Boldrin: il governo non ha agito sulle cause della crisi

Boldrin scettico sulla ripresa: il governo non ha agito sulle cause della crisi.
Pubblicato: Mer, 14/08/2013 - 13:45 • da: Redazione di Fermare il Declino
Forte dei Marmi, 8 agosto 2013
Il Caffè della Versiliana, tradizionale luogo di incontro con personaggi della cultura, dello spettacolo e della politica, nel cuore della pineta di Marina di Pietrasanta, ha ospitato oggi alle 18,30 il presidente di Fare, Michele Boldrin. A intervistarlo, Serena Magnanensi, giornalista della stampa e della televisione, inviata della Vita in Diretta.
Tema dell'incontro: e' possibile fermare il declino?
Davanti a un pubblico attento e numeroso - posti esauriti, qualche spettatore in piedi -Boldrin ha risposto a molte domande nell'ambito di un'intervista dai toni in linea con l'occasione vacanziera. Il passaggio più rilevante, anche perché legato all'attualita' economica, e' stato quello relativo alla reale consistenza della annunciata ripresa.
Dopo aver precisato che un buon economista sa che non si debbono azzardare previsioni certe, Boldrin si è comunque dichiarato scettico sulle potenzialità di crescita del Paese, sul quale pesano gli errori politici degli ultimi due decenni, errori a cui l'attuale governo non ha fatto ancora nulla per porre rimedio.
D: perché hai lasciato l'Italia?
R: per fare ricerca vera. Al tempo in Italia non c'erano nemmeno i dottorati. Avevo già' i calli da alpinista per farmi anche quelli da portaborse.
D: ma poi sei tornato?
R: non proprio, quando abbiamo fondato Fare ero in un anno sabbatico. L'idea ha origine nel 2006 con Noise from America, il blog che avrebbe posto le basi del nostro manifesto.
D: state a destra o a sinistra?
R: stiamo sopra, perché siamo gli unici a concentrarsi sulle cose da fare. Che sono ovvie. Ma nessuno le fa perché la classe politica si auto-riproduce, la burocrazia e' il vero potere forte, anzi fortissimo e parte del Paese e' parassitica. Le tre cose si tengono insieme e strozzano la parte produttiva del Paese. Almeno per un po', dobbiamo dimenticare le bandiere e le bandierine. Facciamo le cose, poi torniamo a litigare.
D: vi pesa non avere un'ideologia forte?
R: a cosa serve l'ideologia? L'importante e' che i treni arrivino in orario, che ci sia almeno una pagnotta per tutti. Come fa un'ideologia a dirci quanto inquinamento possiamo permetterci, posto che con zero non si mangia e con cento si muore tutti? Qual e' il numero giusto? Lo scontro filosofico ideologico oggi in Italia e' un lusso che non possiamo permetterci. Noi crediamo semplicemente che tutto ciò che è Stato debba permettere agli individui di vivere meglio, quindi l'ideologia c'è, e gira attorno a questo semplice concetto.
D: come ridare speranza ai giovani?
R: iscriversi a Fare... Prendere in mano la propria vita, la propria politica, accettare il senso della responsabilità individuale. In Italia non c'e' questa attitudine, che invece e' normale negli Stati Uniti, dove se sbagli paghi e se fai bene sei premiato. E la nostra gioventù lo sta perdendo ulteriormente. Questo purtroppo non è un paese per gente capace, infatti chi è capace fugge altrove.
D: quanto avete perso per il caso Giannino?
R: sei voti su sette, forse sette su otto. Avremmo preso due milioni e mezzo di voti. Il manifesto uscì nel momento più sbagliato: il 28 luglio, ed era un sabato! Eppure aderirono subito migliaia di persone. Mi sembrava un miracolo, ma non lo era: c'era e c'è' una fortissima domanda sociale.
D: davvero hai detto che Giannino era un arto da amputare?
R: una frase per capirla, va contestualizzata. Posto che il problema esisteva, dissi che si
trattava di una cosa delicata e dolorosa, come amputare un arto. Non era un insulto, il contrario.
D: Giannino avrà ancora un ruolo in Fare?
