quoto i punti del corriere:
Niente Imu, due sole aliquote e un patto fisco-contribuente
Il Pdl intende ridurre la tassazione diretta «di almeno 16 miliardi di euro» l’anno a partire dal 2013. Si tratta dell’uno per cento del Prodotto interno lordo (Pil): l’obiettivo è di portare il carico fiscale al 44% del Pil quest’anno e al 40% a fine legislatura. L’idea è che il calo dell’imposizione vada ogni anno per metà a vantaggio delle famiglie e per metà a favore delle imprese. Nel 2013, metà della riduzione delle tasse per le famiglie verrebbe dall’abolizione dell’Imu sulla prima casa (4 miliardi) e per metà dalla maggiorazione delle detrazioni fiscali per i familiari a carico. Negli anni successivi, il Pdl introdurrebbe il Quoziente Familiare, cioè un sistema di tassazione che tiene conto della composizione della famiglia, del numero dei redditi che vi affluiscono, del ruolo di ognuno dei componenti. Ciò dovrebbe comportare per le famiglie un abbassamento della pressione fiscale nell’ordine di otto miliardi all’anno. Nel frattempo, gradualmente ma entro la fine della legislatura, il Pdl intende introdurre «un meccanismo di tassazione che preveda l’applicazione di due aliquote: 23% fino a 43 mila euro e 33% oltre tale importo »: per un costo di 22 miliardi di euro. Per le imprese, l’obiettivo è eliminare l’Irap in cinque anni attraverso due misure: primo, abbattere l’Irap sul costo del lavoro; secondo, eliminarla del tutto per piccoli imprenditori e professionisti. Il costo sarebbe di otto miliardi di euro l’anno. Inoltre, nella riforma fiscale il Pdl vuole che si adottino regole diverse a seconda delle dimensioni delle aziende: per le più piccole una «radicale semplificazione contabile» che prevede l’adozione di un «patto preventivo » tra contribuente e fisco attraverso il quale quantificare il reddito ex ante (sulla base di dati a disposizione dell’amministrazione finanziaria); per le imprese più grandi, l’intenzione è di varare misure tese a incentivarne la capitalizzazione, attraverso la detassazione dell’utile che va a incrementare il capitale di rischio (in parallelo a una revisione strutturale dei meccanismi di deducibilità degli interessi passivi). Sullo sfondo rimane l’intenzione di «ultimare la riforma del federalismo fiscale, puntando il più possibile su un sistema competitivo come quello svizzero», dove gli enti territoriali hanno ampia autonomia di scelta su aliquote e basi imponibili, in modo da favorire la concorrenza nell’attrazione di imprese e investimenti.
L’aumento di un punto dell’Iva può essere evitato
A livello congiunturale, il Pdl ritiene che l’aumento dell’uno per cento dell’aliquota ordinaria dell’Iva, previsto per luglio, «si possa evitare». In termini generali, però, il partito ritiene che la riforma fiscale debba, sui tempi più lunghi, eliminare le «distorsioni di un modello impositivo che, disegnato negli anni Settanta, non si adatta più alle caratteristiche del sistema economico attuale e non sempre è in grado di intercettare le reali forme di capacità contributiva». Ciò dovrebbe avvenire portando parte del prelievo dalla tassazione diretta a quella indiretta, allo stesso tempo introducendo sgravi sull’Irpef per le fasce più deboli.
Mai una patrimoniale Spazio al federalismo fiscale
Il Pdl è contrario a una tassa patrimoniale. Vuole anzi abrogare l’Imu sulla prima casa e tornare all’Imu «come prevista nell’ambito del federalismo fiscale: a decorrere dal 2013; escluse le abitazioni principali; direttamente riscossa dai Comuni; in sostituzione dell’Ici e delle componenti immobiliari di Irpef e relative addizionali ».
Una revisione «al rialzo» per alcol, gioco e tabacchi
Il Pdl propone di ridurre il carico fiscale sull’energia ed è «in generale» contrario alla Tobin Tax. Ritiene possibile una revisione «al rialzo» delle tasse su alcolici, tabacchi e giochi.
