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Vertice da Monti: accordo per un documento sulla crescita

MessaggioInviato: 18/04/2012, 10:50
da franz
Vertice di maggioranza con Monti
Accordo per un documento sulla crescita

Dopo oltre cinque ore di riunione Bersani, Alfano, Casini e Monti hanno trovato un'intesa sulle misure per rilanciare l'economia. Sulla riforma del lavoro l'intento è quello di chiudere in tempi brevi. Il premier: "C'è un nuovo patto politico". Stroncatura dalla Camusso

ROMA - Un patto per la crescita. E' quello che hanno siglato Angelino Alfano, Pierferdinando Casini e Pierluigi Bersani con il premier Mario Monti. Con quest'ultimo talmente soddisfatto che alla fine ha detto: "C'è un nuovo patto politico". Il vertice a palazzo Chigi è iniziato con l'illustrazione del ministro Paola Severino sul ddl-anticorruzione, è continuato poi sulla riforma del lavoro e si è concluso sul tema della crescita. Quasi tre ore dell'incontro sono state spese per affrontare il capitolo sviluppo. Il ministro Passera ha illustrato un piano sulla crescita che prevede, tra l'altro, il decreto sulla revisione degli incentivi, l'intesa con le banche per lo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese e il rilancio delle opere infrastrutturali.

Una bozza di 23 pagine che fa il punto sui provvedimenti già varati, a partire dai decreti Salva-Italia e Cresci-Italia, ma soprattutto traccia la strada di altre norme allo studio del Governo per fare ripartire l'economia. Un'agenda per la crescita sostenibile che, secondo quanto si apprende, sarebbe stata illustrata da Passera. Nella premessa, la bozza chiarisce subito che "per realizzare la crescita sostenibile non ci sono scorciatoie di breve periodo, soprattutto in una situazione come l'attuale, caratterizzata da una limitatissima disponibilità di risorse pubbliche". Lo sviluppo si riattiva quindi "se tutti i 'motori' della crescita funzionano adeguatamente e se tutti 'spingono' nella stessa direzione".

Il documento individua poi una serie di fattori chiave per la crescita: il dinamismo dell'economia (liberalizzazioni, rafforzamento della concorrenza, mercato del lavoro più dinamico); la competitività del sistema (con particolare attenzione alle infrastrutture, ma anche con programmi specifici su giustizia e istruzione); la competitività delle imprese (che dipende anche dal sistema fiscale, dalle politiche energetiche e dal funzionamento della P.A.); la capacità di difendere e rafforzare la coesione sociale; un welfare coerente e meccanismi di tenuta sociale rafforzati.

Verranno sbloccati investimenti ma senza un masiccio coinvolgimento degli enti locali, ovvero il patto di stabilità non verrà toccato, riferiscono alcuni partecipanti alla cena di lavoro. Del resto il premier Monti ha già fatto sapere ai segretari della maggioranza che soldi in cassa non ce ne sono e che le risorse vanno destinate per raggiungere il pareggio di bilancio.

Il vertice ha poi approfondito il contenuto del Def (documento di economia e finanza) che oggi sarà all'esame del Consiglio dei ministri. Il presidente del Consiglio ha chiesto ai rappresentanti di Pdl, Pd e terzo Polo la massima condivisione possibile sui provvedimenti in Parlamento. Per questo motivo si è deciso "un raccordo periodico" tra esecutivo e gruppi parlamentari. Al vertice è stata ribadita l'intesa - già annunciata - sulla riforma del mercato del lavoro. C'è l'impegno da parte di Alfano, Bersani e Casini di garantire per l'accelerazione dell'iter del provvedimento. "E' stato un incontro molto positivo", ha fatto sapere il Professore. Poi, parlando in mattinata in occasione dlal cerimonia di consegna dei collari d'oro, il presidente del Consiglio ha elogiato anche il comportamento del Paese. "Sono
profondamente grato per l'atteggiamento degli italiani", ha detto, che pur "nella grave sofferenza" del momento "stanno dando una prova esemplare". "La consapevolezza con cui gli italiani affrontano un momento difficile è segno di maturità e grande senso di responsabilità", ha sottolineato.

