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Aspettando Bruxelles

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Aspettando Bruxelles

Messaggioda flaviomob il 19/04/2012, 14:59

Articolo segnalato da Pippo Civati:



Tassare i capitali italiani in Svizzera frutterebbe a Roma 37 miliardi (secondo l'accordo austriaco)

di Vittorio Da Rold

È stato un accordo fiscale "blitz".
Venerdí 13 aprile l'Austria del cancelliere Werner Faymann, che guida un governo di Grosse Koalition tra democristiani e socialisti, ha firmato alla velocità della luce un accordo con la Svizzera, sulla falsariga di quanto giá fatto dalla Germania (governo conservatore-liberale), per tassare i capitali austriaci "in nero" trasferiti nella banche di Berna.

Lo storico accordo tra due "paradisi fiscali" prevede una tassazione "una tantum" per il passato con percentuali variabili dal 15 al 38% (con una media del 25 per cento). Il governo austriaco ha già previsto nel budget 2013 incassi per questo prelievo alla fonte pari a un miliardo di euro, incassi che potrebbero diventare, a detta degli esperti, fino a 3 miliardi calcolando circa 12 miliardi di soldi austriaci depositati in Svizzera e un prelievo del 25 per cento. Insomma una boccata d'ossigeno per le casse di Vienna che recentemente ha dovuto subire la perdita della tripla A del rating dei bond sovrani.

È un'idea esportabile in Italia?
Il Governo italiano, guidato dal premier Mario Monti, si è sempre detto contrario a seguire le orme della Germania, e ora dell'Austria, in materia di accordi separati, preferendo un accordo comune a tutti i partner in sede europea. Quindi la questione è chiusa, almeno per ora.

Ma ipotizzando per un momento che anche l'Italia decidesse di fare questo passo ardito, quanto potrebbe raccogliere?
L'ipotesi, ripetiamo è solo di scuola, ma vale la pena verificarla, almeno per sapere a quanto potrebbe ammontare l'incasso sulla tassazione dei capitali italiani esportati illegalmente in Svizzera.
Andiamo con ordine e verifichiamo passo dopo passo. La tassazione austriaca prevede un prelievo una tantum sul capitale pari a 12 miliardi di euro che, a una tassazione media del 25%, fa un incasso di 3 miliardi di euro. A questa cifra vanno aggiunti 50 milioni di euro che verrebbero incassati tramite un prelievo annuale alla fonte del 25% sugli interessi maturati (i 12 miliardi di euro depositati nelle banche svizzere dovrebbero fruttare intorno ai 200 milioni di interessi, ipotizzando un 1,666% di interessi medi, qualcosa meno di un 2% come indicato da fonti austriache).

Tutto questo per quanto attiene le vicende austriache. E nel caso italiano cosa accadrebbe?
Nel caso italiano, l'una tantum sarebbe circa del 25% dei 150 miliardi di euro stimati, secondo indiscrezionidi stampa, quindi pari a 37,5 miliardi di euro di incassi. Un bel colpo. Inoltre quanto alla tassazione sugli interessi, facendo una proporzione analoga a quella prevista dagli accordi austriaci, l'Erario italiano potrebbe contare su 625 milioni di incassi all'anno. Insomma non proprio noccioline. Vale la pena pensarci e verificare se non valga la pena di seguiere le orme tedesche e ora austriache. Aspettare Bruxelles, per ora, non paga.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbHpwPQF


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Re: Aspettando Bruxelles

Messaggioda Iafran il 19/04/2012, 15:39

flaviomob ha scritto:Nel caso italiano, l'una tantum sarebbe circa del 25% dei 150 miliardi di euro stimati, secondo indiscrezionidi stampa, quindi pari a 37,5 miliardi di euro di incassi. Un bel colpo. Inoltre quanto alla tassazione sugli interessi, facendo una proporzione analoga a quella prevista dagli accordi austriaci, l'Erario italiano potrebbe contare su 625 milioni di incassi all'anno.
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Questo ipotetico accordo farebbe saltare il Governo Monti (per i tanti "onorevoli e Company" che hanno attraversato più volte la frontiera con valigette di euro) ... ma avvierebbe (forse) la rivoluzione sociale.
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Re: Aspettando Bruxelles

Messaggioda franz il 19/04/2012, 16:37

Alcune imprecisioni ... ed una dimenticanza (non è piu' il sole24ore di una volta, caro Da Rold).

