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Rivoluzione Liberale o Società degli Apoti?

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Rivoluzione Liberale o Società degli Apoti?

Messaggioda franz il 11/08/2013, 10:13

Pubblicato: Sab, 10/08/2013 - 09:00 • da: Alessandro De Nicola

da l'Espresso del 9 agosto 2013

"Rivoluzione liberale" é un'espressione un po' intristita. Fino a qualche anno fa solo alcuni colti storici si ricordavano della rivista "La Rivoluzione Liberale", fondata nel 1922 dal giovane intellettuale eretico Piero Gobetti e chiusa nel 1925 dal prefetto fascista.

Poi venne Silvio Berlusconi con la sua promessa di rivoluzione liberale incardinata nel programma del 1994, ispirato da Antonio Martino e Giuliano Urbani e da politici come Biondi e Costa. In molti (non chi scrive) ebbero l'impressione di essere alla vigilia della nascita di un partito liberale di massa di cui il Cavaliere sarebbe stato il divulgatore ed il leader pro-tempore.

Come é andata lo si é visto: pro-tempore era il programma liberale, eterni erano Berlusconi ed i suoi conflitti di interesse e, alla fine, in tanti anni i suoi governi hanno prodotto qualche vagito riformista e molta roba inguardabile.
Sempre presente é stata l'indomita e generosa pattuglia radicale con alcuni difetti rilevanti, però: l'eccessiva personalizzazione su Marco Pannella, capace di dare ombra persino a Emma Bonino, una certa chiusura (forse più per negligenza che per dolo) verso il mondo esterno e un'immagine eccessivamente libertaria per i gusti degli italiani.
Negli ultimi tempi erano emersi altri due soggetti.

Circa un anno fa nacque Fermare il Declino (metto le mani avanti: ho contribuito a fondarlo e potrei non essere obiettivo) che scelse di concentrarsi sui temi economico-sociali più urgenti. Alla base un programma coerente e dettagliato: meno spesa pubblica, tagliare le tasse, privatizzare, liberalizzare, concorrenza nei servizi pubblici e nell'istruzione, valorizzazione del merito, legalità. Alla testa Oscar Giannino, giornalista con un passato giovanile politico. Giannino aveva un modo di porsi originale, quasi bizzarro, ma era un comunicatore formidabile. In poco tempo Fermare il Declino raccoglieva decine di migliaia di aderenti, donazioni diffuse e generose, candidati credibili e sembrava avviato verso un risultato elettorale sorprendente quando crollò sulla classica buccia di banana: i falsi titoli di studio del suo candidato premier. A cinque giorni dalle elezioni fu un colpo fatale: come ricordava Nenni, se in politica fai il puro, trovi sempre qualcuno più puro che ti epura e Fermare il Declino non sfuggì alla ferrea regola, raccogliendo l'1,1% dei voti.

Infine Scelta Civica, guidata da Mario Monti. Non era forse egli il professore liberale che con il suo governo aveva riformato le pensioni e introdotto serie misure di liberalizzazione?
Ahimé, la gran parte dell'elettorato italiano si ricordò del governo Monti come di un esecutivo che aveva innaffiato i cittadini di tasse senza tagliare le spese, non riuscendo a liberalizzare né un taxi né un notaio. Inoltre, il partito era un'amalgama di cattolici di sinistra e liberali con un programma vago. La campagna elettorale venne sprecata a parlare di alleanze e Monti, nel tentativo di essere più alla mano, risultò goffo. Risultato: un misero 10%, cioè quanto il vecchio centro UDC-FLI-API prendeva nei sondaggi nel 2011-2012.

Ora Berlusconi é gravemente ferito, Scelta Civica é a continuo rischio di scissione e gli altri tentano faticosamente di ricostruirsi; quella parte di elettorato che vorrebbe più libertà economica, legalità, diritti civili (i cui confini son mobili, peraltro), istituzioni ispirate a Montesquieu, sono più che mai orfani o pregano nell'arrivo salvifico di Renzi-Godot.
Prima o poi, però, qualcuno riempie i vuoti in politica. Quindi per chi non è rassegnato ad una galassia politica che veda al centro un sole-PD e due agitate formazioni di contorno delle quali il sole si serve a seconda delle convenienze, é ora di svegliarsi. Quando Prezzolini propose a Gobetti la Società degli Apoti, gli imparziali uomini liberi, critici e osservatori, il giovane Piero rispose che una tale congregazione chiusa sarebbe stata una "punizione di difesa", non una prospettiva. E la storia gli diede tragicamente ragione.

