trilogy ha scritto:C'è un problema a monte: <quello che individualmente può essere un comportamento virtuoso applicato collettivamente può produrre un disastro>
Tradotto in concreto: Se tutti gli Stati pensano di poter ridurre in modo significativo, simultaneamente il loro debito con le stesse politiche il sistema salta.
Vero, ma è anche vero che se tutti contemporaneamente pensano di poter incrementare il loro debito (cosa che hanno fatto) il sistema salta. Ed è già saltato, altrimenti non saremmo qui a parlare di politiche di riduzione del debito.
Vero anche che chi 10 o 20 anni fa ha pensato che fosse arrivato il momento di intrapprendere politiche di riduzione del debito (Svezia, Germania, Svizzera ed altri minori) lo ha fatto mentre gli altri invece contavano sui pasti gratis. Ora sofrono meno della crisi rispetto agli altri. Non dico che non soffrano. Soffrono decisamente meno ma è chiaro che quando tutti i vicini tirano la cinghia, la riduzione dei consumi tocca tutti, anche chi non deve ridurre il suo debito piu' del normale, perché lo ha già fatto.
Tornando al debito, ecco un interessante articolo sul giappone, spesso citato qui come esempio perseguibile.
Se Tokyo sembra AtenePubblicato: Mer, 07/11/2012 - 08:00 • da:
Luigi ZingalesPubblicato su Il sole 24 ore, il 06/11/12
C’e’ una battuta che gira tra i miei colleghi: “sai qual’e’ la differenza tra il Giappone e la Grecia?” L’agghiacciante risposta e’ “Tre anni.” L’ovvio riferimento e’ alla situazione del debito pubblico. Per quanto paradossale, l’accostamento della grande potenza industriale asiatica al piccolo e disastrato stato ellenico non e’ poi cosi’ assurdo. Con un debito pubblico su Pil del 230% e un deficit statale del 10%, quello che dovrebbe sorprendere non e’ il paragone tra Giappone e Grecia, ma il numero di anni richiesti perche’ la similitudine si avveri. Dopo tutto la Grecia, quando nel 2010 e’ entrata in crisi, aveva un rapporto debito Pil di solo il 143% ed un deficit del 10%. Ed ancora piu’ sorprendente che il mercato non se ne preoccupi affatto. Con un rendimento decennale dei titoli giapponesi di solo 0.78%, il Giappone sembra molto lungi dalla catastrofe ellenica. Sbagliano i miei colleghi o sbaglia il mercato? Temo il mercato. Ma vale la pena di capire perche’.
Nonostante il livello di indebitamento molto piu’ elevato, il Giappone ha numerosi vantaggi rispetto alla Grecia. Innanzitutto, ha un sistema industriale capace ancora di esportare. Poi ha un sistema fiscale funzionante, che rende credibile un forte aumento degli introiti fiscali in futuro. In terzo luogo, il Giappone prende a prestito principalmente nella sua valuta, quindi ha sempre l’opzione di monetizzare il proprio debito. Infine, i Giapponesi sono sempre stati forti risparmiatori, e quindi la stragrande maggioranza del debito e’ detenuto internamente. E’ come se lo stato giapponese finanziasse il proprio debito in moneta, ma i suoi cittadini ossequiosi, invece di spendere questa moneta, la risparmiassero, mettendola sotto il materasso.
Questa partita di giro, pero’, non puo’ continuare tanto piu’ a lungo. La coorte piu’ numerosa di giapponesi, quelli nati immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale, sta per andare in pensione. Tra poco invece di risparmiare affannosamente comincerà a spendere i propri risparmi. La generazione successiva e’ molto meno numerosa e quindi il risparmio complessivo comincera’ a scendere. La coorte che entra ora nel mercato del lavoro e’ molto meno numerosa di quella che sta per andare in pensione. Quindi ci sara’ non solo un calo del risparmio, ma anche un calo tendenziale del Pil. Presto lo stato nipponico sara’ costretto a finanziarsi almeno oin parte sui mercati internazionali, che sono meno ossequenti dei cittadini giapponesi e domanderanno un rendimento piu’ elevato. Ma con un debito pari a 230 % del PIL un aumento dei costo del debito si traduce velocemente in un deficit piu’ elevato che impaurisce i mercati internazionali e fa aumentare maggiormente i tassi di interesse. Come noi italiani abbiamo imparato a nostre spese, il vortice diventa velocemente pericoloso. Il Giappone puo’ uscirne?
Per ridurre il debito, il Giappone puo’ aumentare le imposte. Ma per ogni punto percentuale di aumento del costo del debito il governo nipponico dovrebbe aumentare le imposte di 2.3 punti percentuali di PIL, con effetti recessivi sul Pil e un rischio di spirale negativa tra aumento delle imposte, recessione, aumento del deficit, e necessita’ di un ulteriore aumento delle imposte.
Il Giappone puo’ monetizzare il proprio debito. Ma nel momento in cui il mercato realizza che questo succedera’, il costo del debito aumentera’ per compensare creditori internazionali del rischio di inflazione/svalutazione.
Me se la situazione e’ cosi’ tragica, perche’ il mercato non penalizza i titoli giapponesi? La semplice risposta è che la speculazione al ribasso e’ timorosa. Come ho scritto molte volte, chi gioca al ribasso rischia molto: a fronte di guadagni limitati rischia perdite illimitate. Per questo i ribassisti si muovono solo quando vedono la possibilità di un guadagno immediato. Con una Banca del Giappone seriamente impegnata in massicci acquisti di titoli pubblici, il rischio di perdite per un ribassista e’ troppo elevato. Per questo aspettano. Il mercato è anestetizzato dalla Banca Centrale.
Ma questa anestesia non e’ salutare, perche’ ritarda il momento dell’aggiustamento. Piu’ tardi il Giappone si svegliera’, piu’ tragico sara’ il risveglio. E’ un monito a tutti coloro che vorrebbero un Banca Centrale Europea altrettanto tollerante della Banca Centrale giapponese.
Comunque rispetto alla domanda iniziale di Ranvit, va detto che per quanto rigarda gli USA è già legge l'automatismo che porrà rimedio al deficit eccessivo (vedere il tema del "fiscal cliff") tramite misure draconiane automatiche. Misure che per essere cambiate (inasprite o edulcorate) necessitano di un'intesa tra democratici e repubblicani.