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La Grazia

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

La Grazia

Messaggioda franz il 13/08/2013, 12:23

se ne parla ovunque, non qui. Colmiamo il vuoto.


Berlusconi può chiedere la grazia?
Un ripasso su chi può presentare la richiesta, chi decide e quante ne ha concesse Napolitano fin qui
3 agosto 2013

Da venerdì si parla molto della possibilità che, dopo la condanna di Silvio Berlusconi a quattro anni per frode fiscale confermata dalla Cassazione, venga concessa la grazia all’ex PresdelCons. Diversi esponenti importanti del Popolo della Libertà, in primo luogo Renato Schifani e Renato Brunetta, hanno detto che andranno dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e presenteranno la richiesta.

L’idea di una grazia a Berlusconi non è nuova: se ne parla in ambienti del centrodestra almeno dai primi di luglio – Libero ci fece alcuni titoli di prima pagina – quando si stava avvicinando la sentenza della Cassazione. Venerdì 2 agosto tutti i mezzi di comunicazione hanno riportato una dichiarazione di “fonti del Quirinale” che hanno dichiarato che “è la legge a stabilire quali sono i soggetti titolati a presentare la domanda di grazia”: il messaggio sottinteso è che Schifani e Brunetta non sono riconosciuti tra i “soggetti titolati”.

Oggi l’ipotesi è sulle prime pagine di tutti i giornali: ad ogni modo, è impensabile che allo stato delle cose Napolitano dia la grazia a Berlusconi, molto a ridosso della sentenza, con diversi altri processi allo stesso Berlusconi che sono ancora in corso e senza che esistano elementi di giustizia o di umanità che la suggeriscano. Senza contare la questione maggiore, ovvero quello del significato politico che avrebbe una grazia. La discussione, insomma, è piuttosto accademica, e di attualità soprattutto per le ipotesi e richieste fatte da esponenti del PdL.

Cosa dice la Costituzione
Come avevamo spiegato qualche mese fa, in occasione del caso Sallusti (ci torniamo), l’articolo 87 della Costituzione italiana prevede, tra i poteri del presidente della Repubblica, che questi possa «concedere grazia e commutare le pene». Il sito del Quirinale spiega più nel dettaglio i poteri del presidente e gli effetti della sua azione:

Si tratta di un istituto clemenziale di antichissima origine che estingue, in tutto o in parte, la pena inflitta con la sentenza irrevocabile o la trasforma in un’altra specie di pena prevista dalla legge (ad esempio la reclusione temporanea al posto dell’ergastolo o la multa al posto della reclusione). La grazia estingue anche le pene accessorie, se il decreto lo dispone espressamente; non estingue invece gli altri effetti penali della condanna (art. 174 c.p.).

Nello specifico, il procedimento della concessione della grazia è regolato dall’articolo 681 del codice di procedura penale.

Chi può chiederla
Tutti i condannati possono chiedere la grazia al presidente della Repubblica, anche se la stragrande maggioranza delle richieste viene respinta. Chi può presentare materialmente la richiesta è il condannato stesso oppure alcune altre persone a lui vicine, specificate dalla legge: un suo prossimo congiunto, il suo convivente, il suo tutore o curatore oppure il suo avvocato. Non rientrano tra queste categorie, evidentemente, Renato Schifani e Renato Brunetta.

Nel caso in cui un condannato sia detenuto, il presidente del consiglio di disciplina del penitenziario – solitamente il direttore o il vicedirettore – può fare richiesta della grazia per meriti particolari. È possibile anche che il presidente della Repubblica conceda la grazia a un condannato senza che nessuno ne faccia richiesta: durante il primo mandato di Napolitano questo è successo cinque volte.

A chi viene richiesta
La domanda di grazia va presentata al ministero della Giustizia ed è diretta al Presidente della Repubblica. Se chi ne fa richiesta è detenuto, può essere presentata al magistrato di sorveglianza.

La procedura
Il primo passo è che si apra un procedimento per valutare il singolo caso. Questo è curato dal procuratore generale presso la corte di appello oppure dal magistrato di sorveglianza (se il condannato è detenuto). Il sito del Quirinale spiega che nel procedimento si raccoglie «ogni utile informazione relativa, tra l’altro, alla posizione giuridica del condannato, all’intervenuto perdono delle persone danneggiate dal reato, ai dati conoscitivi forniti dalle Forze di Polizia, alle valutazioni dei responsabili degli Istituti penitenziari». Infine, chi cura il procedimento esprime il proprio parere e trasmette tutto al ministro della Giustizia.