Alessandro De Nicola
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Re: Rivoluzione Liberale o Società degli Apoti?

Messaggioda pianogrande il 11/08/2013, 11:19

Il berlusconismo non è forse apota?
Loro hanno capito come funziona.
A loro non glie la racconti.
Quello che hanno perfettamente capito, invece che dedicarlo ad una elite di reciproca consolazione, lo hanno applicato alla politica di massa.
Il problema è lo scopo con il quale sono entrati nella politica di massa.
La società migliore (apota quanto vi pare perché la comprensione e il disincanto sono sicuramente un pregio) è quella che ha come scopo il bene comune (quello vero e non quello raccontato con le tecniche di Vanna Marchi che è un'altra che aveva capito benissimo).
Alla fine, il mutamento della società dovrebbe consistere nel capire che il bene comune è interesse di tutti.
A questo concetto si aggrappano i furbi che, alle spalle di chi lavora per il bene comune, succhiano in proprio per l'interesse egoistico.
La nostra società potrebbe anche funzionare se non fosse che il numero di furbi e parassiti e ladri e incantatori è ormai così alto che (copio da Grillo) a chi rubano?
Gli stessi furbi non hanno capito che per rubare ci vuole qualcosa che comunque funzioni e che si possa spremere.

Insomma.
Anche i furbissimi e ladrissimi e incantatori vari dovrebbero coalizzarsi per conservare in vita il parco buoi.

Questo richiederebbe un senso del bene comune almeno per la loro categoria ma questo è, per definizione, impossibile.

E' quella comprensione di cui sopra che manca.

Cerchiamo di farla passare.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Rivoluzione Liberale o Società degli Apoti?

Messaggioda franz il 11/08/2013, 14:02

pianogrande ha scritto:Il berlusconismo non è forse apota?

No, assolutamente no.
Quello è solo interesse privato del capo in affari pubblici con corollario di sostegno ideologico a difesa del capo.
Voce del verbo "ali babà ed i 40 ladroni".
Voce del verbo "prima la sinistra amplia a dismisura la sfera pubblica e poi arriva la banda bassotti e prende tutto".

Poi se permetti la battuta bergamasca, in tema di Pota tutto si può dire tranne che SB sia "a-pota". ;)
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Re: Rivoluzione Liberale o Società degli Apoti?

Messaggioda flaviomob il 12/08/2013, 1:44

Per fare la rivoluzione liberale, in Italia, ci vorrebbero prima dei liberali... ;)


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Re: Rivoluzione Liberale o Società degli Apoti?

Messaggioda franz il 14/08/2013, 17:27

flaviomob ha scritto:Per fare la rivoluzione liberale, in Italia, ci vorrebbero prima dei liberali... ;)

Sembra che De Nicola abbia sentito e risposto ... :)


Rifondare il centro-destra? Ė una questione di ascisse e ordinate
Pubblicato: Mar, 13/08/2013 - 18:15 • da: Alessandro De Nicola

da Formiche.net

Rifondare il centro-destra? Un argomento interessante, certo, ma forse è meglio prima capire di cosa si sta parlando.Dal mio punto di vista si deve ricorrere a quei quadranti che ogni tanto appaiono sui social network e che, a seguito delle risposte ad un questionario ti pongono in alto a destra se sei liberale sia in economia che in temi sociali (libertarian: non vuoi nessuna interferenza dello stato, mercati liberi e droga libera, per estremizzare), in basso a destra se sei liberale in economia e "conservatore" sui temi sociali (mercati liberi ma la droga no e nemmeno le unioni gay), in basso a sinistra se sei socialista e moralista (lo stato interviene su tutto) e in alto a sinistra se sei "liberal", tollerante nei costumi ma interventista in economia.

