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Diseguaglianze e crisi

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Diseguaglianze e crisi

Messaggioda flaviomob il 23/07/2013, 20:40

http://www.syloslabini.info/online/le-d ... stenibili/

Le disuguaglianze insostenibili

Posted by Stefano Sylos Labini / In Novità / luglio 9, 2013

di Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini

Mentre le ultime rilevazioni dell’Istat indicano un vero e proprio crollo dei consumi delle famiglie, uno studio commissionato dall’Unione Europea, “Gini-Growing inequality impact”, ha messo in evidenza che l’Italia è tra i paesi europei che registrano le maggiori diseguaglianze nella distribuzione dei redditi, seconda solo al Regno Unito, e con livelli di disparità superiori alla media dei paesi Ocse. Non solo: nel nostro paese la favola di Cenerentola si avvera con sempre minor frequenza, nel senso che le unioni si verificano non tanto tra fasce di reddito diverse ma entro le stesse fasce frenando la mobilità sociale. Inoltre, appare che la ricchezza si sta spostando verso la popolazione più anziana accentuando il divario tra generazioni.

Il crollo dei consumi in Italia è dunque associato ad un divario nella distribuzione della ricchezza che si è accentuato durante la crisi: oggi circa la metà del reddito totale è in mano al 10% delle famiglie, mentre il 90% deve dividersi l’altra metà.

La domanda che si impone è: come siamo arrivati a questo punto?

La risposta non è difficile: questa situazione va ricondotta al pensiero dominante di ispirazione neoliberista, che si è affermato all’inizio degli anni ’80 negli Stati Uniti e in Inghilterra e che poi ha influenzato la politica economica dell’Unione europea. La teoria economica neo-liberista si fonda sull’assunto che la diseguaglianza non inficia in alcun modo la crescita. Anzi, detassare redditi e soprattutto patrimoni immobiliari e mobiliari dei più ricchi genererebbe un “effetto a cascata” che dai piani alti della società trasferirebbe la ricchezza fino ai piani bassi, portando ad un arricchimento generale e ad una maggiore crescita. Questa idea ha aperto la strada alle privatizzazioni e alla deregulation dei mercati finanziari (inclusa la proliferazione dei paradisi fiscali) per permettere agli “spiriti animali” di dispiegare liberamente tutta la loro forza propulsiva. Così lo Stato diventa un “disturbatore”, fonte di sprechi e di inefficienza, e pertanto deve essere ridotto ai minimi termini. “La società non esiste, ci sono solo individui e famiglie. E nessun governo può far nulla. La gente deve pensare a se stessa”: così Margaret Thatcher in una sentenza diventata tristemente famosa.

Dall’inizio degli anni ’80, il drastico ridimensionamento della capacità di intervento dello Stato nell’economia e il progressivo indebolimento dei lavoratori, che cominciano a subire i ricatti delle delocalizzazioni produttive, interrompono l’espansione della classe media che si era registrata nell’Età dell’Oro (1945-1973). Ma una crescita fondata su diseguaglianze crescenti può destabilizzare l’economia riportando indietro di anni il livello di benessere della popolazione. Joseph Stiglitz ha sintetizzato i risultati delle sue ricerche in una formula che dimostra come diseguaglianza e sviluppo economico siano inversamente proporzionali.

Insomma, l’“effetto a cascata” auspicato dai liberisti non si è assolutamente verificato e sono risultati evidenti gli effetti nefasti della polarizzazione della ricchezza, così come era stato teorizzato da Karl Marx.

Dopo la crisi esplosa nel 2008 lo Stato è dovuto intervenire massicciamente per salvare il settore privato dal collasso, il che ha determinato un’espansione rapidissima del rapporto tra debito pubblico e Pil in tutti i paesi avanzati. E ora si è scatenata una nuova controffensiva del settore privato e dei mercati per tagliare i servizi sociali e più in generale la spesa pubblica aggravando la situazione delle fasce più deboli ed alimentando diseguaglianze sempre più marcate.

Il ceto medio è il vero motore dei consumi sia perché rappresenta la fascia più larga della popolazione, sia perché tende a convertire in consumi una percentuale proporzionalmente molto più elevata del proprio reddito. Se far ripartire i consumi è una delle principali chiavi per promuovere l’intera economia ecco allora l’importanza di politiche che favoriscano una più equa distribuzione della ricchezza ed il rafforzamento della middle class.

La politica dei redditi deve dunque tornare al centro della politica economica se vogliamo uscire dalla crisi che sta alimentando tensioni sociali destinate a diventare insostenibili.