R: se lo sceglierà lui. Chiediamo onesta' e trasparenza a tutti, nessuno escluso. Regole uguali per tutti. Se vuole collaborare lo faccia, ma facendo un altro mestiere, la delega politica e' una cosa seria: io non gliela darei.
D: ma allora, e' possibile fermare il declino? L'Italia rischia il default?
R: declino, non default. Il default non è imminente. Certo, se andiamo avanti cosi, tra dieci anni ci sara'. Ma per ora siamo in in lento, continuo declino. Si può invertire? Si, ma ci vuole coraggio, in America dicono ' bite the bullet', mordi il proiettile, significa essere coraggiosi, tenere duro, tirare diritto. Il coraggio consiste nel compiere scelte che facciano vivere meglio molti e peggio qualcuno: i burocrati, i privilegiati. 5000 persone vivranno molto peggio. Pane e salame per tutti? No, per molti, gli altri a dieta.
D: questa non è la tua prima esperienza politica...
R: provai ad aiutare la Lega all'inizio perché credevo e credo nel federalismo, ma non in quel disastro che hanno fatto dopo. Ho capito presto che la Lega sarebbe finita in tragedia e ho lasciato. Anni prima avevo lasciato il Pci. Fu quando proposi di chiamarlo Partito Lliberale dei Lavoratori, credevo nella meritocrazia, la programmazione socialista non mi convinceva più.
D: una volta hai detto la politica e' come il sesso...
R: e' vero, perché servono grandi passioni. Sesso e politica Si fanno perché piace. E poi servono i risultati. Salvo rarissime eccezioni, il sesso bello lo fai per hobby, non per mestiere. È un invito a fare politica non come mestiere ed esercizio del potere. Il tarlo peggiore e' l'idea che la politica sia una professione che deve rendere bene. Per questo, ad esempio, vogliamo che lo Stato venda le proprie partecipazioni, i propri beni: non solo per trasformare quei beni in riduzione del debito, in servizi per le famiglie, ma per togliere il formaggio ai topi. Su 10O euro prodotti in Italia, 80 sono gestiti dalla politica.
D: Matteo Renzi?
R: Uno che rischia di perdere il treno. Non so che Italia ha in mente. È sempre stato vago. Sta con la casta o vuol fare un salto e far parte di un'altra parte che vuol cambiare il paese? Anche vincesse col PD, finirà macinato e diventerà uno dei tanti. Gli auguro di trovare il coraggio.
D: Come state voi?
R: Male, ma bene per le idee. Abbiamo sperperato un capitale, ma lanciamo un appello a tutte le forze libere per creare un partito, che per semplicità oggi chiamo liberal democratico popolare, ma il nome vero si troverà. Ci sono 20 milioni di elettori senza rappresentanza. Vogliamo fonderci con altri per creare qualcosa di buono, una vera terza forza.
D: quanto della nostra crisi e' colpa dell'euro?
R: zero. Lo spiegheremo presto e bene su Noise from America. L'euro nei primi anni ci aveva regalato 500 miliardi di riduzione del debito, che la politica ha sperperato. Dare la colpa di tutto all'euro e' una baggianata della cattiva politica, quella che sostiene che esiste una sola, semplice ricetta per risolvere tutto. In questo caso e' tutta colpa della Merkel, basterebbe stampate più euro...baggianate.
D: ripresa in vista?
R: abbiamo toccato il fondo e quindi c'è un rimbalzo, ma il governo non ha cambiato niente di ciò che ha causato la crisi, quindi è difficile confidare in una crescita duratura.
D: e' vero che ogni crisi rappresenta un'opportunita'?
R: si', ma non c'e' niente di magico: l'opportunità c'è solo se si riesce a coglierla. Quella di oggi e' come quella del 92/94, ma quella non fu colta. Vedremo come sfrutteremo questa: dipende dagli Italiani. È' cambiato lo scenario, ma le cose da fare sono ancora quelle.
D: un motivo per votarevi?
R: solo uno? abbiamo visto le cose giuste prima degli altri.
