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L'uomo che era "cambiato"

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: L'uomo che era "cambiato"

Messaggioda pagheca il 06/10/2008, 18:50

pinopic1 ha scritto:La destra ha da sempre l'immagine del partito dell'ordine e della sicurezza; è vista come specializzata in questo campo. Quindi alla destra basta mettere in evidenza e gonfiarli un pò i problemi della sicurezza per conquistare consensi tra le masse. Poi ha anche un elettorato più avvertito che difende i suoi interessi.
La sinistra era vista come il partito dei lavoratori, che difendeva gli interessi dei lavoratori senza porsi e porre tanti problemi di compatibilità. Soprattutto senza porli agli elettori i problemi di compatibilità e di copertura. E aveva il suo consenso su questo tema, anche acritico se vogliamo; ma non spetta agli elettori risolvere le questioni di compatibilità e di copertura e porseli nel momento in cui vota. Insomma senza si... però ... ma anche...

Dicevi della caccia in Liguria. Succede appunto quando non si ha fiducia nella propria immagine, nella propria essenza e allora non rimane che cercare pragmaticamente qualsiasi occasione di consenso anche limitato, guadagnandone poco da una parte e perdendone da tante altre parti nello steso tempo.
Se so che gli elettori mi votano per quello che sono, per gli interessi che rappresento, per la visione che ho del mondo, non ho bisogno di correre dietro ai cacciatori. I lavoratori che vanno a caccia mi voteranno lo stesso se tutelo i loro interessi di lavoratori. Gli evasori fiscali che vanno a caccia non mi voteranno neanche se la tengo aperta tutto l'anno.


tu pensi che sia tutto qui?
Intanto ci sono fior di partiti di cs che vincono le elezioni pur non riconoscendosi da decenni nel partito dei lavoratori.
Secondo, non e' detto che sia calcolo quello del PD ligure. Io penso che bisognerebbe andare a guardare il dettaglio. In assenza di informaioni precise, puo' essere semplice stupidita', inettitudine da parte dei dirigenti PD. A me sembra che i politici siano spesso molto incompetenti. E' gente senza spessore, senza una preparazione specifica. Rispetto al modo di lavorare che vedo qui sinceramente mi sembra ci sia un abisso. L'altra possibilita' e' che si tratti di un calcolo proprio dozzinale del genere "se voto questa roba mi eleggono un'altra volta". C'e' qualche ligure qui che possa raccontare che e' successo?

saluti
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Re: L'uomo che era "cambiato"

Messaggioda pinopic1 il 08/10/2008, 10:56

Sono decenni che un discreto numero di elettori continuano a votare partiti di CS perché hanno sempre la speranza che rinsaviscano e che tornino a richiamarsi al mondo del lavoro, del lavoro di ogni tipo s'intende. O comunque a qualche valore, che sia indicativo di un'idea di società per la quale lavorare.
Quello che voglio però dire è che non è vero che gli elettori votano per i programmi e quando ci sono le elezioni scelgono il programma migliore. Gli elettori votano o per mera convenienza o perché si identificano in un partito o in un leader.
L'elettore potenziale della sinistra difficilmente si identifica in un leader, anzi appena scelto un leader cinque minuti dopo lo mette in discussione. L'elettore potenziale della destra è invece sempre alla ricerca di un uomo della provvidenza, che è tale se gli assomiglia, nella convinzione che ciò sia l'antidoto alla "politica dei politicanti".
L'elettore potenziale della sinistra ha bisogno di identificarsi in un partito. Ho detto sinistra ma questo vale anche per buona parte dell'elettorato ex DC.
Nella "ideologica" prima repubblica i due maggiori partiti raccoglievano anche il massimo di voto "acritico", di voto "a prescindere".
Poi soprattutto dalle mie parti c'erano anche tanti che votavano in cambio della promessa di un posto di lavoro e in mancanza si accontentavano anche di un buono di benzina. (ci sono ancora naturalmente, forse molti di più)
Quello di cui sono certo è che è illusorio sperare che in molti ci scelgano perché abbiamo il programma migliore certificato dai giornalisti del Sole 24 Ore o perché dialoghiamo o non dialoghiamo o perché vogliamo bene a tutti allo stesso modo.

