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Accordo su crescita e anti-spread

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Accordo su crescita e anti-spread

Messaggioda franz il 29/06/2012, 8:33

Accordo su crescita e anti-spread
vince l'asse Monti-Hollande

Il premier italiano porta a casa un meccanismo per fermare il differenziale fra i titoli di Stato tedeschi e quelli degli altri Paesi. Per arrivarci, insieme con il primo ministro spagnolo, ha dovuto minacciare il veto sul piano da 120 miliardi per far ripartire l'economia adottato dal Consiglio europeo. Via libera alla ricapitalizzazione delle banche
dai nostri inviati ALBERTO D'ARGENIO e ELENA POLIDORI

BRUXELLES - Ore 5.20. Svolta nella notte a Bruxelles per i Grandi d'Europa impegnati a "salvare" l'euro. Dopo un drammatico, tesissimo negoziato durato 15 ore con tanto di veto di Monti e Rajoy, i leader trovano l'accordo sullo scudo anti-spread imposto dall'Italia. "La zona euro ne esce rafforzata", racconta all'alba il presidente del Consiglio. "L'importante è lo sblocco mentale" dei partner. I leader Ue approvano infatti le linee guida sul meccanismo pensato per stabilizzare i mercati e proteggere i Paesi colpiti dalla speculazione. L'intesa prevede che il fondo salva-stati dell'Unione (Esm) intervenga in maniera automatica nel caso in cui gli spread di una nazione virtuosa superino una determinata soglia ancora da stabilire.

I TEMI AL CENTRO DEL VERTICE 1

E' un po' come avveniva ai tempi dello Sme quando la lira poteva oscillare entro una griglia ben determinata e mai oltre. Ma la novità è soprattutto politica: per la prima volta a memoria d'uomo l'Italia punta i piedi in un summit internazionale per valere le proprie ragioni. Non solo. Ha dalla sua parte la Spagna, ma anche la Francia di Hollande. Sul piano tecnico ottiene che lo scudo scatti dopo la firma di un apposito memorandum con Bruxelles, ma senza obblighi di riforme lacrime e sangue in stile Grecia monitorate dalla famigerata troika Ue-Bce-Fmi. Una umiliazione che Monti non vuole in nessun caso subire, anche perché il Paese ha fatto i "compiti a casa" e si sente in linea con i dettati di rigore sempre reclamati dalla Germania. Di più: l'Italia pur essendosi battuta per ottenere questo risultato "non ha intenzione in questo momento di avvalersene", assicura il premier lasciando il palazzo del Consiglio.

La giornata è stata lunghissima. Monti ha negoziato dalle nove del mattino, prima al telefono, poi di persona. Contatti anche con la Merkel e i vertici delle istituzioni europee. Ma da Berlino fino alla svolta è stato sempre e solo un "nein". Il Consiglio europeo di Bruxelles è iniziato alle 15. Mentre i leader discutevano, in una sala separata negoziavano gli sherpa, per l'Italia il viceministro Vittorio Grilli. Tedeschi, finlandesi e olandesi tirano dritto. Vogliono che il Consiglio europeo si limiti ad approvare il piano per la crescita da 130 miliardi e quello per riformare l'Unione dotandola, tra diversi anni, degli strumenti necessari per contratare le crisi finanziarie. Decisamente troppo tempo per Monti e Rajoy. Entrambi sanno che senza un intervento immediato i mercati sono pronti a punirli. E se questo avvenisse anche la moneta unica sarebbe in pericolo.

Ce n'è abbastanza per puntare i piedi. E infatti lo fanno. Mentre a Varsavia si gioca la semifinale tra Italia e Germania, Monti pone il veto sull'intero pacchetto Europa, comprese le misure sulla crescita che pure aveva perorato e negoziato a lungo fino all'annuncio ufficiale nel summit di venerdì scorso a Villa Madama. Rajoy lo segue a ruota. Il francese Hollande li appoggia, ma senza tirare troppo la corda. La Merkel resta comunque di stucco, spiazzata. A quel punto sul tavolo dei leader arriva la bozza degli sherpa. C'è tutto in quelle pagine e soprattutto ci sono i principi anti-speculazione destinati, nelle intenzioni, a riportare gli spread su quotazioni ragionevoli. Anche la Spagna ottiene quel che andava cercando, ovvero la ricapitalizzazione delle banche senza pesare sul bilancio dello Stato.

