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Donne (e violenze) invisibili

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Donne (e violenze) invisibili

Messaggioda flaviomob il 15/08/2013, 0:13

La violenza silenziosa sulle donne invisibili

di Franco Bomprezzi

Riflettevo in questi giorni di mezzo agosto sulla solitudine e sulla difficoltà che incontrano spesso le persone con disabilità quando vogliono rivelare i segreti custoditi più gelosamente, quelli legati alla sfera intima della vita, ai sentimenti, ai comportamenti degli altri. Pensavo alla responsabilità che noi maschi abbiamo nei confronti delle donne, leggendo i casi ripetuti di violenza, spesso clamorosi e crudeli, riportati dalle cronache. E sentivo che in questi racconti mancava sempre qualcosa, qualcuno. Le donne con disabilità, e le donne che accudiscono persone con disabilità grave. Il loro silenzioso rapporto con l’universo maschile è spesso un muro dietro il quale si vivono piccole e grandi violenze, non soltanto affetto e comprensione, riconoscenza e rispetto.

Ho proposto in una mia riflessione generale di dedicare il Ferragosto alle donne, perché questa giornata così carica di bilanci, a metà dell’estate, quasi un ultimo dell’anno rovesciato, ci spinge spesso alla malinconia, non alla gioia; al ricordo nostalgico, alla resa dei conti con le nostre esistenze, sperando che arrivino presto i fuochi d’artificio a squarciare il cielo nero della notte e a riempirlo di botti capaci di infondere stupore e allegria. Le donne sono pazienti, tenaci, subiscono quasi sempre per lungo tempo prima di reagire, e quando la misura è colma cercano una dignitosa libertà dalla violenza e dalla sopraffazione. In quel momento corrono il rischio maggiore di una pena definitiva, inflitta da maschi padroni, incattiviti dallo sgarbo, dal rifiuto, dalla mancata sottomissione.

Ebbene, questo scatto di libertà molto spesso non è consentito alle donne con disabilità, o alle mamme di persone con disabilità. Non se lo possono permettere. Ho letto dunque con curiosità l’iniziativa che segnala il gruppo donne della Uildm (l’Unione Italiana lotta alla distrofia muscolare) con la bella intervista di Simona Lancioni a Rosalba Taddeini, che in questi mesi ha lanciato a Empoli, in collaborazione con Aias, uno sportello contro la violenza sulle donne con disabilità. L’iniziativa dell’associazione Frida mi pare sia unica nel suo genere. Bella e coraggiosa l’analisi dello specifico campo di azione. Il “progetto Aurora” infatti si propone “l’acquisizione della consapevolezza dei propri diritti, da parte delle donne vittime di violenza domestica, e della sottrazione dalla “dipendenza dall’attività di cura” a tutto campo. La finalità è quella di riequilibrare la condizione di svantaggio femminile, di rimuovere la multidiscriminazione, creando uno spazio in cui esprimere liberamente il pensiero, il confronto e la crescita di consapevolezza delle donne con disabilità fisiche e sensoriali, che vivono condizioni di violenze, abusi e violazione dei diritti umani. Nel dettaglio, il target del progetto è costituito da: donne con disabilità fisiche e sensoriali sottoposte alla violenza; donne con riduzione dell’autonomia fisica, mentale e sociale, causata da violenza domestica; donne vittime di violenza sessuale coniugale (correlazione tra “l’attività di cura” e la sottomissione alla sessualità maschile)”.

Ecco, forse in questo momento, gradualmente, una situazione inVisibile di violenza e di discriminazione potrebbe venire superata, lavorando sulla cultura, sulla condivisione, sulla rete delle solidarietà. Ma noi uomini qualche domanda ce la dobbiamo fare. La questione ci riguarda anche quando non siamo violenti. Non è sufficiente chiamarsi fuori dalle responsabilità. Buon Ferragosto, di cuore e con affetto, a tutte le donne, disabili e non.

http://invisibili.corriere.it/2013/08/1 ... nvisibili/


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Re: Donne (e violenze) invisibili

Messaggioda pianogrande il 15/08/2013, 9:22

"Noi maschi".
"Le donne".

Chi si propone di mettere in evidenza un misfatto, non deve offrire alibi di nessun tipo ai colpevoli che hanno una storia, un nome, un cognome, che hanno commesso reati ben precisi.

Caro Bomprezzi.
Quel "noi maschi" mi offende perché mi accomuna a dei criminali.

Quel "le donne" spalma il problema anche su donne che si godono la vita alla faccia di tutte le vittime che invece hanno un nome, un cognome, una storia, una faccia.

