Falcone è vivo

Inviato:
23/05/2012, 15:38
da flaviomob
https://fbcdn-sphotos-a.akamaihd.net/hp ... 0206_n.jpgAd un mese dalla morte dell’Amico Falcone, tra le fiaccole e con molta emozione parla di lui, Paolo Borsellino cerca di raccontarlo:
"Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione....per amore. La sua vita è stata un atto d’amore verso questa città, verso questa terra che lo ha generato. Perché se l’amore è soprattutto ed essenzialmente dare, per lui, amare Palermo e la sua gente ha avuto e ha il significato di dare a questa terra qualcosa, tutto ciò che era possibile dare delle nostre forze morali, intellettuali e professionali per rendere migliore questa città e la patria a cui essa appartiene. ..Sono morti tutti per noi, per gli ingiusti, abbiamo un grande debito verso di loro e dobbiamo pagarlo, continuando la loro opera...dimostrando a noi stessi e al mondo che FALCONE È VIVO".
Re: Falcone è vivo

Inviato:
23/05/2012, 17:48
da Iafran
flaviomob ha scritto:... Sono morti tutti per noi, per gli ingiusti, abbiamo un grande debito verso di loro e dobbiamo pagarlo, continuando la loro opera...dimostrando a noi stessi e al mondo che FALCONE È VIVO"
Verso di loro e verso tutti gli altri ... che non si sono tirati indietro.
Re: Falcone è vivo

Inviato:
23/05/2012, 20:28
da flaviomob
Roberto Saviano:
<<Nei giorni di commemorazione della strage di Capaci rifletto su come la società civile italiana e i media abbiano agito quando Giovanni Falcone era in vita. Rifletto su quanto abbiano isolato, attaccato, morso, cercato di abbattere Giovanni Falcone e chi portava avanti insieme a lui, anche sensibilizzando l'opinione pubblica, innescando un cambiamento culturale, esponendosi in prima persona, un lavoro che era difficile, lento, pericoloso.
Fu attaccato Falcone come se chiunque avesse talento e capacità, ambizione di realizzare qualcosa, fosse un naturale bersaglio di sospetti. Come se ci fosse una sorta di congiura dei mediocri pronti a isolare chi è capace e costringe gli altri a migliorarsi. Spesso si preferisce sostenere il mediocre che non innesca nessuna forma di cambiamento, che lascia le cose come stanno.
Giovanni Falcone seppe resistere al fango come nessun altro. La Sinistra lo accusava di essere un carrierista narciso, la Destra di essere un comunista che usava politicamente la magistratura. Molti colleghi erano infastiditi, come racconta Giancarlo De Cataldo in “Terroni”, che nonostante in tanti si occupassero e anche bene di mafie, solo Falcone fosse il simbolo in Italia dell'antimafia. I politici (Leoluca Orlando in testa) lo accusavano di tener nascoste nei cassetti delle carte su delitti eccellenti, da amico del PCI era diventato amico dei democristiani. Intere paginate contro di lui accusato di aver "usurpato la fama di giudice antimafia" perchè erano gli altri a fare il lavoro e lui a mettere la firma. Accusato di mostrarsi nei luoghi degli agguati solo dopo che fossero arrivate le telecamere, di avere scorte rumorose e numerose a spese dei contribuenti. Che era amico dei socialisti, che aveva deciso di collaborare con il Governo Andreotti accettando l'incarico proposto da Claudio Martelli per potersi arricchire. Che si era venduto per fare carriera. Che amava la ribalta delle copertine. Che era un "guitto televisivo" che faceva concorrenza ai comici per quante volte decideva di andare in televisione. Sino a dire che non rischiava nulla e che l'attentato all'Addaura se l'era organizzato da solo per far accrescere la sua fama. Accuse continue per screditare un uomo che era riuscito a comprendere più di altri e prima di altri il potere del capitalismo criminale e come la democrazia italiana fosse già compromessa dal potere mafioso. L'odio vero verso un talento raro, verso un rigore che speravano di poter compromettere. A tutto questo ha resistito Giovanni Falcone, una resistenza che ha dell'incredibile.>>
Re: Falcone è vivo

Inviato:
23/05/2012, 21:02
da flaviomob
Non c’è stato uomo in Italia che ha accumulato nella sua vita più sconfitte di Falcone: bocciato come consigliere istruttore, bocciato come procuratore di Palermo, bocciato come candidato al CSM e sarebbe stato bocciato anche come procuratore nazionale antimafia se non fosse stato ucciso. Eppure ogni anno si celebra l’esistenza di Giovanni come fosse stata premiata da pubblici riconoscimenti o apprezzata nella sua eccellenza. Un altro paradosso. Non c’è stato uomo la cui fiducia e amicizia è stata tradita con più determinazione e malignità. Eppure le cattedrali e i convegni, anno dopo anno, sono sempre affollati di "amici" che magari, con Falcone vivo, sono stati i burattinai o i burattini di qualche indegna campagna di calunnie e insinuazioni che lo ha colpito.
Voglio ricordare che la magistratura italiana addirittura scioperò contro Falcone nel 1991. Scioperò contro la legge che creava la Procura nazionale antimafia a lui destinata. Per bloccarne la candidatura, ricordo, un togato del Csm, Gianfranco Viglietta, di Magistratura democratica, esaltò in una lettera al presidente Cossiga l'"assoluta indipendenza" dell'antagonista di Falcone, Agostino Cordova, osservando che "i criteri per la nomina a importantissimi incarichi direttivi non prevedono notorietà o popolarità". Dunque, Falcone non era indipendente, ma solo "popolare" per Viglietta. Più esplicito in quell'accusa fu Alfonso Amatucci, anch'egli togato al Csm, per la corrente dei Verdi (cui pure Falcone aderiva). Scrisse al Sole-24 ore che Giovanni "in caso di designazione, avrebbe fatto bene ad apparire libero da ogni vincolo di gratitudine politica". Falcone era più o meno un "venduto" per Amatucci. Ancora un ricordo. Leoluca Orlando nel 1990, sostenne e non fu il solo, soprattutto nella sinistra - che "dentro i cassetti della procura di Palermo ce n'è abbastanza per fare giustizia sui delitti politici". Quei cassetti, dove si insabbiava la verità sulla morte di Mattarella, La Torre, Insalaco, Bonsignore, erano di Falcone. Ritorna l'accusa di Amatucci e Viglietta: Falcone è un "venduto". Delle due l'una, allora. O quelle accuse erano fondate e allora non si beatifichi come eroe un magistrato che ha fatto commercio della sua indipendenza o quelle accuse erano, come sono, calunnie e gli artefici avvertano la necessità di fare pubblica ammenda.
In dieci anni, non ho ancora ascoltato una sola autocritica nella magistratura e nella politica. Fin quando ciò non accadrà, io sentirò il dovere di ricordare. Perché solo ricordare le umiliazioni subite da Giovanni Falcone permette di comprendere il significato del suo sacrificio, il suo indistruttibile senso del dovere e delle istituzioni; di afferrare l'eccentricità "rivoluzionaria" del suo riformismo rispetto a un modo di essere magistrato in Italia o a fronte dell'idea subalterna della funzione giudiziaria coltivata dalla politica. Era questa sua diversità a renderlo inviso a una parte della magistratura e a rendergli diffidente e nemica la politica, tutta la politica, se si esclude la parentesi al ministero dove gli fu possibile.
(Ilda Boccassini, 2002)