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I ventenni scrivono al premier e al ministro del Lavoro

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

I ventenni scrivono al premier e al ministro del Lavoro

Messaggioda franz il 22/02/2012, 11:30

La lettera
«Non lasciate i giovani fuori dal tavolo
La sfida è passare dal privilegio al merito»


Cari presidente del Consiglio e ministro del Lavoro,
in queste ore si discute ovunque della riforma del mercato del lavoro. Il contributo di noi studenti ventenni giunge in forma sincera e spontanea, il nostro non è tifo scriteriato né corporativismo generazionale: è serio interesse per il futuro, anche occupazionale, che ci vedrà giocoforza protagonisti. Riteniamo doveroso partecipare al dibattito con le nostre proposte e osservazioni: si ragiona di diritti (che ci sono negati, si potrebbe aggiungere) e vorremmo offrire il nostro modesto punto di vista. Le idee che proviamo a riassumere in questa lettera aperta non trovano spazio nello scontro ideologico in atto, anche perché non germogliano all'interno di esperienze rigidamente consolidate; non ci riteniamo «arruolati» nello schema ottocentesco di sigle ed etichette: anzi ci spiace che le scorciatoie lessicali abbiano avuto la meglio sui contenuti. Siamo colposamente sospesi tra il vuoto di aspettative ed il miraggio di sicurezze, senza possibilità di metterci in gioco con le stesse garanzie che i nostri padri e i nostri nonni si vedono attribuite.

Proprio nelle scorse settimane Lei è intervenuto a proposito della necessità di ridare opportunità concrete a chi oggi rischia di restare senza tutela alcuna. Il mondo cui ci affacciamo ci pare follemente bipartito: da un lato i privilegi acquisiti, dall'altro le occasioni perse. Dal guado in cui rischiamo di essere intrappolati, non tolleriamo che - come troppo spesso accade - le posizioni su un argomento tanto delicato cedano alla banalizzazione del partito preso. Vorremmo essere cittadini maturi di un Paese in cui ci si rivolge ai giovani con un occhio di riguardo e siamo convinti che ora si possa realizzare la tanto agognata inversione di rotta: è tempo di premere l'acceleratore sulle riforme. È inoltre evidente che, solo se si riuscisse a puntare tutto sulla nostra generazione, anche la vicenda economica nazionale ne trarrebbe diretto vantaggio. «Tutelare un po' meno chi è oggi tutelato e tutelare un po' di più chi oggi è quasi schiavo nel mercato del lavoro o proprio non riesce ad entrarci».

Concordiamo senza dubbio con le parole del presidente; quanto al metodo, aggiungiamo pure che, in questo momento di trattative serrate, si rischia di lasciare fuori dal tavolo della concertazione un'intera categoria di portatori di interessi: quella di noi giovani. La nostra voce è stata marginalizzata e resa afona, anche per via di nostre comprovate responsabilità: abbiamo subito le decisioni e consentito che la nostra indifferenza lasciasse ampi spazi di manovra a chi non ha avuto a cuore le nostre sorti. Nel sistema economico in cui operiamo, è richiesta la capacità di essere competitivi e dinamici: non abbiamo scritto noi le regole del gioco ma siamo tenuti a rispettarle per vincere la sfida della crescita. Anche le imprese italiane quindi, per offrire nuova occupazione e competere a livello internazionale, devono poter «stare sul mercato». Abbiamo forti speranze ed una notevole fiducia in questo esecutivo, crediamo insomma che sia il momento giusto per osare. Chiediamo che si rinunci definitivamente al clima di discriminazione nei confronti dei giovani. È un errore cui occorre porre rimedio, in fretta: spostare la bilancia del futuro dal privilegio al merito è l'impegno con cui vorremmo si cimentassero in questo momento le istituzioni patrie. Sappiamo che il dibattito è attorcigliato attorno a temi abusati, rinunciamo dunque a parlarne per evitare l'autoreferenzialità del già detto.