Ancora sul nostro partito: a Messina, tra i gruppi consiliari non c'è il PD ma ci sono un gruppo degli "amici di Francantonio" e il gruppo degli "amici di Genovese". Francantonio e Genovese non sono due persone distinte sono una sola persona: Francantonio Genovese.
I due gruppi coincidono con le due liste presentate alle elezioni per il sindaco, naturalmente perse. Chi sa perché hanno fatto così? E che immagine avranno gli elettori di Messina del PD?
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Re: L'uomo che era "cambiato"

Messaggioda pinopic1 il 08/10/2008, 13:32

A proposito dell'uomo che era cambiato e che ha detto che se ne frega di Veltroni. Forse ce lo siamo dimenticati, ma "me ne frego" era proprio il motto degli squadristi fascisti.
L'uomo che era cambiato continua a mandare messaggi neanche tanto subliminali (camicia nera, espressioni di menefreghismo, dissertazioni sull'inutilità del Parlamento) agli istinti neri di quella parte di popolo italiano.
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Re: L'uomo che era "cambiato"

Messaggioda pierodm il 08/10/2008, 17:40

Non mi sembra vero di leggere finalmente una tesi che sostengo da anni, grazie a Pinopic: la gran parte degli elettori non votano i programmi, ma votano l'identità e l'identificazione con i partiti - ognuno secondo il grado della propria cultura politica, o della percezione che ha di quell'identità, o alla peggio di come riesce ad immaginare che sia o come riesce a sintetizzare un'identità confusa e composita.
Ragione per cui è opera vana quella che tiene occupata tanta parte del centro-sinistra a discutere di programmi: opera vana sul piano elettorale, intendo, perché è invece un'occupazione interessante sul piano intellettuale, diciamo pure un dovere ineludibile per un partito.

Di conseguenza Pinopic ha ragione nell'individuare le crisi di consenso della sinistra con una deficienza di chiarezza sul piano dell'identità - che possiamo chiamre feeling, carisma, anima, autorità, credibilità...
Mancanza di chiarezza che non dipende dal linguaggio o dalle facce, ma da una profonda incertezza sulle idee portanti.
Sono solo parzialmente d'accordo con Pinopic sul contenuto che dovrebbero avere le idee portanti della sinistra, poiché la dimensione del lavoro è certamente essenziale, diciamo pure necessaria, ma non sufficiente.
Il socialismo, o la stessa socialdemocrazia, erano particolarmente forti sul tema del lavoro, questo sì, ma questo tema spiccava su uno sfondo ideale e ideologico che evocava un'alternativa di sistema: con accenti più radicali, in alcuni casi, o un'alternativa più moderatamente ma solidamente riformista, in altri, ma era comunque una sinistra che non si proponeva (e non era guardata) come un semplice gestore virtuoso del sistema. Alternativa di sistema, e alternativa di etica politica, ossia centralità della giustizia sociale e dei diritti.

Non sono d'accordo, invece, con Pagheca sull'inettitidine dei politici: per essere coerenti sul tema della caccia non è necessario essere particolarmente dotati.
Ho imparato, non solo nell'ambiente politico, che è sbagliato sottovalutare sul piano individuale e intellettuale tanta gente della quale non condividiamo assolutamente le posizioni e le azioni.
L'errore è nella gran parte dei casi ideologico e culturale, ossia nasce da un punto di vista sbagliato destinato fatalmente a produrre azioni sbagliate, indipendentemente dall'acutezza intellettuale che viene esercitata nell'esecuzione.
Per esempio, sul tema delle armi e della pena di morte ci sono paesi, come gli USA, che non riescono a produrre uno straccio di presidente e di maggioranza senatoriale che prenda una posizione netta e contraria, nemeno tra i democratici, contro un'opinione pubblica che si sa bene essere favorevole alla visione "texana" della faccenda.
In questi casi il punto di vista ideologico è semplicemente forzato dai meccanismi elettorali - al di là di questo aspetto il discorso è complicato, e deborda nella cultura diffusa di una nazione.

