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Un Pd convertito al proporzionale.

MessaggioInviato: 11/02/2012, 11:11
da gabriele
1 febbraio 2012

Un Pd convertito al proporzionale. Come e perché la linea è cambiata
La transizione silenziosa dal doppio turno (deciso all’unanimità) alla bozza Violante-Bressa

La copertura politica ufficiale di Pier Luigi Bersani è giunta ieri da Tunisi: «Bisogna uscire da un meccanismo ipermaggioritario che ha portato guai enormi. Serve un mix di maggioritario e proporzionale, con un meccanismo premiale per le coalizioni».
La bozza Violante-Bressa presentata alle altre forze politiche nelle trattative di questi giorni e svelata ieri da alcuni quotidiani, tra cui Europa, risponde alle esigenze espresse dal segretario del Pd, che ha posto paletti chiari: «L’elettore deve conoscere il suo deputato e i partiti devono presentarsi con il loro volto». Insomma, Bersani vuole il simbolo del Pd sulla scheda e vuole il legame tra eletti ed elettori. Con i collegi uninominali, innanzi tutto, ma senza disdegnare nemmeno brevi liste bloccate (apprezzate, a dire il vero, in modo bipartisan).
I principi espressi dal segretario dem hanno accompagnato la storia del partito sin dalla sua nascita con Veltroni, ma sotto la gestione bersaniana hanno cambiato progressivamente la propria realizzazione pratica. Il primo atto fu l’assemblea nazionale del maggio 2010 a Roma. Lì i delegati eletti con le primarie approvarono all’unanimità una mozione sulla riforma elettorale che, tralasciando i dettagli, imponeva ai vertici del partito l’elaborazione di una proposta che «deve favorire la costruzione nelle urne di una maggioranza di governo » e suggeriva come «buon sistema elettorale» quello «di impianto maggioritario fondato sui collegi uninominali».
Un testo abbastanza vago da essere accettato come buona mediazione da tutte le componenti del Pd, al termine di un lungo confronto notturno all’interno del padiglione della Fiera di Roma. A dire il vero, nemmeno il passaggio da questa dichiarazione di principio alla formulazione di una proposta (più o meno) dettagliata creò particolari turbolenze interne. Fu il “caminetto” del 9 giugno 2011 (quasi un anno dopo, quindi) a varare, anch’esso all’unanimità, quello che fu chiamato “modello ungherese”: un mix di uninominale a doppio turno (60 per cento) e recupero proporzionale (35 per cento), che lasciava spazio anche a chi non avrebbe superato lo sbarramento, grazie a un diritto di tribuna pari al 5 per cento dei seggi. Una proposta che fu formalizzata in maniera autorevolissima, depositandola come disegno di legge il 26 luglio scorso sia al senato (prima firmataria Anna Finocchiaro) che alla camera (primo firmatario Pier Luigi Bersani, secondo Dario Franceschini). Questo è stato l’ultimo atto formale del Pd in materia di legge elettorale.
Il primo segnale della virata proporzionalistica l’ha dato Franceschini nello scorso mese di dicembre, con due interviste (a la Repubblica e La Stampa) in cui prima spiega che «il bipolarismo si può difendere anche con una legge proporzionale » e poi, per sgombrare il campo dall’ipotesi di un modello di tipo spagnolo (effettivamente bipolare), chiarisce di riferirsi a «qualcosa che assomigli» al tedesco. È l’ultimo atto dell’avvicinamento di AreaDem alla maggioranza bersaniana, dopo il divorzio da MoDem. A dare il via libera alle trattative, prima interne e poi con gli altri partiti, è l’ultima riunione del caminetto, che dà mandato a Violante, Bressa e Zanda di elaborare una nuova proposta da presentare al tavolo. Il gruppo è allargato anche a Tonini e D’Ubaldo, in rappresentanza della minoranza, ma i due non parteciperanno agli incontri con le altre forze politiche. Ne viene fuori la proposta spiegata ieri: un mix di collegi uninominali e liste circoscrizionali, con l’aggiunta di un “bonus” per le coalizioni (o le liste) che superano il 10 per cento. Una bozza lasciata volontariamente in bilico tra tedesco e spagnolo, per cercare poi il giusto equilibrio al tavolo con le altre forze politiche. «Un sistema buono per uscire dal bipolarismo coatto di questi anni – spiega Tonini – a patto di non impedire ai cittadini di decidere il loro governo. Non possiamo costruire un sistema elettorale in cui il secondo turno sia una sorta di congresso dell’Udc, per decidere in parlamento con chi stare».
Violante, però, presenta al tavolo delle trattative proprio con l’interpretazione più “tedesca” del modello elaborato. Secondo Arturo Parisi, «in radicale contrasto con lo spirito e i deliberati che hanno preparato e guidato per anni la costituzione del partito». Ma per la gioia del Terzo polo, che subito si dichiara d’accordo.
La torsione a 180 gradi dei Democratici è così compiuta. Perché possa servire effettivamente a superare il Porcellum, però, la strada è ancora lunga. «Mi sembra che per ora ci siano solo tante, troppe parole», dice Anna Finocchiaro. E rimane, soprattutto, l’incognita del Pdl: davvero Berlusconi si è convertito alle riforme? E, in seconda battuta, anche lui è disposto, come sembra essere il Pd, ad affidare al Terzo polo il ruolo di ago della bilancia per la prossima legislatura?
Rudy Francesco Calvo

