http://www.huffingtonpost.it/2013/05/23 ... _ref=italyIntervista Paolo Romani: "Silvio Berlusconi Ha Un Patto Con Il Quirinale"
Pubblicato: 23/05/2013 16:33 CEST |
“È impossibile staccare la spina al governo. E il motivo è chiaro. Noi abbiamo un patto col capo dello Stato e la crisi non si può fare in modo imprevisto”. Paolo Romani, uomo forte del Cavaliere, a Mediaset, in Forza Italia, nel Pdl, è uno che non si definisce né falco né colomba. È un berlusconiano vero e, come il Capo, sa oscillare tra guerra e diplomazia a seconda delle ragioni aziendali. Questo, spiega in una lunga intervista all’HuffPost, è il momento della diplomazia, anche se dentro i partiti le fibrillazioni non sono banali. Perché c’è Napolitano.
E c’è il patto che ha portato alla sua rielezione al Colle. Certo, dice, “se non vengono attuate le misure su cui Letta ha incassato la fiducia” allora, inevitabilmente, il governo è destinato a saltare. Ma del patto fa parte che sarà Berlusconi a decidere l’ora X: “Il patto col Quirinale lo ha siglato Berlusconi, e non sanno i nostri al governo a dichiarare o meno esaurita questa esperienza. Sarà Berlusconi”.
Romani, partiamo dalla crisi. Squinzi dice che siamo sull’orlo del baratro.
È vero, siamo in una crisi spaventosa, frutto anche delle misure del governo Monti che ha portato il paese nella peggiore recessione dal dopoguerra. Ma attenzione: non è il sistema produttivo ad essere in crisi, tanto che le esportazioni sono aumentate. Il problema economico vero è che è caduto il mercato interno, e per questo servono misure shock per rianimarlo.
Bene, e qui veniamo ai punti che voi considerate non negoziabili e su cui avete dato il sostegno al governo. Tutti ruotano attorno all’obiettivo di abbassare le tasse.
Esatto, è la nostra ricetta: meno tasse sul lavoro, sull’impresa, sulle famiglie. È necessario, da subito, ridare fiducia nei consumi, riattivare la propensione delle famiglie italiane a consumare.
Senta Romani, giusta o sbagliata che sia la vostra ricetta, presuppone, diciamo così, la forza politica per attuarla. Anche perché servono soldi. Lei ritiene che questo governo abbia la forza e la coesione per farlo?
Se è vero che il 29 maggio usciremo dalla procedura di infrazione del deficit, significa che possiamo ricontrattare con l’Europa la possibilità di avere, subito, soldi freschi. I dieci miliardi che servono per le prime misure si possono trovare nella contrattazione con l’Europa. E si possono trovare ora che ai tavoli europei che contano è seduto un governo politico, sostenuto dai due principali partiti del paese, nella logica della grande coalizione tedesca. Spero che i ministri del governo Letta, nei rapporti con L’Europa, non abbiamo timidezza, soprattutto quelli dei dicasteri economici.
E questo è un messaggio per il “tecnico” Saccomanni. Fin qui l’Europa, ma i dolori veri riguardano l’Italia. Il programma del Pdl si basa sulla riduzione della spesa pubblica.
A fronte di una spesa di 800 milioni, sono possibili tagli selettivi, per trovare i soldi per la ripresa. Insomma, tutto questo vuol dire una cosa semplice, e cioè che non c’è solo la ragioneria, e per la ripresa occorrono scelte politiche.
Riassumo: lei ha illustrato il suo programma di abbassamento delle tasse, ha detto dove si trovano le risorse. Ma questo è il programma del Pdl, poi c’è il Pd con le sue di richieste.
Guardi, io mi sono messo nei panni di Enrico Letta, e capisco che la sua principale difficoltà è che parla a quei 340 parlamentari del suo partito che hanno fatto una campagna elettorale in nome del “mai con l’uomo nero”, e che volevano fare un governo con Grillo. Ora è lì che ci sono le maggiori difficoltà per il governo. Il gap tra le cose che vanno fatte e quelle che si possono fare è dovuto a questo.
Romani, anche voi avete fissato la vostra asticella. Il programma che lei mi ha illustrato è quello che farebbe Berlusconi a palazzo Chigi.
L’asticella, glielo assicuro, è più bassa per il Pd che per il Pdl. Non è un caso che il Pd ancora non sia riuscito a fissare la data del suo congresso. Al fondo c’è un disagio di quel partito nei confronti del governo con Berlusconi, ed è chiaro che dall’esito del congresso si capirà la durata del governo.