In ogni caso, l'attenzione ai problemi ambientali ed ecologici soffre dell'assenza - diciamo pure dello sterminio, detto "semplificazione" - dei Verdi, nonostante che il loro peso non sia stato mai decisivo negli anni passati.
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Re: L'uomo che era "cambiato"

Messaggioda pinopic1 il 08/10/2008, 18:28

A proposito del voto. La cosa che stupisce e che preoccupa è che tutti lo sanno benissimo che a nessuno importa niente dei programmi se non sono portati avanti da un partito del quale si fidano perché ne conoscono e ne apprezzano l'identità. E sanno che quando c'è una chiara identità e ci si può fidare non si aspetta il giudizio dei giornalisti del Sole 24 Ore sul programma e neanche lo si legge.
Questo è vero per chi potrebbe votare la sinistra o, se sinistra è una parola troppo grossa, il CS o il PD.
A destra si può ovviare con il populista in camicia blu notte o fumo di Londra.
Ma anche a destra ci sono due partiti che hanno dai loro elettori un consenso a prescindere, perché si fidano.
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Re: L'uomo che era "cambiato"

Messaggioda ranvit il 08/10/2008, 18:49

Anche io concordo sul voto dato per identità ed identificazione dei partiti.
Ma questo vale in parte. Come sostengo da tempo in Italia circa il45-50% degli elettori vota sempre e comunque si chiami, per il centrodestra. Il 35% - 40% per il centrosinistra (purtroppo comprensivo del 10% circa di sinistra piu' o meno radicale) e un 10-20% per chi gli pare al momento.
Questa situazione in un contesto bipolare andrebbe studiata con attenzione da parte del centrosinistra, se vorrà un giorno tornare al governo del Paese.

Concordo sul fatto che i programmi contano poco per convincere il 10-20% di "voti volatili".
Conta tanto invece la credibilità sulla capacità di restare al governo e di affrontare i problemi reali del Paese.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: L'uomo che era "cambiato"

Messaggioda franz il 09/10/2008, 8:35

pierodm ha scritto:Non mi sembra vero di leggere finalmente una tesi che sostengo da anni, grazie a Pinopic: la gran parte degli elettori non votano i programmi, ma votano l'identità e l'identificazione con i partiti - ognuno secondo il grado della propria cultura politica, o della percezione che ha di quell'identità, o alla peggio di come riesce ad immaginare che sia o come riesce a sintetizzare un'identità confusa e composita.
Ragione per cui è opera vana quella che tiene occupata tanta parte del centro-sinistra a discutere di programmi: opera vana sul piano elettorale, intendo, perché è invece un'occupazione interessante sul piano intellettuale, diciamo pure un dovere ineludibile per un partito.

Io non farei simili generalizzazioni. In parte hai ragione ma se potessimo avere dati accurati potremmo scoprire che una certa percentuale (io ritengo in calo) vota per identità ed un'altra (in lenta crescita) vota su basi concrete (interessi personali o di categoria, programmi etc).
Ora non so se questi dati esistono (forse Diamanti con le sue "bussole" ha affrontato il tema) ma intanto possiamo cercare di rispondere ad una domanda che in me sorge spontanea:

Lo stato pietoso del paese è dovuto al fatto che prevale il voto di chi ha un orientamento politico "identitario" oppure da chi ne ha uno piu' "programmatico"?
In altri termini, se tutti i cittadini decidessero in base ai programmi le cose andrebbero meglio, peggio o non cambierebbe nulla? Poi ovviamente oltre ai programmi c'è anche (assai piu' importante) la capacità politica di realizzarli. E qui casca l'asino. Perché puo' essere facile fare buoni programmi. Ma realizzarli, saperli mettere in pratica è il vero aspetto.
Senza questa capacità il paese non cambia. Non cambiando, peggiora. Peggiora per incuria e perchè gli altri paesi invece sanno fare e migliorano. Noi rimaniamo indietro. Soddisfatti del nostro voto identitario.