Positivo anche il giudizio di Bersani che ora attende il governo alla prova dei fatti. "Si vedrà nei prossimi giorni cosa il governo intende fare in concreto", hanno spiegato fonti del Pd. Anche per Angelino Alfano l'incontro è andato bene. Al vertice non si sarebbe parlato né di 'beauty contest' né di Rai. All'incontro a palazzo Chigi erano presenti i ministri Giarda, Passera, Moavero, Severino, Fornero e Patroni Griffi. Bersani, Alfano e Casini hanno avanzato, sottolineano le stesse fonti, alcune proposte per rilanciare lo sviluppo e hanno assicurato il sostegno dei partiti della maggioranza all'esecutivo.

Molto scettico invece il commento di Susanna Camusso. "La crescita non è nelle corde di questo governo", afferma la segretaria della Cgil. "Avevamo la speranza che con la delega fiscale ci fosse un abbassamento della tassazione sul lavoro dipendente indirizzato alla crescita", ma così non è stato, ha detto intervistata da Radio 24. "Noi - ha aggiunro - non possiamo permetterci di aspettare un anno, ne abbiamo già quattro persi alle spalle. Con un altro anno il paese passerà alla disperazione, non è una prospettiva possibile". Per Camusso "bisogna trovare risorse dove ci sono senza gravare sui dipendenti e le imprese. C'è bisogno di investimenti per creare nuovo lavoro. Non ci illudiamo che da un giorno all'altro si possa passare dalla recessione allo sviluppo ma se si fanno solo provvedimenti recessivi è difficile pensare al futuro".

(18 aprile 2012) http://www.repubblica.it

Unioncamere: nel 2012 chiuse 146mila imprese

MessaggioInviato: 18/04/2012, 16:43
da franz
dati Movimprese sulla nati-mortalità delle imprese italiane nel primo trimestre dell'anno
Unioncamere: nel 2012 chiuse 146mila imprese
Primo trimestre in salita: meno iscrizioni e più cessazioni, saldo -26.090.
Il presidente Dardanello: «Servono politiche di sostegno»

MILANO - Il 2012 comincia in salita. Meno iscrizioni e più cessazioni: è così che, nel primo trimestre del 2012, si è allargata la forbice della vitalità delle imprese tra chi sceglie di entrare sul mercato creando una nuova attività (sono stati in 120.278 tra gennaio e marzo) e chi, al contrario, ne è uscito (in tutto, 146.368). In particolare, rispetto allo stesso periodo del 2011, le iscrizioni sono diminuite di 5mila unità mentre le cessazioni sono aumentate di ben 12mila unità, con il risultato di un saldo del periodo pari a -26.090 imprese. Praticamente il triplo rispetto ai primi tre mesi del 2011, quando erano mancate all'appello «solo» 9.638 imprese. In termini relativi, la riduzione dello stock delle imprese nel I trimestre è stata pari al -0,43%, contro il -0,16% del 2011. Questo, in sintesi, il quadro che emerge dai dati sulla nati-mortalità delle imprese italiane nel primo trimestre dell'anno, fotografati da Movimprese e resi noti oggi a Lecce dal presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, nel corso del convegno sullo sviluppo del Mezzogiorno, organizzato dalla Camera di commercio del capoluogo salentino.

«BRUSCA FRENATA» - La «macchina del tempo» dell'anagrafe delle imprese riporta quindi le lancette al primo trimestre del 2009, quando si registrò un saldo negativo pari a -30.706 unità e un tasso di crescita del -0,5%, allora risultato della fortissima crisi economico-finanziaria esplosa l'anno precedente. Oggi, «la brusca frenata della vitalità imprenditoriale è l'evidente risultato della fase di recessione avviatasi nella seconda metà dello scorso anno e dell'accresciuta e diffusa difficoltà ad entrare nel mercato», osserva Unioncamere. «I successi del Made in Italy nel mondo da soli, non bastano a sostenere l'occupazione e a ricostruire il benessere dei territori andato perso nella crisi di questi anni» ha commentato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. «L'anagrafe delle imprese - ha proseguito - è uno specchio fedele dell'immagine dell'economia reale che oggi ci viene restituita per quello che è: segnata da profonde difficoltà e da una diffusa incertezza nel futuro. C'è bisogno di politiche di sostegno dell'impresa più piccola, quella diffusa da cui dipende il destino di milioni di famiglie e di giovani. Oltre a credito e semplificazione servono azioni straordinarie sul fronte occupazionale e fiscale. Le Camere di commercio - ha concluso il presidente di Unioncamere - intensificheranno l'impegno a sostegno del tessuto economico, soprattutto di quello meridionale più in difficoltà in questo momento».

