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Sud: cronaca di una morte annunciata

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Sud: cronaca di una morte annunciata

Messaggioda franz il 26/08/2013, 8:21

26 agosto 2013 • marco esposito

Sud: la questione meridionale sembra essere uscita dai radar della politica, visto che nel frattempo la classe politica italiana è riuscita nell'improba impresa di meridionalizzare l'Italia intera. Tuttavia alcune considerazioni non si possono non fare visto che, se l'Italia arranca, il Meridione letteralmente affonda.

Cominciamo dalla storia, e, per evitare di entrare in discussioni sterili, affermo tranquillamente che non mi interessa chi, come e perchè [fece cosa]. In questo post affronteremo solo la fotografia, dando uno sguardo a possibili soluzioni e [facendo finta di] scordarci il passato. Questo è stato impresso su una pellicola di celluloide che è andata bruciata quando Calderoli ha bruciato le trecentomila leggi; quindi chi vuole si guardi il film che meglio riflette i suoi gusti. Si parte dai neo-borbonici, per arrivare a ricerche sociologiche che proverebbero l'inferiorità dei meridionali ... poi, per chi desidera qualcosa di serio, c'è sia l'ottimo libro di Giovanni Federico (mi paga per la pubblicità, tranquilli, non ci sono pasti gratis), che quello di Giovanni Vecchi (che è più recente).

La fotografia è impietosa, i primi dati son tratti da un occasional papers della Banca d'Italia e riguardano l'industria meridionale :

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E' evidente che se l'Italia arranca per la perdita di competitività il Meridione riesce a fare peggio: un decennio non perso ma addirittura all'indietro. Per citare il paper:

“Nello scorso decennio i divari dell'industria meridionale con il resto del paese si sono ulteriormente aggravati... i divari di produttività con le regioni del Centro-Nord sono rimasti ampi. Divari a sfavore del Mezzogiorno, sia nei livelli che negli andamenti si rilevano anche nel confronto con altre regioni europee in ritardo di sviluppo.” Insomma: è nera.

Statisticamente il Meridione fa da 6 a 11 volte peggio delle regioni spagnole e tedesche meno sviluppate e fa il 50% in meno del Nord del paese (partendo da livelli decisamente inferiori). Se poi dalle statistiche sottraessimo il comparto petrolifero (che ha dinamiche diverse, tanto che al Sud cresce in valore grazie al rialzo del prezzo dei prodotti petroliferi) avremmo le dimensioni del disastro.

Tale quadro nero è accentuato dal fatto che il costo del lavoro al Meridione è del 20% più basso rispetto al Nord sia per un diverso rapporto contributivo sia per l'uso di “rapporti irregolari”, che non sono quelli pre-matrimoniali, ma quelli di Befera. Pesa molto anche il cd. “secondo livello” della contrattazione salariale, praticamente assente al Sud e molto frequente al Nord. Beh, direte voi, allora ci sarà la fila di aziende che vogliono venire al Sud per sfruttare il diverso costo della manodopera. Manco per sogno. La frase magica è “produttività totale dei fattori”. Per la serie “un immagine vale più di mille parole” eccovi una tabella che esemplifica la produttività del lavoro :notiamo che il valore aggiunto del Nord nel 2010 (ultimo dato disponibile) è risalito a 95, quello del Sud a 87, quasi il 10% in meno, l'indice totale, quello celeste ha quasi lo stesso andamento perchè c'è la componente "capitale" all'interno, che è, appunto, maggiore al Sud, ma unità standard di lavoro e valore aggiunto nel Sud fanno peggio, poi ovviamente il grafico è concordante negli andamenti, tutta l'Italia va male, il Sud fa peggio.

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I problemi delle imprese meridionali si riflettono poi sulla redditività, accumulazione di capitale e credito bancario, tanto che il credit crunch per le imprese meridionali è un fatto assodato, su cui non vale la pena soffermarsi più di tanto, se non con la solita tabella, sperando che a nessuno venga in mente che il problema è la “Banca del Mezzogiorno” come disse un illustre commercialista dai calzini a pois prestato alla politica ed il cui prestito è temporaneamente scaduto con sommo rincrescimento dei redattori, che su quel commercialista ci hanno costruito una fortuna.