Il ministro della Giustizia riceve il fascicolo, dà il parere favorevole o contrario al procedimento e poi lo trasmette a sua volta al Presidente della Repubblica. Il sito del Quirinale precisa che «come stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 200 del 2006, al Capo dello Stato compete la decisione finale».

Infine, se la decisione finale del Presidente della Repubblica è positiva, questa viene concessa con un decreto presidenziale.

Napolitano e la grazia
Alcuni aspetti della concessione della grazia sono cambiati – o meglio, si sono precisati – durante la presidenza di Giorgio Napolitano. Tre giorni dopo il suo insediamento, il 18 maggio 2006, la Corte costituzionale depositò la sentenza numero 200 e chiarì che la decisione ultima sulla grazia spettava al Presidente della Repubblica.

La questione era nata nel 2005 e riguardava Ovidio Bompressi, condannato a 22 anni per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. L’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi era favorevole alla concessione della grazia mentre il ministro della Giustizia Roberto Castelli era contrario e, concretamente, rifiutava la firma del provvedimento. Ciampi sollevò un conflitto e la Corte costituzionale decise che la firma del provvedimento da parte di Castelli era un atto dovuto, anche se al ministro spettava ancora di seguire la fase di istruttoria e di trasmettere il fascicolo al presidente della Repubblica con il suo parere. Se poi il presidente è in disaccordo con il ministro, emana il provvedimento di grazia e nel documento motiva anche il suo parere diverso.

Napolitano, dopo la sentenza, decise l’istituzione dell’Ufficio per gli Affari dell’Amministrazione della Giustizia che, tra le sue competenze, ha anche la gestione delle richieste di grazia (con l’apposito Comparto grazie).

Come informa il sito del Quirinale, dal 2006 a oggi Giorgio Napolitano ha concesso 20 volte la grazia e tre volta la commutazione della pena da detentiva a pecuniaria. L’attuale Presidente della Repubblica ha concesso la grazia in quasi tutti i casi in cui il ministro era favorevole, mentre solo in tre casi ha deciso di non concederla. Cinque volte la grazia è stata concessa senza che venisse presentata una domanda da parte del condannato.

La grandissima parte delle richieste di grazia viene rifiutata e diverse centinaia sono state archiviate in seguito all’indulto: nei sei anni dal 2006 al 2012 ne sono state presentate oltre 2.100. Circa due terzi delle richieste proviene da persone condannate per omicidio, mafia o traffico di droga.

In tutta la storia della Repubblica italiana, i presidenti hanno concesso molte migliaia di provvedimenti individuali di grazia e commutazione della pena: circa 42.500. Il presidente che ne ha concessi di più (oltre quindicimila, un terzo del totale) è stato Luigi Einaudi, il primo della storia della Repubblica, mentre chi ne ha concessi meno è stato finora Napolitano.

L’ultima volta che la grazia è stata al centro di un caso nazionale avvenne pochi mesi fa, a dicembre 2012, quando ad Alessandro Sallusti, il direttore del Giornale condannato in via definitiva a 14 mesi per omesso controllo e diffamazione, venne commutata la pena dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una multa da 15.500 euro: ma allora molti parlarono di grazia, anche perché una domanda di grazia era stata effettivamente presentata dall’avvocato di Sallusti e parlamentare del PdL Ignazio La Russa.

http://www.ilpost.it/2013/08/03/grazia- ... erlusconi/

maggiori informazioni: http://it.wikipedia.org/wiki/Grazia_%28diritto%29
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Re: La Grazia

Messaggioda cardif il 13/08/2013, 12:59

La grazia estingue la pena, non il reato.
Gli andrebbe tolto il titolo di Cavaliere, altro che grazia (l'ho già scritto giorni fa).
Ma, anche ammesso (e non concesso) che venga graziato, per il reato commesso ed accertato a me basta che salti qualunque ipotesi di investitura in alte cariche (PdR compreso) a cui lui aspirava. E poi ci sono trutte le altre corruzioni accertate in cui è stato coinvolto; da non dimenticare.
Che la destra, non avendo di meglio come leader, se lo voglia tenere stretto se lo abbracci pure, lo ami, lo adori. Che me fraga ...
Cioè: il centrosinistra non dovrebbe fare nessuna battaglia contro la scelta della destra, autonoma e legittima, di scegliersi il leader che vuole. Dovrebbe attenersi a quel minimo di senso civico per il quale in Parlamento, alla guida di un Governo e alla carica di Presidente della Repubblica non debba starci uno che ha commesso (o lasciato commettere) per suo tornaconto un reato fiscale.
Anche a voler credere alla sua dichiarazione di innocenza, egli ammette di essere stato incapace di controllare la sua azienda. Quindi sarebbe comunque inaffidabile a governare.
E, sul piano morale, ad essere Presidente della Repubblica.
Tanto per ribadire ...
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: La Grazia

Messaggioda pianogrande il 13/08/2013, 13:59

"......... all’intervenuto perdono delle persone danneggiate dal reato ........"

