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Nel Sud affari per la mafia privatizzare le municipalizzate

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Nel Sud affari per la mafia privatizzare le municipalizzate

Messaggioda Iafran il 24/01/2013, 3:09

lodes ha scritto:... Si parla di ridurre la spesa pubblica -perchè questa è una necessità che ci consegna il mutato quadro demografico e perchè nella spesa pubblica c'è un carico di inefficienza e di sprechi non più sopportabile- ed ecco subito le vestali della difesa ad oltranza del ruolo del "pubblico" che alzano gli scudi. Non c'è problema che riguarda come lo stato spende i soldi che veda la sx all'attacco o meglio in difesa dell'esistente. Non c'è, cioè una idea di riforma che tenga conto del mondo che cambia: con il risultato di perdita di credibilità. Questo ceto politico della sx ha perso da tempo la capacità di guardare al futuro e di guidare i processi di cambiamento. E' triste ma è così.

Seguo ed apprezzo le diverse opinioni sull'argomento (come questa di lodes, viewtopic.php?f=4&t=5649&start=50 ) ... i punti di vista di ciascuno non possono non risentire di quel che gli "occhi" vedono, cioè della propria realtà quotidiana. La mente comunque va anche al di là per progettare un futuro sempre meglio soprattutto quando altri popoli godono i benefici di un'elevata organizzazione sociale, mentre non si guardano nello stesso modo quei popoli che presentano certe arretratezze o carenze, tanto meno si è propensi a ricercare "i lacci ed i laccioli" alla base dei loro "ritardi".
In Italia è difficile non notare la differenza fra Milano e Napoli, Bologna e Catania, Verona e Taranto, Alessandria e Caserta, Udine e Reggio Calabria (più marcata se si considerano le rispettive province); non si nota della stessa entità, invece, fra due città del Nord o fra due del Sud.
L'impostazione politica è la stessa, ma questa disparità geografica è percettibile agli occhi di tutti per il tenore di vita, il livello occupazionale, l'assistenza sanitaria, i collegamenti stradali, ferroviari ed aeroportuali; per la rete stradale ed autostradale, i trasporti urbani, gli asili nido, le strutture scolastiche, sportive e ricreative; per la quantità di verde urbano ed il rispetto di ciò che è di uso collettivo; per lo smaltimento dei rifiuti, la raccolta differenziata; per la funzionalità degli acquedotti comunali, dei depuratori; per l'abusivismo edilizio, il clientelismo, il numero delle imprese, il numero di emigrati interni ed all'estero, l'esistenza di sottopotere e di lavoro nero; per lo stato della legalità; per le intimidazioni e le protezioni mafiose ...
Molti provano a nascondere questa disparità, altri a farne discriminazioni, altri ancora a condannarla (per porvi rimedio o per differenziarsi) e a spiegarla in qualche modo, tanti altri (oltre a coloro che la soffrono) la vorrebbero sanare concretamente.
L'origine delle differenze socio-economiche all'interno della penisola italiana, senz'altro, è antecedente alla sua Unità politica; da questo evento, però, non è venuto, per le popolazioni dell'ex Regno delle Due Sicilie, il cambiamento che esse aspettavano, anzi la visione di una giustizia sociale, che le aveva fatto mobilitare fino al sacrificio estremo, è stata in un primo momento combattuta a cannonate e, in seguito, ignorata dai nuovi governanti.