1) Il governo austriaco non è "tra democristiani e socialisti" ma tra socialdemocratici e popolari. Sia le denominazioni sia l'ordine (il primo esprime il cancelliere) sono importanti.
2) Un altro paese, il Regno Unito, ha firmato con la Svizzera un accordo come quello con Germania e Austria. Qui si che il governo è "conservatori-liberali" con il 36% dei voti i primi ed il 23% i secondi.

Veniamo all'esportabilità in Italia. Monti è scettico perché la UE è scettica ed ha criticato UK e DE per gli accordi (ed ora criticherà anche l'Austria). La UE deve ancora decidere se essere contro questi accordi o approvarli. Per ora, è solo scettica e divisa (e quando mai?). Dovesse approvarli allora ci sarebbe il via libera anche per Monti, che come ex-commissario non si mette certo contro la Commissione.

L'accordo prevede sia un importo annuale pari alla ritenuta applicata in Italia, sia un tot per chiudere il passato. Queste percentuali sono diverse paese per paese e quindi non è assolutamente detto che il 25% austriaco (che poi non è tale ma una % che cambia a seconda della durata della realzione bancaria) sia applicato anche all'Italia (bisognerebbe pesare anche gli scudi (tanti) già fatti, mentre l'Austria non ha mai fatti). In contribuente italiano che è già stato scudato tre volte dovrebbe pagare ancora? Chi ha portato i soldi l'anno scorso paga come chi li ha portati 30 anni fa? Qui va precisato che l'accordo con DE, AT e UK prevede un certo lasso di tempo per ogni depositante per cambiare nazione ed abbandonare la Svizzera se reputa troppo oneroso il prelievo. Quindi bisogna valutare se, considerando i precedenti scudi, la % di prelievo non possa essere giudicata troppo alta, facendo scappare il contribuente verso un paese "non collaborativo", cosa che non conviene all'Italia e nemmeno alla Svizzera, naturalmente. Quindi meglio non tirare la corda.

Insomma l'unico modo per saperlo è provare a raggiungere un accordo (questo è compito della diplomazia) e solo allora avremo aliquote ed importi. Poi sono i parlamenti a votarli. Contemporaneamente ci sarebbe da fare anche la ratifica per la convenzione sulla doppia imposizione (CDI) che pemetterebbe alla magistratura italiana di poter far rogatorie anche in tema di evasione. Qui la Svizzera aspetta da anni di firmare con l'Italia cio' che ha già siglato con mezzo mondo. Ma è l'Italia che dorme. Non chiedetemi come mai perché dovreste saperlo :-)

Infine c'è lo spinoso problema della personale lista nera italiana in cui è tenuta la Svizzera (che non c'entra nulla con la lista grigia OECD da cui la Svizzera è uscita da anni) e che fu istituita da Tremonti. Tenendo conto dell'interscambio commerciale ITA-CH (elevatissimo in passato e danneggiato dagli ostacoli burocratici connessi alla lista nera) e che i sempre piu' magri investimenti esteri in Italia vengono in grande quantità proprio da quel paese, sarebbe il caso, parlando di crescita, di interrompere pratiche ostruzionistuiche al commercio ed agli investimenti che sono solo autolesionismo.

Trovare un accordo ed eliminare liste nere serve anche a ripristinare il flusso delle imposte dei frontalieri verso i comuni italiani di confine.