http://www.europaquotidiano.it/dettagli ... e_cambiata

Re: Un Pd convertito al proporzionale.

MessaggioInviato: 11/02/2012, 11:12
da gabriele
L. elettorale, La proposta Pd: Mix di maggioritario-proporzionale
Il 70% dei seggi assegnato con collegi uninominali a doppio turno

ROMA - La proposta del Pd per la riforma elettorale è un "mix" di maggioritario e proporzionale, in un rapporto 70% a 28%.

"Il Partito democratico è l`unica forza politica ad aver presentato formalmente la propria proposta di riforma elettorale in Parlamento", informa una nota dell'ufficio stampa in cui si illustrano i principi sui quali si basa: un mix per l`assegnazione dei seggi per la Camera dei Deputati, la quale avviene mediante tre diversi "canali": a) collegi uninominali maggioritari; b) una quota proporzionale distribuita su base circoscrizionale; c) una quota nazionale di compensazione.

"L`elettore dispone di una sola scheda, su cui vota solo per un candidato di partito in collegi uninominali; il voto, automaticamente, è attribuito anche alla lista del medesimo partito presentata per ciascuna circoscrizione. Nella scheda, accanto al simbolo e al nominativo di ciascun candidato nel collegio uninominale, è presente anche la lista dei candidati concorrenti a livello circoscrizionale. Una quota pari al 70% dei seggi in palio (corrispondente a 433 seggi) è attribuita agli eletti in collegi uninominali maggioritari a doppio turno. E` eletto al primo turno il candidato che ottiene la metà più uno dei voti validamente espressi; altrimenti si da' luogo ad un secondo turno aperto a tutti i candidati che abbiano ottenuto una percentuale pari ad almeno il 10% dei voti degli elettori iscritti nelle liste elettorali. È prevista la possibilità, da esprimere entro il primo venerdì successivo allo svolgimento del primo turno, di rinunciare a presentarsi al secondo. Nel secondo turno è eletto il candidato che ottiene il maggior numero di voti".

http://www.lapoliticaitaliana.it/Agenzi ... 2&id=50731

Re: Un Pd convertito al proporzionale.

MessaggioInviato: 11/02/2012, 11:14
da gabriele
LEGGE ELETTORALE, PD: PROPONIAMO MIX MAGGIORITARIO-PROPORZIONALE

