Renzi: «Stiamo perdendo tempo»

Il sindaco parla della situazione politico istituzionale: «La politica non sa correre, produce soluzione che non sa concretizzare»
FIRENZE - «Stiamo vivendo una situazione politico istituzionale in cui stiamo perdendo tempo». Non usa giri di parole il sindaco Matteo Renzi. Traccia il momento che sta vivendo l'Italia, durante il suo intervento alle celebrazioni per i 120 anni della Camera del Lavoro di Firenze. Uno stallo «mentre il mondo ci chiede di correre a velocità doppia».
LA POLITICA CHE NON CONCRETIZZA - Renzi ha quindi fatto l'esempio delle amministrazioni locali: «Noi sindaci sappiamo bene quanto stiamo soffrendo per il patto di stupidità-stabilità», ha aggiunto. «La politica che non sa correre produce soluzioni che non riesce a concretizzare». Per il primo cittadino di Firenze questo è un problema anche per le imprese perchè «il tempo è scaduto, tante imprese sono sull'orlo della fine». Secondo Renzi serve «credibilità politica e risposte sui temi del lavoro o rischiamo di perdere la strada per tornare a casa: ormai bisogna prendere atto che la clessidra e agli sgoccioli». Parlando poi dei temi del lavoro e delle difficoltà delle imprese il sindaco ha sottolineato di non sapere «quale sia la soluzione per il futuro, ma serve credibilità politico-istituzionale o rischiamo di perdere la strada per tornare a casa».
CAMUSSO: «PERSO TEMPO NEGANDO LA CRISI» - «Non c'è dubbio che si sia perso tempo, il tema è quello di rimettere al centro il lavoro», dice il segretario della Cgil, Susanna Camusso, «Il tempo che è stato perso - ha affermato Camusso - è stato il tempo in cui si è pensato che si potesse negare l'esistenza della crisi, che si potesse dire che l'austerità bastava a rimettere a posto il Paese. Quello in cui si è persa la centralità del lavoro come molla fondamentale dello sviluppo e del benessere».
LA PROPOSTA DEI SENATORI RENZIANI - E intanto dopo l'operazione trasparenza, avviata con la pubblicazione online dei finanziatori della Fondazione Big Bang, e mentre a Roma prosegue la paralisi istituzionale, i parlamentari renziani continuano a battere contro il finanziamento pubblico ai partiti, tema principe del successo grillino. «Il rimborso elettorale ai partiti va interamente abrogato perché rappresenta una forma impropria di finanziamento pubblico alla politica. Il meccanismo disciplinato dalla legge attualmente in vigore, non fa infatti alcun riferimento alle spese sostenute dai partiti nelle competizioni elettorali ma eroga un finanziamento sulla base dei voti ricevuti», dicono dieci senatori del Pd - vicini a Matteo Renzi - Andrea Marcucci, Rosa Maria De Giorgi, Stefano Collina, Nadia Ginetti, Roberto Cociancich, Laura Cantini, Mauro Del Barba, Isabella De Monte, Stefano Lepri e Mario Morgoni, che oggi hanno depositato una proposta di legge per abrogare il rimborso elettorale ai partiti.
IL FINANZIAMENTO AI PARTITI - Per i senatori «renziani» «bisogna ripartire dal referendum del 1993 che fu clamorosamente aggirato e abolire una legge giustamente invisa all'opinione pubblica, per poi studiare meccanismi alternativi che prevedano il contributo diretto dei cittadini, anche attraverso il credito di imposta. Il modello al quale ci ispiriamo - proseguono i parlamentari - stimola una larga partecipazione degli elettori, con l'obiettivo di incentivare micro versamenti volontari. In 40 anni di finanziamento dello Stato alla politica - aggiungono i senatori - e' venuto infatti meno l'obiettivo nobile che lo ispirava, ovvero la capacita' di eliminare corruzione e malversazione, cosi' purtroppo non è stato. Ci auguriamo che il nostro disegno di legge - concludono i senatori - trovi un ampio consenso trasversale in Parlamento e possa diventare segno tangibile di una politica che si rimette in discussione e si ispira a criteri di trasparenza e di sobrietà».