REDAZIONE ONLINE 18 aprile 2012 | 15:35 http://www.corriere.it


146 mila imprese chiuse in 3 mesi nel 2010 è una mostruosità, perché erano 120-130mila in una anno, nel 2010.
Ma non di questo voglio discutere. Ma di quel «Servono politiche di sostegno».
Che in fondo vuol dire tutto o nulla.
Chiaramente chi produce chiede sostengo alla produzione (tipo supply side economics) mentre chi vende chiede sostegno alla domanda (aggregata) e quindi politiche keynesiane (in sostanza piu' soldi in tasca a chi acquista, per sostenere la domanda e invenstimenti pubblici per sopperire al calo di quelli privati).

Oggi il terziario (chi vende) è nettamente piu' forte, anche come quota di PIL, di chi produce (primario e secondario).
Pero' a mio avviso la vera politica non è dare soldi (pubblici) a chi produce (diminuendogli le tasse sperando che questo compensi il calo di gettito - e sappiamo da Regan che non funziona) o dando soldi facili nelle tasche dei consumatori affinché spendano (perché sappiamo che genera inflazione) ma intervenire sulla quota enorme di PIL che si chiama "spese dello stato". Qui abbiamo soprattutto in italia enormi serbatoi di spechi, tra corruzione, burocrazia asfissiante, clientelismo, malversazioni). Sono quei soldi (centinaia di miliardi) che dobbiamo togliere alla casta del settore pubblico per darli al lato degli investimenti produttivi. Anche se ritengo che una parte di questi risparmi vada anche convertito in una migliore sanità, formazione, logisitica stradale e ferroviaria, sicurezza dei cittadini, welfare vero (non assistenzialismo).

Il migliore sostengno all'inizativa privata (produttiva) è quindi portare le spese dello stato da un incredibile 50% (se comparato alla qualità pessima delle prestazioni) ad un 40% in 10 anni, diminuendo anche la pressione fiscale ed il debito.
E non si dica che questo 10% in meno è impossibile e "macelleria sociale" perché con il 40'% del PIL possiamo avere scuole ed ospedali con i rubinetti d'oro. magari avremo meno generali e colonnelli, burocrati e travet, dirigenti con stipendi aurei magari ne avremo meno e lavoraranno di piu'. Ma è possibile avere uno Stato efficente ed efficace anche con il 35-40% di spesa pubblica.

Imprese, il 2012 comincia in salita: saldo -26mila

MessaggioInviato: 19/04/2012, 10:11
da trilogy
Imprese, il 2012 comincia in salita: -26mila all’appello
Tra gennaio e marzo triplicate le perdite rispetto al 2011
10mila in meno al Sud, 15mila tra gli artigiani
Tengono solo società di capitale (+7mila) e coop (+1.000)



Roma, 18 aprile 2012 – Meno iscrizioni e più cessazioni: è così che,nel primo trimestre del 2012, si è allargata la forbice della vitalità delle imprese tra chi sceglie di entrare sul mercato creando una nuova attività (sono stati in 120.278 tra gennaio e marzo) e chi, al contrario, ne è uscito (in tutto, 146.368). In particolare, rispetto allo stesso periodo del 2011, le iscrizioni sono diminuite di 5mila unità mentre le cessazioni sono aumentate di ben 12mila unità, con il risultato di un saldo del periodo pari a -26.090 imprese.Praticamente il triplo rispetto ai primi tre mesi del 2011, quando erano mancate all’appello “solo” 9.638 imprese. In termini relativi, la riduzione dello stock delle imprese nel I trimestre è stata pari al -0,43%, contro il -0,16% del 2011.

