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«Subito i fondi o il Sud esplode»

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«Subito i fondi o il Sud esplode»

Messaggioda ranvit il 13/08/2012, 12:07

http://www.ilmattino.it/articolo.php?id ... sez=ITALIA

Il ministro Barca al Mattino:
«Subito i fondi o il Sud esplode»


di Antonio Vastarelli

NAPOLI - Per evitare che l’ammalato Sud muoia prima che le cure di medio-lungo periodo impostate dal governo possano dare i loro effetti sulla crescita, a settembre sarà somministrato «un antipiretico»: e cioè il via libera ad una serie di misure per sostenere l’occupazione, la cassa integrazione in deroga e le piccolissime imprese.

Ad annunciare la campagna d’autunno, è il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, che - pur condividendo «pienamente» l’impostazione del ministro dell’Economia Grilli, sulla necessità di lavorare per lo sviluppo con riforme strutturali - mette in guardia dal rischio di sembrare «troppo accademici», in un momento di «grandissima tensione sociale nel Sud» che potrebbe determinare malumori e nostalgie per la vecchia politica che orientava la spesa pubblica verso le clientele.

Grilli invita a non confondere le politiche di crescita con interventi congiunturali; il responsabile Mezzogiorno di Confindustria, Laterza, annuncia che dal tavolo governo-parti sociali a settembre arriveranno misure con impatto immediato sull’economia meridionale. Ha capito male?
«Bisogna premettere che il governo sta lavorando per il Mezzogiorno dalla sua nascita. La deduzione dell’Irap per l’assunzione di giovani e donne, ad esempio, era particolarmente forte nel Sud. La continua evocazione di una seconda fase, quindi, è deleteria. In autunno non si apre una nuova fase ma aspettiamo i primi frutti della semina fatta dal novembre scorso a febbraio. Quindi condivido in pieno quello che dice Grilli: la verità è che abbiamo cambiato lo spartito con cui si suona la musica e a qualcuno ha dato fastidio».

A chi si riferisce?
«Quando sono arrivato al ministero, mi sono trovato di fronte a un ritardo pauroso nell’utilizzo dei fondi Ue e all’arresto del Fondo di sviluppo e coesione, che era stato sbloccato solo poco prima dal precedente governo. C’era il rischio di cedere al ricatto delle clientele del Mezzogiorno che lavorano per imbrigliare le amministrazioni e fare in modo che non spendano. Poi si presentano quando gli enti si trovano con l’acqua alla gola e consigliano dove mettere i soldi, facendo partire i progettifici. Abbiamo fatto in modo di impedire queste logiche e qualcuno è rimasto spiazzato».

C’è, però, chi si lamenta del fatto che non si vedono ancora risultati. Usando una metafora calcistica, lei sostiene che è stata fatta una buona preparazione precampionato. Ma, se la squadra poi non vince, l’allenatore rischia di saltare.
«Dipende anche da quale campionato giochiamo: solo quello 2013-2014 o vogliamo già portare a casa qualche risultato nel 2012? Parlando del Mezzogiorno su grandi linee, abbiamo tre cose sul tavolo. La prima, sono le grandi opere, a cominciare dalle reti ferroviarie Bari-Napoli e Palermo-Catania, passando per i progetti di disinquinamento che riguardano, in particolare, la Campania, fino allo stesso cantiere de L’Aquila sul quale ci sono 8 miliardi di euro disponibili. In questo ambito, grazie alla buona preparazione precampionato, possiamo iniziare a giocare adesso e vincere nel 2013-2014. E bisogna aspettare un po’ per avere risultati anche dalla partita sulla concorrenza nei settori del gas e del trasporto ferroviario. Così come è indispensabile riformare le pubbliche amministrazioni, non solo al Sud. Nel frattempo, però, c’è un Paese che non può aspettare perché, se non arriva qualche risultato, ci diranno che abbiamo usato uno spartito teorico e qualcuno chiederà di cambiare linea. C’è già chi dice che le politiche di prima saranno anche state dannose ma almeno i soldi nel Mezzogiorno arrivavano».

E, quindi?
«Quindi, le altre due cose che abbiamo sul tavolo devono dare risultati in tempi più brevi. La prima è quella che riguarda i servizi essenziali: scuola, sanità, centri per anziani, giovani, asili nido e, soprattutto, una giustizia più veloce. Su questi fronti abbiamo fatto molto e ci sono tanti bandi che partono ora: possiamo ottenere risposte in pochi mesi. La terza cosa, infine, è quella che stiamo discutendo al tavolo con le parti sociali su lavoro e impresa del quale ha parlato Laterza e che parte da una considerazione e cioè che, dopo aver detto in tutte le salse che non possiamo rinunciare a un futuro industriale per il Sud, rischiamo che troppe imprese meridionali non arrivino al di là del guado della crisi».

Quali soluzioni proporrete?
«Innanzitutto, stranamente, nessuna Regione ha ancora presentato una richiesta di deroga al patto di stabilità per accedere al miliardo di euro messo a disposizione dal governo: al ritorno dalle ferie spero di trovare tante domande. Con l’ultimo ciclo di riprogrammazione dei fondi Ue, poi, intendiamo dare alle Regioni meridionali la possibilità di sostenere l’occupazione, il finanziamento della cassa integrazione in deroga e le piccolissime imprese che hanno difficoltà di accesso al credito».

Lei ha sempre sostenuto che gli incentivi alle imprese non sono il modo giusto per determinare la crescita. Ci ha ripensato?
«No, lo confermo. Nessuno pensi ad uno sbrago: è demenziale pensare che gli incentivi alle imprese possano essere una misura strutturale capace di attrarre imprese nel Sud. L’intenzione è solo quella di dare un po’ d’ossigeno al tessuto produttivo meridionale per consentirgli di arrivare vivo alla fine del ciclo economico negativo, anche in considerazione del fatto che siamo sul filo di una grandissima tensione sociale nel Mezzogiorno. Quindi, non dobbiamo commettere l’errore di rinnegare la nostra impostazione ma nemmeno quello di essere troppo accademici».

Tra le tensioni, c’è quella di Taranto con l’Ilva. Gli impianti rischiano di restare chiusi per decisione del giudice. Protesta l’azienda ma anche i lavoratori: il destino per un meridionale è tenersi stretto il lavoro anche a costo della salute?
«No, la salute è un bene tutelato dalla Costituzione che non può essere scambiato con niente. Esiste un equilibrio tra la salvaguardia della salute e quello dell’attività economica che il governo aveva individuato con un grosso sforzo e che, adesso, vede anche l’impegno dell’azienda. Mi auguro che si torni su questa strada».
Lunedì 13 Agosto 2012 - 09:59 Ultimo aggiornamento: 12:01
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