Monti chiama i leader di maggioranza
"Ora tocca a voi fare la vostra parte"
L'asse con il Quirinale. Imminenti tagli di spesa tra i 5 e gli 8 miliardi. È questo il test a cui Monti chiama i partiti. Nella coalizione si fa strada l'idea di un mini-rimpasto. Berlusconi: adesso è impossibile far cadere Mario
di FRANCESCO BEI
DA BRUXELLES, con tono asciutto e senza trionfalismi, Mario Monti ha telefonato ai tre segretari della sua maggioranza "strana". Colloqui per informare i leader della trattativa condotta a buon fine nella notte di venerdì, ma anche per preannunciare i prossimi obiettivi del governo. "Ora spetta a voi fare la vostra parte in Parlamento", questo il senso della telefonata del premier ai leader dei partiti. Un messaggio recapitato suaviter in modo, fortiter in re, secondo la regola gesuitica appresa al liceo Leone XIII. Parole garbate ma sostanza durissima. Come i provvedimenti che il Consiglio dei ministri sfornerà tra lunedì e martedì, dai cinque agli otto miliardi di tagli radicali alla spesa, a partire da quella sanitaria. Misure draconiane - di fatto una manovra aggiuntiva - che spetterà alla maggioranza ingoiare in fretta e spiegare a un paese già stremato.
"Mi aspetto che facciate la vostra parte", ha insistito Monti. Che guarda anche a quei 13 decreti che aspettano di essere approvati da qui a fine luglio, oltre al Fiscal Compact e alla spending review. In questa "fase due" del risanamento il capo del governo può contare comunque sul sostegno forte di Giorgio Napolitano, che ieri è parso soddisfatto del risultato del summit Ue. Il presidente della Repubblica ha seguito l'evolversi della trattativa europea dalla tenuta di Castelporziano, informato in tempo reale da Monti. "Una scommessa vinta", per il capo dello Stato. Che ha messo a punto l'esecutivo dei tecnici nell'officina del Quirinale e ora può tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo. E del resto proprio Napolitano, alla vigilia del Consiglio europeo, aveva chiamato a consulto il premier e tutta la squadra europea - Moavero, Grilli e il sottosegretario agli Esteri Marta Dassù - per mettere a punto la strategia finale e motivare i giocatori nello spogliatoio.
Dopo il successo a Bruxelles Monti troverà comunque al suo rientro un panorama molto diverso da quello lasciato alla vigilia della trasferta. Sembra quasi scattata la corsa a salire sul carro del vincitore. Tanto che si alzato di nuovo il vento del "rimpasto", che dovrebbe portare all'innesto nel governo di tre personaggi dal profilo tecnico-politico. Un'operazione che lascia freddo il premier ma che avrebbe come principale sponsor Pier Ferdinando Casini, anche se fonti centriste negano che a via Due Macelli se ne sia mai parlato. Nel frattempo è nel Pdl che si assiste alla più spettacolare virata rispetto al governo. Abbandonata la linea del sostegno neghittoso e svogliato a Monti, sono in molti - a partire da Alfano - ad applaudire per i risultati del vertice europeo. Molti, ma non tutti. L'ala dei falchi (ormai non solo ex An, come si vede dal caso Brunetta), in questo appoggiata da alcuni big forzisti come Fabrizio Cicchitto, sta meditando infatti il modo migliore per prendere le distanze dall'esecutivo senza provocarne la caduta. Eventualità che li esporrebbe al rischio di essere additati come responsabili della bancarotta del paese. In una cena romana dopo la partita Italia-Germania, la linea emersa sarebbe stata allora quella ribattezzata "astensione operosa". Ovvero, quando arriveranno in aula i provvedimenti del governo, i falchi non voteranno no, ma consentiranno alle misure di passare astenendosi. Una sorta di "governo della non sfiducia", come quello di Andreotti nel '76.
E tuttavia queste alchimie sembrano al momento molto lontane da Silvio Berlusconi, che ha fiutato il cambiamento d'aria per primo: "Ora è impossibile far cadere Monti". Da parte sua ha quindi deciso di puntare nuovamente le sue carte su Pier Ferdinando Casini. Ne sono stati testimoni i leader del Ppe, riuniti a Bruxelles il giorno d'apertura del vertice. Al presidente del Ppe Wilfried Martens il Cavaliere ha confidato: "Punto a ricongiungermi con Casini. Ma voi mi dovete aiutare. Dovete insistere affinché non faccia l'errore di buttarsi a sinistra". Nella sala d'albergo dove si riuniva la famiglia popolare, Casini del resto era stato prodigo di complimenti sia per Monti che per Berlusconi, a cui aveva dato atto del "senso di responsabilità" con cui dava una mano al governo italiano. Parole che avevano colpito molto Berlusconi. Il quale, davanti a tutti, si era alzato andando a stringergli la mano: "Grazie Pier Ferdinando. A questo punto rinuncio al mio intervento perché hai già detto tutto tu". Uno scambio di affettuosità rinnovato in un breve faccia a faccia al termine della riunione.
Tanto slancio da parte del Cavaliere è motivato infatti da un timore che sente sempre più presente, quello dell'isolamento. "Casini - spiega Mario Mauro, che ha accompagnato Berlusconi in Europa - punta a creare un nuovo arco costituzionale che lasci fuori solo il Pdl. A quel punto noi rischieremmo di fare la fine del Msi. Molto meglio percorrere la strada più limpida: concordare un programma con il Pd e assumersi la responsabilità di fare un governo insieme nella prossima legislatura".
(30 giugno 2012) www.repubblica.it