Non voglio essere usato come copertura dei criminali e non mi va che a donne ipocrite, arroganti, senza scrupoli, venga offerto il minimo alibi in quanto "donne".
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Re: Donne (e violenze) invisibili

Messaggioda ranvit il 15/08/2013, 9:31

D'accordo con Pianogrande!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Donne (e violenze) invisibili

Messaggioda annalu il 15/08/2013, 15:40

pianogrande ha scritto:"Noi maschi".
"Le donne".

Chi si propone di mettere in evidenza un misfatto, non deve offrire alibi di nessun tipo ai colpevoli che hanno una storia, un nome, un cognome, che hanno commesso reati ben precisi.

Caro Bomprezzi.
Quel "noi maschi" mi offende perché mi accomuna a dei criminali.

Quel "le donne" spalma il problema anche su donne che si godono la vita alla faccia di tutte le vittime che invece hanno un nome, un cognome, una storia, una faccia.

Non voglio essere usato come copertura dei criminali e non mi va che a donne ipocrite, arroganti, senza scrupoli, venga offerto il minimo alibi in quanto "donne".

Piano, sono molto dispiaciuta di questo tuo intervento, dato che condivido parecchie delle cose che scrivi.

Che ci siano uomini buoni e donne cattive non c'è dubbio, ma che la "violenza per amore" contro le donne da parte di uomini chele amano o le hanno amate sia frutto anche della cultura generale sul ruolo dei sessi è un problema reale, sul quale le donne sono costrette a riflettere, ma sarebbe bene che riflettessero anche gli uomini, soprattutto quelli come te, che non vogliono
pianogrande ha scritto: Non voglio essere usato come copertura dei criminali
perché in nessun modo ti si chiede di coprire criminali (ci mancherebbe), ma solo di riflettere un momento se in qualche modo, nel tuo modo di pensare o di agire, tu possa aver dato l'impressione di coltivare una cultura che attribuisca un ruolo subalterno alle donne in quanto tali.
Perché vedi, qualche sospetto mi viene, quando dici che:
pianogrande ha scritto: "non mi va che a donne ipocrite, arroganti, senza scrupoli, venga offerto il minimo alibi in quanto "donne".

Quale alibi daresti a "donne ipocrite, arroganti e senza scrupoli" cercando di riflettere su un fenomeno sociale che favorisce e giustifica una certa categoria di maschi delinquenti?
In Italia fino a pochi decenni fa esisteva il "delitto d'onore", cioè un uomo (padre, marito, fratello) poteva quasi impunemente uccidere una donna per comportamenti ... diciamo sessualmente liberi.
Tu credi che in un paio di decenni questa cultura sia del tutto superata?
E come la si supera, se non sentendoci tutti coinvolti, e non solo coloro che sono personalmente vittime o carnefici?
C'è bisogno di essere femministe integraliste o donne arroganti e senza scrupoli per porsi questo problema?

Riflettiamoci su un poco tutti, ed il paese sarà più civile.

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Re: Donne (e violenze) invisibili

Messaggioda ranvit il 15/08/2013, 16:56

Tutto ok annalu', concordo....ma il rischio che lasciava intravvedere pianogrande è che si sostituisca, senza risolvere la causa principale (la cultura), un atteggiamento di tale sospetto verso "gli uomini" in generale che...diventa difficile vivere. E' un po' la stessa cosa del sospetto ormai ampiamente diffuso nel rapporto tra uomini adulti e bambini: ormai non ci si puo' piu' permettere di avere una benchè minima attenzione per un bambino che subito si viene guardati con sospetto. O al dramma di tanti padri privati della presenza dei figli.
Bisogna stare attenti a non cadere nell'integralismo quando si toccano questi argomenti; si finisce con il deteriorare ulteriormente i rapporti tra donne e uomini, adulti e bambini, etc etc senza intaccare in alcun modo la causa principale (la cultura).
La maggioranza degli uomini non arriverebbero mai a fare certe cose. Come la maggioranza delle donne non arriverebbero mai a far odiare al figlio il proprio padre da cui si sono separate.
Ma "i fetenti" e "le fetenti" ci sono...e le crociate non risolvono alcun problema 8-)
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Re: Donne (e violenze) invisibili

Messaggioda annalu il 15/08/2013, 17:21

Ranvit, messe così le cose, hai perfettamente ragione.
Le crociate non risolvono il problema, ma il rifiuto di parlarne è un modo per lavarsene le mani. Per questo mi preoccupo se le persone di buon senso si rifiutano di interessarsi al problema: è questo per il modo migliore per far sì che la questione resti in mano solo a coloro che vogliono approfittarne.
Tra l'altro sappiamo bene che le leggi in Italia servono a poco, una denuncia per stalking senza indagini ed eventuali immediati provvedimenti fa solo infuriare il denunciato, oppure diventa un'arma di ricatto in mano ad un/una fetente.
L'ultima donna uccisa aveva denunciato l'ex marito: a cosa è servito?

