Scarsa occupazione e declino del paese
Massimo Famularo - 31 agosto 2012
Oggi sui quotidiani si parla di disoccupazione e numero di lavoratori precari record (qui, qui e qui)
in effetti non c'è da stare allegri e se si guarda al numero degli occupati ancora meno: se per l'istat gli occupati sono 23MM e su una popolazione di 60MM significa che in media ogni 3 italiani ce n'è uno che lavora per mantenere se stesso e gli altri 2.*
Partiamo con le diatribe ideologiche sul rendere selvaggio il mercato del lavoro, abbattere le protezioni oppure investire in infrastrutture aumentare la spesa fare debito? No. Proviamo a ragionare in modo elementare
In che modo può aumentare l'occupazione?
1. perché le imprese esistenti assumono nuovi lavoratori
2. perché nascono nuove imprese
3. perché la pubblica amministrazione assume nuovi dipendenti
Per il punto 3, a parte rilevare che i fondi per assumere nella PA scarseggiano, occorre considerare che:
Una PA funzionante favorisce la crescita dell'economia e dell'occupazione
Una PA inefficace e inefficiente rallenta la crescita e favorisce la disoccupazione perchè
ostacola i cittadini che lavorano e producono ricchezza
sottrae attraverso le imposte risorse ai cittadini che producono per distribuirle a quelli che beneficiano di una qualche rendita di posizione (fosse anche solo avere un posto pubblico e non fare il proprio dovere)
Assumere nella PA gente inutile, solo per sostenere l'occupazione o per clientela politica danneggia la collettività, impoverisce il paese e riduce crescita e occupazione (oggi paghiamo il prezzo delle scellerate scelte passate)
Pertanto nuove assunzioni nella PA andrebbero fatte solo nel caso in cui:
Si assume personale che svolge un compito utile alla collettività
Si remunera detto personale in maniera coerente con il lavoro svolto e in ogni caso sotto il vincolo delle risorse disponibili dalle entrate tributarie
Se dopo aver utilizzato in modo ottimale il personale esistente e valutato soluzioni alternative all'assunzione di nuove risorse, sussistono ancora rilevanti necessità dei cittadini insoddisfatte
Riepilogando nella PA non si assume a caso, se funziona male (voi che pensate?) il personale andrebbe ridotto e non aumentato (non sia mai che si licenzi qualcuno: il personale si può ridurre NON sostituendo le risorse che vanno in pensione). Le assunzioni clientelari (o semplicemente non produttive) nella PA costituiscono un danno per tutto il paese e un onere per le generazioni future (si sa il posto pubblico è per la vita,no?).
Cosa determina il verificarsi dei punti 1 e 2?
la prospettiva per chi è proprietario dell'impresa di fare profitti (partendo da zero o ampliando le imprese esistenti)
il contesto istituzionale e ambientale ad esempio
se la PA favorisce, è neutrale o rema contro,
se riesce a garantire il rispetto dei contratti e i diritti di proprietà
quanto costa ed è complicato licenziare (giacché per quanto possa fare orrore capita anche di assumere la persona sbagliata o che la persona che era giusta quando è stata assunta non lo sia più per mille motivi in parte dipendenti e in parte no da volontà e capacità del lavoratore)
quanto è facile/veloce recuperare un credito o far valere in giudizio le proprie ragioni
la pressione fiscale ossia se DOPO aver pagato le tasse resta un importo sufficiente a giustificare lavoro, rischio,perdita di liquidità per chi mette i soldi
Insomma, in buona sostanza le imprese investono e assumono se gli resta in tasca un profitto decente e se non devono lottare contro i mulini a vento per mettere un'insegna.
Come siamo messi sotto questi profili?
La pressione fiscale è tra le più alte al mondo**, la qualità della PA e le condizioni ambientali ben al di sotto della media di tutti i paesi avanzati***. Alla luce di queste osservazioni, desta qualche sorpresa la dinamica dell'occupazione nel nostro paese? Se per crescere e creare occupazione occorrono determinate condizioni e il nostro paese, in assenza di riforme, va esattamente nella direzione opposta che cosa possiamo attenderci dal futuro?
La situazione occupazionale del paese (tutto e delle categorie più colpite dei giovani e delle donne) può migliorare solo se l'intero paese torna a crescere e se determinati nodi strutturali vengono affrontati, in particolare
una pressione fiscale più contenuta, che si può conseguire solo abbattendo il debito e riducendo la spesa pubblica
un sistema meno ostile alle imprese con una pubblica amministrazione che funziona e non rema contro
l'eliminazione di tutte le regole che determinano posizioni di privilegio per alcune minoranze a danno della collettività
C'è in giro chi in nome di una presunta crescita vorrebbe ancora spendere soldi pubblici (per fini utili come il welfare ma, anche per altri meno nobili) senza prima porsi il problema di COME vengono spesi: si tratta di un' illusione ottica che ipoteca il futuro delle prossime generazioni più di quanto non si sia fatto in passato.
C'è chi fa bandiera della protezione ad ogni costo dei posti di lavoro esistenti, senza intendere (o colpevolmente nascondendo) che questo danneggia i lavoratori stessi e le loro prospettive per il futuro.
C'è chi colpevolmente distoglie l'attenzione dalle reali riforme di cui il nostro paese ha bisogno per ripartire.
Ma c'è anche chi guarda alla situazione del paese per quella che è perchè non ha interessi personali da tutelare.
Pensate quel che volete, purché sia chiaro che la recessione e disoccupazione attuali, pur aggravate dalle congiuntura internazionale, vengono da lontano e non possiamo attenderci che migliorino significativamente se non affrontiamo i problemi alla radice.
*Sul sito dell'OECD si può avere un confronto internazionale. Nel 2011 la forza lavoro in percentuale della popolazione in Italia è indicata al 63% al terz'ultimo posto contro una media OECD del 73,4 e media EU 21 del 73,1% e a fronte del 75,2% della Spagna del 70,9% della francia e del 68,7 della Grecia.
Guardando al tasso di occupazione (calcolato sulla forza lavoro) l'Italia è quart'ultima col 57,9 (dopo la Grecia e prima della Spagna) contro una media OECD del 67,5 e media EU 21 di 66,1.
Se moltiplicate 57,9 per 63% vi torna 36% (vicino al 38% ottenuto su dividendo 23 MM di occupati per la popolazione di 60M).
Facendo lo stesso calcolo per la spagna avremo 42% e per la Grecia 38% rispettivamente la spagna ha 6 pundi di occupazione più dell'Italia e la Grecia 2.
** dal sito della world bank vediamo che per l'italia il total tax rate % of commercial profits è del 68,5% contro una media dell'area euro è 44,47% della UE del 43,40.
Tra gli altri paesi abbiamo Spagna al 38,7% in Francia al 65,7 in Grecia il 46,4 in Germania il 46,7, Gran bretagna al 37,3 e USA al 46,7
*** Nella classifica della world bank dei posti dove è più facile fare impresa l'italia si colloca all'87° posto come indice generale (tra Mongolia e Jamaica) al 77° per far partire una nuova impresa, 158° per il rispetto dei contratti.
Nella classifica generale la Spagna è al 29° posto, la Francia al 44°, la Grecia al 100°.
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/blogs/apologia- ... z26KQUfKux