La Cancelliera è nell'angolo. Capisce che il veto la costringerebbe, oggi pomeriggio, ad andare a Berlino per impegni parlamentari e a tornare domani a Bruxelles per proseguire il negoziato. Uno smacco. Quando anche lei lascia il palazzo della Ue è terrea in volto. "Abbiamo raggiunto buoni risultati, una base su cui discutere", è tutto quel che dice. Come lei sono all'angolo anche gli altri "falchi": il finlandese Katainen, per esempio, e l'olandese Rutte. Loro vogliono usare la crisi per "raddrizzare" i paesi del Sud, mantenere i propri tassi molto bassi e attrarre capitali, salvo intervenire a un millimetro dal precipizio, un minuto prima del crollo. Un gioco al massacro per Roma, Parigi e Madrid. Inaccettabile, evidentemente, e oltretutto pericoloso perché potrebbe sfuggire di mano in qualsiasi istante.

Ora c'è l'accordo di principio, la stesura dei dettagli passa ai ministri delle Finanze che dovranno completare il dossier. La firma è prevista all'Eurogruppo del 9 luglio. Ma intanto l'annuncio per i mercati c'è.

(28 giugno 2012) www.repubblica.it
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Re: Accordo su crescita e anti-spread

Messaggioda franz il 29/06/2012, 9:24

Ce n'è abbastanza per puntare i piedi. E infatti lo fanno.
E possono puntare i piedi, Monti soprattutto, perché possono mettere sul tavolo le riforme fatte, compresa la riforma - pur parziale - del mercato del lavoro. Insomma Monti ha la credibilità e la capacità, cosa del tutto assente nel precedente PdC.
Fotografia ben diversa da quella dei "sorrisini" di 8 mesi fa

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Re: Accordo su crescita e anti-spread

Messaggioda franz il 29/06/2012, 21:06

Intanto se non sbaglio i 130 miliardi sono diventati 120 ..
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Re: Accordo su crescita e anti-spread

Messaggioda flaviomob il 03/07/2012, 8:16

Diciamoci anche che, senza l'appoggio del socialista Hollande, Monti sarebbe tornato a casa con le pive nel sacco... ;)


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Re: Accordo su crescita e anti-spread

Messaggioda ranvit il 03/07/2012, 10:02

Beh, anche la Merkel senza Sarkozy non avrebbe potuto imporre il suo germanico rigore...con tanto rigore ;)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Accordo su crescita e anti-spread

Messaggioda Iafran il 03/07/2012, 10:29

Se si vogliono fare gli Stati Uniti d'Europa non ci debbono essere paesi predominanti o subalterni, che debbono battere le mani per portare le loro ragioni ... (almeno a livello teorico).
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Re: Accordo su crescita e anti-spread

Messaggioda franz il 03/07/2012, 12:06

Iafran ha scritto:Se si vogliono fare gli Stati Uniti d'Europa non ci debbono essere paesi predominanti o subalterni, che debbono battere le mani per portare le loro ragioni ... (almeno a livello teorico).

Si, d'accordo. Tuttavia ci sono. Ci sono paesi forti, economicamente e politicamente parlando, che esportano e crescono, con poca disoccupazione e finanze solide, e paesi deboli, con finanze in crisi, spesa pubblica gonfiata, crescita zero e forte disoccupazione. In tempi di crisi i paesi forti sono predominanti, quelli deboli sono subalterni. Mi chiedo cosa succederebbe se fosse il contrario.
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Re: Accordo su crescita e anti-spread

Messaggioda Iafran il 03/07/2012, 13:44

franz ha scritto:
Iafran ha scritto:Se si vogliono fare gli Stati Uniti d'Europa non ci debbono essere paesi predominanti o subalterni, che debbono battere le mani per portare le loro ragioni ... (almeno a livello teorico).

In tempi di crisi i paesi forti sono predominanti, quelli deboli sono subalterni. Mi chiedo cosa succederebbe se fosse il contrario.

Il contrario (o così come è) non durerebbe tanto nel tempo se ogni paese volesse andare per una strada autonoma.
Per maturità politica degli statisti europei le strade di ciascuno si stanno intrecciando con l'obiettivo di averne una sola in un prossimo futuro. Nel frattempo, fra gli statisti, non ci dovrebbero essere né vincitori né vinti, ma solo la comune determinazione di trovare le migliori soluzioni per l'interesse di tutti.
Antagonisti si può esserlo solo negli sport ...
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Re: Accordo su crescita e anti-spread

Messaggioda trilogy il 03/07/2012, 16:46

flaviomob ha scritto:Diciamoci anche che, senza l'appoggio del socialista Hollande, Monti sarebbe tornato a casa con le pive nel sacco... ;)


In parte è vero, ma aver ottenuto l'appoggio di Hollande è un merito di Monti, non è stato un colpo di fortuna. Come ex Commissario europeo conosce bene le dinamiche e le culture negoziali dei paesi europei e le ha sfruttate a vantaggio del paese.