Non ci scandalizza che si cominci a ragionare del cosiddetto «motivo economico o organizzativo per il licenziamento», nell'ottica di una intelligente spinta riformatrice. Oggi imprenditore e lavoratore si muovono nella stessa direzione e condividono i medesimi obiettivi, entrambi vogliono il bene dell'azienda. Si aggiunga che il «nanismo» del settore imprenditoriale è anche cagionato da norme oggi superate, che hanno finito per imporre un regime di incertezze in cui risulta vincente il precariato come modello d'impiego, specie per i giovani. Non ci stiamo: proprio perché crediamo di valere molto, ci diciamo pronti alla sfida. Si valutino merito, creatività e talento: si premino i più bravi attraverso un nobile sistema di incentivi economici e sociali. Quella che auspichiamo è anche una riforma culturale, i nostri padri oggi vivono nella bambagia delle tutele grazie ad un «dispetto generazionale»: siamo costretti noi tutti a soccombere rispetto alle mille garanzie che le generazioni che ci hanno preceduti si sono arbitrariamente assegnate. È tempo di ristabilire le priorità e allocare con equità i necessari sacrifici: l'egoismo dei protetti, l'ingordigia dei privilegiati sono malattie che rischiano di ammorbare il nostro avvenire. Scommettiamo senza indugio nella flessibilità e distribuiamo lealmente le tutele: sono queste le nostre richieste, in sintesi.

Le sigle politiche che hanno guidato il Paese negli ultimi decenni, anche per via di un ossequio screanzato verso la propria base elettorale, hanno totalmente escluso il tema del lavoro dall'agenda di governo. Hanno così prevalso le forze della conservazione costringendo il Paese a rinunciare alla sua anima «solida» e «solidale». Fate presto, vi scongiuriamo. Sappiamo che la squadra di governo è al lavoro per ridisegnare i contorni normativi della materia, ci piacerebbe tenesse conto dei nostri spunti. Signor presidente, non neghi neppure ai giovani la chance di ripartenza e «rimuova gli ostacoli di ordine economico e sociale» che hanno finito per realizzare l'attuale regime di apartheid occupazionale fra protetti e non protetti. Buon lavoro da tutti noi.

Antonio Aloisi, Milano
Annalaura Sbrizzi, Napoli
Matteo Scattola , Durham (Uk)
Piero Majolo, Vicenza
Matteo Leffi , Trieste
Francesca Luvisotti, Roma
Ilaria Lezzi , Lecce
Timoteo Carpita, Roma
Luca Signorello , Trapani
Flavio Morrone, Salerno
Giulio Giannelli , Gorizia
Riccardo Vurchio, Modena
Amedeo Enna , Udine
Filippo Caiuli, Potenza
Francesco Perin , Venezia
Nicolò Politi, Catania
Luigi De Maria , Perugia
Ester Madonia, Catania
Maria Dora Maresca , Avellino
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Re: I ventenni scrivono al premier e al ministro del Lavoro

Messaggioda matthelm il 22/02/2012, 12:23

Bella lettera che tocca i veri problemi per il futuro dell'Italia. Il rischio reale è che venga saltata una generazione senza che questa possa farsi un'esperienza di lavoro, di know-how.
Se non si affronteranno i problemi sollevati da questo appello il nostro Paese accrescerà il ritardo che è già evidente.
Spero vivamente che Monti vada in quella direzione senza i lacci conservatori delle vecchie ideologie politiche.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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Re: I ventenni scrivono al premier e al ministro del Lavoro

Messaggioda Iafran il 22/02/2012, 12:38

Ma questi "giovani", fino a tre mesi fa ... non avevano ancora l'età o ci "vedevano" piuttosto bene?

Il rischio reale è che si vogliono tenere soggiacenti non una ma tante generazioni.
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Re: I ventenni scrivono al premier e al ministro del Lavoro

Messaggioda franz il 22/02/2012, 13:01

matthelm ha scritto:Spero vivamente che Monti vada in quella direzione senza i lacci conservatori delle vecchie ideologie politiche.

Senza i "lacci conservatori delle vecchie ideologie politiche" tesi in realtà a mascherare sotto un vestito degno normali (e legittimi) interessi di corporazioni, categorie, caste.
Spero anche io che Monti vada avanti. Se non ora, quando?
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Re: I ventenni scrivono al premier e al ministro del Lavoro

Messaggioda Stefano'62 il 22/02/2012, 14:49

Si ma a me sta storia del largo ai giovani non mi ha mai convinto.
I lavoratori sono lavoratori e chi cerca lavoro ha diritto di trovarlo.
Punto.
Se ci mettiamo a discriminare sull'età ea dire che un ventenne ha più diritto di trovare lavoro di un quarantenne,il quarantenne poi che fa,quando toccherà a lui ? che facciamo,gli spariamo ?
Perchè poi se quello "spara" di rimando fa pure bene.

