Pd - M5s, disgelo parte da Parma?
Civati: "Nessuno vuole Berlusconi"
Domani confronto tra il deputato Pd e il capogruppo 5 Stelle Bosi. "Un'occasione importante, la prima in cui c'è, su nostra richiesta, la disponibilità a confrontarsi non solo tra dirigenti politici, ma anche tra elettori". "Solo Pd e M5s possono cambiare il Paese"
di STEFANO AURIGHI
Pd - M5s, disgelo parte da Parma? Civati: "Nessuno vuole Berlusconi"
Se tra Pd e MoVimento 5 Stelle ci sono residui margini di dialogo, si potrà capire domenica 14 aprile a Parma, dove è in programma "Incontri ravvicinati della Terza Repubblica", un incontro promosso da "Prossima Italia", il movimento guidato dal deputato del Pd Pippo Civati, nel corso del quale lo stesso Civati si confronterà pubblicamente con Marco Bosi, capogruppo M5S al Comune di Parma, città apripista nel 2012 dello tsumani a 5 stelle. Moderatore il capogruppo Pd in Consiglio comunale a Parma Nicola Dall'Olio.
Sull'incontro sono puntati i riflettori della politica nazionale, dato che Civati - "pontiere" naturale da tempo con il mondo dei grillini - nei giorni scorsi ha rotto gli indugi proponendo il cosiddetto "intergruppo" parlamentare Pd-M5S, nel tentativo di aprire una linea di confronto operativo con i parlamentari pentastellati.
Lei arriva a Parma, nella tana del lupo, a discutere con il lupo.
Si, però non è la storia di Cappuccetto rosso, non è una leggenda. Qui parliamo di attualità. Credo che sia necessario confrontarci liberamente, in un modo che sia il più pubblico possibile con chi ha portato le proprie ragioni in Parlamento. L'obiettivo è capire se sia possibile collaborare, anche solo per pochi mesi, su un progetto chiaro per questo Paese. Perché, al netto
della questione dell'elezione del Presidente della Repubblica, è di questo che si tratta.
Il titolo dell'incontro di Parma è evocativo: Incontri ravvicinati della terza repubblica. Insomma, se si parla di dialogo tra M5S e Pd siamo alla fantascienza, proprio come nel film di Spielberg...
Beh, però il film alla fine , dice altre cose, no? Apre all'idea di dialogo tra due mondi che trovano finalmente una chiave per comunicare. Certo, che ci sia uno sfondo fantascientifico è vero, però penso che spesso siano gli editorialisti a fermarsi a questo aspetto. Noi, volutamente, vogliamo alleggerire il clima, smitizzare la contrapposizione. Ci prendiamo un po' in giro, insomma, per abbassare i toni. I contenuti, però, sono di assoluta sostanza. Credo che questo criterio aiuti tutti a rasserenare un contesto sin troppo "elettrico".
E' un semplice incontro alla periferia dell'impero o è l'inizio di un percorso "strutturato " di dialogo Pd-M5S che lei vorrebbe trasferire poi a livello nazionale?
Per quanto mi riguarda è un'occasione importante, la prima in cui c'è - su nostra richiesta - la disponibilità a confrontarsi non solo tra dirigenti politici, ma anche tra elettori. Spero che vengano elettori di tutti e due gli schieramenti a discutere. Sono convinto che nessuno dei due schieramenti abbia in mente un progetto di Paese che abbia a che fare con il berlusconismo o con lo stesso Berlusconi. E, in vista dell'elezione del Presidente della Repubblica, credo proprio che nessuno dei due schieramenti pensi a una figura che abbia come caratteristica principale quella di essere gradita a Berlusconi. Da questo punto si può certamente partire per ragionare di prospettive comuni.
Dopo quasi un anno di amministrazione a 5 Stelle, i principali obiettivi annunciati in campagna elettorale da Pizzarotti non sono stati raggiunti, ma i dati indicano ancora un alto gradimento verso il sindaco. Questo la dice lunga sulla capacità del M5S di raccogliere consenso a prescindere dai risultati
Per dirla con una battuta, è chiaro che oltre alle 5 stelle c'è anche una luna, la luna di miele che accompagna il MoVimento. E' inevitabile, è normale che sia così. Però il 25 febbraio scorso le cose sono andate in un certo modo. O si finge di non vederlo e si punta a liquidare il MoVimento 5 Stelle come espressione temporanea di un malessere, oppure si cerca di capire i motivi di quel voto, individuarne le aspettative, le richieste. E dare le risposte. Bisogna fare di questa indignazione un'energia per cambiare il vento, che soffi in direzione della possibilità di fare un governo insieme, anche solo temporaneo, con obiettivi condivisi.
A Parma, anche da parte M5S (anche se mai a microfoni aperti), viene giudicato responsabile l'atteggiamento del Pd rispetto all'Amministrazione della città in questo ultimo anno. Insomma, se c'era da dare una mano al MoVimento per il bene della città, il Pd non si è tirato indietro.