Come siamo d'accordo, è prima di tutto una questione di cultura. Ma la cultura è una delle poche cose a poter essere influenzata e cambiata parlandone; quindi parliamone, tra persone serie e non estremiste, e vediamo se si riesce - anche poco, è certo un processo lungo - ad aiutare le persone a gestire i propri sentimenti in modo meno egoistico e possessivo.

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Re: Donne (e violenze) invisibili

Messaggioda pianogrande il 16/08/2013, 1:18

Annalu.
Non è vero che l'argomento non mi interessa o che non sia disposto a discuterne o a fare delle riflessioni.
Quello che sto dicendo che cosa è, allora?

Io non accetto che questi problemi vengano semplificati come uomini da una parte e donne dall'altra.
Non accetto che si dia un nome che classifica in una categoria culturale (quasi una attenuante) un atteggiamento che è semplicemente criminale.

Lo vado dicendo da tempo anche a proposito dei "tifosi" ed altre categorie simili che il nome giusto è delinquenti, criminali (non c'è bisogno di categorie nuove).

Le donne arroganti e ipocrite (se per caso ho dato questa impressione) non sono quelle che si battono contro il crimine ma quelle che piangono e fottono facendo la parte delle donne discriminate dopo aver detto o fatto cose molto discutibili.

Quindi non accetto "gli uomini" e "le donne".
Per favore, nomi cognomi e misfatti compiuti dando a questi misfatti il nome previsto dal codice penale.

Certo che il problema è culturale, non ho il minimo dubbio.
Ritengo, infatti, con queste mie affermazioni, di portare avanti una azione rivolta all'aspetto culturale.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Donne (e violenze) invisibili

Messaggioda franz il 16/08/2013, 8:53

pianogrande ha scritto:Quindi non accetto "gli uomini" e "le donne".
Per favore, nomi cognomi e misfatti compiuti dando a questi misfatti il nome previsto dal codice penale.

Certo che il problema è culturale, non ho il minimo dubbio.
Ritengo, infatti, con queste mie affermazioni, di portare avanti una azione rivolta all'aspetto culturale.

Non ho sotto mano il testo del decreto sul femminicidio ma i riferimenti letti parlano genericamente di violenza verso i "partner" e non vi è alcun riferimento preciso al genere, salvo mi pare il caso di violenza verso donne in gravidanza, dove il genere femminile deve per forza essere reso esplicito. Mi pare quindi che almeno nella legge questa distinzione non ci sia.

Le cose cambiano invece nei commenti che si leggono, come quello di Bombrezzi, soprattutto quando si tratta di pubblicizzare progetti specifici che tendono a focalizzarsi su aspetti particolari come nel caso "donne con disabilità fisiche e sensoriali, che vivono condizioni di violenze, abusi e violazione". Una focalizzazione che mi pare del tutto legittima, dato che ogni associazione ha diriti di promuovere progetti con obbiettivi particolari, se individua un problema che merita attenzione.

Il problema piu' generale è quello che vede la nascita di una serie di reati particolari in luogo del reato generico.
La violenza di una persona verso un'altra è reato grave e come ogni reato puo' avere "aggravanti".
Ma una cosa è stabilire delle generiche aggravanti altro è stabilire fattispecie differenti.
Quindi la violenza (sessuale) verso i minori, la violenza verso uomini di colore (razzismo) quella verso gli omosessuali (omofobia) e la violenza verso le donne, i disabili etc. Ma ci sarebbero anche gli anziani negli ospizi, di cui leggiamo troppo stesso casi orrendi, per non parlare della violenza in famiglia. Piu' che un problema giuridico è un problema culturale.
Queste leggi servono, si dice, per porre all'attenzione della popolazione e dei cittadini aspetti particolari e far riflettere.
Non lo so se funziona (il far riflettere, intendo), puo' darsi di si' e puo' darsi di no. Ma propendo per il no.
A parte noi (in senso lato persone che discutono sui forum) che siamo già sensibilizzati, il fatto che sia vietato da sempre uccidere, dai tempi della Bibbia, non ha mai fatto riflettere nessuno e non ha mai impedito assassini, sia d'impeto sia premeditati.