Ciao,
Franz
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Re: L'uomo che era "cambiato"

Messaggioda pagheca il 09/10/2008, 9:47

franz ha scritto:
pierodm ha scritto:Non mi sembra vero di leggere finalmente una tesi che sostengo da anni, grazie a Pinopic: la gran parte degli elettori non votano i programmi, ma votano l'identità e l'identificazione con i partiti - ognuno secondo il grado della propria cultura politica, o della percezione che ha di quell'identità, o alla peggio di come riesce ad immaginare che sia o come riesce a sintetizzare un'identità confusa e composita.
Ragione per cui è opera vana quella che tiene occupata tanta parte del centro-sinistra a discutere di programmi: opera vana sul piano elettorale, intendo, perché è invece un'occupazione interessante sul piano intellettuale, diciamo pure un dovere ineludibile per un partito.

Io non farei simili generalizzazioni. In parte hai ragione ma se potessimo avere dati accurati potremmo scoprire che una certa percentuale (io ritengo in calo) vota per identità ed un'altra (in lenta crescita) vota su basi concrete (interessi personali o di categoria, programmi etc).
Ora non so se questi dati esistono (forse Diamanti con le sue "bussole" ha affrontato il tema) ma intanto possiamo cercare di rispondere ad una domanda che in me sorge spontanea:

Lo stato pietoso del paese è dovuto al fatto che prevale il voto di chi ha un orientamento politico "identitario" oppure da chi ne ha uno piu' "programmatico"?
In altri termini, se tutti i cittadini decidessero in base ai programmi le cose andrebbero meglio, peggio o non cambierebbe nulla? Poi ovviamente oltre ai programmi c'è anche (assai piu' importante) la capacità politica di realizzarli. E qui casca l'asino. Perché puo' essere facile fare buoni programmi. Ma realizzarli, saperli mettere in pratica è il vero aspetto.
Senza questa capacità il paese non cambia. Non cambiando, peggiora. Peggiora per incuria e perchè gli altri paesi invece sanno fare e migliorano. Noi rimaniamo indietro. Soddisfatti del nostro voto identitario.

Ciao,
Franz


Penso che Piero abbia ragione da vendere.
Prendiamo il caso di questo articolo su www.repubblica.it
Sicilia, l'abbuffata di Scoma e le clientele degli altri big
Ironia della sorte: il recordman dei favoritismi ha la delega alla Famiglia
Posti per sorella, cugino e cognata
ecco l'assessore di Parentopoli
di ATTILIO BOLZONI e EMANUELE LAURIA

PALERMO - Figlio di un sindaco democristiano della Palermo spudorata degli anni '70, votatissimo, ammanicato, sempre candidato a tutto, come assessore alla Famiglia onestamente non poteva fare di più e di meglio. Specialmente per la sua famiglia: quella di sangue e quella politica.. Negli abissi della Regione siciliana c'è un onorevole che - quando si tratta di parenti - non resiste al fortissimo richiamo.

Questo è il piccolo vizio di Francesco Scoma, figlio di Carmelo. Nella hit parade dell'intreccio politico-familistico di Palermo lui batte tutti. Li vuole tutti accanto a sé. Vicini, piazzati e sistemati, intruppati, mischiati fra il suo ufficio di gabinetto e gli altri staff, congiunti suoi e congiunti di altri potenti, tutti insieme come una grande famiglia all'assessorato alla Famiglia. In quella trama di complicità che è la Regione siciliana, nomina dopo nomina e incarico dopo incarico, l'onorevole del Popolo della Libertà - classe 1961, eletto per la quarta volta all'Assemblea - si sta rivelando il personaggio simbolo dei favoritismi che si ordiscono nel governo guidato del catanese Raffaele Lombardo.

[..]


Domanda: quale opposizione, quale programma puo' vincere quando il livello della politica e' questo? Notate bene che nonostante tutto anche in Sicilia si vota democraticamente: anche li quello che accade nell'urna e' - piu' o meno - un segreto. E notate anche che, come denunciano GA Stella e Rizzo da anni, nonostante vi siano scandali quotidiani che sarebbero al centro dell'attenzione ovunque, il numero di persone realmente interessate a queste cose, un po' dappertutto nel Paese, e' zero. C'e' uno stato di totale accettazione di cose che altrove farebbero rizzare i capelli a tutti.

E' di oggi la notizia (anche se ci vuole qualche conferma prima di dire) che Tanzi, Cragnotti ed altri saranno salvati dal carcere (in cambio di cosa?). Con buona pace di tutti coloro che hanno perso i loro risparmi grazie alle loro colpevoli truffe.

