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Monti e l'omertà armata

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Monti e l'omertà armata

Messaggioda flaviomob il 30/04/2012, 14:05

Questo governo riesce a fare peggio di Berlusconi. Complimenti!

http://www.vita.it/news/view/119998

GOVERNO. Monti cancella il report sulle banche armate

24 aprile 2012

Nella sintesi della Relazione sulla legge 185 sparisce per la prima volta la tabella sulle transazioni mediate dalle banche

Cala il silenzio sulle “banche armate”. Nel Rapporto del Presidente del Consiglio sui lineamenti di politica del Governo in materia di esportazione, importazione e transito dei materiali d’armamento” per l'anno 2011, usuale sintesi della più corposa relazione sulla legge 185/90, sono infatti scomparse quest’anno tutte le indicazioni sulle banche che hanno intermediato le transazioni finanziarie di pagamento dei contratti.

La denuncia arriva da Francesco Vignarca e Luca Martinelli, che su Altreconomia hanno diffuso oggi l’atteso report (quest’anno è arrivato molto in ritardo sulla scadenza del 31 marzo) e fatto una prima analisi: «Una voce che si dovrà ora derivare dai dati integrali ma che, attraverso una tabella apposita, nel Rapporto c'è sempre stata e che permetteva già in prima battuta di diffondere l'elenco delle cosiddette “banche armate”», dicono.

Manca anche il dettaglio usualmente dedicato ad elencare i materiali autorizzati per Paesi di destinazione, e che descriveva - seppur in modo generale - la tipologia dei sistemi d'arma autorizzati ed esportati nel corso dell'anno: «Fornire questo tipo di dato era stata un'indicazione di trasparenza messa in atto durante l'ultimo Governo di Romano Prodi (2006-2008), prassi poi continuata durante il Governo di Silvio Berlusconi in carica fino al novembre 2011. Una scelta descritta che proprio nella prima produzione di dati del Governo “tecnico” Monti si è persa».

Le armi fruttano tre miliardi

Quanto ai dati, nel 2011 il ministero degli Esteri ha rilasciato 2.497 autorizzazioni all'esportazione di materiali di armamento, di cui il 65% riguarda esportazioni definitive. Il loro valore complessivo si aggira sui 3 miliardi di euro. L’impresa che più ha esportato, al netto dei programmi intergovernativi, è Agusta spa con il 14,4%, pari a 756,19 milioni di euro, seguita da Orizzonte Sistemi Navali spa (con il 7,9%, per 416,17 milioni di euro), Iveco spa (5,55%, con 292,13 milioni), Alenia Aermacchi (4,81% e 252,95 milioni) e Alenia Aeronautica spa (4,30%, pari a 226,00 milioni).

Verso l'Algeria

I maggiori acquirenti sono stati l’Algeria, che ha acquistato il 9,08%, pari a 477,52 milioni di euro, seguita da Singapore con il 7,5%, pari a 395,3 milioni, dall'India e i suoi 259,4 milioni (5,26%) dalla Turchia con il 3,2% (170 milioni) e dall'Arabia Saudita con il 3,1% (166 milioni).


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Re: Monti e l'omertà armata

Messaggioda franz il 30/04/2012, 14:37

«Una voce che si dovrà ora derivare dai dati integrali ma che, attraverso una tabella apposita, nel Rapporto c'è sempre stata e che permetteva già in prima battuta di diffondere l'elenco delle cosiddette “banche armate”»

Santo cielo, siamo di fronte ad un reato aberrante. :o
I dati ci sono sempre tutti, ma sparisce il riassuntino facile-facile e bisognerà sudare 7 camice per stanare i dati.
Delle due l'una. O questa attività (preparare il riassuntino) è relativemente facile, e quindi non ci sono problemi a ricavare il tutto dai dati grezzi, oppure l'attività è onerosa ed un governo in vena di risparmi (o affacendato in emergenze piu' serie) ha pensato: io vi do' i dati grezzi e se avete tempo e voglia vi fate tutte le analisi a carico vostro, non dello stato. Veramente intollerabile. ;)
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Re: Monti e l'omertà armata

Messaggioda flaviomob il 01/05/2012, 11:43

Se rileggi bene l'articolo, magari tre o quattro volte, noterai che mancano altre informazioni. Le stesse che invece Romano Prodi ritenne necessarie per garantire la completa trasparenza del report.
Prodi era uno spendaccione di risorse pubbliche, per questo?


