Proposta per ridurre di 12 miliardi il costo della Sanità

http://www.rischiocalcolato.it/2011/10/ ... ate-2.html
Proposta Operativa
1 – RIDUZIONE SELETTIVA DEL COSTO DEL LAVORO
Questa va attuata non linearmente, ma selettivamente, intervenendo in particolare sul personale medico, su quello amministrativo e su quello generico, mentre il settore infermieristico verrebbe interessato assai meno. Territorialmente l’azione va condotta in larga parte del territorio italiano, ma in particolare nelle regioni piccole del Nord, e nel grosso delle regioni del Centro e del Sud. Gli strumenti sono vari: dal blocco del turn over, al licenziamento (da applicare sui dirigenti e medici poco efficienti), al trasferimento intraregionale ed interregionale, all’applicazione per le regioni con minor costo della vita di misure di contenimento delle carriere e del costo unitario del lavoro. La sola estensione del modello Lombardo al resto d’Italia comporterebbe da un primo conto un risparmio di oltre 9 miliardi; considerando però, la maggiore incidenza della sanità privata nella Lombardia e l’invecchiamento progressivo cui sarà sottoposta l’Italia da un lato, e che dall’altro lato la regione subalpina non e’ comunque esente da inefficienze, si ritiene ragionevole pensare ad una riduzione di 6 miliardi (cifra peraltro già inclusa nell’ammontare sul post della personale della PA, che pertanto non considereremo).
2 – MISURE DI CONTENIMENTO DELLA SPESA FARMACEUTICA
Il solo adeguamento alle regioni benchmark (Toscana, Trentino e Alto Adige) comporterebbe un risparmio di 3 miliardi. Gli strumenti che le regioni non Benchmark devono adottare, devono necessariamente ridurre le ricette: formazione dei medici, limite numerico dei farmaci prescrivibili per ricetta, dissuasione per i farmaci non essenziali tramite introduzione di ticket, dissuasione per i medici di base alla proliferazione di prescrizioni di ricette, etc. Le misure di cui sopra sono assolutamente doverose, e sono proprio le regioni che offrono un migliore servizio sanitario ad essere simultaneamente le stesse con minore spesa farmaceutica a carico del SSN erogato. Le restanti regioni devono allinearsi adottandone gli stessi criteri.
3 – NUOVO MODELLO SU ACQUISTI DI BENI E SERVIZI
Va attuato un modello virtuoso, con introduzione massiccia di acquisti elettronici, con accordi quadro con fornitori, massimizzando la centralizzazione degli acquisti (su base regionale e non di ospedale, ed incrociando le banche dati tra le diverse regioni), adottando un modello preventivo e non d’urgenza negli acquisti che consente ampie razionalizzazioni, economie di scala, benefici organizzativi e qualitativi, etc. Chiaramente la celere adozione di tali misure, dovrebbe consentire anche processi di maggior trasparenza, con fortissima riduzione tanto dei centri di spesa che dei fornitori (che diventerebbero meno, maggiormente organizzati e fidelizzati). Gli acquisti effettuati a livello di ospedale dovrebbero ridursi drasticamente, consentendo solo acquisti di modesta entità ed in condizioni d’urgenza, con penalizzazioni economiche sugli stipendi dei manager ospedalieri se la quota di acquisti non delegati alle strutture d’acquisto centralizzate superano determinate percentuali. Chiaramente tale modello consentirebbe anche un rilevante calo di fatti illeciti e di assegnazioni ad amici e amici degli amici. I risparmi ottenibili sono valutabili prudenzialmente a regime in 6 miliardi.
4 – ORGANIZZAZIONE: FINE DEL MODELLO CLINICO-ASSISTENZIALE
In Italia vi sono 2 modelli adottati:
1.MODELLO D’ECCELLENZA E PREVENZIONE (adottato perlomeno in parte dalle grandi regioni del Centro-Nord, pur con alcune eccezioni): scoraggia e minimizza il setting ospedaliero, pianifica le attività e gli interventi razionalmente, fa molta prevenzione, e’ generalmente efficiente e fornisce prestazioni di buona qualità e talvolta di eccellenza, vede meno strutture ospedaliere sul territorio (chiusura piccoli ospedali) con massa critica ed ottimizzazione delle risorse, investe il necessario nella formazione del personale, nelle strutture medesime e nelle apparecchiature, delega ai sistemi privati specialistici le attività che questi possono fare meglio ed a minor costo.
2.MODELLO CLINICO ASSISTENZIALE (adottato da quasi tutte le regioni del Centro-Sud, pur con alcune eccezioni): privilegia il setting ospedaliero anche per attività a bassa complessità e rischio, fa poca prevenzione, e’ spesso inefficiente e fornisce prestazioni spesso di qualità scadente, privilegia talvolta la logica della sopravvivenza dell’ospedale alla salute del cittadino (leggi caso parti cesarei), ha strutture ospedaliere diffuse e spesso senza massa critica, non fa concorrenza al settore privato, e’ autoreferenziale. In pratica tale modello spende tanto in cose che potrebbero essere meglio disciplinate (degenza ospedaliera, personale, burocrazia, etc) e poco in spese necessarie (apparecchiature, formazione, prevenzione, etc), ed in tali realtà c’e’ un’emigrazione ospedaliera straordinaria ed un livello bassissimo di soddisfazione degli utenti, oltre a dati pessimi sulla qualità dei servizi offerti.
