bene del nostro paese lo stato deve uscire dai consigli di amministrazione delle banche, per far questo è necessario che la quota azionaria delle fondazioni scenda progressivamente al di sotto del 5% attraverso operazioni di ricapitalizzazione e privatizzazione.
Per il bene del nostro paese le banche devono essere indipendenti dalla politica e devono basare le delicate scelte di credito sui progetti imprenditoriali presentati, utilizzando criteri economici e non politici.
Per il bene del nostro paese i correntisti devono avere voce nelle banche attraverso una rappresentanza all’interno del consiglio di amministrazione liberamente votata.
http://www.fermareildeclino.it/articolo ... -tua-banca
Il presidente dell'Acri, Giuseppe Guzzetti, in un'intervista sull’Avvenire del gennaio 2013, aveva sminuito i rischi della partecipazione attiva delle fondazioni bancarie nella gestione delle banche e della conseguente commistione tra banche e politica. Per Giuseppe Guzzetti il sistema bancario italiano era sano e il caso Monte Paschi era solo un’anomalia, un’eccezione, un caso isolato. Comprensibile ed evidente difesa di interessi di parte, oggi a soli 9 mesi da queste dichiarazioni, altre banche mostrano evidenti segni di difficoltà.
Banca CARIGE la settima banca italiana tracolla in borsa, in due anni il valore delle sue azioni è passato da 1,56€ del 1 Febbraio 2012 a 0,492€ del 5 Settembre 2013. I bilanci compilati in questi ultimi anni fanno sorgere dubbi ed interrogativi, tali da far intervenire Bankitalia che effettua un’ispezione durata cinque mesi al termine della quale i crediti “anomali” della banca salgono al 17% del totale. Perdite enormi per l’istituto che difficilmente potranno essere recuperate. Bankitalia rileva un intreccio fra politica, banca e società “amiche”, un rischio più volte sottolineato da Michele Boldrin e Luigi Zingales che in passato affermò “è indecente che una valanga di prestiti vengano dati per motivi prettamente politici”.
Qualcuno potrebbe obbiettare che nel caso di banca CARIGE non siano evidenti gli intrecci fra politica, banca e società “amiche”. Mi permetto di riportare qui alcune informazioni “illuminanti” a riguardo.
Alessandro Scajola, fratello dell’ex ministro era vice presidente di CARIGE, Pierluigi Vinai candidato a sindaco di Genova nelle liste del PDL era vice presidente della fondazione CARIGE, Alessandro Repetto ex numero uno della Provincia di Genova per il PD era vice presidente di CARIGE Italia. Dirigenti di banca prestati alla politica o politici intrecciati con la banca?
Bankitalia nella sua relazione evidenzia che i “soci pattisti” da Gavio a Vito Bonsignore (Eurodeputato per UDC) e le Coop hanno ottenuto un miliardo di € di fidi, a Vito Bonsignore sono stati concessi fidi “trascurando variabili economiche-finanziarie, analisi consolidate e realizzabilità dei progetti sovvenuti”. CfGroup della famiglia Orsero (azionista) “hanno ricevuto trattamenti di favore in termini di istruttoria, gestione, pricing e classificazione”. Azionisti che tutelano il loro capitale o imprenditori che ottengono privilegi?
I numeri della gestione di banca CARIGE sono inclementi. Coloro che male hanno gestito la società negli ultimi anni dovrebbero essere rimossi, sostituiti, così come suggerisce Bankitalia chiedendo un “ampio rinnovamento”. Questo accadrebbe per qualunque società privata guidata da un consiglio di amministrazione con diretto interesse nella tutela del suo patrimonio e dei dividendi derivanti da una “buona amministrazione”. La proprietà di banca CARIGE è al 46,9% detenuta da una fondazione pubblica, i cui vertici vengono nominati dal comune, dalla provincia, dalla regione, dal vescovo, dalla camera di commercio, dall’università. Senza una reale proprietà, l’interesse della tutela patrimoniale viene meno.
La facilità di accesso al credito, i ridotti tassi di interesse sul credito sono parametri economici molto apprezzati dalle società. I criteri utilizzati da una banca per concedere un prestito sono molto delicati, un uso inappropriato di questi criteri può creare dei privilegi. I privilegi contrastano il libero mercato e falsano la libera concorrenza basata sul merito. I privilegi potrebbero sembrare un bene prezioso che aiuta l’economia locale, agevola la crescita, aiuta i cittadini. No, i privilegi non sono questo, i privilegi sono come il doping nello sport, un uomo può anche fare un record se dopato, ma l’uomo vero non ha migliorato la sua prestazione e a fronte del suo risultato, mille uomini abbandonano quello sport, scoraggiati dall’impossibilità di competere con quelle prestazioni.
La fondazione CARIGE ha espresso in questi giorni sette rappresentanti nel CDA della Banca, fra cui presidente e vice presidente. Cesare Castelbarco Albani (consigliere confermato) è il presidente designato al primo posto nella lista della Fondazione, il suo vice sarà Alessandro Repetto. I consiglieri saranno, Lorenzo Cuocolo, Giuseppe Zampini, Luigi Gastaldi (consigliere confermato), Elena Vasco, Evelina Christillin. La banca affonda ma nulla cambia.
Come per MPS anche per CARIGE si verificano continui passaggi di dirigenti fra la fondazione e la banca. Come per MPS anche per CARIGE si lascia la gestione delle scelte finanziarie e di credito nelle mani dei politici. Come per MPS anche per CARIGE si raccolgono i depositi dei cittadini per concederli a credito agli imprenditori "amici" e non a coloro che presentano i migliori progetti imprenditoriali.
Come per altri paesi anche in Italia è venuto il momento di cambiare, è arrivato il giorno di opporsi a questi intrecci di potere che vedono sempre e comunque il cittadino soccombere.
Per il bene del nostro paese lo stato deve uscire dai consigli di amministrazione delle banche, per far questo è necessario che la quota azionaria delle fondazioni scenda progressivamente al di sotto del 5% attraverso operazioni di ricapitalizzazione e privatizzazione.
Per il bene del nostro paese le banche devono essere indipendenti dalla politica e devono basare le delicate scelte di credito sui progetti imprenditoriali presentati, utilizzando criteri economici e non politici.
Per il bene del nostro paese i correntisti devono avere voce nelle banche attraverso una rappresentanza all’interno del consiglio di amministrazione liberamente votata.