Ho ricevuto un messaggio di posta elettronica che vi sottopongo una discussione collettiva.
Possiamo farlo qui come anche sul sito dei proponenti.
Ciao,
Franz
SERVE OCCUPARSI ANCORA DI POLITICA?
Credo che, così come me, anche molti di voi si chiedano se valga ancora la pena spendere parte del nostro tempo e delle nostre energie a parlare e osservare i comportamenti della politica formale.
La domanda di fondo è: “Crediamo sia possibile far ripassare il potere politico (cioè la decisione pubblica) dai luoghi della politica formale (parlamenti, partiti, sindacati, ecc…)?” E’ di tutta evidenza che questo oggi non accade. La politica (cioè le decisioni che impattano sulla nostra vita) nascono in luoghi che poco hanno a che vedere con la politica formale: banche, laboratori scientifici, media, aziende che gestiscono servizi di rete, ecc… E’ del tutto logico che, in questo quadro, la politica formale strilli e si agiti. Questo attivismo “visibile” è, infatti, il comportamento naturale di chi ha perso il potere reale. Paradossalmente, molti non se ne accorgono e scambiano la sovraesposizione della politica per potere effettivo. Non è così! E questa infondatezza diviene evidente quando compiamo un’analisi seria su chi e che cosa ci cambia realmente la vita. Non i politici e i loro chiacchiericci sulla sicurezza e le puttane, ma la scienza, la tecnologia, l’opinione formata dai media, il controllo operato dai gestori dei servizi di rete, ecc…
Tuttavia, noi tutti siamo affezionati alla democrazia occidentale e cioè a quel sistema che, più o meno intensamente, mette nelle nostre mani la parola finale sulle scelte collettive. E, purtroppo, è di tutta evidenza come questo sistema stia svanendo nel nostro paese.
A questo punto le strade sono due.
La prima passa per un percorso di “democratizzazione” dei luoghi di decisione vera (le banche, la scienza, i media, ecc…). Si tratta di una strada molto difficile da percorrere, perché occorrerebbe rimettere un soggetto moribondo come lo Stato al centro dell’intermediazione delle scelte pubbliche. E’ evidente a tutti che questo non ha alcun senso e che si tratterebbe di una scelta di restaurazione che la contemporaneità renderebbe ben presto fallimentare. Immaginatevi se dovessimo a rinazionalizzare banche, giornali, ecc… Sarebbe un disastro!
Allora non ci resta che una seconda strada, sicuramente più difficile da realizzare, ma certamente più efficace: rifondare i presupposti culturali della politica formale. Analizzando lo scenario politico italiano, ciò che salta agli occhi è l’esistenza di un solo soggetto: Berlusconi. Il resto è imitazione (il PD), servilismo (gli alleati del PDL) o, ancora peggio, utopia reazionaria (Di Pietro) o antistorica (la sinistra radicale).
Che fare? Un cinismo razionale ci suggerirebbe di andare con Berlusconi, ma la politica ridotta a cinismo razionale non costruisce nulla. Quindi occorre ragionare sui presupposti culturali di una soggettività politica che si contrapponga a Berlusconi, non attraverso pallide imitazioni o giustizialismi analfabeti, ma con proposte che possano costruire una sintonia vera e funzionante con il futuro della nostra vita. Parliamone.
Alessandro Aleotti
Milania, 12 settembre 2008
http://www.milania.it