Quattro cose che non vi hanno detto sulle privatizzazioni

Pubblicato: Gio, 01/11/2012 - 20:00 • da: Michele Boldrin
Le privatizzazioni non hanno goduto di buona stampa. In parte, probabilmente, perche' la classe politica che ne verrebbe danneggiata in termini di perdita di potere le esclude categoricamente e ha tutto l'interesse a creare confusione intorno al tema.
Ci occupiamo oggi delle obiezioni di un "illustre" commentatore, il quale ha dichiarato che molto probabilmente esse potrebbero rivelarsi persino dannose, per tutta una serie di motivi. Riassumiamo i quattro motivi, spiegando brevemente il motivo per cui tali obiezioni sono da rigettare.
1. L'entità della riduzione del debito pubblico sarebbe relativamente modesta
Quanto modesta sia dipende da quanto si vende. Alla fine, si tratterebbe di effettuare uno scambio (diciamo indiretto) con i detentori di debito pubblico italiano: loro cedono il debito e lo stato cede aziende ed immobili. Siccome paghiamo quasi il 6% sul debito pubblico nuovo che emettiamo, potremmo, ritirando una quantita' di debito pari al 20% del PIL, risparmiare OGNI ANNO che viene, circa 1,2% del PIL in minore imposte sui cittadini. Questo significa retrocedere le minori spese per interessi in minori tasse, per un'ammontare che puo' eccedere gli aumenti di imposte degli ultimi anni, con le scelte di Monti e Tremonti. Mica poco!
2. Lo Stato non beneficierebbe più dei dividendi di imprese redditizie (es. Eni, Enel) che staccano assegni miliardari ogni anno
Questa e' una obiezione molto comune, ma errata.
Oggi lo stato guadagna, quando guadagna tanto come nel caso ENI, il 4%-5% del capitale investito nella forma di
dividendi. Molto meno, negli altri casi. Ma paga quasi il 6% sul debito nuovo, cioe' quello che stiamo emettendo in questi anni. Questo implica che,per ogni miliardo di debito ritirato grazie a una vendita di assets, lo stato risparmierebbe ogni anno futuro 10-20 milioni al netto. Cioe', 10-20 milioni per anno all'anno. Inoltre, non e' escluso che si risparmi di piu': quel 4% o 5% e' infatti calcolato sul valore di borsa. E' noto, invece, che cedendo quote di controllo si ricaverebbe di piu' della quotazione attuale da aziende come ENI o ENEL.
3. Settori strategici come armamenti o energia rischierebbero di passare in mani straniere, ad esempio tra le grinfie di Putin o di "fondi di investimento" di qualche nazione del Medio Oriente
Si tratta di un'altra obiezione diffusa, specialmente tra quelli che guardano al resto del mondo come a qualcosa di cui avere paura. In realta' e' sufficiente restringere i diritti di proprieta' escludendo certe nazioni. Gli USA lo fanno con tutta la loro industria militare, come lo fanno i francesi ed altri. Privatizzare Finmeccanica non implica cederla a Putin, potrebbe tranquillamente andare a capitali italiani.
4. Il rating sul debito pubblico, in caso di alienazione dei beni più "pregiati", potrebbe peggiorare, vanificando la riduzione dello stock di debito con una spesa per interessi più elevata
Assolutamente no, il contrario invece. Per ogni Euro di patrimonio ceduto si eliminerebbe un Euro di debito, quindi il rapporto fra passivo ed attivo nominale rimarrebbe inalterato. Ma essendo lo stock di debito minore, minori sarebbero le necessita' di rifinanziamento, rendendo quindi il rating migliore.
Infine, segnalando una vera intenzionalita' riformatrice si acquisirebbe credibilita' a fronte dei mercati.
https://www.fermareildeclino.it/articol ... tizzazioni
Le privatizzazioni non hanno goduto di buona stampa. In parte, probabilmente, perche' la classe politica che ne verrebbe danneggiata in termini di perdita di potere le esclude categoricamente e ha tutto l'interesse a creare confusione intorno al tema.
Ci occupiamo oggi delle obiezioni di un "illustre" commentatore, il quale ha dichiarato che molto probabilmente esse potrebbero rivelarsi persino dannose, per tutta una serie di motivi. Riassumiamo i quattro motivi, spiegando brevemente il motivo per cui tali obiezioni sono da rigettare.
1. L'entità della riduzione del debito pubblico sarebbe relativamente modesta
Quanto modesta sia dipende da quanto si vende. Alla fine, si tratterebbe di effettuare uno scambio (diciamo indiretto) con i detentori di debito pubblico italiano: loro cedono il debito e lo stato cede aziende ed immobili. Siccome paghiamo quasi il 6% sul debito pubblico nuovo che emettiamo, potremmo, ritirando una quantita' di debito pari al 20% del PIL, risparmiare OGNI ANNO che viene, circa 1,2% del PIL in minore imposte sui cittadini. Questo significa retrocedere le minori spese per interessi in minori tasse, per un'ammontare che puo' eccedere gli aumenti di imposte degli ultimi anni, con le scelte di Monti e Tremonti. Mica poco!
2. Lo Stato non beneficierebbe più dei dividendi di imprese redditizie (es. Eni, Enel) che staccano assegni miliardari ogni anno
Questa e' una obiezione molto comune, ma errata.
Oggi lo stato guadagna, quando guadagna tanto come nel caso ENI, il 4%-5% del capitale investito nella forma di
dividendi. Molto meno, negli altri casi. Ma paga quasi il 6% sul debito nuovo, cioe' quello che stiamo emettendo in questi anni. Questo implica che,per ogni miliardo di debito ritirato grazie a una vendita di assets, lo stato risparmierebbe ogni anno futuro 10-20 milioni al netto. Cioe', 10-20 milioni per anno all'anno. Inoltre, non e' escluso che si risparmi di piu': quel 4% o 5% e' infatti calcolato sul valore di borsa. E' noto, invece, che cedendo quote di controllo si ricaverebbe di piu' della quotazione attuale da aziende come ENI o ENEL.
3. Settori strategici come armamenti o energia rischierebbero di passare in mani straniere, ad esempio tra le grinfie di Putin o di "fondi di investimento" di qualche nazione del Medio Oriente
Si tratta di un'altra obiezione diffusa, specialmente tra quelli che guardano al resto del mondo come a qualcosa di cui avere paura. In realta' e' sufficiente restringere i diritti di proprieta' escludendo certe nazioni. Gli USA lo fanno con tutta la loro industria militare, come lo fanno i francesi ed altri. Privatizzare Finmeccanica non implica cederla a Putin, potrebbe tranquillamente andare a capitali italiani.
4. Il rating sul debito pubblico, in caso di alienazione dei beni più "pregiati", potrebbe peggiorare, vanificando la riduzione dello stock di debito con una spesa per interessi più elevata
Assolutamente no, il contrario invece. Per ogni Euro di patrimonio ceduto si eliminerebbe un Euro di debito, quindi il rapporto fra passivo ed attivo nominale rimarrebbe inalterato. Ma essendo lo stock di debito minore, minori sarebbero le necessita' di rifinanziamento, rendendo quindi il rating migliore.
Infine, segnalando una vera intenzionalita' riformatrice si acquisirebbe credibilita' a fronte dei mercati.
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