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Re: Monti e l'omertà armata

Messaggioda franz il 01/05/2012, 12:01

flaviomob ha scritto:Se rileggi bene l'articolo, magari tre o quattro volte, noterai che mancano altre informazioni. Le stesse che invece Romano Prodi ritenne necessarie per garantire la completa trasparenza del report.
Prodi era uno spendaccione di risorse pubbliche, per questo?

Le informazioni sono tutte nella versione completa, mancano solo nel riassunto. Cosi' mi pare di capire.
Quando avremo i link ai documenti veri e propri (report esteso e riassunto) potremo esserne sicuri.
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Re: Monti e l'omertà armata

Messaggioda flaviomob il 07/05/2012, 14:15

ITALIA. Aumenta l’export di armi, ma diminuisce la trasparenza

02 maggio 2012

Rete Disarmo e Tavola della Pace analizzano il Rapporto 2012 del Governo: aumentano le esportazioni di armi italiane verso le zone di maggior tensione del mondo ma diminuisce l’informazione fornita



Un preoccupante incremento di autorizzazioni all’esportazione di armamenti verso le zone di maggior tensione del pianeta – dal Nord Africa al Medio Oriente fino al sub-continente indiano-, un’inspiegabile sottrazione di informazioni riguardo alla tipologia dei materiali esportati e una serie di cifre che sono smentite dalle stesse tabelle allegate ai documenti ufficiali.

Sono le denunce della Rete italiana per il disarmo e della Tavola della pace a commento del “Rapporto del Presidente del Consiglio sui lineamenti di politica del Governo in materia di esportazione, importazione e transito dei materiali d’armamento” per l'anno 2011, pubblicato nei giorni scorsi dall’Ufficio del Consigliere Militare del Governo.

Le due reti, che rappresentano oltre un centinaio di associazioni nazionali, chiedono al Governo Monti un “incontro urgente” sulle politiche delle esportazioni militari del nostro paese in ottemperanza all’impegno – ribadito nel Rapporto – di “continuare il dialogo con i rappresentanti delle Organizzazioni Non Governative (ONG) interessate al controllo delle esportazioni e dei trasferimenti dei materiali d’armamento con la finalità di favorire una più puntuale e trasparente informazione nei temi d’interesse” (p.35).

«Un rapporto reso noto con un forte ritardo che si caratterizza per un’ingiustificata mancanza di documentazione rispetto a quella fornita dagli ultimi Governi sulle tipologie di armamenti esportati e per diverse informazioni contraddittorie e inconsistenti», commenta Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo.

«Solo una parte minore delle autorizzazioni all’esportazione per l’anno 2011 è attribuibile al Governo Monti, ma la responsabilità delle mancanze e degli errori nei documenti presentati deve invece essere attribuita all’attuale Presidenza del Consiglio. Dal ‘governo tecnico’ ci aspettavamo maggior trasparenza e informazioni complete e precise in un rapporto di fondamentale importanza per le implicazioni sulla politica estera e di difesa del nostro paese», conclude Vignarca.

