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Spending review

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Spending review

Messaggioda franz il 23/04/2012, 8:09

Retroscena L'obiettivo finale: ridurre le uscite dello Stato di 20-25 miliardi di euro
Tagli alla spesa, piano del governo
ma Difesa, Esteri e Interni frenano

Acquisti accentrati, meno enti inutili, risparmi sulla sanità e razionalizzazione degli immobili

ROMA - Manca una manciata di giorni alla presentazione della prima relazione sulla spending review , la revisione della spesa pubblica cui il governo Monti attribuisce nel Def (Documento economico e finanziario) «un ruolo fondamentale» per la riduzione dell'indebitamento. Ma quell'operazione di contenimento e riqualificazione della spesa, che il premier si propone di offrire quale segnale di forte cambiamento, fatica a venire alla luce.

Nel confronto serrato di un paio d'ore che il premier ha avuto venerdì scorso con il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, incaricato del risanamento, sarebbero emersi problemi di non poco conto, certuni legati alle fortissime resistenze opposte da alcuni ministeri, meno propensi a rivedere il costo dei loro apparati.

Tra le righe dei documenti illustrati da Giarda, sarebbe venuta a galla anche un'altra verità complessa, che attiene ai tagli varati nei passati tre anni e che dovrebbero produrre i loro effetti nel 2012 e 2013. Interventi che hanno riguardato il blocco degli stipendi pubblici e quello parziale delle assunzioni, la riduzione della spesa sanitaria, il taglio degli acquisti di beni e servizi e anche la cancellazione o la forte riduzione di programmi di finanziamento di enti e soggetti esterni alla Pubblica amministrazione. Tagli che, dal 2009 al 2013, attestano la spesa annuale a un livello costante: 727 miliardi di euro al netto degli interessi, un livello che lo stesso Giarda ha definito «senza precedenti nella storia della Repubblica».

Tali previsioni però, risultando in alcuni casi troppo ottimistiche, costringerebbero il governo a utilizzare la revisione della spesa per compensare i tagli previsti ma attuati solo in parte, per evitare nuovi scostamenti tra i saldi di bilancio effettivi e i saldi programmatici.

«La spending review è un'operazione complicata alla quale sto lavorando pressoché da solo e quasi a titolo personale» ha spiegato qualche giorno fa Giarda in un'intervista, tradendo preoccupazione e qualche insofferenza. Che nascerebbe anche dalla difficoltà di approccio con alcuni ministri, restii a mettere mano alle forbici, come richiesto. Al momento hanno inviato propri dati e analisi i dicasteri della Giustizia, degli Interni, dell'Istruzione, della Difesa e degli Esteri.
Questi ultimi, ad esempio, avrebbero opposto un netto rifiuto a operare una riduzione dei costi, argomentando che la contrazione delle risorse attuata fin qui è ormai giunta al limite. Al punto che gli stanziamenti previsti per la stipula di accordi sono diminuiti tanto da determinare spesso l'impossibilità di ratificare molti accordi internazionali, anche quando richiedono importi minimi.

Ma, come emerge dal «Rapporto sullo stato di attuazione della riforma della contabilità», il nucleo di analisi e valutazione della spesa del ministero guidato da Giulio Terzi di Sant'Agata, rileva che, a fronte di questa riduzione drastica di fondi, non si coglie il necessario sforzo di razionalizzazione delle spese inutili. Per fare un esempio, non si riesce ancora a evitare che i documenti contabili dalle sedi estere vengano inviati in forma materiale, onde per cui le spese relative continuano a aumentare. Anche il ministero degli Interni, guidato da Annamaria Cancellieri, sarebbe apparso restio a ritoccare la propria struttura, ad esempio, riducendo il numero delle Prefetture o razionalizzando le spese per le carceri. Quanto al ministero della Difesa, il generale Giampaolo di Paola, sarebbe rimasto freddo rispetto alle richieste di comprimere alcune spese di apparato, come quelle di sorveglianza del territorio che in alcuni casi apparirebbero come una duplicazione del servizio svolto da altri corpi, o quelle delle caserme.

