http://www.corriere.it/economia/12_giug ... 906b.shtml
Intervista all''imprenditore più liquido d'Italia:
Caltagirone: il governo deve durare
«Generali? Serviva un cambio di passo»
«La Germania ci preferisce sospesi sull'orlo del burrone. Nel mirino Eni ed Enel». E poi: «Le imprese sono la speranza del Paese»
Massimo Mucchetti
Francesco Gaetano Caltagirone è uno dei più importanti imprenditori italiani. Il primo di Roma. Nonostante la Borsa cadente, conserva la fama di uomo liquido. Ma è molto preoccupato: «A maggio abbiamo venduto un quarto degli appartamenti costruiti rispetto al maggio 2011», confida. «Abbiamo dovuto fermare i programmi di nuove costruzioni, perché, di questo passo, impiegheremmo 4 anni a collocare il costruito. Su scala nazionale, se consideriamo il peso della casa nell'economia, l'Italia sta per bruciare da mezzo milione a un milione di posti di lavoro».
Caltagirone (Imagoeconomica)Caltagirone (Imagoeconomica)
Ingegnere, il «Wall Street Journal» scrive che la luna di miele di Mario Monti è finita. Lei che dice?
«L'Italia si è data un esecutivo tecnico per fronteggiare la crisi con provvedimenti impopolari. Ma per tutti i partiti, tranne il Pdl, il governo Monti è stato anche il modo per sostituire Berlusconi. Il premier ha avuto 3-4 mesi di grazia, ma invece di presentare un pacchetto globale che scontentasse subito tutti, ha seguito la politica del carciofo...».
Ha varato un decreto per la crescita.
«Misure giuste, risorse insufficienti. Temo esista un problema, anzitutto culturale. La Ragioneria dello Stato esige, a ragione, che il gettito fiscale non venga ridotto. Ma sulla generazione di ricchezza aggiuntiva, che non si ha senza stimolo fiscale, la rigidità sulle aliquote perde senso. Allo scopo di sostenere la ripresa, per qualche anno lo Stato dovrebbe agevolare tutte le intraprese che aggiungano base imponibile».
C'è ormai una corrente politica trasversale che, liquidatoBerlusconi, vuol staccata la spina a Monti. Condivide?
«No. E' bene che il governo duri fino al 2013. Se è in grado di governare. Diversamente, il Paese non può restare 10 mesi nel limbo».
Molto dipende dai partiti.
«Li vedo costretti a essere responsabili se vogliono salvare sé stessi. L'intera classe dirigente pubblica, di cui i partiti sono la punta visibile, ha perso ogni credibilità: aveva costruito il consenso sulla spesa e ora non ha più denaro da distribuire. E così fiorisce Grillo, un nuovo Masaniello».
L'alternativa virtuosa verrà dal privato?
«Le imprese sono la speranza del Paese, ma anche Confindustria ha la sua parte di responsabilità nella vecchia consociazione».
Austerità, dice l'Europa. Funziona?
«Chiusi nella camicia di forza di questo euro, i sacrifici non bastano. Nessuno ripaga mai tutto il debito. Né gli Stati né le banche. Lo si rinnova a scadenza. La fiducia dei creditori è il punto critico. In passato, la variazione della fiducia si manifestava nei cambi, oggi nello spread. Quando il debito è troppo, se ne rivedono i termini: o si stampa moneta o si fa inflazione o lo si ristruttura. L'Italia potrà restare nella moneta unica e onorare i suoi impegni di debitore, com'è auspicabile, solo se si allentano i vincoli della Merkel».
La Merkel. Ci siamo. Venerdì sera tifa Grecia o Germania agli europei di calcio?
«Già una volta l'Europa è stata salvata dalla piccola Grecia: a Salamina e a Maratona. So bene quanto la Germania sia diversa e meritevole. Non di meno tifo Grecia, guardando all'interesse nazionale».
Senza il vincolo esterno, diceva Guido Carli, non si riforma l'Italia.
«L'Italia deve cambiare, aumentare il numero delle persone al lavoro. Ma la Germania sta drenando capitali dall'Europa mediterranea e si finanzia a tassi reali negativi mentre esporta nell'Eurozona come prima. Per l'Italia rinazionalizzare il debito pubblico non è bene».
Molti pensano il contrario.
«E invece è meglio associare l'estero alla soluzione del problema. Alla Germania non interessa un'Italia riformata né un'Italia fuori dall'euro. Ci preferisce sospesi sull'orlo del burrone. Il giochino l'abbiamo capito: siccome privatizzando la stazione di Gallarate incasseremo poco, ci chiederanno Eni, Enel e le altre grandi aziende pubbliche. Un concorrente azzoppato può perdere la forza per difendere i suoi gioielli».
Ma lei non vuole le privatizzazioni?
«Le grandissime imprese a controllo pubblico hanno gestioni manageriali. Vanno bene così. Un altro conto sono le ex municipalizzate intrise di clientelismo partitico o i beni che lo Stato non è stato capace di gestire...».
................(l'intervista continua su argomenti che non mi interessano...)