Ed ecco il credit crunch:

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Cosa ha fatto la politica nel frattempo ? Il solito: incentivi pubblici, anche se in netto calo. Difatti nel perido 2005-2010 sono stati erogati 21,1 mld di € a favore di imprese operanti nel Meridione d'Italia, a fronte dei 17,7 mld a favore di quelle del Centro-Nord, ma questo divario di 4,6 mld di € esiste solo grazie a un picco del Sud nel 2006, nel 2009 e nel 2010 gli incentivi economici sono andati alle regioni del Centro-Nord per quasi il doppio rispetto al Centro Sud (anche se sono scesi in valore assoluto)

A livello generale i benefici si mostrano relativi: per quel che riguarda gli incentivi, Caiumi nel 2010 ha stimato che i rapporti intertemporali mostrano che hanno beneficiato di incentivi (L. 488 e 388) imprese che avrebbero comunque effettuato l'investimento, che la 488 essendo legata anche ad assunzioni ha distorto la produttività, poiché si sono generate assunzioni di cui magari l'impresa avrebbe potuto fare a meno, avendo fatto investimenti in innovazione. Insomma, al di là del fronte incentivi (troppi, o troppo pochi) gli effetti sembrano esser stati relativi, e non aver toccato il totale dei fattori produttivi, anzi alterandoli in negativo addirittura in alcuni casi. La strada dell'inferno è lastricata di buone intenzioni e dalle leggi dei politici italiani (con la compiacenza dei sindacati). Ma alle volte è anche spassosa, ovviamente frutto di quel commercialista di cui prima ...

Dopo le differenze vediamo in cosa, ad esempio, Nord e Sud sono uguali. Ad esempio lo sono negli stipendi pubblici, solo che questi non lo sono rispetto ai salari del privato (che, ricordo, nel Sud è pure inferiore rispetto al Nord), vediamo questi dati (pre-crisi, adesso la situazione è peggiorata):

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Per chi non riesce a leggere il grafico il dato è che nel 2006 le retribuzioni del settore pubblico erano superiori del 36 % a quello privato. Depurando il dato dall'anzianità e dal genere le retribuzioni risultano superiori “solo” del 22 %. A parità di qualifica. La figura è tratta da qui.

Giusto poi per far capire che elefante è l' Amministrazione Pubblica nel Meridione riporto la seguente tabella sui tempi “medi” di realizzazione di un'opera pubblica in Italia. Notare il dato meridionale, senza commenti, please.

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Poiché è agosto e sono buono vi fornisco l'ultimo dato: nel 2007 la percentuale di realizzazione delle opere programmate nel 2000 (sette anni prima, lo stesso tempo in cui i cinesi costruiscono una cinquantina di autostrade) era del 90% al Centro-Nord e del 70% al Sud e isole. La cosa più divertente (ma davvero), è che, nonostante i tempi di progettazione siano fra i più alti del pianeta (una media di circa tre anni al Sud), i ritardi effettivi sui tempi di realizzazioni siano poi dovuti, nel 56% dei casi, a “carenze progettuali”. Senza parole (le ho finite tutte). Tanto mi son cascate le braccia che sulla giustizia riporto solo due dati, e niente tabelle: nei procedimenti esecutivi (immobiliari e mobiliari) nel 2007 occorrevano 900 giorni al Nord e 2.023 al Sud. Per un primo grado occorrevano 800 giorni al Nord e 1.200 al Sud.

Da ciò è evidente che il Meridione d'Italia è un'altra cosa rispetto al Nord del paese. L'unica cosa in cui è uguale è il costo dei dipendenti pubblici, che però hanno una produttività decisamente inferiore rispetto al Nord del paese, pur applicando le medesime leggi, e che se proprio volessimo fare le pulci al famoso “trasferimento di ricchezza” dobbiamo parlare di trasferimenti alla voce “salari e stipendi pubblici”, e non di soldi tout-court, anzi nel 2009 e nel 2010 le imprese settentrionali hanno beneficiato di più sussidi di quelle meridionali (su questo punto si accettano scommesse, mi piace vincere facile :)). dal mio punto di vista, oltre ai tempi medi della giustizia e della realizzazione di opere pubbliche (la Sanità l'ho saltata a piè pari, non per i deficit sanitari, ma proprio per i risultati terapeutici, ci vorrebbe un post apposito, però per chi desidera fare un confronto può provare a farsi curare in un Ospedale Meridionale a caso), valgono come cartina di tornasole anche i pessimi risultati delle prove di scuole INVALSI al Meridione, a meno di pensare seriamente che l'intelligenza si è distribuita in maniera anomala in Italia i risultati dei test provano solo che l'insegnamento nelle scuole meridionali è peggiore di quelle settentrionali. A parità di retribuzione degli insegnanti (anzi, con qualche vantaggio dovuto al differenziale nel costo della vita).

Ai fini del dibattito e della cultura segnalo questo paper sulle differenze salariali e sulle differenze fra il Sud d'Italia e le regioni dell'est della Germania, questo paper è un po' datato, tanto che nel 2006 la Germania ha fatto quelle riforme del mercato del lavoro citate nel paper, il risultato è sotto gli occhi di tutti, però è interessante notare come i due autori rilevino che, appunto, i salari reali non riflettano la differenza nella produttività, tanto che i due autori stessi fanno iniziare la fine del periodo di convergenza Nord-Sud con la fine delle cd. “gabbie salariali” al Sud. E notano anche en passant il ruolo distorsivo degli stipendi e salari pubblici, confermando quanto da me evidenziato.