Lo stesso spirito dovrebbe accompagnare le vicende politiche nazionali. Non vuol dire che il Pd annette il MoVimento o che il MoVimento annette il Pd o altre alchimie del genere. Voglio solo dire che ci sono tre formazioni politiche in Parlamento che hanno un terzo dei voti ciascuna. Due tra queste tre, Pd e M5S, possono mettersi d'accordo e cambiare le cose, mettere le basi per il cambiamento del Paese. Richiesta di cambiamento che, non lo dobbiamo mai dimenticare, è stata la pretesa più evidente uscita dalle urne. Solo Pd e MoVimento 5 Stelle possono farlo, è la cosa più giusta da fare, senza confondere i ruoli, senza che per questo vengano meno le reciproche perplessità. Ma se di compromesso storico di deve parlare, che compromesso storico sia, altrimenti - con soluzioni diverse da questa - rischiamo di infilare il tunnel di un compromesso al ribasso, il tipico compromesso di potere.
Perché a Roma il dialogo Pd-M5S fino ad ora non ha funzionato?
Perché c'è diffidenza da parte del MoVimento 5 Stelle. La questione della fiducia vale con la effe maiuscola per il voto al governo, ma anche ma anche per l'approccio generale del MoVimento verso il Pd e, in alcuni casi, anche del Pd verso il MoVimento.
Viste le premesse, perché un "intergruppo" parlamentare Pd-M5S per lavorare sui temi comuni, che lei ha lanciato nei giorni scorsi, dovrebbe funzionare?
Al di là della formula, sono convinto che se moltiplicassimo le occasioni di confronto nel momento in cui il Parlamento non lo fa, ciò permetterebbe le prove di dialogo, che altrimenti sono materialmente impossibili. E poi perché ci sono mille motivi per pensare che per fare le cose che il M5S vuole fare, ci voglia assolutamente la nostra collaborazione. E ci vuole anche la capacità di arrivare a soluzioni condivise. Il Pd può chiudere gli occhi di fronte a queste spinte, ma secondo me farebbe meglio a interpretarle. Lo ripeto, bisogna puntare al cambiamento, ma se nessuno lo fa, la ricaduta negativa è per tutti, non per pochi.
Però ci permettiamo di insistere. L'intergruppo non è la riproposizione dello schema dei famosi 8 punti di Bersani, che i grillini non hanno neanche preso in considerazione? Per quale motivo questa volta dovrebbe raggiungere l'obiettivo?
Perché sta esattamente a metà tra i due atteggiamenti delle proposta degli otto punti di Bersani: non è una richiesta di fiducia al "nostro" governo, ma non è neanche l'accettazione supina delle imposizioni delle soluzioni indicate dal MoVimento 5 Stelle. Qui ci si mette in gioco, questa è la differenza. L'intergruppo non prefigura un governo o un altro, ma punta a dare ai due schieramenti un luogo in cui confrontarsi. In questo momento, per quanto possa sembrare impossibile, i due gruppi non si conoscono nemmeno. L'universo grillino è descritto in modo caricaturale, ma nessuno di noi li ha mai visti all'opera. E questo è valido in maniera speculare, i parlamentari del MoVimento 5 Stelle non ci hanno mai visti al lavoro. Si può quindi occupare il tempo in modo migliore rispetto a quanto si sta facendo ora, no?
Siamo alla vigilia dell'elezione del Presidente della Repubblica. Oggi lei invita il M5S a "indicare una figura che metta in discussione il Pd". Bersani non la prenderà bene.
Ribalterei la questione: se qualcuno nel Pd pensa di trovare una soluzione che sia innanzitutto gradita a Berlusconi non si va lontani. Bisogna trovarne una che corrisponda alle aspettative della Terza repubblica, perciò è bene individuare un nome che possa parlare anche ad altri. Invito però gli attivisti del M5S a una riflessione: se votano un loro candidato, che però non apre agli gruppi, quel candidato non diventerà mai Presidente. Consiglio perciò ai grillini di lavorare per capire se possa emergere un nome condiviso. Insomma, qui è ora di mettersi in gioco, bisogna superare la barriera della sfiducia a oltranza: l'Aventino è il colle sbagliato.
Teme anche lei, come Franceschini, che il Pd vada verso una scissione?
Io in questo momento penso sia sbagliato soffermarsi su un dibattito ombelicale, tutto riferito a questioni interne. Si rischia solo che gli elettori non ci capiscano. Più che una scissione, il nostro è un logoramento.
Da mesi lei si è candidato alla segreteria nazionale del Pd. Esiste, nel suo progetto, una parte "grillina" del Pd che lei ha in mente per il futuro?
Nessuna parte grillina, solo alcuni consigli al Pd, iniziando ad esempio ad essere più rispettosi di quello che fanno gli altri, dei movimenti trasversali alle società, comprenderne le ragioni. Grillo, certamente in maniera un po' manesca nei toni, ha raccolto il tema di fondo, che è quello del grande disagio sociale di questo Paese. E' paradossale, per quanto perfettamente registrato, che gran parte del voto al M5S e poco di quello al PD provenga degli strati della popolazione più in difficoltà dal punto di vista economico e sociale. E' addirittura incredibile per una forza della sinistra. Non si può dire che i votanti del MoVimento sono tutti populisti, è lampante, il problema è più alla radice, ed è legato alla capacità di rappresentanza di questo disagio.
Si va di nuovo a votare a luglio?
Io lo temo. Se non ci saranno rotture dello schema come quelle che io tento di proporre, il rischio sulla carta è molto alto. Se però qualcuno vuole increspare un po' questa carta, forse si può cambiare prospettiva.
(13 aprile 2013)
http://parma.repubblica.it/cronaca/2013 ... -56532253/