Personalmente, ma è una mia sensazione, la campagna elettorale è già iniziata. E il vostro tentativo è di farla dal governo, con l’Imu, le tasse, e scaricando sul Pd eventuali colpe.
Secondo me, glielo dico senza girarci attorno, è impossibile staccare la spina. E il motivo è chiaro. Noi abbiamo un patto col capo dello Stato, nel senso che Giorgio Napolitano ha accettato la sua riconferma “a patto che” si facesse un governo di larghe intese. E questo governo si è fatto grazie a lui e grazie al fatto che ha contribuito a eliminare le resistenze del Pd. Questo significa che non si può staccare la spina in modo imprevisto.
Bene. Insito sul tema per capire a che altezza è l’asticella. Mettiamola così. Per sciogliere il “patto” che cosa deve succedere?
Si scioglie se non vengono attuate le misure, illustrate da Letta nel discorso su cui ha ottenuto la fiducia del Parlamento: abrogazione totale dell’Imu, stop all’aumento dell’Iva, riformulazione della Tares, risorse per lo sviluppo.
E quindi, se capisco, se questo non viene fatto, è Letta che “scioglie” il patto, e non voi. Così è chiaro. Ora, nel patto ci sono le riforme, a partire da quella elettorale. La proposta del governo prevede una soglia del 40…
La interrompo io stavolta. La percentuale della soglia va ancora definita, anche se va introdotta per evitare che la legge venga dichiarata incostituzionale. Conosco la sua obiezione, che si deve evitare il rischio di archiviare il bipolarismo. Ma non si può neanche tenere il bipolarismo per legge. L’anomalia sarebbe imporre per legge ciò che i cittadini attraverso il voto dicono di non volere.
Però i cittadini vogliono la governabilità. Con la nuova legge elettorale l’unica maggioranza possibile è Pd-Pdl.
Chi lo ha detto? Ripeto dipende dai voti. E la mappatura del voto cambierà, la prossima volta, nella misura in cui Pd e Pdl avranno la forza, stando insieme, di eliminare attraverso le riforme le ragioni che alimentano la protesta.
Facciamo un gioco. Se io fossi un consigliere di Berlusconi gli direi: con l’operazione governo sei balzato avanti nei sondaggi, ma si capisce che non c’è un euro, la tregua con le procure meno che mai, con questa legge elettorale non vai più a palazzo Chigi, e Alfano ti prepara la successione col governo come voleva fare con le primarie. Insomma gli converrebbe il voto a ottobre. Dove è l’errore?
Allora, andiamo con ordine. Qualcuno dice in questo governo c’è la volontà di costruire una nuova Dc senza Berlusconi, attraverso il processo che dice nel gioco. Io dico: chi è al governo è di provata fede berlusconiana, le procure purtroppo non fanno parte del patto di governo, nella misura in cui nessun esecutivo in questo paese è in grado di assicurare una giustizia equa e normale, e quando giudicherà esaurito il percorso di questo governo, lo deciderà Berlusconi e gli altri lo seguiranno. Voglio dire, il patto col Quirinale lo ha siglato Berlusconi, e non sanno i nostri al governo a dichiarare o meno esaurita questa esperienza.
Una curiosità. Voi, inteso come vecchia guardia del Cavaliere, stavolta state un passo indietro. C’è una scelta precisa a monte?
Noi abbiamo un ruolo di sorveglianza e di salvagurdia di un Pdl che assomiglia sempre di più a Forza Italia.
Romani, lei è l’uomo forte di Berlusconi sulle questioni di televisioni. Goffredo De Marchis su Repubblica ha raccontato di un suo pranzo con Gubitosi, insieme a Maurizio Gasparri. Ce lo racconta anche lei?
Sono incontri normali, e non credo che Gubitosi li faccia solo con me o Gasparri. C’era da discutere e verificare quello che sta succedendo alla Rai, visto che l’indicazione dei vertici è avvenuta con un governo diverso da quello attuale. Sa, il momento è difficile, la Rai sta cercando di mettere in sicurezza i conti, e il momento attuale è tra quelli più drammatici a causa del calo della pubblicità
Insomma, chiedete un cambio dei vertici?
No, al momento non è nelle ipotesi.
Però con lo spostamento di De Laurentiis, entrato nel cda Rai in quota Udc, verso di voi, a quel punto avete la maggioranza.
Guardi, De Laurentiis, come tutti i consiglieri, risponde a se stesso e alla sua coscienza.
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Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.