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L’AMACA del 19/06/2012 (Michele Serra)

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

L’AMACA del 19/06/2012 (Michele Serra)

Messaggioda franz il 25/06/2012, 11:59

Si legge che il voto greco “non basta ai mercati” e ci si ingegna di capire che cosa basti, ai mercati: la consegna immediata di tutte le ragazze vergini? La testa del Battista su un piatto d’argento? La donazione di ogni bene pubblico e privato al circolo ricreativo dei banchieri? L’uso obbligatorio del papillon? Ma poi, soprattutto:chi diavolo sono, questi misteriosi “mercati”? Hanno fisionomia giuridica, un portavoce, un responsabile, un legale rappresentante, qualche nome o cognome al quale, all’occorrenza, presentare reclamo? Qualcuno ha mai votato per loro? Se sbagliano, si dimettono? Quando e dove è stato deciso che il loro giudizio (il famoso “giudizio dei mercati”) conta più del giudizio dell’intera classe politica mondiale? Perfino i più esecrabili dittatori ci mettono la propria faccia, e a volte finiscono la carriera appesi a un lampione. Perché i mercati no? Se contano tanto (tanto da affamare i popoli, volendo, e tanto da salvarli, sempre volendo) perché sono l’unico potere, in tutto l’Occidente, che non si espone mai, non parla nei telegiornali, non viene intervistato, fotografato, incalzato? Perché siamo tutti ai piedi di un’entità metafisica che per giunta non dispensa alcun genere di risarcimento spirituale, anche scadente?

Da La Repubblica del 19/06/2012
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Pietro Icnino prova a rispondere a Michele Serra

Messaggioda franz il 25/06/2012, 12:02

PROVO A RISPONDERE ALLE DOMANDE CHE SI PONE, CON LA SUA PENNA IMPAREGGIABILE, MICHELE SERRA SU REPUBBLICA, MA CHE COME LUI SI SONO POSTE ULTIMAMENTE ANCHE ALTRE ILLUSTRI FIRME DELLO STESSO GIORNALE: EUGENIO SCALFARI, STEFANO RODOTÀ E GAD LERNER

Corsivo di Michele Serra, nella sua rubrica l’Amaca, su la Repubblica del 19 giugno 2012 – La scansione del testo in quattro domande è inserita da me, in preparazione di un mio tentativo di risposta alle domande poste in questo corsivo

L’AMACA
[Prima domanda - n.d.r.] Si legge che il voto greco “non basta ai mercati” e ci si ingegna di capire che cosa basti, ai mercati: la consegna immediata di tutte le ragazze vergini? La testa del Battista su un piatto d’argento? La donazione di ogni bene pubblico e privato al circolo ricreativo dei banchieri? L’uso obbligatorio del papillon? [Seconda domanda - n.d.r.] Ma poi, soprattutto: chi diavolo sono, questi misteriosi “mercati”? Hanno fisionomia giuridica, un portavoce, un responsabile, un legale rappresentante, qualche nome o cognome al quale, all’occorrenza, presentare reclamo? [Terza domanda - n.d.r.] Qualcuno ha mai votato per loro? Se sbagliano, si dimettono? Quando e dove è stato deciso che il loro giudizio (il famoso “giudizio dei mercati”) conta più del giudizio dell’intera classe politica mondiale? Perfino i più esecrabili dittatori ci mettono la propria faccia, e a volte finiscono la carriera appesi a un lampione. Perché i mercati no? Se contano tanto (tanto da affamare i popoli, volendo, e tanto da salvarli, sempre volendo) perché sono l’unico potere, in tutto l’Occidente, che non si espone mai, non parla nei telegiornali, non viene intervistato, fotografato, incalzato? [Quarta domanda - n.d.r.] Perché siamo tutti ai piedi di un’entità metafisica che per giunta non dispensa alcun genere di risarcimento spirituale, anche scadente?