In questa situazione, ditemi voi che senso ha discutere di programmi, di opposizione seria. I vertici dei partiti di opposizione non sono una cattedrale nel deserto: si nutrono di quello che vuole la base. In queste condizioni non ha forse ragione berlusconi? Ma chi se ne frega di Veltroni! Non lo dice lui, ma il Paese.

saluti
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Re: L'uomo che era "cambiato"

Messaggioda franz il 09/10/2008, 11:26

pagheca ha scritto:In questa situazione, ditemi voi che senso ha discutere di programmi, di opposizione seria. I vertici dei partiti di opposizione non sono una cattedrale nel deserto: si nutrono di quello che vuole la base. In queste condizioni non ha forse ragione berlusconi? Ma chi se ne frega di Veltroni! Non lo dice lui, ma il Paese.

Comprendo, ma se vogliamo inseguire la base piu' bestiale, arretrata, clientelare, familista, razzista etc. non c'è solo la Sicilia.
Mi hanno appena segnalato questa suoneria, che pare spopoli in tentino alto adige.

http://www.lastampa.it/multimedia/multi ... tipo=AUDIO

Allarme xenofobia in Trentino Alto Adige: spopola la suoneria per cellulare con la voce di un predicatore islamico interrotta da un colpo, poi la polka tirolese.


Quindi se questa è l'Italia, da Nord a Sud, niente programmi. A che servono?!?!?!
Un po' come dire che se uno ha la febbre, sputa catarro bianco, ansima e rantola... gli antibiotici non servono a nulla.

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Re: L'uomo che era "cambiato"

Messaggioda pagheca il 09/10/2008, 12:08

Caro Franz,

non sto dicendo niente programmi. Al contrario sto dicendo che in un paese ridotto in queste condizioni (e mi dispiace, ma veramente io lo vedo proprio messo male e non sono il solo, dato che quasi tutti gli osservatori indipendenti internazionali hanno la stessa sensazione di un declino che non ha ancora raggiunto il fondo) dobbiamo fare una politica seria, serissima anzi! Ma che poi non ci si puo' lamentare se si perdono le elezioni, se i sondaggi danno sinistra e centrosinistra ridotti al lumicino. Io e' questo che vorrei. In questi mesi ho visto tante persone accusare Veltroni, Prodi, i vertici politici di essere stati i responsabili di questa sconfitta. Senza rendersi conto che non esiste nulla in terra e in cielo che possa portare la sinistra o il centrosinistra al potere con il paese in queste condizioni. Di solito costoro accusano i vertici per due ragioni diverse e contrastanti: i primi sostengono che il problema sia stato non essere stati capaci di capire "le reali esigenze della gente". I secondi - al contrario - di essere andati dietro a spinte centriste, rinunciando a una vera politica da "duri e puri".

A me entrambe queste fazioni fanno un po' ridere. Non perche' non abbiano entrambi parzialmente ragione, chi piu' chi meno (a seconda di cosa si parla). Ma perche' non si rendono conto entrambi che se vogliamo parlare di cosa e' bene fare, chi siamo etc. d'accordo, ma se pensano che l'una o l'altra strada sia LA SOLUZIONE al problema di arrivare a Governare e restarci piu' di due mesi, E fare una politica di sinistra sono dei grandi illusi entrambi.

Infatti, primo, la sinistra e il centrosinistra sono CONDANNATI a stare all'opposizione finche' non ci sara' una chiara presa d'atto dello stato di crisi del paese (sociale e culturale, prima che economica) da parte di una grande massa di persone. Secondo, se anche si arrivasse al Governo per qualche miracolo, mi chiedo che cosa si possa veramente fare "di sinistra", ma anche "di centrosinistra" :) con un elettorato e un paese ridotti in queste condizioni.

Quindi, parliamo pure di programmi, siamo serissimi, rinnoviamo i vertici che sarebbe meglio perche' almeno ci sarebbe un po' di novita' (se si tratta di un reale rinnovamento che premi i migliori, i piu' audaci, i piu' preparati), ma rinunciamo ad aspettarci che un qualsiasi mescolare le carte ci possa portare al governo per un periodo lungo e non per caso.

saluti
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