Tutte rigidità che irriterebbero Monti e che qualcuno tra i ministri arriva a definire «corporative», spiegandole con l'eccessiva identificazione di alcuni colleghi con il dicastero che guidano e alle cui dipendenze, in alcuni casi, hanno precedentemente operato. Ma il vero problema della spending review , a parere di Monti e anche di altri ministri che mordono il freno, come quello dello Sviluppo economico, Corrado Passera, sarebbe più complessivo e riguarderebbe i traguardi da porsi con l'operazione, che dovrebbero essere molto più ambiziosi di quelli indicati da Giarda, e produrre qualcosa come 20-25 miliardi di risparmi strutturali.

Si tratterebbe di un totale cambio di filosofia che comporterebbe, ad esempio, il mettere mano alla sovrapposizione dei sistemi informatici diversi tra Ministeri, Regioni e Comuni, che servono solo a moltiplicare gli appalti e le relative spese. C'è anche l'incredibile costo degli affitti, dell'ordine di 10-12 miliardi, che si potrebbe tagliare se solo si andassero a occupare i tanti immobili pubblici attualmente sfitti, o se si accorpassero le sedi di alcune amministrazioni. C'è chi sostiene che un'operazione simile potrebbe fruttare risparmi nell'ordine di 3 ma anche 5 miliardi.
E poi ci sarebbero altri 4-5 miliardi recuperabili se, invece che puntare esclusivamente alla soppressione delle Province, ormai diventata una battaglia di bandiera, si mettesse mano alla miriade di soggetti di spesa come le Comunità montane, le Autorità di bacino, i Consorzi vari che, oltre a incidere sui conti pubblici, si inseriscono nei procedimenti amministrativi, producendone l'infinito allungamento.

Ancora, c'è il capitolo intonso delle spese della Sanità, dove bisognerebbe agire attraverso accordi-quadro in modo da uniformare i costi sul territorio di tutti i beni che vengono acquisiti: da quelli meno costosi, come una siringa, a quelli più complessi, come gli apparecchi medici.
In tutto questo non vi è chi non comprenda che un ruolo dovrebbe giocarlo prima di tutto il ministero dell'Economia, attraverso il contenimento della spesa per acquisti di beni e servizi che nel 2011 ha ammontato a 136 miliardi, rimanendo sostanzialmente in linea con i costi del 2010, solo grazie agli effetti di contenimenti varati nell'ultimo biennio. Ma l'obiettivo cui Monti punta è molto più consistente: si tratterebbe di allargare il raggio di azione della Consip, centralizzando il più possibile gli acquisti e riducendo gli sprechi. Un obiettivo considerato possibile se la struttura del Tesoro intendesse metterlo davvero a fuoco.

Antonella Baccaro 22 aprile 2012 | 8:48 www.corriere.it
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Re: Spending review

Messaggioda soloo42001 il 23/04/2012, 9:55

franz ha scritto:Retroscena L'obiettivo finale: ridurre le uscite dello Stato di 20-25 miliardi di euro
Tagli alla spesa, piano del governo
ma Difesa, Esteri e Interni frenano

Acquisti accentrati, meno enti inutili, risparmi sulla sanità e razionalizzazione degli immobili

ROMA - Manca una manciata di giorni alla presentazione della prima relazione sulla spending review , la revisione della spesa pubblica cui il governo Monti attribuisce nel Def (Documento economico e finanziario) «un ruolo fondamentale» per la riduzione dell'indebitamento. Ma quell'operazione di contenimento e riqualificazione della spesa, che il premier si propone di offrire quale segnale di forte cambiamento, fatica a venire alla luce.

Nel confronto serrato di un paio d'ore che il premier ha avuto venerdì scorso con il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, incaricato del risanamento, sarebbero emersi problemi di non poco conto, certuni legati alle fortissime resistenze opposte da alcuni ministeri, meno propensi a rivedere il costo dei loro apparati.

Tra le righe dei documenti illustrati da Giarda, sarebbe venuta a galla anche un'altra verità complessa, che attiene ai tagli varati nei passati tre anni e che dovrebbero produrre i loro effetti nel 2012 e 2013. Interventi che hanno riguardato il blocco degli stipendi pubblici e quello parziale delle assunzioni, la riduzione della spesa sanitaria, il taglio degli acquisti di beni e servizi e anche la cancellazione o la forte riduzione di programmi di finanziamento di enti e soggetti esterni alla Pubblica amministrazione. Tagli che, dal 2009 al 2013, attestano la spesa annuale a un livello costante: 727 miliardi di euro al netto degli interessi, un livello che lo stesso Giarda ha definito «senza precedenti nella storia della Repubblica».