Con molta approssimazione, io ci vedo riflesso il rapporto che lo Stato italiano ha costruito con i suoi cittadini e quello che ha fatto nascere nei loro animi, in modo continuato per 152 anni: ci sono, allora, le comunità in cui prevalgono coloro che si sentono parti integranti dello stesso e altre comunità nelle quali sono maggioranza i cittadini che lo sentono distante o sono succubi della delinquenza organizzata ("lo Stato è il nemico principale"), sicché in condizioni di impunibilità, le "occasioni" offerte dal "pubblico" sono opportunità da cogliere e da sfruttare per il proprio interesse, "a mo' di mucca da mungere".
Le prime naturalmente partecipano e sono esse stesse (tramite i loro rappresentanti) che propongono le novità o le soluzioni in armonia con le esigenze collettive, le seconde anche se reclamano più presenza dello Stato e più giustizia risultano poco propositive e finiscono per accogliere qualsiasi cosa decida una classe "politica" eletta verosimilmente per ragioni clientelari.
Le privatizzazioni delle aziende municipalizzate, allora, non possono avere ovunque in Italia gli stessi risultati: in certe aree garantiscono servizi impeccabili a costi concorrenziali, in altri sono solo fonti di guadagno per le ditte che "si propongono a forza di intimidazioni" nel territorio, le quali, naturalmente, guadagneranno oltre il lecito a danno dei diritti dei lavoratori e dell'efficacia dei servizi appaltati.
La gestione pubblica potrebbe avere gli stessi inconvenienti, ma con più difficoltà (a meno di amministratori collusi con la delinquenza), perché soggetta a più rigorosi controlli dell'Ente e dei privati.
Se lo smaltimento dei rifiuti speciali non si fosse dato ai privati si saprebbero i tempi, le modalità ed i responsabili delle operazioni, nonché il luogo di deposito dei fanghi terminali ... invece, i privati hanno incassato le somme (pagate le tangenti) e i rifiuti speciali, a distanza di tempo, tornano a far sentire la loro presenza nei mari o in qualche area poco abitata!
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Re: Nel Sud affari per la mafia privatizzare le municipalizz

Messaggioda franz il 24/01/2013, 9:24

Con molta approssimazione, io ci vedo riflesso il rapporto che lo Stato italiano ha costruito con i suoi cittadini e quello che ha fatto nascere nei loro animi, in modo continuato per 152 anni: ci sono, allora, le comunità in cui prevalgono coloro che si sentono parti integranti dello stesso e altre comunità nelle quali sono maggioranza i cittadini che lo sentono distante o sono succubi della delinquenza organizzata ("lo Stato è il nemico principale"), sicché in condizioni di impunibilità, le "occasioni" offerte dal "pubblico" sono opportunità da cogliere e da sfruttare per il proprio interesse, "a mo' di mucca da mungere".

Molto interessante e condivisibile il tuo spunto.
Ma a questo punto sorge spontanea - almeno in me - una domanda: questo rapporto cittadino-stato che dipingi nel Sud si alimenta proprio perché c'è una vacca da mungere (e che si fa mungere, in cambio di voti). Se in luogo dello stato unitario, che ha favorito per 150 questo mungimificio (erogazione di fondi al sud con tornaconto elettorale) avessimo avuto (o avessimo prima o poi) uno stato federale basato su autonomia e responsabilità, dove non ci sono vacche da mungere ma bisogna rimboccarsi le maniche, quel rapporto stato-cittadino sarebbe lo stesso o si sarebbe evoluto? La domanda non è da poco perché in fondo sottende quella dicapire se noi siamo quello che siamo e basta, con una sorta di antica maledizione immutabile, oppure se noi siamo quello che siamo in funzione dei rapporti socialiali (declinati in economici, politici e cuturali) che si consolidano sulla base di scelte fatte o imposte.

Non so cosa mi risponderai ed avresti ragione a non saperlo, dato che il federalismo (oggetto della mia domanda) rimane sempre un illustre sconosciuto e quel poco che se ne sa è distorto dalle idiozie che Lega ed altri ci hanno condito sopra. Lasciamo quindi perdere il termine.
Parliamo di territori che si autogovernano in autonomia e con responsabilità, senza fondi da mungere per la spesa corrente ma solo eventualmente fondi a cui accedere per gli investimenti strutturali (viabilità). Lo stato quindi non sarebbe solo a Roma ma soprattutto a Catanzaro, a Enna. Sarebbe molto piu' vicino. Questo come avrebbe cambiato le cose oppure come potrebbe cambiarle?
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Re: Nel Sud affari per la mafia privatizzare le municipalizz

Messaggioda Iafran il 24/01/2013, 11:18

franz ha scritto:
Con molta approssimazione, io ci vedo riflesso il rapporto che lo Stato italiano ha costruito con i suoi cittadini e quello che ha fatto nascere nei loro animi, in modo continuato per 152 anni: ci sono, allora, le comunità in cui prevalgono coloro che si sentono parti integranti dello stesso e altre comunità nelle quali sono maggioranza i cittadini che lo sentono distante o sono succubi della delinquenza organizzata ("lo Stato è il nemico principale"), sicché in condizioni di impunibilità, le "occasioni" offerte dal "pubblico" sono opportunità da cogliere e da sfruttare per il proprio interesse, "a mo' di mucca da mungere".