Qui l’articolo in pdf su la Repubblica

http://www.syloslabini.info/online/wp-c ... S_2013.pdf


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Re: Diseguaglianze e crisi

Messaggioda ranvit il 24/07/2013, 7:55

La politica dei redditi deve dunque tornare al centro della politica economica se vogliamo uscire dalla crisi che sta alimentando tensioni sociali destinate a diventare insostenibili.

Condivido....ma come?
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Re: Diseguaglianze e crisi

Messaggioda franz il 24/07/2013, 8:22

ranvit ha scritto:La politica dei redditi deve dunque tornare al centro della politica economica se vogliamo uscire dalla crisi che sta alimentando tensioni sociali destinate a diventare insostenibili.

Condivido....ma come?

http://it.wikipedia.org/wiki/Politica_dei_redditi
Leggi bene, ranvit, cosi' comprendi chi è d'accordo e chi no.

Un appunto. I divari di ricchezza in Italia sono tali dall'unità d'Italia o comunque dal fascismo. Sono secolari e sono in netto aumento dal dopoguerra. Il "pensiero dominante di ispirazione neoliberista" quindi non c'entra un tubo (avrebbe prodotto divari ben maggiori nei paesi piu' liberisti, free, capitalisti, ad essere coerenti).
Gli autori, per evidente impostazione ideologica, sono convinti che in Italia imperversi il liberismo (cosa ridicola) per poter adossargli lo stato penoso (vero) del paese. In realtà lo stato del paese è penoso perché è all'antitesi del liberalismo, ancorato infatti ancora ad un modello protezionistico-corporativo-clientelare che è in auge da quasi un secolo (dal ventennio, direi).

La politica dei redditi è cosa giusta e va aiutata premiando quelle imprese che sanno produrre utili ed incrementare la produttività e naturalmente i loro lavoratori. Ma per farlo bisogna smetterla di sussidiare quelle imprese decotte che invece tirano avanti con anni ed anni di cassa integrazione anche quando non c'è piu' speranza che quel settore e quell'impresa si riprendano.
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Re: Diseguaglianze e crisi

Messaggioda flaviomob il 24/07/2013, 9:07

Aumenta il divario di reddito tra generazioni in Italia

http://www.banknoise.com/2012/01/aument ... di-et.html

Immagine

Il coefficiente di Gini (indicatore di diseguaglianza) nel 2009: è evidente che un paese a capitalismo più spinto e minore welfare come gli USA (rispetto alla UE) ha un indice più elevato. Inoltre all'interno dell'Europa, paesi come la Germania ma soprattutto la Svezia evidenziano minori diseguaglianze di reddito.

http://it.wikipedia.org/wiki/Disuguaglianza_economica

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Gini_ ... t_2009.svg

Immagine

La correlazione tra liberismo e diseguaglianze esiste eccome: è più che evidente nella Gran Bretagna degli anni del thatcherismo:

http://versounmondonuovo.wordpress.com/ ... aleodieta/

Immagine


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Re: Diseguaglianze e crisi

Messaggioda ranvit il 24/07/2013, 9:34

Franz...non ho capito cosa dovrei leggere bene :roll:

Nel merito, ho chiesto, appunto, come... 8-)

La politica dei redditi di cui parla Wikipedia... è solo una possibilità, o no? :roll:
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Re: Diseguaglianze e crisi

Messaggioda franz il 24/07/2013, 10:04

ranvit ha scritto:Franz...non ho capito cosa dovrei leggere bene :roll:

Nel merito, ho chiesto, appunto, come... 8-)

La politica dei redditi di cui parla Wikipedia... è solo una possibilità, o no? :roll:

Su quello chiedevi (il come) e su quello mi sono soffermato.
Per flavio, oltre all'indice di gini bisogna ancche vedere il livello del reddito, perché una cosa è un paese povero e diseguale come la cina ed una cosa è un paese ricco e diseguale come gli usa. L'europa è piu' omogenea ma non cresce. Nel periodo taccheriano oltre alle disparità creceva anche molto il PIL ed è abbastanza classico che un periodo di rapida crescita comporti differenti velocità di crescita e quindi disugualianze. Poi nel momentio di stagnazione o stasi della crescita ci sono i riaggiustamenti.

Premesso che sarebbe ottimo avere sia la crescita sia un'equa distribuzione dei redditi, oggi se dovessimo scegliere tra a) mancanza di crescita ma maggiore ugualianza (e vedendo la cartina per l'europa ci siamo, anche in Italia, e questo appare in contraddizione con il testo che hai introdotto) oppure finalmente b) una sana crescita a scapito di un incremento di disugualianze cosa dovremmo preferire? Io nettamente la seconda ma a quanto pare l'Italia, grazie alla saggezza e lungimiranza della sua classe politica :lol: riesce ad avere mancanza di crescita e incremento delle disugualianze. E riesce a consolarsi dando la colpa ad un inesistente pensiero unico liberista. ;)
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Re: Diseguaglianze e crisi

Messaggioda Iafran il 24/07/2013, 11:22

franz ha scritto:Un appunto. I divari di ricchezza in Italia sono tali dall'unità d'Italia o comunque dal fascismo.

