Evasi 490 milioni

Evasione fiscale: 490 miliardi di bottino
Il 31,1% della ricchezza prodotta intascato da evasori e criminalità. Lo dice Bankitalia. Silenzio dei partiti, delle istituzioni e di tutta l'informazione.
di Elio Veltri
Nei giorni scorsi Bankitalia ha pubblicato le conclusioni di uno studio affidato agli economisti Guerino Ardizzi dell'Istituto, Carmine Petraglia dell'Università della Basilicata, Massimo Piacenza e Gilberto Turati dell'Università di Torino. Il Sole 24 Ore ha commentato lo studio con queste parole: "Bankitalia alza il velo su un tesoretto di 490 miliardi. Il valore è da capogiro". Bankitalia conferma i dati di due documenti precedenti (Ruffolo, Veltri, Archibugi e Masneri del 2010 e Ruffolo, Veltri e Zanda del 2012) presentati in distinte conferenze stampa al Senato e non possiamo che compiacercene. Le conclusioni del lavoro degli economisti incaricati da Bankitalia sono le seguenti:
a) L'economia sommersa (da evasione fiscale + criminale) vale circa 480-490 miliardi di Pil e cioè il 31,1% della ricchezza prodotta, così suddivisi: 290 miliardi, pari al 18,5% dovuti all'evasione fiscale e contributiva e circa 187 miliardi, pari al 12,6%, all'economia criminale. La ricerca ha riguardato gli anni 2005-2008. Per quanto riguarda l'economia criminale, sono stati esaminati traffico di droga e prostituzione, in 91 province. Secondo gli economisti tra il 2006 e il 2008 l'economia " non ufficiale" è aumentata di 6,5 punti percentuali: il sommerso da evasione 3,5 punti in più e quello riferito all'economia criminale 3 punti.
b) Nel 2004 il totale era di 24,6 per cento del Pil. Quindi, in quattro anni si è verificato un bel salto in avanti, nonostante tutte le dichiarazioni trionfalistiche sull'efficacia della lotta alla mafia, in parte dovute all'ignoranza e in parte alla malafede per evitare di dichiarare il fallimento della stessa.
c) Dopo 4 anni, i dati devono essere rivisti per due ragioni: dal 2008 la crisi economica è peggiorata e quindi è aumentata la quantità di economia che si è inabissata per sottrarsi ai controlli dello Stato. Già nel settembre del 2010, infatti, uno studio di Confindustria al quale ha lavorato un gruppo di esperti coordinati da Luca Paolazzi, iniziava con queste parole: "C'è una parte dell'economia italiana che non ha subito recessione: il sommerso" e valutava il sommerso da evasione 20% del Pil. Quindi un punto e mezzo in più rispetto allo studio di Bankitalia. Per quanto riguarda l'economia criminale si deve sottolineare che la prostituzione non è certo la seconda voce di reddito, dopo la droga, dal momento che, ad esempio, la nuova frontiera delle mafie è il gioco legale e clandestino.
E' davvero sconcertante il silenzio che ha accompagnato la studio di Bankitalia. Silenzio dei partiti e delle istituzioni e silenzio di tutta l'informazione televisiva, radiofonica e della grande stampa, escluso Il Sole 24 Ore. Eppure anche un bambino capisce che questo è il vero buco nero del paese e che non si può parlare della crisi e di economia come si fa in ogni ora del giorno ignorando che un terzo della ricchezza prodotta sfugge a qualsiasi controllo dello Stato.
In questo contesto nessuno che abbia qualche responsabilità politica e istituzionale si pone il problema gigantesco dei beni delle mafie italiane, confiscati per il 5-6%, inutilizzati per il 70-80 per cento e venduti per lo zero per cento. Neanche il governo Monti. Perché se lo facesse, di fronte ai dati confermati da Bankitalia, avrebbe dovuto chiedere la convocazione del Parlamento e aprire un dibattito da concludere con un programma di interventi rapidi. Gli stessi, contenuti nella nostra proposta di legge di iniziativa popolare.