Ecco.
Vogliamo fare un sondaggio?
Io non lo perdono.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: La Grazia

Messaggioda Iafran il 13/08/2013, 21:08

La "Grazia" è una nuova olgettina o una nuova arcorina?
Poverina la "Grazia", manco l'ha chiamata ... e si presenta da sola al Suo cospetto, mettendosi a Sua disposizione.
Però, se il "megacapo" la dovesse "accettare" si mostrerebbe veramente magnanimo verso "i suoi sudditi". :o

PS - Siamo proprio ridotti malissimo se rattoppiamo le pezze che abbiamo ai pantaloni ...
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Re: La Grazia

Messaggioda franz il 13/08/2013, 21:25

pianogrande ha scritto:"......... all’intervenuto perdono delle persone danneggiate dal reato ........"

Ecco.
Vogliamo fare un sondaggio?
Io non lo perdono.

Il perdono mi sembra un concetto poco laico e molto religioso.
Anche se fosse necessario abbisogna di tempo per sedimentarsi. Molto piu' di un anno
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Re: La Grazia - Risposta del PdR

Messaggioda franz il 14/08/2013, 7:27

Giorgio Napolitano il messaggio sull'agibilità politica di Silvio Berlusconi: "Prenda atto della sentenza"

"Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto. Ciò vale dunque nel caso oggi al centro dell'attenzione pubblica come in ogni altro". Il presidente della Repubblica, in una lunga dichiarazione diffusa in serata, interviene sul caso di Silvio Berlusconi dopo la condanna definitiva per frode fiscale nel processo diritti tv-Mediaset. "Non mi nascondo -continua nella nota il Colle . naturalmente, i rischi che possono nascere dalle tensioni politiche insorte a seguito della sentenza definitiva di condanna pronunciata dalla corte di cassazione nei confronti di Silvio berlusconi", scrive il capo dello stato. "Mi riferisco, in particolare, alla tendenza ad agitare, in contrapposizione a quella sentenza, ipotesi arbitrarie e impraticabili di scioglimento delle camere".

Nessuno mi ha chiesto la grazia "In quanto ad attese alimentate nei miei confronti - aggiunge Napolitano - va chiarito che nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta", così napolitano in relazione a ipotesi di grazia.

No alla crisi di governo: "Fatale sarebbe una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 giorni; il ricadere del paese nell'instabilità e nell'incertezza ci impedirebbe di cogliere e consolidare le possibilità di ripresa economica finalmente delineatesi, peraltro in un contesto nazionale ed europeo tuttora critico e complesso", ha anche scritto il presidente.

Il governo vada avanti: "La preoccupazione fondamentale, comune alla stragrande maggioranza degli italiani - avverte Napolitano - è lo sviluppo di un'azione di governo che, con l'attivo e qualificato sostegno del parlamento, guidi il paese sulla via di un deciso rilancio dell'economia e dell'occupazione. In questo senso hanno operato le camere fino ai giorni scorsi, definendo importanti provvedimenti; ed essenziale è procedere con decisione lungo la strada intrapresa, anche sul terreno delle riforme istituzionali e della rapida ( nei suoi aspetti più urgenti ) revisione della legge elettorale. Solo così si può accrescere la fiducia nell'italia e nella sua capacità di progresso".

Epifani: "Risposta rispettosa delle istituzioni". "Una dichiarazione opportuna viste le pressioni che si sono create anche indebitamente. In generale, rispettosa di tutti i ruoli: da quello della divisione dei poteri, alla presa d'atto delle sentenze definitive a quelle che sono prerogative del Capo dello Stato". Così il segretario Pd Guglielmo Epifani commenta la nota di Napolitano.

Cicchitto: "Il capo dello Stato ha aperto spazi significativi". "Quella del Presidente Napolitano è una prima riflessione sul tema drammatico costituito dalla condanna di Silvio Berlusconi e tenendo conto di ciò essa lascia aperti spazi significativi per quello che riguarda il futuro. C'è un esplicito riconoscimento del ruolo politico di Berlusconi evidentemente dipendente dalle scelte della sua forza politica, scelte che peraltro sono già a me ben chiare. Di conseguenza reputo che bisogna misurarsi con questa prima presa di posizione del Presidente della Repubblica con senso di responsabilità e spirito costruttivo". Così il deputato del Pdl Fabrizio Cicchitto commenta la nota di Napolitano.