E soprattutto, almeno loro, sembra davvero che le vogliano...Fare.
http://www.fermareildeclino.it/articolo ... ella-crisi
Pubblicato: Mer, 14/08/2013 - 13:45 • da: Redazione di Fermare il Declino
Forte dei Marmi, 8 agosto 2013
Il Caffè della Versiliana, tradizionale luogo di incontro con personaggi della cultura, dello spettacolo e della politica, nel cuore della pineta di Marina di Pietrasanta, ha ospitato oggi alle 18,30 il presidente di Fare, Michele Boldrin. A intervistarlo, Serena Magnanensi, giornalista della stampa e della televisione, inviata della Vita in Diretta.
Tema dell'incontro: e' possibile fermare il declino?
Davanti a un pubblico attento e numeroso - posti esauriti, qualche spettatore in piedi -Boldrin ha risposto a molte domande nell'ambito di un'intervista dai toni in linea con l'occasione vacanziera. Il passaggio più rilevante, anche perché legato all'attualita' economica, e' stato quello relativo alla reale consistenza della annunciata ripresa.
Dopo aver precisato che un buon economista sa che non si debbono azzardare previsioni certe, Boldrin si è comunque dichiarato scettico sulle potenzialità di crescita del Paese, sul quale pesano gli errori politici degli ultimi due decenni, errori a cui l'attuale governo non ha fatto ancora nulla per porre rimedio.
D: perché hai lasciato l'Italia?
R: per fare ricerca vera. Al tempo in Italia non c'erano nemmeno i dottorati. Avevo già' i calli da alpinista per farmi anche quelli da portaborse.
D: ma poi sei tornato?
R: non proprio, quando abbiamo fondato Fare ero in un anno sabbatico. L'idea ha origine nel 2006 con Noise from America, il blog che avrebbe posto le basi del nostro manifesto.
D: state a destra o a sinistra?
R: stiamo sopra, perché siamo gli unici a concentrarsi sulle cose da fare. Che sono ovvie. Ma nessuno le fa perché la classe politica si auto-riproduce, la burocrazia e' il vero potere forte, anzi fortissimo e parte del Paese e' parassitica. Le tre cose si tengono insieme e strozzano la parte produttiva del Paese. Almeno per un po', dobbiamo dimenticare le bandiere e le bandierine. Facciamo le cose, poi torniamo a litigare.
D: vi pesa non avere un'ideologia forte?
R: a cosa serve l'ideologia? L'importante e' che i treni arrivino in orario, che ci sia almeno una pagnotta per tutti. Come fa un'ideologia a dirci quanto inquinamento possiamo permetterci, posto che con zero non si mangia e con cento si muore tutti? Qual e' il numero giusto? Lo scontro filosofico ideologico oggi in Italia e' un lusso che non possiamo permetterci. Noi crediamo semplicemente che tutto ciò che è Stato debba permettere agli individui di vivere meglio, quindi l'ideologia c'è, e gira attorno a questo semplice concetto.
D: come ridare speranza ai giovani?
R: iscriversi a Fare... Prendere in mano la propria vita, la propria politica, accettare il senso della responsabilità individuale. In Italia non c'e' questa attitudine, che invece e' normale negli Stati Uniti, dove se sbagli paghi e se fai bene sei premiato. E la nostra gioventù lo sta perdendo ulteriormente. Questo purtroppo non è un paese per gente capace, infatti chi è capace fugge altrove.
D: quanto avete perso per il caso Giannino?
R: sei voti su sette, forse sette su otto. Avremmo preso due milioni e mezzo di voti. Il manifesto uscì nel momento più sbagliato: il 28 luglio, ed era un sabato! Eppure aderirono subito migliaia di persone. Mi sembrava un miracolo, ma non lo era: c'era e c'è' una fortissima domanda sociale.
D: davvero hai detto che Giannino era un arto da amputare?
R: una frase per capirla, va contestualizzata. Posto che il problema esisteva, dissi che si
trattava di una cosa delicata e dolorosa, come amputare un arto. Non era un insulto, il contrario.
D: Giannino avrà ancora un ruolo in Fare?
