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La classe dirigente italiana ha 59 anni

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

La classe dirigente italiana ha 59 anni

Messaggioda franz il 17/05/2012, 12:24

Italia, dalla politica alle università
la classe dirigente più vecchia d'Europa

Un report della Coldiretti sull'età media dei "potenti" nei Paesi dell'Ue conferma il primato della gerontocrazia italiana: l'età media è di 59 anni. In Parlamento come ai vertici delle aziende statali spicca la percentuale bassissima di giovani

ROMA - L'Italia è il Paese con la classe dirigente più vecchia d'Europa. E' quanto emerge dal primo report sull'anagrafe dei potenti italiani al tempo della crisi, presentato oggi nel corso dell'assemblea dei giovani della Coldiretti. La media italiana si aggira intorno ai 59 anni di età.

Il record spetta ai manager delle banche, a pari merito con i vescovi in carica ed ai rappresentanti del governo, rispettivamente con 67 e 64 anni, seguiti dai professori universitari con 63 anni; i più giovani sono i dirigenti delle aziende quotate in Borsa con 53 anni.

Ma è sul fronte politico che emergono i dati più interessanti. Se il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha 69 anni e i ministri più giovani, Renato Balduzzi e Filippo Patroni Griffi, 57 anni, in Gran Bretagna David Cameron è diventato primo ministro a 43 anni, Tony Blair a 44, John Major a 47 e Gordon Brown a poco più di 50.

Nelle ultime tre legislature, poi, sono stati eletti soltanto due under 30 su 2.500 deputati, anche se il peso dei 25-29 enni è pari al 28% della popolazione eleggibile. Oggi solo un deputato su 630 ha meno di 30 anni e appena 47 sono gli under 40, mentre gli over 60 anni sono 157.

Un'anzianità che, per quanto riguarda la burocrazia, va ad incidere secondo cittadini e imprese, sulla scarsa attenzione per le nuove tecnologie. Ecco che l'età media dei direttori generali della Pubblica amministrazione è di 57 anni, che sale a 61 per le aziende partecipate statali.

Secondo lo studio di Coldiretti, le cose non vanno meglio sul fronte universitario. Un quarto dei professori ha più di 60 anni, contro il 10% di Francia e Spagna e l'8% della Gran Bretagna: tre su 16 mila gli ordinari con meno di 35 anni e 78 gli under 40.

I segretari regionali dei sindacati dei lavoratori, infine, secondo il report, hanno in media 57 anni e 59 quelli delle organizzazioni di rappresentanza di industria e commercio, mentre nell'agricoltura, in Coldiretti, l'età è di 47 anni.

"Ad essere vecchie e poche sono soprattutto le idee con le quali si vuole affrontare la crisi" ha detto il presidente Sergio Marini, a margine dell'incontro. "Si cerca di riproporre modelli di sviluppo fondati su finanza ed economie di scala che hanno già fallito altrove e che non hanno nulla a che fare con le peculiarità del Paese".

Sulla stessa lunghezza d'onda il delegato nazionale dei giovani della Coldiretti, Vittorio Sangiorgio: "La maggioranza della classe dirigente attuale - ha ironizzato - andrà probabilmente in pensione prima che la crisi sia superata e questo anche tenendo conto della riforma del ministro del Lavoro, Elsa Fornero. La disoccupazione giovanile record - ha concluso - non è solo un problema familiare e sociale, ma provoca anche un invecchiamento della classe dirigente che deve affrontare la crisi con un'Italia che sta rinunciando a risorse fondamentali per la crescita".

www.repubblica.it

la tabella (dal corriere online) http://www.corriere.it/Primo_Piano/Poli ... enti.shtml
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Re: La classe dirigente italiana ha 59 anni