Accordo UK-CH http://www.news.admin.ch/NSBSubscriber/ ... /23955.pdf
Accordo DE-CH http://www.sif.admin.ch/00488/index.htm ... g-id=44063
Accordo AT-CH http://www.admin.ch/aktuell/00089/?lang=it&msg-id=44130
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Re: Aspettando Bruxelles

Messaggioda trilogy il 19/04/2012, 23:15

Se avessero condotto un'unica trattativa tra UE e Svizzera avrebbero avuto più potere negoziale e risolto il problema complessivamente .....
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Re: Aspettando Bruxelles

Messaggioda Iafran il 20/04/2012, 0:18

trilogy ha scritto:Se avessero condotto un'unica trattativa tra UE e Svizzera avrebbero avuto più potere negoziale

Può sembrare la tattica (vincente) dell'Orazio contro i Curiazi, favorita dalla voglia di tanti "piccoli lor signori" di abbarbicarsi al proprio spazio geografico (ripudiando l'europeismo!) per poter emergere.
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Re: Aspettando Bruxelles

Messaggioda franz il 20/04/2012, 7:37

trilogy ha scritto:Se avessero condotto un'unica trattativa tra UE e Svizzera avrebbero avuto più potere negoziale e risolto il problema complessivamente .....

Non c'è dubbio ma tra la UE (che vuole lo scambio automatico di dati) e CH che non lo concederà mai, le distanze sono tali da non permettere alcuna trattativa. Quindi c'è spazio per accordi bilaterali piu' pragmatici.
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Re: Aspettando Bruxelles

Messaggioda franz il 29/04/2012, 19:11

A furia di aspettare, arriva l'OK.



Il Commissario europeo per la fiscalità e l'unione doganale Algirdas Semeta ha reso noto, da Bruxelles, che i due accordi fiscali tra la Svizzera da una parte e la Germania e il Regno Unito dall’altra sono conformi alle normative giuridiche dell’UE.

L’on. Franco Narducci (PD), da tempo sostenitore della necessità di un accordo fiscale con la Svizzera anche da parte dell’Italia, ha dichiarato che “la decisione adottata oggi dalla Commissione europea di ritenere validi gli accordi negoziati dalla Svizzera con la Germania e con il Regno Unito, in ordine ai capitali depositati nella Confederazione anonimamente dai cittadini dei predetti Paesi, rappresenta sicuramente un passo avanti per dare soluzione a questa problematica che da mesi è al centro di un serrato dibattito”.

Poi, rivolgendosi al Governo, l’on. Narducci ha sottolineato che quello che è accaduto oggi è un fatto di cui “deve prendere atto anche il Governo italiano che da tempo respinge ogni ipotesi di negoziato con la Svizzera, compreso il negoziato sulla Convenzione contro le doppie imposizioni fiscali, basata sul modello OCSE, che il Governo elvetico ha già stipulato con una quarantina di nazioni e che, per quanto ci riguarda, è fondamentale per i nostri lavoratori frontalieri”.

L’on. Narducci è convinto che “il nostro Paese deve rafforzare, come per altro sta facendo, la lotta all'evasione fiscale, una piaga che il Presidente della Repubblica ha aspramente condannato anche in questi giorni”. “Ma per fare questo – ha concluso Franco Narducci - bisogna porre in essere una lotta all'evasione in grado di dare risultati concreti; cosa che è possibile soltanto in un quadro di regole e accordi adeguati, come ha compreso la Germania e come sta dimostrando di voler fare la Svizzera che da un paio di anni ha cambiato radicalmente strategia per non essere nel calderone dei paradisi fiscali”.
Data: 18/04/2012. Fonte Notizia: Info-Salento

Vedere anche http://info.rsi.ch/home/channels/inform ... a-fiscale-
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Lugano, addio

Messaggioda flaviomob il 13/05/2012, 11:10

Lugano addio: il paradiso fiscale più forte d’Europa è finito sotto assedio
Gli Stati Uniti demoliscono il segreto bancario. Gran Bretagna, Germania, Austria e ora Italia vogliono le tasse non pagate dagli evasori che hanno esportato capitali. E un intero sistema, quello della Svizzera, inizia a crollare


di Vittorio Malagutti | 12 maggio 2012

“Sentito che cosa ha detto quella? Qui è finita per tutti. È solo questione di tempo, qualche anno, e poi ci costringono a chiudere bottega. La Svizzera intera può chiudere bottega”. Il cielo cupo sopra Lugano in una domenica di pioggia ispira pensieri tristi, ma il banchiere che si fuma l’ennesima sigaretta seduto a un tavolo con vista lago non ha l’aria, e neppure il curriculum, dell’uomo sentimentale. Se la prende con una donna, la maledice senza neppure nominarla.