Detassare le assunzioni attraverso un credito d’imposta
Il Pdl si propone di detassare, «anche ai fini contributivi », le nuove assunzioni attraverso l’attribuzione alle società di «un credito d’imposta pari all’ammontare dei contributi che le imprese sostengono per l’assunzione a tempo indeterminato dei giovani».
Un taglio della spesa pubblica del 10 per cento in cinque anni
Il Pdl intende ridurre la spesa pubblica, oggi di circa 800 miliardi l’anno, del 10% in cinque anni. Il cuore dell’operazione consiste in una riduzione massiccia del debito pubblico, tale da incidere «sullo stock e sui flussi». L’obiettivo è ridurre il debito, oggi attorno ai duemila miliardi, di 400 miliardi in cinque anni, in modo da portarlo al di sotto del cento per cento del Pil (oggi è al 126%). L’effetto di un’operazione di riduzione del debito di cento miliardi all’anno, secondo i calcoli del Pdl, sarebbe una riduzione di circa un punto percentuale dei tassi d’interesse (dal 4,5 al 3,5%), dovuta al riconoscimento del mercato della tendenza al calo del debito; e una riduzione progressiva dello stock di debito sul quale lo Stato paga gli interessi. Nel complesso, si passerebbe da un onere di circa 90 miliardi nel 2013 a 50 miliardi nel 2017. L’articolazione di questo piano, che avverrebbe con la creazione di una società di diritto privato avente come patrimonio beni dello Stato e capace di emettere obbligazioni, si può leggere nell’ultima colonna, sotto il titolo «Privatizzazioni». A questo disegno, che dovrebbe garantire la metà degli 80 miliardi di abbattimento della spesa pubblica, si dovrebbero aggiungere: un accordo bilaterale con la Svizzera per la tassazione dei capitali lì detenuti, che secondo il Pdl libererebbe «30-40 miliardi subito e ulteriori 5-7 miliardi negli anni successivi»; e la riduzione della «erosione fiscale» dovuta a «deduzioni, detrazioni, esclusioni, esenzioni, aliquote ridotte ». Si tratta di 720 voci che un gruppo di lavoro—istituito dal governo Berlusconi e presieduto da Vieri Ceriani — ha quantificato in tax expenditure di circa 254 miliardi. Razionalizzarle «può portare a un recupero di gettito di almeno 35 miliardi di euro in cinque anni». Infine, il Pdl intende—«senza ricorrere a tagli lineari »—recuperare «almeno dieci miliardi», nel quinquennio, «dei circa 300 miliardi tra spesa per stipendi e consumi intermedi».
Correggere «gli errori» della riforma Fornero
Obiettivo del Pdl, «correggere gli errori della riforma » Fornero per assorbire «i costi economici e sociali dell’overshooting (eccesso) verificatosi in termini di tempistica dell’innalzamento dell’età di pensionamento » (esodati).
Le spese per la Sanità fissate in base ai costi standard
Il programma pdl ribadisce la necessità, stabilita dalla Legge delega sul federalismo fiscale del 2009, di determinare le spese per la Sanità non più secondo parametri legati alla spesa storica ma legati a costi standard. Non vede dunque modifiche sostanziali nel settore se non l’attuazione dei cambiamenti già introdotti.
Con la riforma dell’Istruzione si risparmiano 2,5 miliardi
Il Pdl intende continuare la ristrutturazione dell’Istruzione impostata dal governo Berlusconi, la quale — calcola—dal 2013 garantisce un risparmio di 2,5 miliardi all’anno nel settore. L’obiettivo futuro è di arrivare ad aumenti salariali agli insegnanti legati al merito, dunque a un sistema di valutazione di scuole e insegnanti. A questo proposito, ci sarebbero—a parità di saldi di bilancio — risorse annue disponibili per 1,3 miliardi da distribuire alle scuole. «Con questi fondi si potrebbe assicurare una mensilità aggiuntiva agli insegnanti italiani e, su base meritocratica, aumenti di stipendio sostanziali fino a tre mensilità agli insegnanti più bravi». Nel settore della Scuola, il Pdl non prevede privatizzazioni ma si dice interessato a gestioni caratterizzate da «meccanismi privati» che prevedano la gestione diretta da parte delle famiglie e degli enti territoriali, prendendo a modello il sistema olandese.