PROVO A RISPONDERE
Prima domanda: che cosa vogliono “i mercati?
– Delle nostre vergini non se ne fanno nulla: gli interessa soltanto la sicurezza che ciascuno Stato sia in grado di onorare i propri debiti.
Seconda domanda: chi diavolo sono questi misteriosi mercati? – Siamo tutti noi, ogni volta che ci chiediamo se sia meglio investire i nostri risparmi prestandoli a Tizio o a Caio; per esempio, ponendoci questa domanda: “sarà meglio investirli in buoni del tesori greci, con i loro interessi altissimi ma con il dubbio se alla fine verremo rimborsati, oppure in quelli tedeschi, con i loro interessi bassissimi ma con la certezza che alla fine riavremo i nostri soldi?”. Molti di noi non si sono mai posti questo problema? D’accordo, ma se lo sono posto e se lo pongono quotidianamente i gestori dei fondi-pensione dei lavoratori americani o giapponesi, o dei fondi di investimento nei quali hanno messo i propri risparmi la casalinga di Voghera o l’artigiano di Sao Paulo. Sì, certo, poi ci sono anche gli speculatori; ma questi non fanno altro, a ben vedere, che scommettere sulle scelte che faranno i gestori dei fondi; e pesano complessivamente molto meno di questi ultimi (tanto è vero che diventano molto più pericolosi in agosto, quando i gestori dei fondi vanno in vacanza). Giustissimo, comunque, tassare le operazioni finanziarie a carattere speculativo; ma stiamo attenti a non demonizzarli troppo questi speculatori. “Speculare”, letteralmente, significa “guardare lontano”; il saperlo fare può essere fonte di guadagni indebiti, ma può essere anche utile a tutti gli altri: saper vedere in anticipo le cause di possibili catastrofi piccole e grandi può aiutare ad evitarle, o a limitarne i danni. Per esempio, se ci fosse stato qualche speculatore che avesse saputo cogliere per tempo i segni premonitori del fallimento di Lehman Brothers del 2008, questo ci avrebbe potuto forse risparmiare molti dolori.
Terza domanda: qualcuno ha mai votato per i mercati? se sbagliano… “si dimettono”? – Certo che sì. Le centinaia di migliaia di gestori dei fondi-pensione o degli investimenti dei grandi e piccoli risparmiatori hanno costantemente bisogno della fiducia dei mandanti che affidano loro i propri risparmi. E quando sbagliano lo pagano caro. Perché il loro errore costa caro ai mandanti stessi, siano essi i pensionati americani o giapponesi, o la casalinga di Voghera, o l’artigiano di Sao Paulo; o anche il ricco magnate australiano o russo (che però complessivamente conta molto meno dell’insieme dei pensionati e pensionandi e dei piccoli risparmiatori). Anche l’eventuale collasso dell’euro costerebbe loro assai caro: non hanno alcun interesse a provocarlo; ma il loro primo dovere è salvaguardare i risparmi dei loro mandanti, e qualche volta questo può comportare azioni che avvicinano, se non il collasso dell’euro, il default di qualche debitore. Forse, dunque, è il caso che li trattiamo con un po’ più di rispetto, cercando di conquistare la loro fiducia. E che non imputiamo a loro quelle che sono soltanto le conseguenze delle nostre imprevidenze, raffigurandoli come novelli untori del “contagio” della crisi, o peggio come rapaci e malvagi attentatori di regimi democratici e affamatori di popoli.
Quarta domanda: perché siamo tutti ai piedi di questa entità metafisica? – Perché i mercati finanziari non sono affatto un’entità metafisica, bensì costituiscono l’unica entità di questo mondo a cui possiamo rivolgerci, quando non siamo in grado di pagare i nostri debiti, per trovare qualcuno che sia disposto a tornare a prestarci il denaro di cui abbiamo bisogno per pagare gli stipendi agli statali, le pensioni a tutti quanti, i costi della sanità, della scuola, della polizia, e così via. Se abbiamo qualche difficoltà a convincere i gestori dei fondi-pensione o dei fondi di investimento a tornare a prestarci il denaro che amministrano, non ha molto senso prendersela “con i mercati finanziari”. A meno che abbiamo deciso di non farvi più ricorso nel prossimo futuro; ma la cosa strana è che a prendersela di più “con i mercati finanziari” sono proprio quelli che predicano contro il rigore, contro la riforma dell’articolo 81 della Costituzione (quello che impone l’equilibrio di bilancio per prevenire gli eccessi di indebitamento a danno delle generazioni future) e chiedono a gran voce un aumento della spesa pubblica purchessia. La verità è che il modo migliore per fare quanto chiedono questi neo-keynesiani a corrente alternata, per “tagliare le unghie ai mercati finanziari”, consiste nel fare proprio quello che dice l’odiata Angela Merkel: tenere meglio sotto controllo il bilancio dello Stato.

http://www.pietroichino.it/?p=21949
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Re: L’AMACA del 19/06/2012 (Michele Serra)

Messaggioda ranvit il 25/06/2012, 12:37

Per quanto mi riguarda sono totalmente d'accordo con Ichino...diro' di piu', fosse stato per me non avremmo debiti o quantomeno non ripagabili! Basterebbe, sarebbe bastato, un po' di buon senso! Ma i ns cari politici (e quelli Greci, irlandesi, portoghesi, spagnoli) il buon senso l'hanno perso da tempo. Sono dei cialtroni della politica, mediocri e chiacchieroni, che andrebbero presi a pedate nel culo per tutto il resto della loro ignobile vita!
Anche chi li ha eletti andrebbero presi a calci nel culo? Si e no, si perchè avrebbero dovuto scegliere meglio; no perchè spesso questa possibilità di capire chi è cialtrone e chi no, non ce l'hanno. E comunque resta il fatto che la classe dirigente di un Paese dovrebbe (avrebbe il dovere) di essere migliore o almeno piu' lungimirante.