La signora in questione si chiama Eveline Widmer-Schlumpf e siede al governo di Berna come presidente e responsabile delle Finanze. È lei, ormai, il nemico numero uno dei banchieri. La ministra svende agli stranieri il futuro della Confederazione, questa l’accusa. Peggio: si è arresa senza combattere di fronte alle pressioni di americani, tedeschi, inglesi, perfino degli italiani, tutti impegnati a dare la caccia al denaro nero degli evasori fiscali nascosto nelle banche elvetiche. Finanza contro politica, mai visto nulla di simile da queste parti, in un Paese che ha sempre visto il governo allinearsi scrupolosamente alle direttive dei signori del denaro. Per la prima volta l’esecutivo di Berna ha osato mettere in discussione il tabù nazionale, l’inviolabile segreto bancario su cui il Paese degli orologi a cucù e del cioccolato ha costruito la sua enorme ricchezza. “La Svizzera lava più bianco”, accusava più di vent’anni fa il sociologo ginevrino Jean Ziegler in un libro che faceva a pezzi la casta del potere elvetico, complice di un colossale sistema di riciclaggio.

Le nuove paure

I tempi cambiano. La Svizzera adesso ha paura. Gli Stati Uniti e l’Europa, travolti da una crisi economica senza precedenti, non possono più permettersi di ignorare il tesoro accumulato nei forzieri di Zurigo, Ginevra e Lugano da milioni di evasori fiscali. Mentre i tagli in bilancio massacrano il welfare, i governi devono dare un segnale d’impegno anche sul fronte delle entrate. E visto che le tasse, nuove e vecchie, finiscono per massacrare i soliti noti, che c’è di meglio di una crociata contro i santuari dell’evasione fiscale? A Berna hanno capito il messaggio.

“Il dovere di diligenza dei banchieri va esteso per evitare che giungano nei nostri istituti di credito fondi stranieri non dichiarati al fisco”. Ecco, testuali, le parole della ministra Widmer-Schlumpf che tre mesi fa hanno acceso le polemiche. Se una simile riforma andasse in porto sarebbe una mezza rivoluzione. Adesso i banchieri hanno il dovere di fare ogni accertamento possibile sulla provenienza del denaro depositato dal cliente. Se c’è il sospetto che i soldi siano il frutto di attività criminale allora scatta l’obbligo di denuncia all’autorità anti-riciclaggio. Il governo di Berna, questa la novità, vorrebbe che le verifiche del funzionario di banca fossero estese anche alle questioni fiscali. Non pagare le tasse diventa un crimine e quindi il cliente sospetto evasore va denunciato, proprio come il riciclatore del denaro della droga. E se un Paese straniero dovesse chiedere assistenza in un’indagine, anche amministrativa, su una presunta evasione tributaria, la banca svizzera sarebbe obbligata a fornire le informazioni richieste.

Sempre meno segreti

Gli ambienti finanziari protestano: fin qui le questioni fiscali erano al riparo da qualsiasi indagine. Il segreto bancario copriva tutto. “Va a finire che ci tocca chiedere la dichiarazione dei redditi ai clienti”, esagera il banchiere ginevrino. I politici però insistono. Il governo di Berna, ha pubblicato un documento, una trentina di pagine, intitolato “Strategie per una piazza finanziaria competitiva e conforme alle leggi fiscali”. É la “Weissgeldstrategie”, la strategia del denaro bianco che serve a tagliare i ponti, almeno a parole, con un passato imbarazzante. Buoni propositi, niente di più. Ma le ipotesi di riforma su una materia tanto delicata hanno mandato in bestia i banchieri. Sentite che cosa ha detto, una decina di giorni fa, il ticinese Sergio Ermotti, l’ex braccio destro di Alessandro Profumo all’Unicredit approdato l’anno scorso sulla poltrona di numero uno di Ubs, colosso del credito elvetico: “Gli attacchi al segreto bancario non sono altro che una guerra economica”, ha dichiarato Ermotti al giornale zurighese SonntagsZeitung.

