L'evasione non cercatela solo al Sud...

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L'evasione non cercatela solo al Sud
di Paolo BriccoCronologia articolo9 luglio 2011
Prendi il reddito dichiarato al Fisco ai fini dell'Irpef. Pesalo sul Pil generato dalle singole regioni. E non troverai grandi differenze fra Nord e Sud. Anzi. La percentuale che ricavi è compresa fra il 48 e il 52 per cento.
Questo indicatore viene calcolato in un paper della Svimez dal provocatorio titolo 'L'Italia unita nell'evasione fiscale'. Un breve saggio scientifico, scritto da Franca Moro e da Federico Pica, anche in risposta alla rappresentazione che l'Agenzia delle Entrate ha dato negli ultimi giorni delle differenze fra il Nord e il Sud. «E ci credo che l'Irpef è di 2.929 euro a testa in Liguria e di 1.249 euro a testa in Calabria. Ha un valore reale più alto dove c'è più ricchezza. Non ha senso fare passare il messaggio che, se in una regione l'Irpef procapite è più bassa, è perché lì alligna l'evasione», dice con energia al Sole 24 Ore Pica, docente di Economia pubblica all'università Federico II di Napoli, che in fatto di fisco e di squilibri fra Settentrione e Mezzogiorno è una figura intellettuale contrapponibile a quella di Luca Ricolfi, autore del volume 'Il sacco del Nord. Saggio sulla giustizia territoriale'.
grafici
La mappa dell'evasione
L'indicatore formato dal reddito dichiarato sul Pil, per quanto non consideri i diversi pesi assunti nelle specifiche realtà da stipendi privati e pubblici, ha un merito: cancella qualunque ipotesi antropologica che il meridionale evada più del settentrionale. La Sicilia è al 51 per cento. La Lombardia è al 49,3 per cento. «Se i lombardi fossero per natura più virtuosi - spiega Pica - sarebbero al 60%, se i siciliani fossero per natura più disonesti sarebbero al 40 per cento. Ma non è così». Allo stesso modo, in Trentino Alto Adige il reddito dichiarato vale il 47,8% del Pil, in Puglia il 53,2 per cento. Usando l'indice più sintetico, quello relativo alle aree del Paese, si scopre che il Mezzogiorno è al 51,2%, mentre il Centro-Nord è al 49,5 per cento. In generale, in tutto il paese il rapporto fra reddito dichiarato e Pil è pari al 49,9 per cento.
L'omogeneità dei comportamenti degli italiani viene confermata da un altro indicatore: il confronto fra il reddito dichiarato ai fini dell'Irpef e il reddito disponibile delle famiglie (depurato dalle prestazioni sociali, maggiori al Sud) è pari all'81% in tutto il paese, all'82% al Sud e all'80,7% nel Centro-Nord: secondo questi conteggi effettuati dalla Svimez su dati dell'Istat e dell'Agenzia delle Entrate, la quota di reddito evasa sarebbe di un punto superiore al Centro-Nord (19%) rispetto al Sud (18%).
«A livello regionale - scrivono Pica e Moro nel loro paper - il livello più elevato di evasione si registrerebbe nel Veneto (22,4%)». Pica non ha voglia di scadere nella polemica politica: «Il Nord-Est granaio elettorale della Lega? Non lo so. Le cronache raccontano di un fisco molto duro con i piccoli imprenditori di quell'area. Certo, però, osservando le statistiche, mi chiedo quanto siano bravi i commercialisti veneti...».
C'è, poi, un altro elemento che viene sottolineato dagli economisti radunati nel cenacolo che fu di Pasquale Saraceno e di Donato Menichella. Il tradimento strutturale dell'articolo 53 della Costituzione, che fissa la progressività del sistema tributario italiano: la percentuale di ricchezza sottratta ai contribuenti deve crescere al crescere del reddito, un principio ripreso dalla legge delega 42/2009 sul federalismo fiscale. Dunque, qualcosa che avrebbe dovuto caratterizzare la Prima e la Seconda Repubblica e che dovrebbe connotare anche la Terza.