Dal Rapporto – denunciano Rete disarmo e Tavola della pace – è scomparsa la Tabella 15 (si veda un esempio qui <http://www.governo.it/Presidenza/UCPMA/Rapporto2010/Tabella%2015.pdf> ) che negli ultimi anni, documentando i valori e le tipologie dei sistemi militari autorizzati verso i singoli paesi, forniva informazioni preziose per il controllo e la trasparenza delle politiche di esportazione militare. Il Rapporto segnala che nel 2011 “si è avuto un incremento, pari a 5,28%, del valore delle autorizzazioni alle esportazioni, al netto delle autorizzazioni per i programmi intergovernativi, e si è riscontrato un significativo aumento delle autorizzazioni per i programmi intergovernativi di cooperazione rispetto all’anno precedente che di fatto ha riportato i valori ai livelli del 2009”. Ma le operazioni più consistenti riguardano principalmente le aree al di fuori delle tradizionali alleanze del nostro paese: solo il 36% delle autorizzazioni all’esportazione è verso i Paesi della Nato/Ue ed europei Osce (per un valore di 1,1 miliardi di euro), mentre oltre il 64% (per un valore di 1,959 miliardi di euro) è diretto verso paesi non inseriti in queste alleanze.

«L’esportazione di armi italiane verso zone cariche di conflitti e di tensioni è inaccettabile, alimenta le guerre, accresce l’instabilità e minaccia la nostra stessa sicurezza. Governo e Parlamento devono intervenire per fermare questa vera e propria follia invertendo la tendenza degli ultimi anni», sottolinea Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, che aggiunge: «Com’è possibile che il Parlamento non abbia ancora trovato il tempo per esaminare le Relazioni governative sulle esportazioni militari? Parliamo di armi che - come abbiamo visto nel caso della Libia e adesso in Siria (due paesi verso cui l'Italia ha esportato sistemi militari più di ogni altro paese europeo) - vengono poi impiegate dai vari regimi per reprimere le popolazioni! A questa intollerabile “disattenzione“, conclude Lotti, si deve porre rimedio scongiurando innanzitutto che il decreto governativo in discussione proprio in questi giorni alla Camera e al Senato finisca per semplificare ulteriormente i trasferimenti internazionali di materiali militari”»

Da una meticolosa ricerca svolta da Giorgio Beretta di prossima pubblicazione per l’annuario dell’Osservatorio sul Commercio delle armi (Os.C.Ar.) di Ires Toscana emerge che, mentre nel triennio 2006-8 (cioè in gran parte durante il Governo Prodi II) oltre il 62% delle autorizzazioni all’esportazione di materiali militari italiani era stata diretta ai paesi alleati della Nato e dell’Unione europea, nell’ultimo triennio (cioè durante il Governo Berlusconi IV) il rapporto si è invertito e, con il 61% del totale, sono stati i paesi al fuori delle alleanze Nato/Ue i principali destinatari di armamenti italiani. Le direttrici delle nostre attuali esportazioni sembrano quindi nuovamente indirizzarsi verso aree e paesi in via di sviluppo, analogamente a quanto avveniva nel corso degli anni '70 e '80, durante i quali contribuimmo all'incremento delle tensioni e dei conflitti nel mondo, di fatto bypassando lo spirito della 185 stessa.

«Il rapporto della Presidenza del Consiglio presenta inoltre una serie di imprecisioni che è difficile attribuire a meri errori tecnici – commenta Giorgio Beretta, analista della Rete Disarmo -. L’elenco dei Paesi principali destinatari delle autorizzazioni alle esportazioni definitive di prodotti per la difesa riporta (p. 27) nell’ordine, l’Algeria (477,5 mln di €), seguita da Singapore (395,28 mln. di €) e Turchia (170,8 mln. di €) mentre la Tabella n. 4 allegata a fine rapporto – tra l’altro incompleta – che visualizza graficamente le medesime autorizzazioni segnala al terzo posto l’India (259,41 mln di €): un Paese dove – proprio durante la prigionia dei due marò italiani – il governo Monti ha autorizzato la partecipazione delle aziende di Finmeccanica al salone di prodotti militari Defexpo (New Delhi 29 marzo – 1 aprile). Sempre a p. 27 del Rapporto si legge che «i principali acquirenti dei Paesi UE/NATO sono stati: Francia, Stati Uniti d’America, Germania e Regno Unito”, escludendo la Turchia che è stata il principale acquirente di armamenti italiani tra i paesi Nato. Proprio queste contraddizioni tra i dati rendono ancor più necessaria la pubblicazione di quella tabella di dettaglio, introdotta dal Governo Prodi, per illustrare valori e le tipologie dei sistemi militari di cui era stata rilasciata l’esportazione», conclude Beretta.