“Questa guerra mira a indebolire la piazza finanziaria elvetica per favorire i nostri con-correnti” ha aggiunto il capo di Ubs. Insomma, il mondo intero trama per svaligiare i forzieri svizzeri. La posta in gioco è colossale. Si calcola che le 320 banche della Confederazione gestiscano patrimoni per oltre 4.500 miliardi di euro. Più della metà di questo tesoro proviene da Paesi stranieri. La sola Italia avrebbe contribuito con 150 miliardi. Una stima per difetto, probabilmente. I banchieri temono che la semplice possibilità di un accordo sulla tassazione dei capitali esportati illegalmente sia sufficiente a mettere in fuga buona parte dei clienti. E questo sarebbe un problema serio per un’economia come quella elvetica in cui il settore finanziario produce oltre il 10 per cento del valore aggiunto complessivo.

La crisi oltre la finanza

La Svizzera però non è solo finanza. Nel territorio della Confederazione hanno sede migliaia di imprese che fanno business con l’Europa. E allora bisogna mantenere buoni rapporti con i Paesi vicini, altrimenti rischia di affondare l’economia, in gran parte orientata all’export.

Quando era ministro dell’Economia, Giulio Tremonti ha fatto in modo che la Svizzera venisse inserita nella black list dei Paesi non collaborativi in materia fiscale, tipo Cayman e Bahamas. Questa decisione ha creato enormi problemi alle aziende svizzere che lavorano con l’Italia. Per questo Berna non può fare a meno di inviare segnali distensivi. Che cosa succederebbe, per dire, se Londra sospendesse l’autorizzazione delle banche elvetiche a lavorare nella City? Nasce con queste premesse il negoziato per i nuovi trattati fiscali con Germania e Inghilterra. E anche il governo di Mario Monti adesso ha imboccato la stessa strada.

Il conto agli evasori

Una multa pesante, fino al 44 per cento della somma esportata illegalmente, e la promessa di pagare le tasse in futuro. Sono questi gli ingredienti del colpo di spugna per i furboni del fisco. Un regalo agli evasori, protesta l’opposizione socialdemocratica tedesca. E anche in Gran Bretagna l’accordo, deve ancora essere ratificato dal Parlamento. In Italia la trattativa con Berna ripartirà il 24 maggio, come annunciato mercoledì da una nota dei due governi. Trovare l’accordo non sarà facile. A meno che non siano gli svizzeri a mandare tutto a monte. L’Udc, il partito nazionalista di Cristoph Blocher minaccia di promuovere un referendum per bloccare i negoziati. I banchieri approvano.

(Il Fatto)


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Re: Lugano, addio

Messaggioda franz il 13/05/2012, 11:49

Meglio unificare con questo thread, che avevi già aperto tu: viewtopic.php?p=47058#p47058

Da notare che la ministra di cui si parla ( http://en.wikipedia.org/wiki/Eveline_Widmer-Schlumpf ) è di centrodestra.

La black list di cui si parla, istuituita da Tremonti, non è quella OECD (in cui la svizzera non è mai stata) ma una lista privata solo italiana. Illegale, secondo sia le regole del commercio internazionale sia per gli accordi bilaterali svizzera-ue, che impegnano anche l'Italia, Vero che ha creato e crea danni alle aziende svizzere ma li crea, equivalenti, anche a quella italiane, com in ogni business tra stati quando viene ostacolato. E questo secondo aspetto (danni alle imprese italiane) è da considerare parlando di crescita in Italia. Si vuole la crescita e poi si ostacola il commercio internazionale con un partenr commerciale tra i maggiori? Assurdo.
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Quel cubo di Rubik fra Italia e Svizzera

Messaggioda franz il 14/05/2012, 22:36

Chiusa la partita dei ristorni ai frontalieri, si riapre il confronto fra Italia e Svizzera sui rapporti fiscali. Con un tavolo ad hoc che inizierà i lavori il 24 maggio. Tanti i temi in discussione, come ricorda il comunicato stampa che è stato diffuso ieri dal ministero dell'Economia. Ma uno dominante su tutti: se anche Italia e Svizzera decideranno di regolare i loro rapporti, per quel che riguarda i capitali italiani in terra rossocrociata, con il sistema Rubik.