Tali previsioni però, risultando in alcuni casi troppo ottimistiche, costringerebbero il governo a utilizzare la revisione della spesa per compensare i tagli previsti ma attuati solo in parte, per evitare nuovi scostamenti tra i saldi di bilancio effettivi e i saldi programmatici.

«La spending review è un'operazione complicata alla quale sto lavorando pressoché da solo e quasi a titolo personale» ha spiegato qualche giorno fa Giarda in un'intervista, tradendo preoccupazione e qualche insofferenza. Che nascerebbe anche dalla difficoltà di approccio con alcuni ministri, restii a mettere mano alle forbici, come richiesto. Al momento hanno inviato propri dati e analisi i dicasteri della Giustizia, degli Interni, dell'Istruzione, della Difesa e degli Esteri.
Questi ultimi, ad esempio, avrebbero opposto un netto rifiuto a operare una riduzione dei costi, argomentando che la contrazione delle risorse attuata fin qui è ormai giunta al limite. Al punto che gli stanziamenti previsti per la stipula di accordi sono diminuiti tanto da determinare spesso l'impossibilità di ratificare molti accordi internazionali, anche quando richiedono importi minimi.

Ma, come emerge dal «Rapporto sullo stato di attuazione della riforma della contabilità», il nucleo di analisi e valutazione della spesa del ministero guidato da Giulio Terzi di Sant'Agata, rileva che, a fronte di questa riduzione drastica di fondi, non si coglie il necessario sforzo di razionalizzazione delle spese inutili. Per fare un esempio, non si riesce ancora a evitare che i documenti contabili dalle sedi estere vengano inviati in forma materiale, onde per cui le spese relative continuano a aumentare. Anche il ministero degli Interni, guidato da Annamaria Cancellieri, sarebbe apparso restio a ritoccare la propria struttura, ad esempio, riducendo il numero delle Prefetture o razionalizzando le spese per le carceri. Quanto al ministero della Difesa, il generale Giampaolo di Paola, sarebbe rimasto freddo rispetto alle richieste di comprimere alcune spese di apparato, come quelle di sorveglianza del territorio che in alcuni casi apparirebbero come una duplicazione del servizio svolto da altri corpi, o quelle delle caserme.

Tutte rigidità che irriterebbero Monti e che qualcuno tra i ministri arriva a definire «corporative», spiegandole con l'eccessiva identificazione di alcuni colleghi con il dicastero che guidano e alle cui dipendenze, in alcuni casi, hanno precedentemente operato. Ma il vero problema della spending review , a parere di Monti e anche di altri ministri che mordono il freno, come quello dello Sviluppo economico, Corrado Passera, sarebbe più complessivo e riguarderebbe i traguardi da porsi con l'operazione, che dovrebbero essere molto più ambiziosi di quelli indicati da Giarda, e produrre qualcosa come 20-25 miliardi di risparmi strutturali.

Si tratterebbe di un totale cambio di filosofia che comporterebbe, ad esempio, il mettere mano alla sovrapposizione dei sistemi informatici diversi tra Ministeri, Regioni e Comuni, che servono solo a moltiplicare gli appalti e le relative spese. C'è anche l'incredibile costo degli affitti, dell'ordine di 10-12 miliardi, che si potrebbe tagliare se solo si andassero a occupare i tanti immobili pubblici attualmente sfitti, o se si accorpassero le sedi di alcune amministrazioni. C'è chi sostiene che un'operazione simile potrebbe fruttare risparmi nell'ordine di 3 ma anche 5 miliardi.
E poi ci sarebbero altri 4-5 miliardi recuperabili se, invece che puntare esclusivamente alla soppressione delle Province, ormai diventata una battaglia di bandiera, si mettesse mano alla miriade di soggetti di spesa come le Comunità montane, le Autorità di bacino, i Consorzi vari che, oltre a incidere sui conti pubblici, si inseriscono nei procedimenti amministrativi, producendone l'infinito allungamento.