Gelmini: "Il problema è politico, non personale". "Ci riconosciamo nella nota del Presidente della Repubblica che dimostra come il problema da noi posto dell'agibilità politica di Berlusconi non sia un fatto personale di Silvio Berlusconi ma una questione schiettamente politica. E ci conforta che il presidente Napolitano l'abbia ben presente in tutti i suoi aspetti e nelle sue possibili conseguenze. E che sia alla sua attenzione con serietà e impegno. Valuteranno poi il presidente Berlusconi e il Pdl le iniziative da intraprendere in sede politica". Così la parlamentare Pdl Mariastella Gelmini commenta la nota del Quirinale.

Gasparri: "Spiragli per l'esito positivo della vicenda". "Da parte nostra ci sono stati apprezzamenti positivi, in particolare per ilriconoscimento che viene fatto del ruolo di Berlusconi come leader incontrastato del centrodestra. E anche perchè non si escludono soluzioni, facendo un richiamo a procedure note e ad un eventuale esercizio del potere di grazia e commutazione della pena". Il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri commenta così la nota del Capo dello Stato sulla vicenda Berlusconi. "Nella dichiarazione di Napolitano poi - aggiunge Gasparri - si riconosce il diritto di critica". "Il Capo dello Stato dimostra, insomma, una grande sapienza politico giuridica. Non a caso è un presidente della Repubblica che è stato eletto due volte", sottolinea il vicepresidente del Senato. Dal suo comunicato, prosegue, emergono "spiragli per un prosieguo positivo della vicenda. Non è una nota di chiusura", conclude.

Leggi la nota completa

"La preoccupazione fondamentale, comune alla stragrande maggioranza degli italiani, è lo sviluppo di un'azione di governo che, con l'attivo e qualificato sostegno del Parlamento, guidi il paese sulla via di un deciso rilancio dell'economia e dell'occupazione. In questo senso hanno operato le Camere fino ai giorni scorsi, definendo importanti provvedimenti; ed essenziale è procedere con decisione lungo la strada intrapresa, anche sul terreno delle riforme istituzionali e della rapida ( nei suoi aspetti più urgenti ) revisione della legge elettorale. Solo così si può accrescere la fiducia nell'Italia e nella sua capacità di progresso. Fatale sarebbe invece una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 giorni; il ricadere del paese nell'instabilità e nell'incertezza ci impedirebbe di cogliere e consolidare le possibilità di ripresa economica finalmente delineatesi, peraltro in un contesto nazionale ed europeo tuttora critico e complesso.

Ho perciò apprezzato vivamente la riaffermazione - da parte di tutte le forze di maggioranza - del sostegno al governo Letta e al suo programma, al di là di polemiche politiche a volte sterili e dannose, e di divergenze specifiche peraltro superabili.
Non mi nascondo, naturalmente, i rischi che possono nascere dalle tensioni politiche insorte a seguito della sentenza definitiva di condanna pronunciata dalla Corte di Cassazione nei confronti di Silvio Berlusconi. Mi riferisco, in particolare, alla tendenza ad agitare, in contrapposizione a quella sentenza, ipotesi arbitrarie e impraticabili di scioglimento delle Camere.
Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto. Ciò vale dunque nel caso oggi al centro dell'attenzione pubblica come in ogni altro.

In questo momento è legittimo che si manifestino riserve e dissensi rispetto alle conclusioni cui è giunta la Corte di Cassazione nella scia delle valutazioni già prevalse nei due precedenti gradi di giudizio; ed è comprensibile che emergano - soprattutto nell'area del PdL - turbamento e preoccupazione per la condanna a una pena detentiva di personalità che ha guidato il governo ( fatto peraltro già accaduto in un non lontano passato ) e che è per di più rimasto leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza. Ma nell'esercizio della libertà di opinione e del diritto di critica, non deve mai violarsi il limite del riconoscimento del principio della divisione dei poteri e della funzione essenziale di controllo della legalità che spetta alla magistratura nella sua indipendenza. Né è accettabile che vengano ventilate forme di ritorsione ai danni del funzionamento delle istituzioni democratiche.

Intervengo oggi --- benché ancora manchino alcuni adempimenti conseguenti alla decisione della Cassazione --- in quanto sono stato, da parecchi giorni, chiamato in causa, come Presidente della Repubblica, e in modo spesso pressante e animoso, per risposte o "soluzioni" che dovrei e potrei dare a garanzia di un normale svolgimento, nel prossimo futuro, della dialettica democratica e della competizione politica.