Messaggioda trilogy il 17/05/2012, 15:56

franz ha scritto:
..."Ad essere vecchie e poche sono soprattutto le idee con le quali si vuole affrontare la crisi" ha detto il presidente Sergio Marini, a margine dell'incontro. "Si cerca di riproporre modelli di sviluppo fondati su finanza ed economie di scala che hanno già fallito altrove e che non hanno nulla a che fare con le peculiarità del Paese".
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Parte da una osservazione corretta, "Ad essere vecchie e poche sono soprattutto le idee" poi arriva alle conclusioni tipiche e vecchie della cultura feudale nazionale a cui mi riferivo nella discussione sull'innovazione, scrivevo nell'altro argomento: [tra i fattori che alimentano la crisi dell'innovatività in Italia, la perdita della visione complessiva. In sostanza siamo un paese con una cultura delle organizzazioni di tipo feudale. Ogni feudo (ufficio, dipartimento, unità) è impegnato a conservare e replicare all'infinito le sue prassi del tutto insensibile a quello che accade all'esterno].

Il modello che ha in mente è quello della piccola produzione agricola di qualità, che può andare bene per il suo settore (feudo) in Italia, non in altri paesi o settori. Se parli di motori per le auto, di antibiotici, di elettronica di consumo ecc. le economie di scala sono determinanti per un'azienda che vuole sopravvivere sul mercato. Il paese alla fine dovrà fare delle scelte. Vogliamo fare gli artigiani con una produzione di piccola serie in tutti i settori ? Va bene, però per fare un esempio, questo comporta che gli acquisti centralizzati della Pubblica Amministrazione per risparmiare diventano una fesseria. Ogni ospedale si compra i pannoloni dal piccolo produttore locale al suo prezzo, se devi asfaltare un'autostrada di 500 KM , ogni piccolo produttore asfalta 10 kilometri al suo prezzo ecc ecc. Metodo, non a caso, già applicato per gli appalti pubblici delle mense, dove con la politica dei KM zero o dei prodotti tipici regionali ogni amministratore locale si fa i suoi acquisti dal produttore sotto casa. Tutto si può fare, ma non nascondiamoci dietro il sociologico della "peculiarità paese". La diffusa incapacità di gestire sistemi complessi, non è scritta nel dna degli italiani, è una caratteristica che ormai abbiamo acquisito per effetto di una lunga serie di scelte politiche.
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Re: La classe dirigente italiana ha 59 anni

Messaggioda Robyn il 18/05/2012, 15:48

Per uscire dalla crisi internazionale bisogna combattere la povertà ,con un'equa redistribuzione della ricchezza tra classi ricche e classi povere.Il problema a livello internazionale è l'eccessiva competizione,ma la competizione và bene fino ad un certo punto perchè può diventare distruttiva.La cosa da fare è neutralizzare a livello internazionale il comportamento di banche e risparmiatori.Le banche che prendono i risparmi dei correntisti e li investono in derivati.I risparmiatori che possono utilizzare i loro risparmi in operazioni finanziarie pericolose.L'alto rischio significa che se da un lato ci si può ricapitalizzare dall'altro il rischio di bruciare i risparmi è alto.Quindi il sistema bancario và riportato alle sue funzioni originarie.Le economie di scala invece sono fallimentari,perche con la riduzione del costo del lavoro si cerca di conquistare la domanda estera senza che la domanda interna cresca senza contare che la domanda estera non c'è sempre.La conseguenza alle economie di scala è che i paesi emergenti reagiranno di conseguenza riducendo il costo del lavoro per mantenere invariato il loro tasso di crescita e questo a danno dei lavoratori dei paesi emergenti e dei paesi sviluppati.Il contenimento del costo del lavoro in Italia già è stato fatto negli anni 90 non adeguando i redditi all'inflazione reale.In realtà è l'ordine internazionale che deve cambiare creando il mondo multipolare in cui gli scambi commerciali ci sono ma non hanno questa grande valenza come oggi si cerca di attribuire ed in cui c'è la redistribuzione della ricchezza fra ricchi e poveri.Da un lato Usa,Europa,Giappone,Australia,dall'altro i paesi emergenti
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Re: La classe dirigente italiana ha 59 anni

Messaggioda franz il 18/05/2012, 18:15

Non so assolutamente cosa c'entri questo con la vecchia classe politica italiana, comunque il problema caso mai non è la distribuzione delle ricchezza ma quella del reddito (e la capacità di saperlo produrre). Questa a livello planetario è migliorata (la povertà è diminuita) e tuttavia abbiamo ora una crisi che testimonia che non c'è relazione causa effetto tra distribuzione disomogenea e la crisi. Tesi che gira in certi ambienti ma destituita di ogni fondamento. Lo stesso Krugman, che non è certo un liberista, ha fatto notare che l'ipotesi di quella relazione non è dimostrata, in teoria come in pratica.