La Svimez calcola che la pressione fiscale prodotta dall'Irpef, che è progressiva, è del 9,6% al Sud, mentre al Centro-Nord è del 12,1 per cento. Due punti e mezzo di differenza, in regioni molto diverse. Poca roba. C'è poi l'effetto compensativo dell'Ires (imposta proporzionale, l'aliquota è costante) e dell'Iva (nella sostanza regressiva). Alla fine, con tanti saluti alla progressività fissata per Costituzione, le imposte sul Pil sono pari al 21,4% al Sud e al 22,9% al Centro-Nord. «Con uno scarto così minimo - constata Pica - la progressività resta una pura enunciazione teorica».
Gli economisti della Svimez ricordano come l'evasione sia un fenomeno complesso, con tratti quasi incomparabili da regione a regione: «Al Sud ci sono tanti evasori per piccoli importi. Al Nord c'è una evasione più organizzata e per somme gigantesche. Nel Mezzogiorno l'evasione riguarda attività marginali artigianali e di servizio, visibili e diffuse sul territorio, che non pagando i tributi dovuti riescono a rimanere sul mercato. Al Nord a evadere sono contribuenti e imprese con elevati livelli di reddito che consumano la loro evasione non alla luce del sole, ma nei loro uffici e in quelli dei loro commercialisti. Si possono figurare una evasione per sopravvivenza al Sud e una evasione per accumulazione di ricchezza al Nord».
Sullo sfondo dello scenario delineato dalla Svimez, compare il problema della strategia attuata dall'Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza. Studi di settore, controlli, ispezioni, verifiche. Spese da contenere, perché l'intera macchina fiscale deve rispondere a criteri di risparmio e di economicità. Budget da raggiungere. «Si combatte l'evasione - osserva a questo proposito Pica - in maniera uguale, a mio avviso, in tutto il territorio nazionale. L'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza dovrebbero avere strategie differenti. Non succede. E questo è un problema. Dato che l'evasione al Sud è una cosa. Al Nord è tutta un'altra cosa».
L'evasione non cercatela solo al Sud
di Paolo BriccoCronologia articolo9 luglio 2011
Prendi il reddito dichiarato al Fisco ai fini dell'Irpef. Pesalo sul Pil generato dalle singole regioni. E non troverai grandi differenze fra Nord e Sud. Anzi. La percentuale che ricavi è compresa fra il 48 e il 52 per cento.
Questo indicatore viene calcolato in un paper della Svimez dal provocatorio titolo 'L'Italia unita nell'evasione fiscale'. Un breve saggio scientifico, scritto da Franca Moro e da Federico Pica, anche in risposta alla rappresentazione che l'Agenzia delle Entrate ha dato negli ultimi giorni delle differenze fra il Nord e il Sud. «E ci credo che l'Irpef è di 2.929 euro a testa in Liguria e di 1.249 euro a testa in Calabria. Ha un valore reale più alto dove c'è più ricchezza. Non ha senso fare passare il messaggio che, se in una regione l'Irpef procapite è più bassa, è perché lì alligna l'evasione», dice con energia al Sole 24 Ore Pica, docente di Economia pubblica all'università Federico II di Napoli, che in fatto di fisco e di squilibri fra Settentrione e Mezzogiorno è una figura intellettuale contrapponibile a quella di Luca Ricolfi, autore del volume 'Il sacco del Nord. Saggio sulla giustizia territoriale'.
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La mappa dell'evasione
L'indicatore formato dal reddito dichiarato sul Pil, per quanto non consideri i diversi pesi assunti nelle specifiche realtà da stipendi privati e pubblici, ha un merito: cancella qualunque ipotesi antropologica che il meridionale evada più del settentrionale. La Sicilia è al 51 per cento. La Lombardia è al 49,3 per cento. «Se i lombardi fossero per natura più virtuosi - spiega Pica - sarebbero al 60%, se i siciliani fossero per natura più disonesti sarebbero al 40 per cento. Ma non è così». Allo stesso modo, in Trentino Alto Adige il reddito dichiarato vale il 47,8% del Pil, in Puglia il 53,2 per cento. Usando l'indice più sintetico, quello relativo alle aree del Paese, si scopre che il Mezzogiorno è al 51,2%, mentre il Centro-Nord è al 49,5 per cento. In generale, in tutto il paese il rapporto fra reddito dichiarato e Pil è pari al 49,9 per cento.