Questo, in sintesi, il quadro che emerge dai dati sulla nati-mortalità delle imprese italiane nel primo trimestre dell’anno, fotografati da Movimprese e resi noti oggi a Lecce dal presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, nel corso del convegno sullo sviluppo del Mezzogiorno, organizzato dalla Camera di commercio del capoluogo salentino.

La “macchina del tempo” dell’anagrafe delle imprese riporta quindi le lancette al primo trimestre del 2009, quando si registrò un saldo negativo pari a -30.706 unità e un tasso di crescita del -0,5%, allora risultato della fortissima crisi economico-finanziaria esplosa l’anno precedente. Oggi, la brusca frenata della vitalità imprenditoriale è l’evidente risultato della fase di recessione avviatasi nella seconda metà dello scorso anno e dell’accresciuta e diffusa difficoltà ad entrare nel mercato.

“I successi del Made in Italy nel mondo da soli, non bastano a sostenere l’occupazione e a ricostruire il benessere dei territori andato perso nella crisi di questi anni” ha commentato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “L’anagrafe delle imprese – ha proseguito - è uno specchio fedele dell’immagine dell’economia reale che oggi ci viene restituita per quello che è: segnata da profonde difficoltà e da una diffusa incertezza nel futuro. C’è bisogno di politiche di sostegno dell’impresa più piccola, quella diffusa da cui dipende il destino di milioni di famiglie e di giovani. Oltre a credito e semplificazione servono azioni straordinarie sul fronte occupazionale e fiscale. Le Camere di commercio - ha concluso il presidente di Unioncamere - intensificheranno l’impegno a sostegno del tessuto economico, soprattutto di quello meridionale più in difficoltà in questo momento”.


IL QUADRO GENERALE
Secondo la rilevazione trimestrale condotta per Unioncamere da InfoCamere - la società di informatica delle Camere di Commercio italiane - a fare le spese del cattivo inizio d’anno sono state soprattutto le imprese più piccole, in particolare quelle artigiane (che al 31 marzo erano 15.226 in meno rispetto alla fine di dicembre), e quelle situate nel Mezzogiorno (diminuite di 10.491 unità, lo 0,52%, nei primi tre mesi dell’anno).

Commentando i dati del primo trimestre dell’anno va ricordato che, statisticamente, questo periodo presenta con una certa regolarità saldi negativi. Ciò per via del concentrarsi a fine anno di un numero elevato di cessazioni di attività, il cui riflesso si registra negli archivi camerali nelle prime settimane del nuovo anno. Ciò detto, il trimestre da poco concluso interrompe bruscamente il percorso di rientro – per quanto breve – che, dopo il pessimo risultato del 2009, si era andato manifestando con un’attenuazione della perdita di imprese. Al netto del del 2009, infatti, le 120.278 iscrizioni del primo trimestre 2012 costituiscono il rislutato meno brillante degli ultimi dodici anni. Sul versante delle cessazioni, invece, il magro risultato dei primi tre mesi del 2012 viene dopo i più duri bilanci registrati, nell’ordine, dal 2007 al 2009.

Parzialmente discordante appare la dinamica che dell’universo delle imprese artigiane. Nonostante le 32.965 iscrizioni di questo primo trimestre rappresentino il terzo miglior risultato dal 2001 ad oggi, le 48.191 cessazioni avvenute nello periodo costituiscono il record assoluto di default nella serie considerata, superiore persino all’anno “nero” 2009. Il modo artigiano, dunque, sembra portatore di una voglia di impresa che non demorde nei nuovi tentativi ma, al tempo stesso, di una fortissima difficoltà a far sopravvivere le iniziative esistenti.

Tra le forme giuridiche, l’aggregato che arretra di più è quello delle imprese individuali, diminuito in tre mesi di 30.520 unità (-0,91% contro il -0,57% del 2011), mentre meno significativa è stata la riduzione delle società di persone (3.797 unità, lo 0,33% in meno rispetto a fine dicembre). Gli unici segnali positivi – anche se più attenuati rispetto allo scorso anno - continuano a venire dalle società di capitali, cresciute nei primi tre mesi dell’anno di 6.911 unità (+0,5%), e dalle “altre forme” (1.316 in più, di cui 1.005 cooperative), pari ad una crescita dello 0,63%.