Conclusioni.

La fotografia del Meridione disegna un'area geografica in cui valgono le stesse leggi e le stesse procedure del resto d'Italia, ma che le applica peggio e male, facendo annullare anche il vantaggio di un costo del lavoro relativamente più basso; la scarsa dotazione finanziaria delle imprese meridionali, tipicamente piccole, poco innovative, e rivolte principalmente al solo mercato domestico fa sì che le stesse non si sviluppino, non riescano ad accumulare capitale (tra l'altro le imprese meridionali, anche medie, non hanno gli stessi livelli di profitto delle similari imprese settentrionali) e paghino di più i finanziamenti esterni, che peraltro sono anche inferiori rispetto al resto del paese, proprio per la maggiore rischiosità delle imprese stesse.

La Pubblica Amministrazione oltre che essere palesemente insufficiente e incompetente nell'erogazione dei servizi è costosa, oltre che essere stata utilizzata per strumenti “impropri”, quali assunzioni clientelari, fasulle e assolutamente non necessarie, distorcendo ulteriormente l'economia meridonale.
I trasferimenti statali, quelli che in una visione keynesiana, dovrebbero/potrebbero aiutare a colmare la distanza, sono oramai praticamente nulli, sostituiti da un puro e semplice clientelismo a fini reddituali, e comunque, visti i precedenti è solo un bene.
Quindi ? Quindi parliamo di un altro paese, non di un'altra area dello stesso paese. Quindi, se volessimo davvero parlare di “questione meridionale” dovremmo seriamente cominciare a parlare di “questione dello Stato meridionale”. La famigerata frase “L'Italia è fatta, adesso dobbiamo fare gli italiani” dovrebbe essere quindi riscritta “L'Italia è disfatta, prendiamone atto”, e agiamo di conseguenza, per evitare di precipitare ulteriormente. Cronaca di una morte annunciata, appunto.

P.S.

Mi si potrebbe accusare di non aver portato nulla di nuovo al dibattito, quindi lo faccio volentieri. Nello studiare l'economia meridionale la prima cosa che salta all'occhio è la frase “industria turistica”, ripetuta in tutte le salse. Tutto sommato al meridione c'è un patrimonio inestimabile di ricchezze storiche e naturali, che è lì, si deve solo sfruttare. Appunto. Secondo il rapporto sul turismo mondiale l'Italia si colloca al 134° posto (su 140...) per la competitività sui prezzi e al 100° posto per le regole “politiche” come insieme (leggi: burocrazia), e siamo al 135° posto per la trasparenza del regolatore politico in particolare, last but not least siamo al 116° posto per il marketing turistico (il portale italia.it dice qualcosa a qualcuno ?). In questo quadro si dovrebbe inserire il “turismo al meridione”. Abbandonando l'economia e andando brutalmente su Trip Advisor scopri che il museo più gradito d'Italia è a Napoli. Beh, facile direte voi, c'è Pompei, il Museo Nazionale con i tesori di Pompei ed Ercolano, curati dal MiBAC...Sbagliato. Il Museo è la Cappella del Principe di Sansevero.
Ed è privato. 2 + 2 =....

Grafici, link di approfondimento e dibattito completo nel blog http://noisefromamerika.org/articolo/su ... annunciata
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Re: Sud: cronaca di una morte annunciata

Messaggioda flaviomob il 26/08/2013, 11:09

Alcune domande:

1.
Nel Mezzogiorno esistono meno imprese industriali rispetto al Nord, soprattutto di grandi dimensioni. Allo stesso tempo, però, è diffusa un'attività turistica importante grazie al clima, alla bellezza del territorio, alla storia (dalla Magna Grecia in poi), alla cultura e non ultima alla gastronomia! Come è possibile misurare la "produttività" di un'attività turistica? Sarebbe più sensato mettere in relazione la qualità dell'offerta, l'andamento dei prezzi legato alla stagionalità, il gradimento dei turisti (differenziando la componente italiana, in crisi, da quella straniera) e il tasso di "fedeltà".

2.
I dati citati nell'articolo provengono prevalentemente da Banca d'Italia, Istat, PA.
Ora immaginiamo che la PA conosca se stessa (ma magari non è vero), quindi sorvoliamo, dato che non è possibile fare il dipendente pubblico "in nero".
Gli altri dati in quale rapporto si mettono con l'economia sommersa, il lavoro nero, l'evasione? Mi spiego: se un'azienda ha tre dipendenti regolari e uno "in nero", ciò altera tutti i parametri statistici collegati a produttività, valore aggiunto, PIL prodotto eccetera. Inoltre se la stessa azienda vende una parte della propria produzione ancora "in nero" (ed è plausibile, altrimenti avrebbe problemi di contabilità), le statistiche subiscono un'ulteriore distorsione.