L'omogeneità dei comportamenti degli italiani viene confermata da un altro indicatore: il confronto fra il reddito dichiarato ai fini dell'Irpef e il reddito disponibile delle famiglie (depurato dalle prestazioni sociali, maggiori al Sud) è pari all'81% in tutto il paese, all'82% al Sud e all'80,7% nel Centro-Nord: secondo questi conteggi effettuati dalla Svimez su dati dell'Istat e dell'Agenzia delle Entrate, la quota di reddito evasa sarebbe di un punto superiore al Centro-Nord (19%) rispetto al Sud (18%).
«A livello regionale - scrivono Pica e Moro nel loro paper - il livello più elevato di evasione si registrerebbe nel Veneto (22,4%)». Pica non ha voglia di scadere nella polemica politica: «Il Nord-Est granaio elettorale della Lega? Non lo so. Le cronache raccontano di un fisco molto duro con i piccoli imprenditori di quell'area. Certo, però, osservando le statistiche, mi chiedo quanto siano bravi i commercialisti veneti...».
C'è, poi, un altro elemento che viene sottolineato dagli economisti radunati nel cenacolo che fu di Pasquale Saraceno e di Donato Menichella. Il tradimento strutturale dell'articolo 53 della Costituzione, che fissa la progressività del sistema tributario italiano: la percentuale di ricchezza sottratta ai contribuenti deve crescere al crescere del reddito, un principio ripreso dalla legge delega 42/2009 sul federalismo fiscale. Dunque, qualcosa che avrebbe dovuto caratterizzare la Prima e la Seconda Repubblica e che dovrebbe connotare anche la Terza.
La Svimez calcola che la pressione fiscale prodotta dall'Irpef, che è progressiva, è del 9,6% al Sud, mentre al Centro-Nord è del 12,1 per cento. Due punti e mezzo di differenza, in regioni molto diverse. Poca roba. C'è poi l'effetto compensativo dell'Ires (imposta proporzionale, l'aliquota è costante) e dell'Iva (nella sostanza regressiva). Alla fine, con tanti saluti alla progressività fissata per Costituzione, le imposte sul Pil sono pari al 21,4% al Sud e al 22,9% al Centro-Nord. «Con uno scarto così minimo - constata Pica - la progressività resta una pura enunciazione teorica».
Gli economisti della Svimez ricordano come l'evasione sia un fenomeno complesso, con tratti quasi incomparabili da regione a regione: «Al Sud ci sono tanti evasori per piccoli importi. Al Nord c'è una evasione più organizzata e per somme gigantesche. Nel Mezzogiorno l'evasione riguarda attività marginali artigianali e di servizio, visibili e diffuse sul territorio, che non pagando i tributi dovuti riescono a rimanere sul mercato. Al Nord a evadere sono contribuenti e imprese con elevati livelli di reddito che consumano la loro evasione non alla luce del sole, ma nei loro uffici e in quelli dei loro commercialisti. Si possono figurare una evasione per sopravvivenza al Sud e una evasione per accumulazione di ricchezza al Nord».
Sullo sfondo dello scenario delineato dalla Svimez, compare il problema della strategia attuata dall'Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza. Studi di settore, controlli, ispezioni, verifiche. Spese da contenere, perché l'intera macchina fiscale deve rispondere a criteri di risparmio e di economicità. Budget da raggiungere. «Si combatte l'evasione - osserva a questo proposito Pica - in maniera uguale, a mio avviso, in tutto il territorio nazionale. L'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza dovrebbero avere strategie differenti. Non succede. E questo è un problema. Dato che l'evasione al Sud è una cosa. Al Nord è tutta un'altra cosa».