Per quanto riguarda l'import export, si tratta ovviamente di basarsi sulle eccellenze nazionali. E sul concetto di vincolo di bilancio. Il concetto di "domanda interna" è inutile. Se esporto il 50% del PIL devo per forza importare il 50% (ok, sarà il 45 oppure il 55 ma di solito si tende a pareggiare) e quindi la domanda interna viene sostenuta. Se infatti esporto cosi' tanto significa che lavoro tanto e guadagno tanto. Quindi posso spendere tanto. Se faccio bene il mio lavoro i beni che produco saranno comprati in tutto il mondo, se non sono esageratamente cari.
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Re: La classe dirigente italiana ha 59 anni

Messaggioda Robyn il 18/05/2012, 19:10

La domanda estera porta a più precarieta perchè non è stabile.La domanda interna essendo più stabile riduce la precarietà.Inoltre se riduco il costo del lavoro per ridurre il costo unitario di produzione riduco i redditi,mantengo stabile la domanda interna e accresco quella estera.Se quella estera si riduce non ho combinato un bel niente e questo non induce ad assumere a tempo indeterminato.In realtà esistono altre strade per essere competitivi come investimenti e innovazione ciao robyn
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Re: La classe dirigente italiana ha 59 anni

Messaggioda franz il 19/05/2012, 8:01

Robyn ha scritto:La domanda estera porta a più precarieta perchè non è stabile.La domanda interna essendo più stabile riduce la precarietà.Inoltre se riduco il costo del lavoro per ridurre il costo unitario di produzione riduco i redditi,mantengo stabile la domanda interna e accresco quella estera.Se quella estera si riduce non ho combinato un bel niente e questo non induce ad assumere a tempo indeterminato.In realtà esistono altre strade per essere competitivi come investimenti e innovazione ciao robyn

Non sono d'accordo e non so dove nascano (in quale ambiente politico) idee cosi' singolari e sbagliate.
La domanda è sempre instabile e lo si vede con la crisi attuale. È legata alla fiducia dei consumatori. Soprattutto interni.
Quando la metà dei cittadini osserva perdite di valore del proprio stock di risparmio oppure teme per il futuro, consuma di meno per risparmiare di piu' ed avere scorte per il domani. Oppure se aumentano le tasse è ovvio che deve risparmiare su altro.
L'esportazione invece è piu' stabile, perché si basa sull'esportazione delle eccellenze ad alto valore aggiunto. Chi importa ha bisogno di quelle eccellenze (computer, macchinari industriali, manifattura) ed inolte deve pareggiare le proprie esportazioni. Chi esporta idem (deve pareggiare le sue importazioni) ed essendo i settori di export quelli di punta, li' realizza i maggiori guadagni competitivi. Naturalmente importando permette agli altri di realizzare i loro migliori guadagni sule loro eccellenze.

Lo si capisce guardando la grecia. Importavano il doppio di quanto esportavano, quindi la domanda interna era forte e sostenuta, ma questo ha causato un notevole disastro. Piu' che la domanda interna bisogna sostenere la produzione e le esportazioni. Ma cosa ha la Grecia come eccellenza da esportare? Pochissimo. Questo il problema. I greci invece di lavorare sodo pensavano solo ad andare in pensione presto ed al reddito minimo, tutto fatto sulle spalle del debito pubblico.