Sarebbe anche interessante capire se le altre aree depresse d'Europa hanno un economia sommersa così forte. Spannometricamente mi viene da pensare che il nero in Italia sia molto più radicato che nel resto dei paesi UE (e occidentali in generale).

3.
E' vero che il potere d'acquisto di un dipendente pubblico aumenta nelle regioni del Sud in cui il costo della vita è più basso della media (ma ciò vale anche per le province depresse del centro-nord, ad esempio in provincia di Sondrio in Lombardia i prezzi delle abitazioni sono più bassi), ma abbassare gli stipendi nella PA al Sud significherebbe far crollare ulteriormente il PIL del Mezzogiorno e generare una contrazione (fatale) della sua economia. Bisognerebbe invece lavorare sulla produttività della PA, perché i disservizi favorisono la richiesta di "raccomandazioni" e quindi la corruzione.

4.
Ci sarebbe un'ulteriore livello di analisi da approfondire: il rapporto tra economia "legale", economia sommersa ed economia criminale, in particolare nei momenti di profonda e prolungata crisi economica come quello che stiamo vivendo.
Anche il tema della qualità e dell'accessibilità dell'istruzione è fondamentale e a mio parere determinante nel causare un divario così elevato tra Nord e Sud.


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Re: Sud: cronaca di una morte annunciata

Messaggioda franz il 26/08/2013, 14:27

1. Di solito la produttività si calcola mettendo in relazione input e output di un'attività oppure la differenza tra i due (valore aggiunto) con il fattore principale di riferimento (il lavoro umano, come addetti o come ore lavorate).
Il valore aggiunto del turismo è noto, forse è incerto per via del sommerso il numero di addetti e le ore lavorate.

2. vero che a livello di ore lavorate ed addetti non ci sono dati affidabili ma per il PIL esso è rivalutato automaticamente per contenere il sommerso legato ad attività legali. Le distorsioni sono realtive alle statistiche regionali: quando ho chiesto non mi hanno saputo spiegare come fanno a distribuire tra le varie regioni quel 18% di sommerso che viene aggiunto a livello nazionale. Di solito le aree depresse o in via di sviluppo hanno un sommerso elevato.

3. Abbassare gli stipendi pubblici (e diminuire in numero di addetti, nettamente esuberanti) ed abbassare di conseguenza le tasse locali potrebbe espandere l'economia del sud. Ovviamente non basta. C'è il problema sicurezza ed il problema condizioni quadro.

4. Sicuramente. Per me c'è anche il tema della qualità dei funzionari pubblici al sud, visto che emerge che necessitano di piu' tempo per fare le tesse cose e che alla fione si scopre che buona parte dei progetti ha problemi di "carenze progettuali".

Alla fine pero' c'è solo una domanda, dopo aver letto quel testo: il Meridione puo' farcela oppure è senza speranza? E se si', come?
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Re: Sud: cronaca di una morte annunciata

Messaggioda trilogy il 26/08/2013, 17:35

Hai molti fattori che incidono.

Da un lato il decentramento amministrativo o federalismo all'italiana ha moltiplicato costi, duplicato funzioni, ridotto l'efficienza complessiva di tutto il paese che già era scadente, ma gli effetti negativi sono stati più rilevanti al sud che al nord.
http://www.economiaweb.it/spesa-pubblic ... a-727-mld/

Un'altro aspetto è che il sistema produttivo al sud è più orientato al mercato interno che all'export, e la caduta della domanda pubblica e privata ha aggravato la situazione.

Il terzo aspetto, (e cerchiamo di non fraintendere quello che scrivo :mrgreen:) la confisca di beni, tenute, aziende ecc. per miliardi di euro alla criminalità organizzata ha nell'immediato un impatto negativo tutt'altro che irrilevante sull'economia di alcune regioni. Le aziende confiscate finiscono in fallimento, le banche bloccano il credito, i curatori gestiscono a malapena l'esistente, beni potenzialmente produttivi vengono lasciati marcire per anni in attesa della vendita ecc.Nel medio termine la bonifica dell'ambiente dalla criminalità organizzata avrà effetti positivi, ma nell'immediato l'impatto economico negativo c'è, e le statistiche lo rilevano.
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Re: Sud: cronaca di una morte annunciata

Messaggioda flaviomob il 26/08/2013, 19:12

Ci sono anche i casi di comuni commissariati per mafia, come Castellammare del Golfo (TP) in cui poi gli stessi commissari vengono rimossi perché compromessi con la criminalità organizzata... :o


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