Penso che questa sia stata l'impostazione "politica" alla base dell'Unità d’Italia: di qua i vincitori, con il prodotto delle loro depredazioni; di là i vinti a rimpinguare le casse dei vincitori, con i loro averi e con il sangue dei sempre subalterni.

franz ha scritto:ma a quanto pare l'Italia, grazie alla saggezza e lungimiranza della sua classe politica riesce ad avere mancanza di crescita e incremento delle disugualianze.

Infatti è molto discutibile (scandaloso) che i manager pubblici abbiano stipendi superiori (e di molto) al PdR ed è ancora più inspiegabile per i cittadini che si faccia di tutto in Parlamento per mantenere questo stato di cose, nonostante le forti disparità della ricchezza e la crisi economica che grava sulla popolazione.
I parlamentari vogliono sentirsi veramente superiore ai problemi del cittadino medio, figuriamoci a quelli dei pensionati o dei disoccupati o dei non occupati o di quelli in cerca di primo lavoro!
Che bella classe politica nasce, cresce e prospera in Italia! :x

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07 ... ci/664536/

Decreto del Fare, “salta il tetto allo stipendio dei super manager pubblici”
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Re: Diseguaglianze e crisi

Messaggioda trilogy il 24/07/2013, 11:42

flaviomob ha scritto:http://www.syloslabini.info/online/le-disuguaglianze-insostenibili/

Le disuguaglianze insostenibili

[..]Dopo la crisi esplosa nel 2008 lo Stato è dovuto intervenire massicciamente per salvare il settore privato dal collasso, il che ha determinato un’espansione rapidissima del rapporto tra debito pubblico e Pil in tutti i paesi avanzati. E ora si è scatenata una nuova controffensiva del settore privato e dei mercati per tagliare i servizi sociali e più in generale la spesa pubblica aggravando la situazione delle fasce più deboli ed alimentando diseguaglianze sempre più marcate.[..]


Questa analisi sull'evoluzione della crisi è applicabile ad alcuni paesi, ma non a tutti, Italia compresa.
Da noi il settore privato è stato distrutto per salvare il settore pubblico dal collasso.
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Re: Diseguaglianze e crisi

Messaggioda flaviomob il 24/07/2013, 11:56

Franz, il dato che riporta il grafico (mondiale) di wikipedia è riferito al 2009; nel frattempo la stampa ci ha informato che le diseguaglianze sono cresciute nel nostro paese. Inoltre rimane il dato del divario con Germania e paesi nordici. Va anche considerato che una cospicua evasione fiscale e l'esportazione illegale di capitali sono elementi che possono falsare i dati ufficiali, per cui chi è ricco o molto ricco potrebbe esserlo in misura superiore a quanto dichiarato / rilevato nelle statistiche. Ciò significa che l'indice Gini in Italia potrebbe essere peggiore di quanto calcolato "ufficialmente".

Per Trilogy: il problema italiano credo sia la mancanza di fondi pubblici per innescare una manovra anticiclica, a causa dell'elevato debito maturato negli anni grazie a i costi della corruzione, dell'evasione, dell'economia in nero e/o illegale.
Inoltre il peso della fiscalità ricade prevalentemente sulla gran parte del ceto medio formato da lavoratori dipendenti (che pagano tasse svedesi per un welfare tra i peggiori d'Europa) e da pensionati. In questo modo si bloccano i consumi e si favorisce l'esportazione illegale di capitali, con una liquidità sempre più ridotta per l'economia del paese.


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Re: Diseguaglianze e crisi

Messaggioda franz il 24/07/2013, 13:56

se esaminiamo chi si è impoverito (ha perso capacità di spesa) e chi invece si è arricchito (ha aumentato la spesa) vediamo che la parte da padrone la fa lo Stato. Come riportato in altro thread, nei dodici anni intercorsi fra il 2001 e il 2012 la spesa pubblica è passata da 536 a 805 miliardi, con un aumento del 50,1 per cento. +16% in termini reali. Qui non è il problama di pochi ricchi che sono diventati piu' ricchi ma di tanti poveri e di un enorme ceto medio che hanno perso potere d'acquisto perché sono aumentate le imposte ed i contributi, senza aver ricevuto in cambio servizi migliori (anzi in molti casi sono peggiorati). Altro che liberismo: la causa è lo statalismo :o
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