E' più urgente collocare il quarantenne o il trentenne che magari hanno pure famiglia e debiti,prima del ventenne che se aspetta un pochino male non gli fa,non quanto a chi aspetta da prima di lui.
O alla posta se arriva in fila un ventenne,il nonnetto che fa,deve fargli posto anche se ha la precedenza essendo arrivato prima degli altri ?
A me risultava il contrario.
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Re: I ventenni scrivono al premier e al ministro del Lavoro

Messaggioda franz il 22/02/2012, 15:00

Stefano! Fa balà l'occ, come si dice in Lombardia.
È un dato di fatto che oggi i giovani sono fuori dal mercato del lavoro stabile e duraturo.
Permetti che facciano sentire la loro voce?
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Re: I ventenni scrivono al premier e al ministro del Lavoro

Messaggioda Stefano'62 il 22/02/2012, 18:31

Certo,ma non sono fuori dal lavoro perchè sono giovani,ma perchè non ce n'è.
Quindi non c'è alcun bisogno di ristabilire un diritto che non hanno perso,o una situazione che non è discrimante,soprattutto se questo significa fregarsene e passare avanti a chi sta indiscutibilmente peggio:
Un disoccupato di vent'anni non mi farà mai pena quanto uno di quaranta,e i fatti sono che ai colloqui di lavoro quelli ad essere penalizzati non sono proprio per niente i giovani,che anzi sono sempre preferiti,bensì quegli altri,anche nei casi abbiano acquisito una esperienza maggiore.
E mi tocca di sentire dire che il problema è il lavoro giovanile quando i pali della luce sono pieni di quarantenni licenziati che nessuno mai più assumerà da nessuna parte.
Questa poi.....

Questo per quanto riguarda il lavoro.

Se invece mi parli di posti di un certo prestigio,come possono essere le cattedre alle Università o altri impieghi dove si sviluppa potere in virtù dell'appartenenza a una certa corpoorazione col passare del tempo,ed in un modo superiore a quello che dovrebbe essere il naturale vantaggio dato dall'esperienza e dalla competenza,allora hai ragione,ma questo è un altro discorso.

In sintesi,il problema non sono i giovani,ma la mancanza di lavoro.
E la risposta è una politica di crescita che crei un numero aritmeticamente superiore di posti di lavoro,senza cacciare via chi già lavora,assorbendo progressivamente i disoccupati,dando la precedenza a chi è più vecchio (in modo che possa maturare pensione,poveraccio) e solo dopo passare ai più giovani.
Si chiama precedenza,la si accuisisce arrivando prima degli altri.

PS
E se il problema è il precariato,è un problema di tutti,non sono dei giovani.
La risposta è eliminarlo,non estenderlo.
Ultima modifica di Stefano'62 il 22/02/2012, 18:35, modificato 1 volta in totale.
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Re: I ventenni scrivono al premier e al ministro del Lavoro

Messaggioda franz il 22/02/2012, 18:35

Stefano'62 ha scritto:Certo,ma non sono fuori dal lavoro perchè sono giovani,ma perchè non ce n'è.

Non sono d'accordo.
Tra lavoro alla luce del sole e sommerso, sommati, il lavoro c'è.
Il problema è farlo emergere e mettere condizioni per cui non esista un lavoro di serie A (dipendnete) uno di serie B (precario) ed uno di serie C (sommerso).
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Re: I ventenni scrivono al premier e al ministro del Lavoro

Messaggioda Stefano'62 il 22/02/2012, 18:35

Bè su questo sono d'accordissimo.
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Re: I ventenni scrivono al premier e al ministro del Lavoro

Messaggioda franz il 22/02/2012, 18:38

Stefano'62 ha scritto:Bè su questo sono d'accordissimo.

Benissimo. Cogliamo l'attimo fuggente ;)
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