Immagine

La parte Liberal è ben presidiata in Italia: tutta la sinistra, con diverse gradazioni (Vendola non la pensa proprio come D'Alema) è in quella casella li.
In basso a sinistra troviamo la maggioranza della Lega, gli eredi più o meno spuri del neofascismo e i post-democristiani sia progressisti che moderati. Rigidi in campo sociale ed interventisti in economia. Nessuno si deve offendere: so bene che Storace non è uguale a Maroni che a sua volta è diverso da Casini o Scajola o Rosi Bindi. Ma insomma, ci siam capiti... Ovviamente molti di questi personaggi si affollano verso il centro del quadrante.
I Libertarian sono saldamente presidiati dai radicali e, avvicinandosi di più verso l'asse delle ascisse (orizzontale), troviamo qualche esponente di Scelta Civica e della rediviva Forza Italia e una buona parte di Fermare il Declino.
I Conservative sono alcuni cattolici almeno un pochino "liberali", scarsi leghisti e qualche laico devoto: anche loro vicini al centro, soprattutto delle ordinate (verticale). Non fatevi rizzare i capelli, ma ci metterei Letta, Monti, Quagliarello e Formigoni da quelle parti.

Cosa manca all'Italia? Una grande forza o coalizione di forze che occupi il cerchio che ho disegnato a cavallo dell'asse delle ascisse e spostato a destra di quello delle ordinate. Un partito Tory britannico, una coalizione liberali-CDU tedesca o liberali e conservatori dei paesi nordici (tipo Svezia e Danimarca) o un Partito Popolare Spagnolo. I Repubblicani americani oggi non son a cavallo, ma saldamente nel quadrato "Conservative". I liberali inglesi sono in alto dal punto di vista delle politiche sociali, ma al centro in quelle economiche.

E allora? Allora per l'Italia si tratta di decidere se è meglio cercare di costruire una grande forza che sotto la sua tenda raccolga un po' tutti, come i Tory, il GOP americano o i Popolari spagnoli, oppure avere due gambe dello schieramento di centro-destra. Una liberale come la FDP tedesca o i liberali olandesi, svizzeri e nordici, ed una conservatrice- democristiana. La storia italiana e la scarsa simpatia della maggioranza della popolazione verso il liberalismo einaudiano mi induce a pensare che la soluzione due gambe sia l'unica praticabile (la mia preferenza é verso l'estremo limite in alto e a destra del cerchio, ma qui parliamo di quel che è possibile, non auspicabile)
Questo consentirebbe, nel caso in cui non ci sia né un maggioritario secco (ma chi ci spera più in Italia), né un doppio turno alla francese, bensì un proporzionale rafforzato, anche soluzioni d'emergenza, tipo la Grosse Koalition tedesca o i governi liberali-socialisti olandesi.

Nessuno può avere tutto. I liberali non otterranno il loro Stato Minimo e i democristiani dovranno mollare qualcosa, ma un programma politico realistico, quello che guardi ai prossimi 10 anni, si può ripromettere, ad esempio, l'obiettivo di riportare il bilancio in pareggio con spese ed entrate appena sotto il 40% del PIL o di regolare il fine vita senza ammettere l'eutanasia libera ma rinunciando alle fatwe di Sacconi.
Naturalmente il problema della leadership si porrebbe sotto due profili: liberali o democristiani? E soprattutto chi sarebbe il candidato premier? Sotto il primo profilo dipenderà da chi ha più filo da tessere, anche se finora, oggettivamente, la componente democristiano-moderata è stata prevalente nel Belpaese. Il Lider Maximo? Bella domanda alla quale non so rispondere. Mentre il centro sinistra abbonda di lotte intestine ma esprime anche personalità abbastanza credibili (Renzi, Letta, forse -molto forse- Barca), nei quadranti di destra regna la penombra se non il buio. Emma Bonino é troppo in alto nello spicchio libertario e comunque si sente di pancia una donna di sinistra. Passera, Alfano, Marcegaglia? Mah... Per ora di condottieri con una vision ed un carisma sufficiente non se ne vedono.
Come tutti i modellini, anche questo fa finta che non ci siano alcune variabili importanti: Grillo, l'estrema sinistra, l'estrema destra (la Lega, se è furba, dovrebbe diventare l'ala federalista-nordista del partito moderato).
Infine c'è Renzi, politico anomalo che un bel giorno potrebbe catalizzare un po' di moderatismo cattolico, riformismo socialdemocratico con un pizzico di liberalismo e guidare una cosa così:

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E allora chissà se c'è ne sarebbe ancora per qualcuno...

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