Roma - Una proposta in otto punti per riformare la legge elettorale. E' quella avanzata dal Partito democratico che in una nota sottolinea essere "l’unica forza politica" ad averla presentato in Parlamento. La proposta formulata dal Pd prevede un mix per l’assegnazione dei seggi per la Camera, la quale avviene mediante tre diversi “canali”: collegi uninominali maggioritari; una quota proporzionale distribuita su base circoscrizionale; una quota nazionale di compensazione. Il secondo punto prevede che l’elettore disponga di una sola scheda, su cui vota solo per un candidato di partito in collegi uninominali; il voto, automaticamente, è attribuito anche alla lista del medesimo partito presentata per ciascuna circoscrizione. Nella scheda, accanto al simbolo e al nominativo di ciascun candidato nel collegio uninominale, è presente anche la lista dei candidati concorrenti a livello circoscrizionale. Per quanto riguarda i seggi, una quota pari al 70 per cento di quelli in palio (433) è attribuita agli eletti in collegi uninominali maggioritari a doppio turno. E’ eletto al primo turno il candidato che ottiene la metà più uno dei voti validamente espressi; altrimenti si da' luogo ad un secondo turno aperto a tutti i candidati che abbiano ottenuto una percentuale pari ad almeno il 10% dei voti degli elettori iscritti nelle liste elettorali. È prevista la possibilità, da esprimere entro il primo venerdì successivo allo svolgimento del primo turno, di rinunciare a presentarsi al secondo. Nel secondo turno è eletto il candidato che ottiene il maggior numero di voti.

La proposta Pd prevede inoltre che una quota pari al 28 per cento di seggi (173) sia attribuita con metodo proporzionale su base regionale o pluriprovinciale. E’ previsto lo scorporo, per ciascun partito, dei voti ottenuti al primo turno dei candidati eletti nei collegi uninominali sia al primo che al secondo turno. Per l’attribuzione di questi seggi è prevista una soglia circoscrizionale di sbarramento pari al cinque per cento dei voti validi. Una quota di 12 seggi (diritto di tribuna) andrebbe attribuita con metodo proporzionale alle liste nazionali corrispondenti ai partiti che non siano riusciti ad eleggere candidati né nei collegi uninominali né nelle liste circoscrizionali collegate. Per l’attribuzione di questi seggi viene applicato il metodo d’Hondt tra le liste si siano presente in almeno 5 circoscrizioni. E' prevista inoltre la possibilità di candidarsi contemporaneamente in ciascuna delle tre “quote”, ma con un massimo di una sola candidatura in un collegio e in una lista regionale. Per quanto concerne l’assegnazione dei seggi per il Senato, questo avviene solo attraverso due “canali”, per garantire il rispetto dell’articolo 57 della Costituzione, il quale richiede che venga eletto “su base regionale”: collegi uninominali, per una quota pari al 70 per cento del totale dei seggi in palio (216 seggi); una quota proporzionale distribuita su base circoscrizionale (Camera) per una quota pari al 30 per cento del totale (93). Non viene dunque prevista la quota nazionale di compensazione.

Per quanto riguarda la pari opportunità fra i generi, il Pd indica alcune misure specifiche: nel complesso delle candidature (uninominali e circoscrizionali) nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al cinquanta per cento; le liste circoscrizionali devono prevedere l’alternanza di genere nella successione dei candidati; le liste nazionali devono prevedere l’alternanza di genere nella successione dei candidati e nelle candidature di una stessa lista nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al cinquanta per cento. (ilVelino/AGV)
(red/gat) 12 Gennaio 2012 18:48

http://www.ilvelino.it/agv/news/articol ... porzionale

Re: Un Pd convertito al proporzionale.

MessaggioInviato: 11/02/2012, 15:13
da franz
Mi sembra molto complesso, come buona parte delle cose partorite dalla politica italiana, ma tutto sommato accettabile.
Non mi è chiaro come viene affrontato il meccanismo del senato, che è su base regionale, per motivi costituzionali.

La proposta ha il demerito di non affrontare il probelma della separazione netta tra esecutivo e legislativo, che pero' necessita di una riforma costituzionale per essere attuata.

Con la separazione natta i due poteri sarebbero eletti separatamente: una scheda maggioritaria per l'esecutivo ed una proporzionale pura per il legislativo e non servirebbe piu' arrampicarsi sui vetri per cercare un unico sistema elettorale per il legislativo che coniughi rappresentanza e governabilità, cosa impossibile visti i salti della qualche che i parlamentari fanno, comuque vengano eletti.