Andrebbero poi presi a calci nel culo i politici europei che hanno messo in piedi un castello basato sulle sabbie mobili!
Ma come si fa ad auto-legarsi mani e piedi ed impiccandosi ad un rispetto di bilancio, quando era notorio a tutti che molti dei Paesi coinvolti avevano (e spesso hanno) classi dirigenti incapaci e cialtrone? E come si fa ad avere una Banca centrale unica ben sapendo che "i mercati" quando ve ne fosse stata l'occasione avrebbero aggredito i Paesi deboli?
Un errore che potevo fare io o qualsivoglia ltro cittadino europeo non a conoscenza dei meccanismi che si stavano mettendo in piedi....ma non loro!!!

Cio' detto (quanto dice Ichino e quanto ho appena detto io), che si fa? Continuiamo a togliere lo sgabello da sotto ai piedi dell'impiccato?
O non è il caso di rimetterglielo...pur lasciando la corda al collo perchè tenga presente che movimenti puo' fare per toglierselo...il cappio??? :roll:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: L’AMACA del 19/06/2012 (Michele Serra)

Messaggioda Manuela il 25/06/2012, 13:51

Quella di Ichino è una gran bella lezioncina, comprensibile da uno studente delle medie (fra le altre cose, Ichino è un ottimo divulgatore, anche se decisamente poco televisivo...), che Serra si merita ampiamente. Personalmente ho dato grande risalto, nelle pagine che frequento, a questo scambio. Ma non solo per la lezione di Ichino, che merita comunque di essere letta, ma per mettere in risalto la disonestà di Serra.
Serra è un intellettuale, uno che fa opinione, che è letto da milioni (? migliaia?) di persone. E non credo proprio che non abbia la più pallida idea di come funzionano i mercati... Allora perché questo corsivo? Per mettersi al livello del bar, per accarezzare per il verso del pelo i "no-tutto", per essere "à la page", inseguendo il populismo grillino o berlusconiano (e poi chi adora Serra sparla di Renzi!!), per fomentare la confusione, o per quale altra ragione???
Un intellettuale dovrebbe, soprattutto in questi momenti, contribuire a dire la verità agli italiani, a far capire che è necessario essere più seri (non meno!), imparare ad onorare i propri debiti, ecc. ecc. Lo potrebbe fare con una bella penna e con lo spirito di cui è (era...) capace. Invece rimesta del torbido, contribuendo ad aumentare la confusione.
Già parecchie volte Serra aveva scritto cose con cui dissentivo appieno, e ho continuato a leggerlo; ma questo corsivo è scritto con evidente malafede, e questo certamente mi renderà poco credibile qualsiasi cosa scriva da ora in poi...
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Re: L’AMACA del 19/06/2012 (Michele Serra)

Messaggioda franz il 25/06/2012, 14:02

ranvit ha scritto:Per quanto mi riguarda sono totalmente d'accordo con Ichino...

Anche io, ho solo qualche remora sulla quarta risposta
Quarta domanda: perché siamo tutti ai piedi di questa entità metafisica? – Perché i mercati finanziari non sono affatto un’entità metafisica, bensì costituiscono l’unica entità di questo mondo a cui possiamo rivolgerci, quando non siamo in grado di pagare i nostri debiti, per trovare qualcuno che sia disposto a tornare a prestarci il denaro di cui abbiamo bisogno per pagare gli stipendi agli statali, le pensioni a tutti quanti, i costi della sanità, della scuola, della polizia, e così via.

Il punto è che mai e poi mai dovremmo trovarci nella situazione di doverci rivolgere ai mercati per "trovare qualcuno che sia disposto a tornare a prestarci il denaro di cui abbiamo bisogno per pagare gli stipendi agli statali, le pensioni a tutti quanti, i costi della sanità, della scuola, della polizia, e così via.". Secondo me possiamo rivolgerci ai mercati, facendo debiti, se dobbiamo ricostuire il paese dopo una calamità naturale, dopo una guerra, oppure dobbiamo costruire opere pubbliche di grande rilevanza, per cui non bastano i fondi ordinari della fiscalità. Dobbiamo rivolgerci ai contribuenti per quelle cose su elencate (scuola, sanità, stipendi) e quindi per la gestione ordinaria. Se invece i furboni di turno preferiscono non alzare subito le tasse (perché temono di perdere voti) ma preferiscono fare debiti (ed alzare le tasse in seguito, per il costo degli interessi) allora ci troviamo nella brutta situazione in cui siamo, che viene definita di perdita di democrazia. In realtà non sono i mercati a farci perdere un'istanza di decisione democratica ma quei politici che incapaci (o irresponsabili) di gestire il costo fiscale delle loro scelte (ed hanno anche previsto che il tema fiscale non fosse referendabile) si sono affidati allo strumento del debito, lasciando la patata bollente alle prossime generazioni.

Quanto alla domanda di Manuela ("Allora perché questo corsivo?") forse è perché ormai comici e umoristi si sentono autorizzati a fare i commentatori politici e forse anche i capipopolo. Questo naturalmente dopo Grillo e soprattutto dopo quel primo ed inimitabile "comico triste" ( o tragico) che si chiama(va) Silvio Berlusconi.
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