Confindustria: "Paese nell'abisso
"Il Pil crolla e disoccupazione crescerà
effetti della crisi peggio di una guerra"
Analisi drammatica dal Centro studi di viale dell'Astronomia, dai consumi ai posti di lavoro. Secondo gli imprenditori sarà fallito l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013 e la crescità scenderà ancora. Il vertice Ue di oggi sarà decisivo"
lo studio
Confindustria: recessione nel 2013
"Siamo nell'abisso, danni come in guerra"
La pressione fiscale apparente è confermata salire al 45,4% del Pil nel 2013; quella effettiva, che tiene conto del sommerso, giungerà al 54,6%. Persi 1,5 milioni di posti di lavoro dal 2008. Si allontana il pareggio di bilancio: deficit all'1,6% l'anno prossimo
Confindustria: recessione nel 2013 "Siamo nell'abisso, danni come in guerra" Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi
MILANO - I conti pubblici migliorano "vistosamente", ma "si allontana il pareggio di bilancio", secondo il Centro studi di Confindustria. Il deficit pubblico nel 2013 sarà a -1,6% del Pil e non di -0,1% come prospettato a dicembre. Nel 2012 si assesterà invece a -2,6%, in peggioramento di 1,1 punti a causa della crisi. Il Pil, invece, calerà dello 0,3%.
"Non siamo in guerra, ma i danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto e a essere colpite sono state le parti più vitali e preziose del sistema Italia: l'industria manifatturiera e le giovani generazioni". E lo drammatico scenario delineato dal Centro studi di Confindustria: "L'aumento e il livello dei debiti pubblici sono analoghi, in quasi tutte le democrazie avanzate, a quelli che si sono presentati al termine degli scontri bellici mondiali. Una sorta di guerra c'è stata ed è tuttora in corso, ed è combattuta dentro l'Europa e dentro l'Italia". Per Csc "a scatenarla sono stati errori recenti e mali antichi. Gli errori recenti sono stati inanellati nella gestione dell'eurocrisi".
La recessione italiana già si è dimostrata più intensa e, come se non bastasse, il Centro studi Confindustria rivede al ribasso le stime del Pil. Per il 2012 il Csc stima una flessione del prodotto del 2,4% contro il -1,6% indicato a dicembre e analoga è la differenza nello scenario per il 2013: da +0,6% a -0,3%, quasi esclusivamente dovuta alla pessima eredità ricevuta dal 2012. Il Csc segnala che il 90% dell'arretramento di quest'anno è già acquisito nel secondo trimestre per cui il calo acquisito stimato è già del 2,1 per cento.
"Siamo nell'abisso" dice il direttore del Centro studi di Confindustria, Luca Paolazzi che, tuttavia, prevede "un rientro dell'eurocrisi entro la primavera".
A preoccupare Viale dell'Astronomia è, soprattutto, il forte derioramento delle condizioni del mercato del lavoro: nel 2012 l'occupazione calerà dell'1,4% (-1% già acquisito al primo trimestre) e dello 0,5% nel 2013. Solo sul finire dell'anno prossimo le variazioni congiunturali torneranno positive e, al netto della Cig, il 2013 si chiuderà con 1 milione e 482mila posti di lavoro in meno rispetto al 2008 (-5,9%). La disoccupazione, osserva il Csc prosegue la corsa osservata negli ultimi mesi con il tasso che raggiungerà il 10,9% a fine 2012 (10,4% in media d'anno) e il 12,4% a fine 2013 (11,8% in media d'anno).
"A sei anni dall'inizio della crisi, nel 2013 l'Italia si troverà con un livello di benessere, misurato in Pil pro-capite, del 10% inferiore alla media 2007". Il Csc calcola un calo "pari quasi a 2.500 euro in meno (prezzi costanti dal 2005)". Per gli economisti di via dell'Astronomia è "una perdita difficilmente recuperabile in assenza di riforme incisive che riportino il Paese su un sentiero di crescita superiore al 2% annuo come è alla sua portata".
(28 giugno 2012) www.repubblica.it
Confindustria: «Crisi come una guerra
Sono colpite le parti vitali del Paese»
Confindustria: «Crisi come guerra, colpite parti vitali del Paese»
Tagliate le stime del Pil: per il 2012 al -2,4% (dal -1,6%); per il 2013 al -0,3% (dal +0,6%)
L'immagine metaforicamente rende l'idea. Lo stravolgimento epocale post Lehman Brothers assomiglia a uno scenario economico da ricostruzione post conflitto bellico. Ecco perché - anche «se non siamo in guerra» - i «danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto e a essere colpite sono state le parti più vitali e preziose del sistema Italia», rileva il centro studi di Confindustria. Settori trainanti come il tessile e il manifatturiero, soprattutto l'automotive, ma anche la farmaceutica e i settori di nicchia del made in Italy come l'arredamento e il design, l'alta moda, funzionano se puntano sulla domanda estera, soffrono drammaticamente se intercettano i consumi domestici.
ABISSO PIL - «Siamo nell'abisso», dichiara senza mezze misura il capoeconomista di Confindustria, Luca Paolazzi, illustrando le stime di via dell'Astronomia sul Pil tagliate rispetto alle precedenti previsioni: per il 2012 al -2,4% (dal -1,6%); per il 2013 al -0,3% (dal +0,6%). La recessione è «più intensa», la ripresa è ora attesa «dalla seconda metà del 2013».
DISOCCUPAZIONE - Il 2013 si chiuderà con un milione e 482mila posti di lavoro in meno dal 2008, inizio crisi (in termini di unità di lavoro equivalenti a tempo pieno):era -1 milione e 276mila a inizio 2012. La disoccupazione salirà al 10,9% a fine 2012 e toccherà il record del 12,4% nel quarto trimestre 2013 (13,5% con la Cig).
LA CRISI DELL'EURO - L'esito del Consiglio europeo di giovedì e venerdì - aggiunge lo studio di Confindustria - «è cruciale» per il futuro. Occorrono misure «per fermare e invertire la "disunione" creditizia da tempo in atto e che sta provocando un violento credit crunch proprio nei paesi maggiormente impegnati nello sforzo dei conti pubblici». Secondo Viale dell'Astronomia «è indispensabile cambiare strategia, mantenendo la barra dritta sul risanamento con misure strutturali che agiscano nel tempo e non impediscano di sostenere nell'immediato la domanda».
IL PIOMBO - La burocrazia è l'altro tema rilevante, su cui le elaborazioni della maggiore associazione datoriale del Paese pongono la loro attenzione:«Liberare l'Italia dal piombo della burocrazia è la via maestra per riportare il Paese su un alto sentiero di sviluppo», scrive Confindustria. Secondo le stime degli economisti di via dell'Astronomia «una diminuzione dell'1% dell'inefficienza della pubblica amministrazione è associata ad un incremento dello 0,9% del livello del Pil pro-capite». Per Confindustria «la rivoluzione del modo di operare della pubblica amministrazione è vitale per il rilancio dell'economia e per il percorso riformista del Paese. La sua inefficienza - sottolinea il Csc - pervade ogni ambito sociale ed economico».
Fabio Savelli www.corriere.it