Una combinazione che prevede una sorta di regolarizzazione per il passato e un prelievo a regime. Con un esito che sembra premiare tutte le parti in causa: l'Italia, perché potrà incassare risorse preziose in tempi di magra, e la Svizzera, che riuscirà a difendere il segreto bancario.

La soluzione è stata adottata da altri Paesi europei e sembra aver superato gli iniziali orientamenti negativi delle autorità comunitarie. All'Italia ora il compito di scegliere se tentare a sua volta di risolvere il proprio "cubo di Rubik" o cercare la via dell'intransigenza. Con un punto fermo: in tempi di grandi difficoltà economiche, senza cadere in eccessi di carattere condonistico, un accordo con la Svizzera potrebbe essere davvero conveniente.

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti ... d=AbqfIMaF



Micheloni, ripresa negoziati bilaterali Italia-Svizzera
di Claudio Micheloni, pubblicato il 9 maggio 2012 , 83 letture

Il Senatore Claudio Micheloni, esprimendo viva soddisfazione alla notizia, resa nota dai due Governi, della ripresa dei negoziati bilaterali Italia-Svizzera, auspica che fra i due Paesi si giunga rapidamente ad un accordo fiscale in materia di capitali depositati e di doppia imposizione, regolando, al contempo, la situazione dei lavoratori frontalieri. A tal fine, un primo incontro fra le parti è stato fissato il prossimo 24 maggio.

Il Senatore Micheloni ricorda il grande impegno del Parlamento italiano, in particolare del Senato, teso alla riapertura dei negoziati e al raggiungimento di una soluzione condivisa. Una data fra le altre: il 16 settembre 2011, giorno in cui, nel Senato della Repubblica Italiana, si svolse un decisivo colloquio che coinvolse i senatori italiani e svizzeri, affiancati da rappresentanti del mondo bancario e industriale dei due Paesi. Il senatore sottolinea anche l'apporto dei numerosi interventi in Parlamento e delle interrogazioni presentate ai Governi italiani, per indurre l'Italia e la Svizzera ad uscire da una situazione di stallo, inaccettabile e controproducente per entrambi i Paesi.

Il Senatore coglie l'occasione per ringraziare tutti i colleghi che hanno sostenuto le azioni che si sono svolte in Parlamento, in modo particolare il Presidente Senatore Lamberto Dini, la Presidente Senatrice Anna Finocchiaro, il Senatore Giorgio Tonini, il Senatore Enrico Morando e l'Onorevole Franco Narducci.

Apprezzando la decisione di sbloccare il 50% del ristorno delle imposte dei lavoratori frontalieri, spettante ai comuni limitrofi italiani, il Senatore si è detto convinto che l'Italia debba togliere immediatamente la Svizzera dalla Black List, ribadendo come ciò sarebbe di grande aiuto alle imprese italiane che intendono sviluppare attività commerciali con la Svizzera.

Il Senatore auspica, infine, che il Governo italiano destini una piccola parte delle ingenti somme che da questi accordi potrebbero entrare nelle casse dello Stato a sostegno delle politiche per gli Italiani all'estero. Ciò permetterebbe di ravvivare, consolidare e potenziare, nell'interesse primario dell'Italia, i rapporti con le comunità italiane all'estero nei confronti delle quali, in questi anni, l'ultimo Governo di centro-destra si è distinto con azioni di preoccupante e miope penalizzazione. Il Sen. Claudio Micheloni augura buon lavoro ai negoziatori svizzeri e italiani al fine di giungere rapidamente a un accordo giusto ed equo nell'interesse superiore dei due Paesi.

http://www.partitodemocratico.it/doc/23 ... izzera.htm
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