A proposito della sentenza passata in giudicato, va innanzi tutto ribadito che la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto.
In quanto ad attese alimentate nei miei confronti, va chiarito che nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta.

L'articolo 681 del Codice di Procedura Penale, volto a regolare i provvedimenti di clemenza che ai sensi della Costituzione il Presidente della Repubblica può concedere, indica le modalità di presentazione della relativa domanda. La grazia o la commutazione della pena può essere concessa dal Presidente della Repubblica anche in assenza di domanda.

Ma nell'esercizio di quel potere, di cui la Corte costituzionale con sentenza del 2006 gli ha confermato l'esclusiva titolarità, il Capo dello Stato non può prescindere da specifiche norme di legge, né dalla giurisprudenza e dalle consuetudini costituzionali nonché dalla prassi seguita in precedenza.

E negli ultimi anni, nel considerare, accogliere o lasciar cadere sollecitazioni per provvedimenti di grazia, si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda quale prevista dal già citato articolo del C.p.p. Ad ogni domanda in tal senso, tocca al Presidente della Repubblica far corrispondere un esame obbiettivo e rigoroso --- sulla base dell'istruttoria condotta dal Ministro della Giustizia --- per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la sostanza e la legittimità della sentenza passata in giudicato, possono motivare un eventuale atto di clemenza individuale che incida sull'esecuzione della pena principale.

Essenziale è che si possa procedere in un clima di comune consapevolezza degli imperativi della giustizia e delle esigenze complessive del Paese. E mentre toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l'ulteriore svolgimento - nei modi che risulteranno legittimamente possibili - della funzione di guida finora a lui attribuita, preminente per tutti dovrà essere la considerazione della prospettiva di cui l'Italia ha bisogno. Una prospettiva di serenità e di coesione, per poter affrontare problemi di fondo dello Stato e della società, compresi quelli di riforma della giustizia da tempo all'ordine del giorno. Tutte le forze politiche dovrebbero concorrere allo sviluppo di una competizione per l'alternanza nella guida del paese che superi le distorsioni da tempo riconosciute di uno scontro distruttivo, e faciliti quell'ascolto reciproco e quelle possibilità di convergenza che l'interesse generale del paese richiede.

Ogni gesto di rispetto dei doveri da osservare in uno Stato di diritto, ogni realistica presa d'atto di esigenze più che mature di distensione e di rinnovamento nei rapporti politici, sarà importante per superare l'attuale difficile momento".


http://www.huffingtonpost.it/2013/08/13 ... _ref=italy
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Re: La Grazia

Messaggioda ranvit il 14/08/2013, 9:57

Bravo Napolitano!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: La Grazia

Messaggioda Robyn il 14/08/2013, 11:34

In merito alla giustizia il Presidente della Repubblica richiama al rispetto dell'indipendenza della magistratura.Qualsiasi riforma và fatta confrontantosi con le associazioni della giustizia che conoscono bene le disfunsioni ed è oggi sensibile ai temi delle garanzie e della libertà.La storia del csm è lunga.Parte dal pentapartito che attraverso la modifica del sistema elettorale in senso proporzionale era riuscito a dividere la giustizia in correnti per fare in modo che ogni partito si potesse ingraziare una parte.Ma dividendola in correnti si sono amplificate le pratiche di corrente circa assegnazioni trasferimenti sanzioni disciplinari,promozioni,merito ogni corrente ha intrapreso la sua idea di giustizia e in questo modo si è cercato di indebolire la sua indipendenza.Per sfasciare le correnti e restituire indipendenza alla magistratura bisogna tornare al sistema elettorale esistente prima del 1975 che aveva tolto l'egemonia della cassazione e consisteva in piccoli collegi uninominali.Però è anche vero che il correntismo ha poco senso e si contrasta attraverso processi culturali perchè la giustizia è un organo apartitico.Inoltre nel paese serve una pace bilanciata con legalità,garanzie,tutela della libertà,efficenza della giustizia amministrativa e penale
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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Re: La Grazia

Messaggioda flaviomob il 14/08/2013, 11:57

Mi associo alle parole di Pianogrande.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: La Grazia

Messaggioda ranvit il 14/08/2013, 12:29

Nemmeno io lo perdono.... 8-)
...ma abbiamo già perso 20 anni! A questo punto che Berlusconi vada in galera o meno, che sia graziato o meno....non me ne frega una mazza! E credo che la maggior parte degli italiani la pensi come me :D
Abbiamo bisogno di rimettere in sesto l'economia: bravo Napolitano!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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