La Francia ha una capacità negoziale molto qualificata sia per quanto riguarda le persone che le strutture. Dal punto vista culturale è continuamente in bilico tra nord Europa e mediterraneo. In questa fase è più proiettata verso il mediterraneo, perché ha dei problemi interni, e perché l’evoluzione in corso nel nord africa apre all’Europa nuove prospettive politiche e commerciali. La Francia per le sue tradizioni e legami storici può giocare, in quest’ambito un ruolo di leadership. Sono molto attenti ai loro interessi nazionali, e quando l’oggetto della discussione, non è in contrasto con questi, agevolano le trattative.

I Tedeschi, sono più europeisti di quello che sembra a prima vista. Sono molto organizzati, ma sono dei pessimi negoziatori. L’unica modalità che conoscono è la “forza bruta”. In ambito negoziale, questo non significa, a priori, qualche cosa di negativo o brutto. E’ il modo di affrontare i problemi di chi ha un peso particolare, e cerca di sfruttarlo ma spesso ne rimane prigioniero. Anche nei negoziati commerciali risentono di questa impostazione, mettendo sul tappeto la qualità dei prodotti, le loro linee di finanziamento, la loro credibilità. Poi sono capaci di arenarsi su 2 cent. di sconto.

L’Italia nei negoziati internazionali sconta una serie di problemi. Il primo è che non è mai chiaro quale sia l’interesse nazionale. Mancando una visione paese di lungo periodo si procede sistematicamente a tentoni. Quindi la priorità italiana nei negoziati internazionali spesso è semplicemente: “essere presenti”, la politica del sedere su una sedia. Il risultato concreto conta meno. Non essendo chiaro cosa sia un “buon risultato per il paese”. L’altro problema è che molto spesso i veri nemici li abbiamo in casa non al tavolo del negoziato. Questi nemici, sono quelli che per tutelare i loro interessi personali affondano qualunque proposta e minano alle spalle la credibilità di chi conduce il negoziato. Monti, anche in questo caso, è stato molto abile a non farsi pugnalare alla schiena dagli “amici” in patria. L’altra caratteristica dei negoziatori italiani è che spesso individuano i possibili problemi, o propongono soluzioni, in modo molto lungimirante e corretto, ma deboli sul piano della credibilità e del supporto nazionale, le proposte spesso non sfondano. Il risultato a medio termine si traduce in un malinconico “noi l’avevamo detto…”

i negoziatori spagnoli, sono in media più giovani degli altri. Tosti nei negoziati, molto preparati e attenti agli interessi nazionali, anche cinici pur di portare a casa un vantaggio. Hanno anche una grande flessibilità nello sfruttare nuovi spazi e opportunità che si aprono. Qualche cosa di buono, lo ottengono in ogni negoziato.

Gli olandesi sono tremendi. Molto abili, freddi e preparati. Secoli di tradizione mercantile hanno lasciato il segno. Spesso pesano più di quello che è la dimensione del paese, anche perché si muovono di concerto con gli altri paesi del nord Europa.

Gli Inglesi sono fuori dall’area dell’euro. Sono molto abili, preparatissimi, la lingua inoltre li facilita in tutto. Hanno alle spalle secoli di tradizione imperiale, e sanno fare politica internazionale rivolta all’ interesse nazionale.

In sostanza non è un ambiente di sprovveduti dove è facile muoversi e ottenere risultati. Monti in questo caso ha fatto un ottimo lavoro, sia prima, nella preparazione del negoziato, che durante il negoziato stesso. Questo dovrebbe anche insegnarci quanto sia importante formare una classe dirigente con maggiore esperienza europea e internazionale.
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Re: Accordo su crescita e anti-spread

Messaggioda flaviomob il 04/07/2012, 14:06

A Monti viene riconosciuto un patrimonio di stima credibilità e competenza senza il quale sarebbe stato impossibile ottenere una trattativa positiva con la Germania, in cui peraltro la maggioranza di governo rischia di rompersi se si concede troppo, dato che alle proteste dei liberali si sono aggiunte ieri quelle della CSU bavarese, che minaccia la crisi di governo.
Tuttavia è stata la vittoria francese di Hollande a mutare profondamente gli equilibri europei, mentre l'ambivalenza della politica italiana non gioca a favore della nostra autorevolezza in ambito continentale. Monti infatti è vincolato all'appoggio delle forze di centrodestra in parlamento, le stesse che ci hanno portato al disastro, mentre il principale partito di centrosinistra mantiene un'ambivalenza di fondo che, a differenza del PS francese, lo porta ad essere più un contenitore adatto a cocktail politici a gradazione variabile che ad essere un soggetto politico con una progettualità chiara ed orientata a una proposta organica per il prossimo, durissimo quinquennio. Inoltre la spinta filocentrista che i dirigenti continuano ad attuare tende ad espellere verso l'astensione o i partitini (o la protesta) una gran parte dell'elettorato storico della sinistra italiana.


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