Appare evidente che in tutta Italia va adottato il modello d’eccellenza e va chiuso il capitolo del modello clinico-assistenziale. Le regioni e gli Ospedali devono essere obbligati a tale passaggio. Gli strumenti da adottare per questo passaggio, sono:
•Adozione non solo del sistema dei Costi Standard (che parifica budget e costi), ma anche un sistema che tenga in conto della Qualità erogata (attraverso indicatori pre-selezionati, di cui prima abbiamo visto un assaggio). In sintesi le Regioni che non si adeguano a tale modello vedranno tagliati i fondi trasferiti dalla Stato centrale, non solo per gli sbudgettamenti, ma pure sulla qualità non erogata. In sintesi, per tornare all’esempio dei “parti cesarei”, l’abuso degli stessi non sarà più elemento premiante (si ricevono più finanziamenti), ma diventerà elemento penalizzante (si ricevono meno finanziamenti, tanto più si e’ lontani dalle regioni Benchmark). Analogo sistema verrà imposto dalle regioni agli Ospedali. Analogamente la retribuzione dei Manager e dei Medici di livello verrà ancorata ai miglioramenti di efficienza e di qualità. L’adozione del Federalismo, accentuando la responsabilità locale, aiuterebbe questi passaggi.
•L’adozione di tale modello potrebbe consentire risparmi enormi, valutabili in alcuni miliardi. Al tempo stesso però, le realtà più spendaccione, sono anche quelle che generalmente non offrono servizi di prestazione adeguati e che non investono adeguatamente in apparecchiature e formazione, per cui e’ lecito attendersi anche alcune spese maggiorate. In considerazione anche delle future maggiori necessità legate all’incremento della vita media della popolazione, e’ lecito prudenzialmente attendersi risparmi dell’ordine di 3 miliardi.
Conclusioni
In conclusione, a regime e’ legittimo puntare su risparmi complessivi di 18 miliardi per il settore sanita’, con incremento della qualita’ media erogata.
Considerando che i risparmi di spesa pubblica del personale erano già stati conteggiati nel post generale sul personale della PA, si aggiungono 12 miliardi di riduzione dei costi per lo Stato, relativi al settore sanità, escludendo da tale contabilità i costi del personale.
Proposta Operativa
1 – RIDUZIONE SELETTIVA DEL COSTO DEL LAVORO
Questa va attuata non linearmente, ma selettivamente, intervenendo in particolare sul personale medico, su quello amministrativo e su quello generico, mentre il settore infermieristico verrebbe interessato assai meno. Territorialmente l’azione va condotta in larga parte del territorio italiano, ma in particolare nelle regioni piccole del Nord, e nel grosso delle regioni del Centro e del Sud. Gli strumenti sono vari: dal blocco del turn over, al licenziamento (da applicare sui dirigenti e medici poco efficienti), al trasferimento intraregionale ed interregionale, all’applicazione per le regioni con minor costo della vita di misure di contenimento delle carriere e del costo unitario del lavoro. La sola estensione del modello Lombardo al resto d’Italia comporterebbe da un primo conto un risparmio di oltre 9 miliardi; considerando però, la maggiore incidenza della sanità privata nella Lombardia e l’invecchiamento progressivo cui sarà sottoposta l’Italia da un lato, e che dall’altro lato la regione subalpina non e’ comunque esente da inefficienze, si ritiene ragionevole pensare ad una riduzione di 6 miliardi (cifra peraltro già inclusa nell’ammontare sul post della personale della PA, che pertanto non considereremo).
2 – MISURE DI CONTENIMENTO DELLA SPESA FARMACEUTICA
Il solo adeguamento alle regioni benchmark (Toscana, Trentino e Alto Adige) comporterebbe un risparmio di 3 miliardi. Gli strumenti che le regioni non Benchmark devono adottare, devono necessariamente ridurre le ricette: formazione dei medici, limite numerico dei farmaci prescrivibili per ricetta, dissuasione per i farmaci non essenziali tramite introduzione di ticket, dissuasione per i medici di base alla proliferazione di prescrizioni di ricette, etc. Le misure di cui sopra sono assolutamente doverose, e sono proprio le regioni che offrono un migliore servizio sanitario ad essere simultaneamente le stesse con minore spesa farmaceutica a carico del SSN erogato. Le restanti regioni devono allinearsi adottandone gli stessi criteri.