R: se lo sceglierà lui. Chiediamo onesta' e trasparenza a tutti, nessuno escluso. Regole uguali per tutti. Se vuole collaborare lo faccia, ma facendo un altro mestiere, la delega politica e' una cosa seria: io non gliela darei.
D: ma allora, e' possibile fermare il declino? L'Italia rischia il default?
R: declino, non default. Il default non è imminente. Certo, se andiamo avanti cosi, tra dieci anni ci sara'. Ma per ora siamo in in lento, continuo declino. Si può invertire? Si, ma ci vuole coraggio, in America dicono ' bite the bullet', mordi il proiettile, significa essere coraggiosi, tenere duro, tirare diritto. Il coraggio consiste nel compiere scelte che facciano vivere meglio molti e peggio qualcuno: i burocrati, i privilegiati. 5000 persone vivranno molto peggio. Pane e salame per tutti? No, per molti, gli altri a dieta.
D: questa non è la tua prima esperienza politica...
R: provai ad aiutare la Lega all'inizio perché credevo e credo nel federalismo, ma non in quel disastro che hanno fatto dopo. Ho capito presto che la Lega sarebbe finita in tragedia e ho lasciato. Anni prima avevo lasciato il Pci. Fu quando proposi di chiamarlo Partito Lliberale dei Lavoratori, credevo nella meritocrazia, la programmazione socialista non mi convinceva più.
D: una volta hai detto la politica e' come il sesso...
R: e' vero, perché servono grandi passioni. Sesso e politica Si fanno perché piace. E poi servono i risultati. Salvo rarissime eccezioni, il sesso bello lo fai per hobby, non per mestiere. È un invito a fare politica non come mestiere ed esercizio del potere. Il tarlo peggiore e' l'idea che la politica sia una professione che deve rendere bene. Per questo, ad esempio, vogliamo che lo Stato venda le proprie partecipazioni, i propri beni: non solo per trasformare quei beni in riduzione del debito, in servizi per le famiglie, ma per togliere il formaggio ai topi. Su 10O euro prodotti in Italia, 80 sono gestiti dalla politica.
D: Matteo Renzi?
R: Uno che rischia di perdere il treno. Non so che Italia ha in mente. È sempre stato vago. Sta con la casta o vuol fare un salto e far parte di un'altra parte che vuol cambiare il paese? Anche vincesse col PD, finirà macinato e diventerà uno dei tanti. Gli auguro di trovare il coraggio.
D: Come state voi?
R: Male, ma bene per le idee. Abbiamo sperperato un capitale, ma lanciamo un appello a tutte le forze libere per creare un partito, che per semplicità oggi chiamo liberal democratico popolare, ma il nome vero si troverà. Ci sono 20 milioni di elettori senza rappresentanza. Vogliamo fonderci con altri per creare qualcosa di buono, una vera terza forza.
D: quanto della nostra crisi e' colpa dell'euro?
R: zero. Lo spiegheremo presto e bene su Noise from America. L'euro nei primi anni ci aveva regalato 500 miliardi di riduzione del debito, che la politica ha sperperato. Dare la colpa di tutto all'euro e' una baggianata della cattiva politica, quella che sostiene che esiste una sola, semplice ricetta per risolvere tutto. In questo caso e' tutta colpa della Merkel, basterebbe stampate più euro...baggianate.
D: ripresa in vista?
R: abbiamo toccato il fondo e quindi c'è un rimbalzo, ma il governo non ha cambiato niente di ciò che ha causato la crisi, quindi è difficile confidare in una crescita duratura.
D: e' vero che ogni crisi rappresenta un'opportunita'?
R: si', ma non c'e' niente di magico: l'opportunità c'è solo se si riesce a coglierla. Quella di oggi e' come quella del 92/94, ma quella non fu colta. Vedremo come sfrutteremo questa: dipende dagli Italiani. È' cambiato lo scenario, ma le cose da fare sono ancora quelle.
D: un motivo per votarevi?
R: solo uno? abbiamo visto le cose giuste prima degli altri.
E soprattutto, almeno loro, sembra davvero che le vogliano...Fare.
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