Tra i settori, in termini assoluti i saldi negativi più pesanti si registrano in agricoltura (-13.335 unità, ma va detto che si tratta di una tendenza di fondo che prosegue da anni), nel commercio (-8.671), nelle costruzioni (-8.328) e nelle attività manifatturiere (-4.929). Col segno positivo chiudono, invece, le attività immobiliari, quelle professionali e i servizi alle imprese che, insieme, crescono di 1.655 unità. Saldo positivo anche per i servizi di alloggio e ristorazione (423 imprese in più), sanità e assistenza sociale (+250), informazione e comunicazione (+125). Piccolo “boom”, infine, per il settore dell’energia, dove si sta probabilmente consumando la corsa agli incentivi per la produzione di energia attraverso fonti alternative. Nel trimestre, il bilancio delle imprese è stato positivo per 511 unità in più, corrispondente ad una crescita del 7,6%.

Sotto il profilo territoriale, tutte le macro-ripartizioni geografiche chiudono il trimestre con saldi negativi. La battuta di arresto più rilevante in termini assoluti è quella della ripartizione Sud e Isole che perde 10.491 imprese, il 40,2% di tutto il saldo negativo del periodo. A seguire viene il Nord-Est, il cui stock di imprese tra gennaio e marzo si è ridotto di 8.176 unità. Rapportato al totale delle imprese dell’area, questo dato corrisponde ad un tasso di crescita del -0,68%, il più pesante in assoluto. Contengono le perdite, invece,il Nord-Ovest (5.661 imprese in meno, pari allo 0,35% dello stock) e, soprattutto il Centro dove, grazie all’eccezione rappresentata dal Lazio (unica regione a chiudere il trimestre con un saldo positivo, con 1.953 imprese in più, frutto esclusivo della inarrestabile espansione delle società di capitale anella provincia di Roma), il deficit si arresata a -1.762 unità, pari allo 0,14% dello stock dell’area.

Fonte: http://www.unioncamere.gov.it/P42A1089C ... ppello.htm

Re: Imprese, il 2012 comincia in salita: saldo -26mila

MessaggioInviato: 19/04/2012, 11:03
da franz
Già se ne parla qui: viewtopic.php?p=47014#p47014

Propongo di unificare, per non disperdere.

Interessanti i dati nel comunicato stampa (documento word)
http://www.unioncamere.gov.it/download/1609.html

Re: Unioncamere: nel 2012 chiuse 146mila imprese

MessaggioInviato: 19/04/2012, 17:35
da franz
franz ha scritto:146 mila imprese chiuse in 3 mesi nel 2010 2012 una mostruosità, perché erano 120-130mila in un anno, nel 2010.

Mi correggo. I dati che avevo visto del 2010 erano anche loro connessi al primo trimestre.

Ora ho scaricato tutti i dati annuali, invece dei trimestrali, e confermo quanto già detto nell'articolo, quando pone un'avvertenza sui dati dei primo trimestre. L'anno inizia quasi sempre con dati negatitvi per poi chiudersi diversamente.
Ma il primo trimestre 2012 rimane sempre il secondo peggiore di tutta la banca dati, dopo il 2009.

L'aspetto rilevante è che ogni anno circa il 13-15% delle imprese si rinnova, chi chiude e chi apre, ogni anno solo '85% delle imprese rimane costante. Questo tasso di turnover è molto piu' elevato rispetto al resto d'europa.
Considerate che in tutto il 2011 sono state iscritte 391'310 nuove aziende e ne sono state chiuse 393'463.
Nel 2010 nuove 410'736 e chiuse 389'076. Nel 2009 nuove 385'512 e chiuse 406'751. In maggioranza, come già descritto, sono piccole azende, imprese individuali. Questo è il problema. Non crescono, ristagnano, vivacchiano alcuni anni e quindi alla prima crisi, chiudono.

Crescita allora significa mettere in atto tutte quelle misure che possono aiutare le imprese a crescere, a diventare grandi.
1) sburocratizzazione
2) semplificazione
3) riduzione del costo fiscale e degli oneri sociali
4) finanziamenti, a tassi adeguati (non a costo zero ma nemmeno a tassi da usura)
5) collaborazioni con università e istituti tecnici per iniziative di ricerca e sviluppo e di trasferimento tecnologico