Il problema dell'import export poi non è solo un problema di opportuinità ma una necessità. Per prima cosa noi dobbiamo importare perché a parte casi rari non abbiamo materie prime e fonti di energia. Inoltre spesso non abbiamo nemmeno tutto il fabbisogno alimentare e di vestiario. Nessuno è nostalgico dell'autarchia, spero. Dovendo importare dobbiamo anche esportare una quota equivalente e naturalmente su questo siamo in competizione con altri. Quindi dobbiamo esportare le cose migliori che riusciamo a fare (le eccellenze) ad un prezzo interessante. Se esportiamo tante eccellenze, possiamo anche importare tante eccellenze di altri paesi e questo è comunque sempre un vantaggio per i consumatori.
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Re: La classe dirigente italiana ha 59 anni

Messaggioda Robyn il 19/05/2012, 11:25

L'Italia è un paese privo di ricchezze naturali,quindi deve importare materie prime .Il problema è sù quali campi l'Italia può specializzarsi dal momento che produce un pò di tutto.Di sicuro una ricchezza dell'Italia è il made in italy,cioè l'Italia è molto apprezzata per la qualità dei suoi prodotti all'estero.Ma non è solo la qualità che conta.L'Italia sembra badare poco al design dei suoi prodotti.Per esempio la Peugeot non fà solo vetture di qualità ma anche belle nel design.Gli Usa e la Gran Bretagna badano molto alla praticità di quello che producono.I cinesi invece producono a basso costo ma i prodotti non hanno una grande qualità,perchè valgono quel che costano.Di sicuro le produzioni di diversi comparti del manifatturiero come il tessile e l'elettronica sono state prese dai cinesi perchè in questo campo loro sono più produttivi,e perdere l'elettronica è un trauma perchè evidentemente poco badiamo alla ricerca.Ma quali sono i campi in cui l'Italia può specializzarsi?l'industria leggera,alluminio,meccanica di precisione,plastica,green economy,vetture ecologiche,agricoltura biologica resa più efficente e produttiva.Il nord-est può essere un esempio per l'Italia.Ho comperato un giravite da Gin Giù Bao e il giorno dopo si è rotto.Gin Giù Bao ma mica posso comperare un giravite al giorno? ciao robyn
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Re: La classe dirigente italiana ha 59 anni

Messaggioda franz il 19/05/2012, 11:43

Robyn ha scritto:L'Italia è un paese privo di ricchezze naturali,quindi deve importare materie prime .Il problema è sù quali campi l'Italia può specializzarsi dal momento che produce un pò di tutto.Di sicuro una ricchezza dell'Italia è il made in italy,cioè l'Italia è molto apprezzata per la qualità dei suoi prodotti all'estero.Ma non è solo la qualità che conta.L'Italia sembra badare poco al design dei suoi prodotti.

Il design fa parte della qualità del prodotto (è una qualità). Ma è vero che non conta solo la qualità. Conta anche il prezzo e quindi il rapporto qualità prezzo e conta anche in molto casi la catena dell'assistenza, per i prodotti. Se il cacciavite elettrico si rompe il giorno dopo si fa riferimento al negozio, alla catena commerciale. Tornando al prezzo, diciamo che a parità di qualità un paese con una pressione fiscale del 50% avrà prezzi di vendita piu' elevati di chi l'ha al 35% o anche meno e quindi avrà anche salari netti bassi (questo per tornare al tema della domanda interna). Questo perché tasse e contributi si traslano e quindi fanno parte della struttura del prezzo. Uno dei vantaggi dell'esportazione è che in parte fai pagare ai consumatori di altri paesi i tuoi costi fiscali e contributivi interni.
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Re: La classe dirigente italiana ha 59 anni

Messaggioda Robyn il 24/05/2012, 15:07

L'artigianato anche può dare prospettive di sviluppo se immaginato sù scala un pò più industriale.In molte parti del paese esistono tradizioni da recuperare.Per esempio dalle mie parti si fanno "o si facevano" le ceste,i dolci che sono tutte tradizioni da riprendere e che possono aiutare il turismo e l'economia locale e possibilmente creare lavoro.Ma queste ceste non è possibile farle più belle? ciao robyn
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