Chi uccide è perfettamente consapevole delle conseguenze (a parte il raro caso di persone incapaci di intendere e di volere) e per superare la barriera costruisce o inventa come realtà autocostruita una serie di giustificazioni (alibi, in psicologia) tese a tacitare la parte della coscienza che potrebbe bloccare l'atto. Uno quindi fa una cosa perché la ritiene giusta, vittima di una propria visione autocostruita e distorta della realtà. A questo punto che la violenza sia "violenza e basta" o sia pedofilia, femminicidio, razzismo, omofibia poco gli importa. Ha sicuramente una giustificazione pronta e molto forte per cui questi sono dettagli ininfluenti.
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Re: Donne (e violenze) invisibili

Messaggioda pianogrande il 16/08/2013, 10:38

"Chi uccide è perfettamente consapevole delle conseguenze (a parte il raro caso di persone incapaci di intendere e di volere) e per superare la barriera costruisce o inventa come realtà autocostruita una serie di giustificazioni (alibi, in psicologia) tese a tacitare la parte della coscienza che potrebbe bloccare l'atto.
Uno quindi fa una cosa perché la ritiene giusta, vittima di una propria visione autocostruita e distorta della realtà.
A questo punto che la violenza sia "violenza e basta" o sia pedofilia, femminicidio, razzismo, omofibia poco gli importa.
Ha sicuramente una giustificazione pronta e molto forte per cui questi sono dettagli ininfluenti".

Franz.

Questo, mi sembra il punto da approfondire.
Ci sono casi in cui la società (e le religioni) permettono o addirittura invocano l'uccisione di un proprio simile.
Dalla legittima difesa (che, ovviamente, condivido) al delitto d'onore (esempio davvero illuminante del rapporto cultura-crimine) allo sterminio degli infedeli.

Forse sono troppo estremista (me la pongo questa domanda e cerco di capire meglio) ma vorrei sempre isolare il crimine come tale ed il criminale come tale (lasciarlo solo, nudo).

Troppe analisi e classificazioni le lascerei agli studiosi di criminologia ed affini ma, a livello sociale, rischiano (quanto meno, rischiano) di creare alibi, giustificazioni ....... solidarietà.

Ovviamente, ringrazio chi mi aiuta a riflettere.
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Re: Donne (e violenze) invisibili

Messaggioda franz il 16/08/2013, 14:09

pianogrande ha scritto:Questo, mi sembra il punto da approfondire.
Ci sono casi in cui la società (e le religioni) permettono o addirittura invocano l'uccisione di un proprio simile.
Dalla legittima difesa (che, ovviamente, condivido) al delitto d'onore (esempio davvero illuminante del rapporto cultura-crimine) allo sterminio degli infedeli.

Hai dimenticato la guerra, il caso piu' rilevante in cui una società nel suo complesso (politica, cultura, economia, religione) non solo permette ma si organizza in modo sistematico per arrivare all'omicidio giustificato (efferatezze a parte) nel "nemico".
pianogrande ha scritto:Forse sono troppo estremista (me la pongo questa domanda e cerco di capire meglio) ma vorrei sempre isolare il crimine come tale ed il criminale come tale (lasciarlo solo, nudo).

Ecco, questo concetto (con una strana ripetizione) non mi pare chiaro per cui per l'aiuto che desideri penso sia meglio chiarire.
In ogni caso ogni crimine ha una giustificazione contestuale. Si tratta di vedere se accettarla oppure no.
Si puo' passare da accettare tutto (dubito che ci sia accordo su questo) ad accettare nulla (idem, anche se demgogicamente piu' facile). La verità sta nel mezzo ma trovarla non è semplice. Forse è piu' facile giudicare le azioni degli altri. Un partigiano per esempio raccontava della sua prima esecuzione (su ordine del CNL) di un gerarca fascista. Non so cosa avrei fatto io (se e come lo avrei fatto) per cui giudicare non è facile ma lui per la tensione tipica del pivello scarico' l'intero caricatore sul malcapitato, uscendo disarmato dall'androne. Chi puo' giudicare se fu crimine, giustificato, ingoistificato e non fu crimine? Che differenza è con altri assassini simili compiuti da chi pensava di essere in guerra col mondo e di essere quindi giustificato a fare quello che ha fatto? Conta solo chi scrive la storia (i vincitori)? Dove sta la chiave di lettura che definisce un crimine in se, avulso dal suo contesto?
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