Ancora, c'è il capitolo intonso delle spese della Sanità, dove bisognerebbe agire attraverso accordi-quadro in modo da uniformare i costi sul territorio di tutti i beni che vengono acquisiti: da quelli meno costosi, come una siringa, a quelli più complessi, come gli apparecchi medici.
In tutto questo non vi è chi non comprenda che un ruolo dovrebbe giocarlo prima di tutto il ministero dell'Economia, attraverso il contenimento della spesa per acquisti di beni e servizi che nel 2011 ha ammontato a 136 miliardi, rimanendo sostanzialmente in linea con i costi del 2010, solo grazie agli effetti di contenimenti varati nell'ultimo biennio. Ma l'obiettivo cui Monti punta è molto più consistente: si tratterebbe di allargare il raggio di azione della Consip, centralizzando il più possibile gli acquisti e riducendo gli sprechi. Un obiettivo considerato possibile se la struttura del Tesoro intendesse metterlo davvero a fuoco.

Antonella Baccaro 22 aprile 2012 | 8:48 http://www.corriere.it



Quanto sopra e` quanto "intuito" da Giarda nel suo studio soltario.


Ed e` anche quanto molti di CSX denunciano da decenni.

E tuttavia noi vogliamo le autonomie, il federalismo, il regionalismo, la sussidiarieta`, l'irresponsabilita`.

E quello sopra e` il risultato.

Poi pero` vengono a dirti che il problema sono le pensioni e i servizi sociali.
Senza pudore.

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Re: Spending review

Messaggioda pianogrande il 23/04/2012, 10:37

Scorrendo un po' la lista della spesa, una cosa salta subito all'occhio.
Non è questione di professori.
Sono tutte cose note e "facili".
La questione è la solita.
La vera questione è di volerle o non volerle fare quelle cose (ma anche poterle o non poterle fare).
Volontà politica e rapporti di forza.
Sono noioso ma anche la politica lo è (manca assolutamente di fantasia).
Non per niente, la forza dei cittadini continua a diminuire e si ricorre alla minaccia di votare per chiunque purché non siano le solite facce al potere dal mesozoico.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Spending review

Messaggioda franz il 23/04/2012, 11:08

pianogrande ha scritto:Sono tutte cose note e "facili".
La questione è la solita.
La vera questione è di volerle o non volerle fare quelle cose (ma anche poterle o non poterle fare).
Volontà politica e rapporti di forza.

Facili per modo di dire, perché gli sprechi e le spese di qualcuno, sono il reddito di altri.
E sono "altri" molto abili a tutelare i loro interessi e trovare protezioni politiche a sx, come a dx o al centro.
Se cosi' non fosse in questi 20 o 30 anni il problema sarebbe già stato affrontato e risolto dai vari governi sx e dx che abbiamo avuto.
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Re: Spending review

Messaggioda soloo42001 il 23/04/2012, 14:25

Facili per modo di dire, perché gli sprechi e le spese di qualcuno, sono il reddito di altri.
E sono "altri" molto abili a tutelare i loro interessi e trovare protezioni politiche a sx, come a dx o al centro.



Ragione per cui tagliamo i servizi sociali degli "altri" che non sono molto abili a tutelare i loro interessi.
Per la serie "forti coi deboli, deboli coi forti".

E` la politica cialtrona del "'ndo cojo cojo e a chi tocca nun se' 'ngrugna".
Finora applicata pari pari dai tecnici liberali.

Poi pero` non lamentiamoci se qualcuno pensa di "andare in piazza" a tutelare i propri interessi.

Ciao.

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Re: Spending review

Messaggioda pianogrande il 23/04/2012, 16:41

franz ha scritto:
pianogrande ha scritto:Sono tutte cose note e "facili".
La questione è la solita.
La vera questione è di volerle o non volerle fare quelle cose (ma anche poterle o non poterle fare).
Volontà politica e rapporti di forza.

Facili per modo di dire, perché gli sprechi e le spese di qualcuno, sono il reddito di altri.
E sono "altri" molto abili a tutelare i loro interessi e trovare protezioni politiche a sx, come a dx o al centro.
Se cosi' non fosse in questi 20 o 30 anni il problema sarebbe già stato affrontato e risolto dai vari governi sx e dx che abbiamo avuto.