Ma a questo punto sorge spontanea - almeno in me - una domanda: questo rapporto cittadino-stato che dipingi nel Sud si alimenta proprio perché c'è una vacca da mungere (e che si fa mungere, in cambio di voti). Se in luogo dello stato unitario, che ha favorito per 150 questo mungimificio (erogazione di fondi al sud con tornaconto elettorale) avessimo avuto (o avessimo prima o poi) uno stato federale basato su autonomia e responsabilità, dove non ci sono vacche da mungere ma bisogna rimboccarsi le maniche, quel rapporto stato-cittadino sarebbe lo stesso o si sarebbe evoluto? La domanda non è da poco perché in fondo sottende quella dicapire se noi siamo quello che siamo e basta, con una sorta di antica maledizione immutabile, oppure se noi siamo quello che siamo in funzione dei rapporti socialiali (declinati in economici, politici e cuturali) che si consolidano sulla base di scelte fatte o imposte.

Nel Regno delle Due Sicilie, quelli (incluso anche il popolino) che hanno combattuto per la libertà volevano, senz'altro, essere padroni del proprio destino (forse non conoscevano il termine federalismo - come non lo conoscevano i popoli che poi lo hanno realizzato - ma aspiravano ad affrancarsi dalla sudditanza verso gli antichi padroni latifondisti per coltivare un proprio pezzo di terra e per autogovernarsi democraticamente) e non vedersi depredati dai "liberatori sabaudi", che hanno portato in Piemonte le ingenti risorse economiche accumulate con il loro sudore e con il loro sangue. Alla loro fame di libertà e di autonomia, che avrebbe portato ad un futuro Stato federale già 153 anni fa, si è risposto con una feroce e lunga repressione "straniera" ... con l'assenso e l'appoggio dei baroni di paese che intendevano mantenere (se non migliorare) lo status quo con i nuovi conquistatori.
Con questi precedenti storici, a cui volutamente non si pone rimedio, l'istituzione delle Regioni nel Meridione, di fatto, ha aumentato il numero dei "notabili" e allargato il territorio di loro influenza.
Se solo si riconoscessero i torti alla base dell'Unità d'Italia ogni riforma sarebbe quella giusta, altrimenti è un altro palliativo per tutti.
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Re: Nel Sud affari per la mafia privatizzare le municipalizz

Messaggioda franz il 24/01/2013, 13:29

Iafran ha scritto:Con questi precedenti storici, a cui volutamente non si pone rimedio, l'istituzione delle Regioni nel Meridione, di fatto, ha aumentato il numero dei "notabili" e allargato il territorio di loro influenza.
Se solo si riconoscessero i torti alla base dell'Unità d'Italia ogni riforma sarebbe quella giusta, altrimenti è un altro palliativo per tutti.

L'unico modo per "riconoscere i torti" è decidere, da parte di tutti, di cambiare.
Quel "volutamente" che affermi, riguarda tutti, politici e popolo?
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Re: Nel Sud affari per la mafia privatizzare le municipalizz

Messaggioda Iafran il 24/01/2013, 13:47

franz ha scritto:Quel "volutamente" che affermi, riguarda tutti, politici e popolo?

Riguarda soprattutto il "potentato" che ha deciso e governato finora in Italia.
Il popolo meridionale aspetta da 153 anni che si considerino le sue attese.
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Re: Nel Sud affari per la mafia privatizzare le municipalizz

Messaggioda franz il 24/01/2013, 14:04

Iafran ha scritto:
franz ha scritto:Quel "volutamente" che affermi, riguarda tutti, politici e popolo?

Riguarda soprattutto il "potentato" che ha deciso e governato finora in Italia.
Il popolo meridionale aspetta da 153 anni che si considerino le sue attese.

Aspetta e spera o intende anche rimboccarsi le maniche per realizzarle? Questo è il problema.
Un popolo che aspetta fa la fine dell'operaio di Altan, in posa inchinato aspettando la solita "deposizione".
Un popolo che si rimbocca le maniche si da da fare proattivamente.
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Re: Nel Sud affari per la mafia privatizzare le municipalizz

Messaggioda Iafran il 24/01/2013, 14:34

franz ha scritto:
Iafran ha scritto:
franz ha scritto:Quel "volutamente" che affermi, riguarda tutti, politici e popolo?