Nel Rapporto, inoltre, manca anche quest’anno la Tabella generale dei valori delle operazioni autorizzate agli Istituti di credito e non vi sono indicazioni che il Governo Monti abbia ripristinato nella più ampia Relazione al Parlamento anche la Tabella di “Riepilogo in dettaglio per Istituti di credito” che per anni ha riportato tutte le singole operazioni autorizzate alle banche: tabella che però è completamente sparita dalle Relazioni governative presentate al Parlamento dall’inizio di questa legislatura. «Sono documenti della massima importanza che hanno caratterizzato la Relazione italiana sulle esportazioni militari come una delle migliori in Europa per il livello di trasparenza», commenta Chiara Bonaiuti, direttrice dell’Osservatorio sul Commercio delle armi (Os.C.Ar.). In un momento in cui la magistratura indaga su diverse operazioni di compravendita di materiali militari e appaiono notizie di fondi illeciti e tangenti che coinvolgono i vertici delle maggiori aziende italiane, Bonaiuti sottolinea che «trasparenza, tracciabilità e collegialità nei controlli sono strumenti essenziali per prevenire casi di triangolazioni e di corruzione». Rete Disarmo chiede perciò che il Governo ripristini tutte le informazioni sulle transazioni bancarie che ai sensi della legge 185/1990 devono essere rese pubbliche.

Il Rapporto, infine, non documenta le esportazioni di armi comuni da sparo, di cui l’Italia è uno dei maggiori produttori e esportatori mondiali, che sono vendute per uso “civile, sportivo, per la difesa personale e per corpi di polizia e di sicurezza” cioè non specificamente dirette all’uso delle forze armate di altri paesi. «Una grave mancanza che negli anni scorsi ha favorito l’esportazione di armi italiane finite in Iraq o consegnate alla Pubblica sicurezza del colonnello Gheddafi– sottolinea Carlo Tombola di OPAL, l’Osservatorio sulle armi leggere di Brescia -. E lo scorso anno, anche nel periodo delle rivolte della cosiddetta ‘Primavera araba’, dalla Provincia di Brescia sono state esportate “armi e munizioni” per un valore complessivo di 6,8 milioni di euro ai paesi del Nord Africa, e oltre 11 milioni di euro ai paesi del Medio Oriente. Il Governo dovrebbe inoltre spiegare chi sia il destinatario di oltre 1 milione di euro di armi esportate da qualche azienda bresciana in Bielorussia tra aprile e giugno 2011, cioè pochi giorni prima che l’Unione Europea decretasse un embargo di armi verso il paese ex-sovietico a causa delle violazioni dei diritti umani e della repressione messa in atto dal regime del presidente Lukashenko».

Rete italiana per il disarmo e la Tavola della pace invieranno al Presidente del Consiglio, Mario Monti, e agli uffici governativi compenti una richiesta formale per un “incontro urgente” sulle politiche delle esportazioni militari del nostro paese. «Riteniamo necessario – concludono Vignarca e Lotti - che il Governo, se davvero intende mantenere l’impegno espresso di favorire una più puntuale e trasparente informazione su questi temi, non deleghi questo compito agli uffici tecnici, ma si assuma la responsabilità politica di un confronto con le associazioni della società civile che rappresentiamo e che fin dagli anni Novanta sono state in primissima fila nel controllare e documentare le esportazioni di armamenti italiani».


http://www.vita.it/news/view/120121


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Re: Monti e l'omertà armata

Messaggioda flaviomob il 02/07/2012, 21:46

Commercio d’armi, l’Italia di Monti assente ingiustificata
di Toni De Marchi

Ci sono le firme di Laurent Fabius, William Hague, Guido Westerwelle ed Ewa Björling sotto un articolo che appare oggi su The Guardian, Libération, Financial Times Deutschland e un giornale svedese che non sono riuscito a trovare. Non dei nomi qualsiasi: sono i ministri degli esteri, rispettivamente, di Francia, Gran Bretagna, Germania e la ministra del commercio svedese. L’argomento? La conferenza che si apre oggi all’Onu e che dovrebbe portare entro fine luglio all’adozione di un trattato sul commercio delle armi (Arms Trade Treaty) dopo lavori preparatori iniziati nel 2006.