Per le infrastrutture subito pronti 54 miliardi
Sulla base di interventi approvati nel 2012 e alla luce della legge di Stabilità 2013, si potrebbero avviare già quest’anno investimenti pari a 54 miliardi, di cui 29 pubblici, 3 di competenza regionale, 22 privati—dice il Pdl. Nel 2013 si dovrebbero approvare altri interventi che portino a incrementi reali, rispetto al 2012 e in aggiunta a quelli approvati finora, del 15% nel 2013, del 194% nel 2014, del 375% nel 2015, del 540% nel 2016.
Dalla vendita di beni pubblici 15-20 miliardi all’anno
Il Pdl dice di volere condurre privatizzazioni in «tutti quei settori in cui l’accresciuta concorrenza e il venir meno di storiche condizioni di monopolio naturale non giustificano più la partecipazione pubblica al capitale degli ex monopoli di Stato». Per quel che riguarda gli enti locali, il Pdl individuerà «strumenti d’incentivo (soprattutto finanziario)» per la dismissione delle ex municipalizzate. In particolare, dei 400 miliardi di riduzione del debito pubblico previsti in 5 anni (20-25 punti di Pil), cento derivano dalla vendita di beni pubblici per 15-20 miliardi l’anno; 40-50 miliardi dalla «costituzione e cessione di società per le concessioni demaniali»; 25-35 miliardi dalla tassazione delle attività detenute dai cittadini italiani in Svizzera; «i restanti 215-235 miliardi dalla creazione di una società di diritto privato di nuova costituzione che ha come patrimonio beni e diritti dello Stato disponibili e non strategici, a fronte dei quali emette obbligazioni garantite». Questa società dovrà essere conforme alle norme dell’Unione Europea sulla contabilità dei bilanci pubblici: dovrà funzionare — sostiene il Pdl — come funziona la cassa depositi in Germania.
Una «white list» dei contribuenti onesti
Oltre alle riduzioni fiscali per le imprese, il Pdl intende introdurre: incentivi alle esportazioni, alle concentrazioni aziendali, alle assunzioni; la formazione di una white list di contribuenti «onesti» (che godrebbero di semplificazioni fiscali); la detassazione dei redditi incrementali, cioè un’imposizione più favorevole per i redditi prodotti dal contribuente in misura superiore a quelli dell’anno precedente. Inoltre prevede la creazione di incubatori d’impresa finanziati da venture capital, non escluso quello di fondi sovrani.
Danilo Taino
Capiamoci: "Un taglio della spesa pubblica del 10 per cento in cinque anni - Il Pdl intende ridurre la spesa pubblica, oggi di circa 800 miliardi l’anno, del 10% in cinque anni."
I keynesiani in questo forum sono sotto shock, ricoverati d'urgenza con il Codice Rosso.
Quando saranno dimessi con cavolo che votarannoPD.
Gli
ultraliberisti di Giannino

parlano del 6 per cento in 5 anni, il PD rilancia con il 10% nello stesso periodo.
Ma se entriamo nel dettaglio delle riduzioni della spesa pubblica cosa troviamo?
1) la metà degli 80 miliardi (il 10% di 800) viene dalla vendita di patrimonio pubblico. Quindi non è
meno spesa.
È solo il punto uno di fermare il declino ma piu' pallido e truccato da
meno spesa.
2) 35-40 miliardi verrebbero dall'accordo con la Svizzera ma cavoli questa non è meno spesa, sono entrate tributarie!!! Tasse! Bnevengano ma non spacciamole per "diminuzione della spesa".
E siamo arriavti a quasi 80. il resto è risparmio di interessi sul debito.
Dove risparmia Bersani? 2.5 miliardi dall'istruzione (l'unico comparto in cui invece Giannino non taglia, anzi spende di piu'). E la sanità, con i costi standard. Dove invece a mio avviso bisognerebbe spedere di piu', ma usando assicurazioni obbligatrorie come fonte di finanziamento, come in germania e francia.
Una cosa pero' va capita.
Con quel programma, che sembra molto vicino a Giannino, come imitazione, cosa fa Vendola, la FIOM e la CGIL? Chi ci crede che regge?
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)