Ho appunto messo facili tra virgolette.
Vedo che sei d'accordo con me .
Il problema non è fare la lista ma effettuare le azioni conseguenti.
Il nostro sistema democratico seleziona una classe politica o genericamente dirigente che usa il potere attribuitole a proprio favore ed a danno dei cittadini.
Una democrazia, secondo me, è funzionante (è realizzata) quando riesce a modificare questi rapporti di forza a favore dei cittadini.
Non possono bastare le elezioni per questo.
Dobbiamo continuare a riflettere ed a cercare delle modifiche e la loro pratica attuazione.
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Re: Spending review

Messaggioda lucameni il 23/04/2012, 16:58

Questi signori, tecnici o non tecnici che siano (e qui davvero le virgolette sarebbero d'obbligo), hanno difeso fino a ieri (e credo proprio difendano ancora) spese a carico dello Stato, magari non immediatamente evidenti, ma che esistono eccome, che non hanno alcuna logica di investimento ma hanno quella di foraggiare personaggi ammanicati a lorsignori.
E ora ci vengono a dire dei "tagli"?
Qua sbattersi tra i difensori del mercato o meno, ha poco senso, malgrado spesso si voglia buttarla sul "liberismo" si o no.
Lo spreco di denaro pubblico, tanto più se operato in base a procedure a dir poco "opache", non ha nulla di "liberista"; anche se il termine ormai è usato per descrivere ogni nefandezza presente sul pianeta.
E' semmai uno dei classici esempi, andando a spulciare nel dettaglio, dove calza al pennello il detto "predicano bene e razzolano male".
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Re: Spending review

Messaggioda franz il 23/04/2012, 17:34

lucameni ha scritto:E ora ci vengono a dire dei "tagli"?

Scusa me se realizzi bene stai dicendo che visto che nessuno nella prima repubblica ha posto rimedio al problema (generato dalla DC di allora e dagli alleati di bi-tri-penta-partito) e neppure nella seconda (centrosinistra e centrodestra) e visto che nell'amministrazione hanno operato anche tanti tecnici che non hanno fatto un tubo, allora nessuno puo' venirci a dire di tagliare la spesa?
Non è che questo diventa un alibi per non tagliare cio' che va tagliato?
Il problema è "cosa si puo' fare" e qui leggasi viewtopic.php?p=46541#p46541
Mi pare sbagliato squalificare con dei pretesti chi propone riduzioni giuste e doverose con l'artificio retorico del "dove stavi prima". Il fatto che Giarda sia stato sottosegretario con Prodi è una sua colpa? Se allora non si è fatto praticamente nulla è responsabilità di Giarda o della compagine governativa e della sua maggioranza parlamentare di allora?
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Re: Spending review

Messaggioda lucameni il 23/04/2012, 18:31

Certo che lo possono dire e, visto come siamo messi, lo devono dire.
Ma appunto per questo devono essere coerenti ora come lo dovevano essere prima, anche ieri.
Se poi ci raccontano che a certe spese, che sono meri sprechi, però non si può rinunciare, allora da parte nostra, cittadini, è altrettanto dovere incazzarci.
Anche se questi hanno il crisma del "tecnico" (a mio avviso fino ad ora poco meritato).

Del passato mi importa poco, o quanto meno mi importa quel tanto che serve per essere più o meno diffidenti.
Mi importa che da subito siano coerenti. E se si vede che fino a ieri hanno continuato a non tagliare dove dovevano, magari usando argomenti già sentiti in costanza di governo "politico", allora legittimo essere alquanto seccati e chiedere conto fin da ora di comportamenti e scelte conseguenti.
La stima e la fiducia bisogna meritarsela con i fatti e non con dichiarazioni estemporanee, fino a ieri contraddette dalle scelte di governo.
Ora vediamo cosa Passera vorrà combinare.
Ma se - da subito - ci racconterà che questo non si tocca perchè è indispensabile, quest'altro neanche, questo meno che mai; e poi si torna a tagliare dove si è sempre - malamente - tagliato, allora altro che diffidenza.
Sarà incazzatura.
Civile, senza uova, ma incazzatura.

('mazza come sono stato verboso........)
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Re: Spending review

Messaggioda franz il 23/04/2012, 21:10

lucameni ha scritto:Certo che lo possono dire e, visto come siamo messi, lo devono dire.
Ma appunto per questo devono essere coerenti ora come lo dovevano essere prima, anche ieri.

In effetti Giarda è coerente, perché ho appena letto da un'analisi che risulta, sotto il suo "regno" una diminuzione della spesa pubblica al netto degli investimenti del 9.24% nel decennio 1990-2000

Immagine

Poco rispetto alla spesa galoppante del decennio precedente e di quelli che segui' ma un chiaro segnale che il rigore allora non era solo sul fronte delle entrate ma anche sul campo della spesa.

maggiori dettagli qui. http://noisefromamerika.org/articolo/du ... ndo-giarda
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