3 – NUOVO MODELLO SU ACQUISTI DI BENI E SERVIZI
Va attuato un modello virtuoso, con introduzione massiccia di acquisti elettronici, con accordi quadro con fornitori, massimizzando la centralizzazione degli acquisti (su base regionale e non di ospedale, ed incrociando le banche dati tra le diverse regioni), adottando un modello preventivo e non d’urgenza negli acquisti che consente ampie razionalizzazioni, economie di scala, benefici organizzativi e qualitativi, etc. Chiaramente la celere adozione di tali misure, dovrebbe consentire anche processi di maggior trasparenza, con fortissima riduzione tanto dei centri di spesa che dei fornitori (che diventerebbero meno, maggiormente organizzati e fidelizzati). Gli acquisti effettuati a livello di ospedale dovrebbero ridursi drasticamente, consentendo solo acquisti di modesta entità ed in condizioni d’urgenza, con penalizzazioni economiche sugli stipendi dei manager ospedalieri se la quota di acquisti non delegati alle strutture d’acquisto centralizzate superano determinate percentuali. Chiaramente tale modello consentirebbe anche un rilevante calo di fatti illeciti e di assegnazioni ad amici e amici degli amici. I risparmi ottenibili sono valutabili prudenzialmente a regime in 6 miliardi.
4 – ORGANIZZAZIONE: FINE DEL MODELLO CLINICO-ASSISTENZIALE
In Italia vi sono 2 modelli adottati:
1.MODELLO D’ECCELLENZA E PREVENZIONE (adottato perlomeno in parte dalle grandi regioni del Centro-Nord, pur con alcune eccezioni): scoraggia e minimizza il setting ospedaliero, pianifica le attività e gli interventi razionalmente, fa molta prevenzione, e’ generalmente efficiente e fornisce prestazioni di buona qualità e talvolta di eccellenza, vede meno strutture ospedaliere sul territorio (chiusura piccoli ospedali) con massa critica ed ottimizzazione delle risorse, investe il necessario nella formazione del personale, nelle strutture medesime e nelle apparecchiature, delega ai sistemi privati specialistici le attività che questi possono fare meglio ed a minor costo.
2.MODELLO CLINICO ASSISTENZIALE (adottato da quasi tutte le regioni del Centro-Sud, pur con alcune eccezioni): privilegia il setting ospedaliero anche per attività a bassa complessità e rischio, fa poca prevenzione, e’ spesso inefficiente e fornisce prestazioni spesso di qualità scadente, privilegia talvolta la logica della sopravvivenza dell’ospedale alla salute del cittadino (leggi caso parti cesarei), ha strutture ospedaliere diffuse e spesso senza massa critica, non fa concorrenza al settore privato, e’ autoreferenziale. In pratica tale modello spende tanto in cose che potrebbero essere meglio disciplinate (degenza ospedaliera, personale, burocrazia, etc) e poco in spese necessarie (apparecchiature, formazione, prevenzione, etc), ed in tali realtà c’e’ un’emigrazione ospedaliera straordinaria ed un livello bassissimo di soddisfazione degli utenti, oltre a dati pessimi sulla qualità dei servizi offerti.
Appare evidente che in tutta Italia va adottato il modello d’eccellenza e va chiuso il capitolo del modello clinico-assistenziale. Le regioni e gli Ospedali devono essere obbligati a tale passaggio. Gli strumenti da adottare per questo passaggio, sono:
•Adozione non solo del sistema dei Costi Standard (che parifica budget e costi), ma anche un sistema che tenga in conto della Qualità erogata (attraverso indicatori pre-selezionati, di cui prima abbiamo visto un assaggio). In sintesi le Regioni che non si adeguano a tale modello vedranno tagliati i fondi trasferiti dalla Stato centrale, non solo per gli sbudgettamenti, ma pure sulla qualità non erogata. In sintesi, per tornare all’esempio dei “parti cesarei”, l’abuso degli stessi non sarà più elemento premiante (si ricevono più finanziamenti), ma diventerà elemento penalizzante (si ricevono meno finanziamenti, tanto più si e’ lontani dalle regioni Benchmark). Analogo sistema verrà imposto dalle regioni agli Ospedali. Analogamente la retribuzione dei Manager e dei Medici di livello verrà ancorata ai miglioramenti di efficienza e di qualità. L’adozione del Federalismo, accentuando la responsabilità locale, aiuterebbe questi passaggi.
•L’adozione di tale modello potrebbe consentire risparmi enormi, valutabili in alcuni miliardi. Al tempo stesso però, le realtà più spendaccione, sono anche quelle che generalmente non offrono servizi di prestazione adeguati e che non investono adeguatamente in apparecchiature e formazione, per cui e’ lecito attendersi anche alcune spese maggiorate. In considerazione anche delle future maggiori necessità legate all’incremento della vita media della popolazione, e’ lecito prudenzialmente attendersi risparmi dell’ordine di 3 miliardi.
Conclusioni
In conclusione, a regime e’ legittimo puntare su risparmi complessivi di 18 miliardi per il settore sanita’, con incremento della qualita’ media erogata.
Considerando che i risparmi di spesa pubblica del personale erano già stati conteggiati nel post generale sul personale della PA, si aggiungono 12 miliardi di riduzione dei costi per lo Stato, relativi al settore sanità, escludendo da tale contabilità i costi del personale.