gabriele ha scritto:Prendo questa affermazione di pagheca per spiegarmi.
Quanto affermi, ma anche ciò che affermano altri in questo 3d, sarebbe vero se il Ministro dell'Economia non avesse detto in TV che si taglia sul personale scolastico perché siamo difronte a "tempi duri" e occorre risparmiare, e poi, il Presidente del Consiglio, quasi non c'entrasse nulla con il Ministro Tremonti, esce fuori con queste sparate sulle grandi opere...
A questo punto mi chiedo chi deve sacrificarsi per il risparmio...
Gabrive
Quasi ovunque le grandi opere oggi si finanziano da sole o quasi. Lo Stato puo' emettere finanziamenti, favorire, coordinare, coprire specie accessorie, indirizzare. Ma alla fine il tunnel sotto la manica e' un prestito che viene ripagato (almeno teoricamente, le cose sono andate diversamente da come sperato nella pratica) con i soldi dei biglietti a chi ci ha investito dei soldi. Diversa la questone della scuola. Qui l'investimento e' ancora piu' importante, ma il ritorno non e' diretto (quasi mai almeno) ma avviene attraverso una riqualificazione del paese. Eccezioni sono il caso dei prestiti d'onore e pochi altri.
Prova a pensare - non e' detto sia cosi' ma e' ragionevole - che il Ponte sullo stretto di messina sia un'opera che potrebbe, se collegato a infrastrutture adeguate, favorire lo sviluppo del meridione. Quanto inciderebbe sul PIL, sulle tasse, l'1%? lo 0.5%? E quanto sarebbe il ritorno economico?
Ovviamente,
boutade di certi personaggi a parte, il governo che abbiamo e' di destra, e fa una politica di destra. Ritiene che per lo sviluppo del paese si debbano fare investimenti laddove c'e' un ritorno economico attraverso il quale ci sara' un generale avanzamento del paese, di cui godranno tutti. Si puo' non essere d'accordo (e nessuno fra noi lo e' probabilmente), ma fino a qui non si tratta di una
berlusconata ma di quello che fanno i politici di destra di tutto il mondo, e anche alcuni di sinistra. Lui dice: invece di dare soldi alle scuole, o alla sanita', li metto in infrastrutture, per favorire lo sviluppo del paese (di solito se si cola cemento e' vero che l'economia ci guadagna anche se aumentano le sperequazioni). Questo sviluppo elevera' le condizioni della gente (che si potra' permettere le scuole private, le assicurazioni mediche etc).
Noi dovremmo controbattere l'argomento dicendo che sul ponte e sulle grandi opere si puo' discutere tecnicamente (cioe' non rifiutarle in blocco), ma che sulla scuola questa politica e' ingiusta e inoltre fallimentare sul lungo termine. Mantenendo i discorsi separati saremmo i primi a guadagnarci.
Dalla Grande Depressione si e' usciti con il New Deal, che non e' solo un controllo di salari e condizioni di lavoro, ma anche una forte politica di investimenti. Le due cose non sono necessariamente a scapito l'una dell'altra.
saluti,
pagheca