Riguarda soprattutto il "potentato" che ha deciso e governato finora in Italia.
Il popolo meridionale aspetta da 153 anni che si considerino le sue attese.

Aspetta e spera o intende anche rimboccarsi le maniche per realizzarle? Questo è il problema.
Un popolo che aspetta fa la fine dell'operaio di Altan, in posa inchinato aspettando la solita "deposizione".
Un popolo che si rimbocca le maniche si da da fare proattivamente.

Vuoi ignorare tutta la "piramide sociale" che gli sta sopra e che lo sfrutta da sempre, come non vuoi considerare i fatti storici (le cannonate, le fucilazioni, gli stermini) di cui ho parlato in precedenza e che casa Savoia e tutti coloro che l'hanno sostenuta (quasi tutti i baroni meridionali) ne dovrebbero avere vergogna per lo scalpore e la ripugnanza che hanno suscitato in Europa.
Si fa presto a proporre di incominciare a vivere da oggi ... gli scheletri nell'armadio rimangono ... in attesa che siano tolti da persone illuminate e da politici veri (ma con tutto il successo televisivo dell'ultimo savoia ci sarà da aspettare ancora).
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Re: Nel Sud affari per la mafia privatizzare le municipalizz

Messaggioda ranvit il 24/01/2013, 18:29

Ho letto da qualche parte che dietro ai briganti ci fosse la Chiesa....che si voleva vendicare dell'affronto subito da Porta Pia in avanti....
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Nel Sud affari per la mafia privatizzare le municipalizz

Messaggioda franz il 24/01/2013, 20:00

Iafran ha scritto:Vuoi ignorare tutta la "piramide sociale" che gli sta sopra e che lo sfrutta da sempre, come non vuoi considerare i fatti storici (le cannonate, le fucilazioni, gli stermini) di cui ho parlato in precedenza e che casa Savoia e tutti coloro che l'hanno sostenuta (quasi tutti i baroni meridionali) ne dovrebbero avere vergogna per lo scalpore e la ripugnanza che hanno suscitato in Europa.
Si fa presto a proporre di incominciare a vivere da oggi ... gli scheletri nell'armadio rimangono ... in attesa che siano tolti da persone illuminate e da politici veri (ma con tutto il successo televisivo dell'ultimo savoia ci sarà da aspettare ancora).

E quindi? Proposte?
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Re: Nel Sud affari per la mafia privatizzare le municipalizz

Messaggioda Iafran il 26/01/2013, 17:39

franz ha scritto:
Iafran ha scritto:Vuoi ignorare tutta la "piramide sociale" che gli sta sopra e che lo sfrutta da sempre, come non vuoi considerare i fatti storici (le cannonate, le fucilazioni, gli stermini) di cui ho parlato in precedenza e che casa Savoia e tutti coloro che l'hanno sostenuta (quasi tutti i baroni meridionali) ne dovrebbero avere vergogna per lo scalpore e la ripugnanza che hanno suscitato in Europa.
Si fa presto a proporre di incominciare a vivere da oggi ... gli scheletri nell'armadio rimangono ... in attesa che siano tolti da persone illuminate e da politici veri (ma con tutto il successo televisivo dell'ultimo savoia ci sarà da aspettare ancora).

E quindi? Proposte?

Le popolazioni meridionali hanno desiderato già prima dell'Unità d'Italia uno Stato democratico a cui appartenere ed hanno sacrificato le loro vite e quelle dei familiari per riuscirci. Sono state, però, truffate e spogliate dei loro averi dai "liberatori" sabaudi, tradite dai loro vecchi padroni o "vendute" da questi ai nuovi governanti, per rivolgere a proprio vantaggio lo scompiglio sociale che si andava creando.
Più le popolazioni avvertivano ingiustizia più si ribellavano, se combattevano facevano aumentare la ferocia della repressione. Fu una lotta impari per armi, uomini e mezzi a favore dei "piemontesi".
Le risorse del Regno delle Due Sicilie furono trasferite nei territori dei conquistatori e le popolazioni vinte non potevano neanche rimboccarsi le maniche: avevano perso le braccia e subìto il furto degli arnesi per procacciarsi da vivere.
Il "Re galantuomo" non avvertiva più "il grido di dolore", lo aveva zittito definitivamente facendo sterminare coloro che osavano lamentarsi. Ai superstiti non rimanevano altre alternative che emigrare, chinare la testa alle decisioni dei loro signori/padroni o mettersi con dedizione al loro servizio.
Un risultato questo che se faceva nascere un minimo senso di appartenenza allo Stato riguardava prettamente i membri della classe dominante, non certamente la classe dei "subalterni e dei reietti".
Fra una guerra e l'altra, qualcuno dei conquistati si emancipava, ma le volontà discriminanti della classe egemone erano votate a mantenere le disparità sociali, che portavano una parte ad arricchirsi sempre di più e spingeva l'altra a cercare fortuna (forse anche rispetto) fuori dai confini nazionali.