Non serve una vista d’aquila per accorgersi che manca la firma del nostro Giulio Terzi di Sant’Agata, ambasciatore promosso ministro, noto per essere cospicuamente assente da tutte le iniziative di un qualche peso che si assumono a livello internazionale. Certo, alla conferenza l’Italia ci sarà, anche se non è noto il livello della nostra delegazione. Una lunga ricerca sul sito internet del ministero non ha prodotto risultati, mentre oggi quello del ministero degli esteri francese ha emblematicamente in home page una grande foto di “The Knotted Gun”, una pistola con la canna annodata realizzata dallo scultore svedese Carl Fredrik Reuterswärd. Ci saremo a New York, come ci saranno altri 150 Stati, ma è cospicua questa totale assenza di iniziativa pubblica sul mercato degli armamenti del quinto o sesto più grande esportatore d’armi del mondo.

D’altronde, che il governo dei Professori non brilli per attivismo in questo campo lo si sa. Lo ha già dimostrato con la relazione annuale sul commercio delle armi che quest’anno è stata quasi completamente depotenziata eliminando alcune informazioni essenziali. Monti ha fatto peggio di Berlusconi, il quale a sua volta aveva fatto peggio del primo Prodi che a sua volta rimosse parti consistenti dalla relazione che il Governo deve presentare in base alla legge 185/90.

E tanto per non affidarci solo alle impressioni, vale la pena di segnalare come nel documento preliminare della Conferenza, pubblicato sul sito delle Nazioni Unite, non ci sia alcuna posizione ufficiale italiana sulla bozza di trattato. Nulla, neppure una riga, mentre ci sono naturalmente quasi tutte quelle degli altri Paesi. A volte uno si chiede se non sarebbe preferibile avere a che fare con un governo un tantinello lazzarone, che magari prende delle posizioni e dice che sì, tutto sommato, vendere armi gli piace un sacco. Almeno non ci sarebbe questo insopportabile puzzo di lobby che sta dietro tutti i silenzi.

Non dimentichiamoci che qualche anno fa, quando l’Italia aderì al trattato per la messa al bando e la distruzione delle bombe a grappolo, il Governo cercò di inserire nella legge di ratifica una paccata di milioni per comperare altre bombe, “non proibite”. Non ci riuscì, ma in compenso ci vollero tre anni perché il trattato fosse ratificato. Nel frattempo, alla chetichella, si fece approvare dalle Commissioni difesa una spesa di 84 milioni per le Small Diameter Bomb, destinate, come sta scritto nella relazione ministeriale, a ”sostituire definitivamente armamenti di tipo cluster di cui l’Italia ha deciso di disfarsi”. Un bel disarmo, non c’è che dire.

Il cammino del nuovo trattato non sarà facile, nonostante gli Usa di Obama abbiano ritirato due anni fa l’opposizione che era stata invece dichiarata da Bush. Ma dall’America arrivano comunque le resistenze più grosse. Incalzata dalla lobby delle armi, Washington ha infatti chiesto che le munizioni non siano comprese nell’ambito di applicazione del trattato. Sarebbe una catastrofe se la posizione statunitense dovesse passare. Un’arma abbastanza sofisticata tecnologicamente ha una vita operativa che supera i 30 anni. Armi non sofisticate, come fucili, mitragliatrici, pistole ma anche cannoni e razzi arrivano tranquillamente a 50 anni. Visto che non si possono ritirare, l’unica speranza di fermarle è bloccarne le munizioni. Un trattato non basta, naturalmente, ma un trattato che escluda le munizioni sarebbe come togliere l’accendino a un piromane lasciandogli i fiammiferi.

(Il Fatto, 2-7-12)


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