“Homo democraticus” vs Caimano

Un delitto perdere questa occasione di Paolo Flores d’Arcais (il Fatto Quotidiano del 14.04.2013)
Il M5S ha offerto ieri alla politica italiana la chiave per una svolta che eviti al Paese il baratro e dia inizio alla ricostruzione. Nessuno, questa volta, potrà accusare il movimento di Grillo e Casaleggio di essere solo “distruttivo”. I dieci nomi usciti on line sono in schiacciante maggioranza adamantina nel loro essersi costantemente opposti al regime di Berlusconi che calpestava la Costituzione repubblicana e nell’essersi sottratti alle lusinghe dell’inciucio, anche quando inzuccherate di Alti Richiami al senso di responsabilità, autentica intimidatoria sequenza di Immoral Suasion per connubi contro natura tra “homo democraticus” e Caimano.
Perciò l’Italia tra una settimana può davvero voltare pagina, uscire dall’incubo del quasi ventennio di regresso e di macerie, cominciare una faticosa ma finalmente possibile rinascita. Morale, economica, culturale, sociale, istituzionale. Ambiti indissolubilmente intrecciati, cui solo un Presidente intransigente nella fedeltà all’ethos repubblicano di giustizia e libertà può fornire l’orizzonte per l’improcrastinabile “nuovo inizio”. Basterà che il PD metta da parte egoismi fratricidi, interessi di Casta, subalternità allo sbraitare berlusconiano. E che il M5S resti coerente con la splendida capacità propositiva appena dimostrata.
Ci sono nomi talmente inattaccabili sotto ogni profilo etico e politico, tra quelli “nominati” dal M5S, che un rifiuto del PD di votarli risulterebbe indecente fino all’incomprensibile: uno schiaffo ai propri elettori, oltretutto, vista la popolarità di cui godono nella base di PD e Sel uno Zagrebelsky o un Rodotà o un Caselli. Un PD che potendo portarli al Quirinale, preferisse “amorosi sensi” con Berlusconi per avere sul Colle più alto un D’Alema-Amato-Marini-ecc di garanzia per il Caimano, firmerebbe il proprio suicidio, letteralmente “a furor di popolo”.
Per il M5S coerenza significa invece non “impiccarsi” al nome che vincerà il ballottaggio: farne una bandiera per le prime tre votazioni, non un boa constrictor per le successive. L’Altra Italia di un’Altra Politica è a portata di mano, ma Berlusconi continua a far ululare folle prezzolate sulla solfa “anche noi al governo o elezioni a giugno” come fosse ancora il padrone del paese, sicuro di un potere di intimidazione che le reiterate aperture di Bersani per un “nome condiviso” alimentano. Ma il Presidente deve garantire i cittadini uniti dai valori della Costituzione, non i suoi affossatori a rota di impunità. PD e M5S facciano la volontà dei propri elettori: un Presidente contro l’inciucio.
Il M5S ha offerto ieri alla politica italiana la chiave per una svolta che eviti al Paese il baratro e dia inizio alla ricostruzione. Nessuno, questa volta, potrà accusare il movimento di Grillo e Casaleggio di essere solo “distruttivo”. I dieci nomi usciti on line sono in schiacciante maggioranza adamantina nel loro essersi costantemente opposti al regime di Berlusconi che calpestava la Costituzione repubblicana e nell’essersi sottratti alle lusinghe dell’inciucio, anche quando inzuccherate di Alti Richiami al senso di responsabilità, autentica intimidatoria sequenza di Immoral Suasion per connubi contro natura tra “homo democraticus” e Caimano.
Perciò l’Italia tra una settimana può davvero voltare pagina, uscire dall’incubo del quasi ventennio di regresso e di macerie, cominciare una faticosa ma finalmente possibile rinascita. Morale, economica, culturale, sociale, istituzionale. Ambiti indissolubilmente intrecciati, cui solo un Presidente intransigente nella fedeltà all’ethos repubblicano di giustizia e libertà può fornire l’orizzonte per l’improcrastinabile “nuovo inizio”. Basterà che il PD metta da parte egoismi fratricidi, interessi di Casta, subalternità allo sbraitare berlusconiano. E che il M5S resti coerente con la splendida capacità propositiva appena dimostrata.
Ci sono nomi talmente inattaccabili sotto ogni profilo etico e politico, tra quelli “nominati” dal M5S, che un rifiuto del PD di votarli risulterebbe indecente fino all’incomprensibile: uno schiaffo ai propri elettori, oltretutto, vista la popolarità di cui godono nella base di PD e Sel uno Zagrebelsky o un Rodotà o un Caselli. Un PD che potendo portarli al Quirinale, preferisse “amorosi sensi” con Berlusconi per avere sul Colle più alto un D’Alema-Amato-Marini-ecc di garanzia per il Caimano, firmerebbe il proprio suicidio, letteralmente “a furor di popolo”.
Per il M5S coerenza significa invece non “impiccarsi” al nome che vincerà il ballottaggio: farne una bandiera per le prime tre votazioni, non un boa constrictor per le successive. L’Altra Italia di un’Altra Politica è a portata di mano, ma Berlusconi continua a far ululare folle prezzolate sulla solfa “anche noi al governo o elezioni a giugno” come fosse ancora il padrone del paese, sicuro di un potere di intimidazione che le reiterate aperture di Bersani per un “nome condiviso” alimentano. Ma il Presidente deve garantire i cittadini uniti dai valori della Costituzione, non i suoi affossatori a rota di impunità. PD e M5S facciano la volontà dei propri elettori: un Presidente contro l’inciucio.