In più, avendo Monti acquisito in poco tempo grande prestigio internazionale, dovrebbe temere che, di fronte all'inerzia e ai scarsi risultati, qualcuno tra i patners europei interpretasse la montagna di economia sommersa e criminale come aiuti di Stato, proibiti dai trattati e dalle direttive europee. Noi vogliamo che si dica la verità e si affronti il problema in Europa.
http://www.globalist.it/Detail_News_Dis ... di-bottino
Il 31,1% della ricchezza prodotta intascato da evasori e criminalità. Lo dice Bankitalia. Silenzio dei partiti, delle istituzioni e di tutta l'informazione.
di Elio Veltri
Nei giorni scorsi Bankitalia ha pubblicato le conclusioni di uno studio affidato agli economisti Guerino Ardizzi dell'Istituto, Carmine Petraglia dell'Università della Basilicata, Massimo Piacenza e Gilberto Turati dell'Università di Torino. Il Sole 24 Ore ha commentato lo studio con queste parole: "Bankitalia alza il velo su un tesoretto di 490 miliardi. Il valore è da capogiro". Bankitalia conferma i dati di due documenti precedenti (Ruffolo, Veltri, Archibugi e Masneri del 2010 e Ruffolo, Veltri e Zanda del 2012) presentati in distinte conferenze stampa al Senato e non possiamo che compiacercene. Le conclusioni del lavoro degli economisti incaricati da Bankitalia sono le seguenti:
a) L'economia sommersa (da evasione fiscale + criminale) vale circa 480-490 miliardi di Pil e cioè il 31,1% della ricchezza prodotta, così suddivisi: 290 miliardi, pari al 18,5% dovuti all'evasione fiscale e contributiva e circa 187 miliardi, pari al 12,6%, all'economia criminale. La ricerca ha riguardato gli anni 2005-2008. Per quanto riguarda l'economia criminale, sono stati esaminati traffico di droga e prostituzione, in 91 province. Secondo gli economisti tra il 2006 e il 2008 l'economia " non ufficiale" è aumentata di 6,5 punti percentuali: il sommerso da evasione 3,5 punti in più e quello riferito all'economia criminale 3 punti.
b) Nel 2004 il totale era di 24,6 per cento del Pil. Quindi, in quattro anni si è verificato un bel salto in avanti, nonostante tutte le dichiarazioni trionfalistiche sull'efficacia della lotta alla mafia, in parte dovute all'ignoranza e in parte alla malafede per evitare di dichiarare il fallimento della stessa.
c) Dopo 4 anni, i dati devono essere rivisti per due ragioni: dal 2008 la crisi economica è peggiorata e quindi è aumentata la quantità di economia che si è inabissata per sottrarsi ai controlli dello Stato. Già nel settembre del 2010, infatti, uno studio di Confindustria al quale ha lavorato un gruppo di esperti coordinati da Luca Paolazzi, iniziava con queste parole: "C'è una parte dell'economia italiana che non ha subito recessione: il sommerso" e valutava il sommerso da evasione 20% del Pil. Quindi un punto e mezzo in più rispetto allo studio di Bankitalia. Per quanto riguarda l'economia criminale si deve sottolineare che la prostituzione non è certo la seconda voce di reddito, dopo la droga, dal momento che, ad esempio, la nuova frontiera delle mafie è il gioco legale e clandestino.
E' davvero sconcertante il silenzio che ha accompagnato la studio di Bankitalia. Silenzio dei partiti e delle istituzioni e silenzio di tutta l'informazione televisiva, radiofonica e della grande stampa, escluso Il Sole 24 Ore. Eppure anche un bambino capisce che questo è il vero buco nero del paese e che non si può parlare della crisi e di economia come si fa in ogni ora del giorno ignorando che un terzo della ricchezza prodotta sfugge a qualsiasi controllo dello Stato.
In questo contesto nessuno che abbia qualche responsabilità politica e istituzionale si pone il problema gigantesco dei beni delle mafie italiane, confiscati per il 5-6%, inutilizzati per il 70-80 per cento e venduti per lo zero per cento. Neanche il governo Monti. Perché se lo facesse, di fronte ai dati confermati da Bankitalia, avrebbe dovuto chiedere la convocazione del Parlamento e aprire un dibattito da concludere con un programma di interventi rapidi. Gli stessi, contenuti nella nostra proposta di legge di iniziativa popolare.
In più, avendo Monti acquisito in poco tempo grande prestigio internazionale, dovrebbe temere che, di fronte all'inerzia e ai scarsi risultati, qualcuno tra i patners europei interpretasse la montagna di economia sommersa e criminale come aiuti di Stato, proibiti dai trattati e dalle direttive europee. Noi vogliamo che si dica la verità e si affronti il problema in Europa.
http://www.globalist.it/Detail_News_Dis ... di-bottino