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Confindustria: sulle imprese gravano zavorre intollerabili

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Confindustria: sulle imprese gravano zavorre intollerabili

Messaggioda franz il 24/05/2012, 14:03

IL MESSAGGIO AGLI IMPRENDITORI
Confindustria, Squinzi:
«Sulle imprese gravano zavorre intollerabili»

Il neopresidente nel suo primo discorso: «Cara Emma, i tuoi sono stati anni duri, i miei lo saranno ancora di più»

MILANO - Non usa mezze parole il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, nel suo primo discorso all'assemblea pubblica dell'associazione all'Auditorium Parco della Musica a Roma. Sulle imprese gravano «zavorre intollerabili», ha sottolineato. Si tratta, spiega, non soltanto del carico fiscale ma anche di una burocrazia che «per i soli adempimenti ci costa 45 miliardi in più rispetto ai migliori esempi nel resto d'Europa» e di un costo dell'energia elettrica più alto in media del 30% rispetto agli altri paesi europei. In prima fila, tra gli altri, i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, i ministri Corrado Passera e Filippo Patroni Griffi, il viceministro dell'Economia Vittorio Grilli, il vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani, oltre al presidente uscente di Confindustria, Emma Marcegaglia.

RIDARE FIDUCIA - Completo grigio con una spilla dei cavalieri del lavoro e cravatta azzurra fantasia, Squinzi ha parlato a lungo: «Fare l'imprenditore in Italia non è mai stato un mestiere facile. Oggi è diventata una sfida temeraria. La bassa crescita dell'Italia è determinata soprattutto dalla difficoltà di fare impresa», ha detto ancora. «Se la riforma delle pensioni è stata severa, ma necessaria, la riforma del mercato del lavoro appare meno utile alla competitività del Paese e delle imprese di quanto avremmo voluto». Poi un passaggio sulla crisi esplosa negli Usa nel 2007 che «ha prodotto danni più gravi in Italia che nella maggioranza degli altri paesi» ora «dobbiamo fermare questa emorragia. Dobbiamo ridare speranza».

«STATO FACCIA SACRIFICI COME ITALIANI»- Molti gli applausi, soprattutto in un passaggio sui tagli alle tasse. Squinzi ha detto: «Gli italiani stanno sopportando grandi sacrifici e non capiscono perchè l'azienda Stato non possa risparmiare» come fanno imprese e famiglie. Poi nel discorso del neopresidente non è mancato un riferimento al suo predecessore, Emma Marcegaglia. Raccogliendo il testimone «di donna coraggiosa e appassionata», Squinzi ha detto: «Cara Emma i tempi della tua presidenza sono stati molto duri, ma tu sai bene che i miei lo saranno ancora di più».

GRAZIE A NAPOLITANO - Da Squinzi è arrivato anche un «significativo ringraziamento» al capo dello Stato, Giorgio Napolitano. «L'Italia ha bisogno di lui e di altri come lui - ha detto in apertura della sua relazione- perché in momenti di grande difficoltà economica come l'attuale, viene messo a rischio non solo il benessere, ma anche la tenuta del nostro tessuto democratico, sociale e istituzionale». E un lungo applauso e una standing ovation è arrivata dalla platea per omaggiare il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta nel ventennale della strage di Capaci. Il sacrificio del magistrato antimafia è stata ricordato in uno dei passaggi della relazione del nuovo presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi.

GIOVANI E IMPRESE - Poi Squinzi è tornato sul lavoro e sullo stato dell'economia italiana : «L'emorragia si misura con le decine di migliaia di imprese che non sono sopravvissute alla crisi - ha sottolineato Squinzi - . Si misura con gli oltre due milioni e cinquecento mila persone che non trovano lavoro. Con il senso di sgomento che attraversa il Paese». Poi un pensiero ai giovani ( «Se non apriamo ai giovani nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa, nuove opportunità di affermazione sociale la parità del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti, per l'Italia») e alle imprese («Mai come oggi le imprese hanno bisogno di un buon sistema di relazioni industriali che permetta di lavorare su progetti condivisi all'insegna di una forte unità di azione»).

DA FARE E DA EVITARE - Infine stono state sono state indicate le «cose da fare» per favorire il lavoro degli industriali. Tra cui, semplificare la pubblica amministrazione, accelerare i pagamenti dello Stato verso le imprese (i ritardi non sono degni di uno stato civile). Poi la ricerca e l'istruzione che «non è un lusso». E un'altra indicazione è stata indirizzata al governo: «Diciamo no a nuovi balzelli o a tasse fantasiose che creerebbero solo incertezza e sfiducia».

PASSERA: ANNO DI CRISI MA BENE L'INDUSTRIA-
Dopo Squinzi, è intervenuto anche il ministro Corrado Passera: «È stato un anno difficile - ha detto riferendosi ai dati sull'export - ma l'industria ha dato prova di grandi meriti. Sulle tasse, invece, ha sottolineato: «È vero in Italia c'è evasione fiscale ma ci sono tanti che pagano e pagano troppo perchè tanti» non pagano le tasse. Poi, l'elogio al lavoro del suo governo: «Il miracolo che Mario Monti ha fatto in questi mesi in termini di presenza convinta e credibile è un qualche cosa che non è misurabile nel breve periodo ma ha rimesso l'Italia doveva doveva stare. Abbiamo evitato il commissariamento». Infine, l'auspicio per gli investimenti infrastrutturali: «Mi auguro che tra 2 - 3 anni, tra soldi pubblici, risorse private , interventi regionali ben orchestrati, si possano avere ulteriori progetti per altri 100 miliardi di euro». Poi, l'annuncio: «Sarà creata una task force ad hoc entro l'estate con cui migliorare la vita delle imprese».

LA REPLICA DELLA CISL - E dopo il discorso di Squinzi è arrivata la replica della Cisl. «La continuità tra le due presidenze - ha detto il segretario Raffaele Bonanni lasciando l'assemblea annuale - ci conforta perchè potremo avere relazioni industriali altrettanto stabili e importanti». «L'unica nota che ci ha un po' deluso è un malinteso sulla questione del coinvolgimento dei lavoratori nelle imprese». Si tratta di un passaggio, nota Bonanni, molto applaudito e in cui si sottolinea la contrarietà del mondo imprenditoriale alle norme in discussione «sulla co-decisione nelle aziende, ma nessuno pensa a questo, tutti pensano alla partecipazione al rischio di impresa, con le azioni in mano ai lavoratori». «Tutti pensiamo a forme avanzate di partecipazione ma anche di indirizzo e controllo come in Germania», osserva Bonanni che aggiunge: «Le imprese dovrebbero rassicurarsi visto che la Germania è la più forte democrazia industriale proprio perchè ha un modello economico sociale di mercato. La democrazia economica è un veicolo importante per superare la crisi».

Redazione Online 24 maggio 2012 | 13:40 http://www.corriere.it
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