Questi riferimenti storici, a partire dall'Unità d'Italia, sono essenziali per l'efficacia delle riforme che uno Stato moderno richiederebbe, perché da quell'evento ufficiale (del 1860) poco si è fatto per colmare ogni forma di disuguaglianza sociale! Non è cambiato nulla nella seconda metà dell'800 (prima a forza di cannonate e di stragi, e poi per la forte emigrazione), certamente non poteva aversi sotto il fascismo, né durante un altro lungo periodo di emigrazione. L'emigrazione si rivelò il "principale intervento" delle Istituzioni per lenire le carenze occupazionali dei meridionali e ... per rimpinguare le finanze dello Stato con le rimesse degli emigrati, ma anche essenziale alla vita delle realtà periferiche, ancora emarginate.
Si era impostata una piramide sociale a mo' di cuspide su una larga fascia di sfruttati come base, che accettava quanto veniva loro offerto, non senza contropartita di obblighi indissolubili verso i "potenti-benefattori" (legali e illegali) e barattando i diritti costituzionali con favori ed ingiustizie.
Erano i cittadini che alimentavano il clientelismo o era l'impostazione politica della classe padronale che non voleva elevare un popolo di sudditi?
I cittadini che chiedevano più libertà da sempre (soprattutto quelli del Regno delle Due Sicilie), se non avevano come sbarcare il lunario, non potevano rifiutarsi o ribellarsi alle volontà dei "pezzi da novanta" (compresi i "mammasantissimi" locali) e restituire in un modo o nell'altro (tramite tasse, balzelli, voti, tangenti e pizzo) quello che ricevono da loro.

Si può fare qualcosa per modificare questo stato di cose?
Senz'altro, non certamente imponendo loro scelte dall'alto (per es. il federalismo), ma facendo nel modo desiderato dalle popolazioni e che non si è mai soddisfatto: incominciando a piccoli passi, dal basso, agendo sui cittadini, stimandoli, rendendoli o facendoli sentire parti attive delle proposte, stimolando le loro capacità inespresse, facendo leva sulle loro consapevolezze, sulle loro insoddisfazioni, sulla necessità di cambiamenti radicali, sulla smania di giustizia e di sicurezza sociale, sul bisogno di fiducia nelle Istituzioni, sulla vicinanza dello Stato, su uno Stato desiderato da stimare.

E chi non si sentirebbe di stimare lo Stato italiano se esso portasse alla luce gli inganni e le storture che sono alla base della sua fondazione?
Se si riconoscesse che non è stata una liberazione ma la conquista di tutti gli Stati della Penisola da parte del Regno di Sardegna, e che, specialmente nel Regno delle Due Sicilie, ha comportato di tutto (ruberie di risorse economiche, trasferimenti di officine, pulizia etnica, fucilazioni sommarie e detenzione di soldati borbonici fino alla morte in carceri di massima pena) si ricostruirebbe un periodo della storia d'Italia per come effettivamente è stato.
Nessuno Stato moderno e democratico può esimersi dal fare i conti con il proprio passato e di continuare a nascondere la verità su fatti incresciosi, anche a distanza di oltre 150 anni!
Non sarebbero solo le popolazioni meridionali ad essere riabilitate e spinte a sentirsi alla pari delle altre, ma ne trarrebbe beneficio tutto il popolo italiano ed anche il modo di fare politica che sarebbe, finalmente, non "all'italiana" (con l'ulteriore discriminazione per la "napoletana" o per la "terruna"), ma in sintonia con quello europeo.
Sarebbero le basi per far sentire tutti un unico popolo e (come ho detto all'inizio) per dare efficacia alle riforme che si proporrebbero, soprattutto alle privatizzazioni di alcuni servizi municipalizzati.
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