Redazione online 03 aprile 2013 www.corriere.it
FIRENZE - «Stiamo vivendo una situazione politico istituzionale in cui stiamo perdendo tempo». Non usa giri di parole il sindaco Matteo Renzi. Traccia il momento che sta vivendo l'Italia, durante il suo intervento alle celebrazioni per i 120 anni della Camera del Lavoro di Firenze. Uno stallo «mentre il mondo ci chiede di correre a velocità doppia».
LA POLITICA CHE NON CONCRETIZZA - Renzi ha quindi fatto l'esempio delle amministrazioni locali: «Noi sindaci sappiamo bene quanto stiamo soffrendo per il patto di stupidità-stabilità», ha aggiunto. «La politica che non sa correre produce soluzioni che non riesce a concretizzare». Per il primo cittadino di Firenze questo è un problema anche per le imprese perchè «il tempo è scaduto, tante imprese sono sull'orlo della fine». Secondo Renzi serve «credibilità politica e risposte sui temi del lavoro o rischiamo di perdere la strada per tornare a casa: ormai bisogna prendere atto che la clessidra e agli sgoccioli». Parlando poi dei temi del lavoro e delle difficoltà delle imprese il sindaco ha sottolineato di non sapere «quale sia la soluzione per il futuro, ma serve credibilità politico-istituzionale o rischiamo di perdere la strada per tornare a casa».
CAMUSSO: «PERSO TEMPO NEGANDO LA CRISI» - «Non c'è dubbio che si sia perso tempo, il tema è quello di rimettere al centro il lavoro», dice il segretario della Cgil, Susanna Camusso, «Il tempo che è stato perso - ha affermato Camusso - è stato il tempo in cui si è pensato che si potesse negare l'esistenza della crisi, che si potesse dire che l'austerità bastava a rimettere a posto il Paese. Quello in cui si è persa la centralità del lavoro come molla fondamentale dello sviluppo e del benessere».
LA PROPOSTA DEI SENATORI RENZIANI - E intanto dopo l'operazione trasparenza, avviata con la pubblicazione online dei finanziatori della Fondazione Big Bang, e mentre a Roma prosegue la paralisi istituzionale, i parlamentari renziani continuano a battere contro il finanziamento pubblico ai partiti, tema principe del successo grillino. «Il rimborso elettorale ai partiti va interamente abrogato perché rappresenta una forma impropria di finanziamento pubblico alla politica. Il meccanismo disciplinato dalla legge attualmente in vigore, non fa infatti alcun riferimento alle spese sostenute dai partiti nelle competizioni elettorali ma eroga un finanziamento sulla base dei voti ricevuti», dicono dieci senatori del Pd - vicini a Matteo Renzi - Andrea Marcucci, Rosa Maria De Giorgi, Stefano Collina, Nadia Ginetti, Roberto Cociancich, Laura Cantini, Mauro Del Barba, Isabella De Monte, Stefano Lepri e Mario Morgoni, che oggi hanno depositato una proposta di legge per abrogare il rimborso elettorale ai partiti.
IL FINANZIAMENTO AI PARTITI - Per i senatori «renziani» «bisogna ripartire dal referendum del 1993 che fu clamorosamente aggirato e abolire una legge giustamente invisa all'opinione pubblica, per poi studiare meccanismi alternativi che prevedano il contributo diretto dei cittadini, anche attraverso il credito di imposta. Il modello al quale ci ispiriamo - proseguono i parlamentari - stimola una larga partecipazione degli elettori, con l'obiettivo di incentivare micro versamenti volontari. In 40 anni di finanziamento dello Stato alla politica - aggiungono i senatori - e' venuto infatti meno l'obiettivo nobile che lo ispirava, ovvero la capacita' di eliminare corruzione e malversazione, cosi' purtroppo non è stato. Ci auguriamo che il nostro disegno di legge - concludono i senatori - trovi un ampio consenso trasversale in Parlamento e possa diventare segno tangibile di una politica che si rimette in discussione e si ispira a criteri di trasparenza e di sobrietà».
Redazione online 03 aprile 2013 www.corriere.it