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il Senatur è rimasto solo

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il Senatur è rimasto solo

Messaggioda ranvit il 19/08/2011, 11:46

http://www3.lastampa.it/politica/sezion ... tp/416182/


Politica
19/08/2011 - RETROSCENA
Più poliziotti che tifosi: il Senatur è rimasto solo

Umberto Bossi anche in Veneto gira con una scorta di poliziotti
Il "popolo padano" comincia a dubitare della sua infallibilità
GIOVANNI CERRUTI

MILANO
A ben guardare non è il comizio cancellato per l’angoscia da contestazioni, che il ministro Calderoli nega e i leghisti del Cadore confermano.Enemmeno le proteste del presidente della Provincia di Belluno, che sfida l’ordine padano di obbedir tacendo e si presenta in albergo con la bandiera a lutto. E neanche la delusione di troppi dei suoi sindaci, che questa manovra proprio non la tollerano. Questa volta bastano le immagini rilanciate ieri sera da qualche tg. Umberto Bossi circondato da poliziotti e scorte sulla terrazza dell’albergo. Che non si fa vedere. Che non vuol sentire il grido dalla strada: «A lavorare...!».

Proprio Erminio Boso, il vecchio senatore che si è ritirato nel suo Trentino, aveva tentato di avvertirlo. «Umberto, guarda che appena ti allontani da chi ti circonda scoprirai che la Lega non è più come una volta». Ma nemmeno Boso, uno che può dire quel che vuole perché non ha una carriera davanti, era riuscito a superare filtri e personaggi che avvolgono, spesso isolano, quasi sempre condizionano Bossi. Soltanto sabato notte, su al Monte Baldo, Boso era riuscito a parlare con il Capo: «Prima la nostra gente diceva che c’è Berlusconi, ma meno male che c’è la Lega che lo frena. Ora non dicono più niente. Oppure che siamo come lui».

Ecco, la scorta che lo nasconde racconta la distanza tra Bossi e quello che ha sempre definito «il popolo padano». La difficoltà sua e della Lega. Come se all’improvviso avesse perso quell’aureola pagana di infallibilità, e i veneti sono i primi a mandarlo a dire. I cronisti al seguito lo raccontano con comprensibile pudore, ma già a Ferragosto, a Ponte di Legno, avevano registrato un’inedita freddezza. Ancora una volta, dal palco, più che di parlando politica Bossi aveva passato il tempo sfottendo «quel balòss» di Stefano Cavicchi, il fotografo del «Corriere della Sera». «E per la verità è due anni che va così», ammette Cavicchi. Affaticato e malato, certo. Ha saltato qualche puntata, di sicuro. Non sempre gliela raccontano giusta, è scontato. Tra un mese esatto compie 70 anni, età da nonni più che da generalissimo dell’esercito padano.

Ma non si rassegna, l’irriducibileBossi. Anche a costo di deragliare, di perdersi in una tattica che è un mix di pernacchie, promesse, pugni da picchiare sulla mano aperta del volonteroso di turno, Padania libera, insulti, il dito medio alzato, stravaganti teorie: «A Milano abbiamo perso perché c’erano le ganasce fiscali». L’ha raccontata, questa, anche a Berlusconi. Che, affatto convinto, l’ha confortato: «Hai ragione, Umberto...». Solo che questa volta, in questa estate dove la sua canottiera non fa più notizia, sono i leghisti a non capire più la strategia di Bossi. A non capire se esista ancora.

L’altra sera, sempre a Ponte di Legno, ha dato del «terrone» a chi tra i sindaci e presidenti di Provincia contesta la manovra del governo. «Aspettate sempre i soldi da Roma». Ma come? Quelli protestano perché Roma si tiene ancora più soldi, altro che terùn. E’ come sconfessare il manifesto che ogni leghista conosce, quello con il Nord gallina dalle uova d’oro e la scritta «Paga e tàs!». Il giorno dopo si è corretto un po’: «Aiuteremo anche i Comuni». Forse il vecchio Boso l’ha detta giusta a metà. La Lega non è più come una volta perché ne esistono troppe, quella che governa al Nord, quella che sta a Roma e quella di lotta. E su tutte la quarta, la Lega di Famiglia, con la moglie di Bossi, il figlio Renzo, la vicepresidente del Senato Rosi Mauro, i capigruppo Reguzzoni e Bricolo più altri pochi e selezionati.

Leghe in ordine sparso, con Bossi che sembra solo, sempre più stanco, sempre più esposto, sempre più lontano dal Bossi di una volta. Quello che non si sarebbe mai lasciato fotografare, in piazza del Parlamento, mentre la presidente del Lazio lo imbocca con un rigatone. Sui telefonini girano sms di leghisti autorevoli e disorientati. Eppure, a sentir lui, tutto va bene, Padania verrà, la Lega è unita e avanti così. Nessuno che gli abbia fatto notare che son già passati vent’anni, e magari il «Va’, pensiero» e l’urlo «Secessione!» non convincono più. E che se un precario dà del «Nano» a Brunetta finisce sotto processo. E se un padano accende il sigaro in un ristorante, o peggio in prefettura, si prende un multone. E che le banconote che ha sventolato davanti alla già dimenticata sede brianzola del suo ministero non le avrebbe mostrate manco il Comandante Lauro. A Napoli, Terronia.

Avanti così e anche la Lega sbanda, s’ammala di annunci, dimentica quel che ha detto il giorno prima e soprattutto che è al governo, non all’opposizione. I comizi di Bossi, le sue notti con acqua e menta, sigari e cronisti, finiscono in un paio di titoli d’agenzia che nemmeno il pdl Osvaldo Napoli commenta più. Marginali, per la politica. Con i leghisti rimasti fermi ad una sera di maggio, quando le amministrative avevano distribuito sberle a Pdl e Lega e Bossi sembrava tornato quello di un tempo. «Non ci lasceremo trascinare giù da Berlusconi, abbiamo già la valigia in mano...». Ma non è più Bossi se non sa dove andare.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: il Senatur è rimasto solo

Messaggioda ranvit il 19/08/2011, 16:01

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 12652.html


Bossi paga conto e va via di notte
Spinto forse da stanchezza o dalla voglia di evitare giornalisti
19 agosto, 15:29
Bossi paga conto e va via di notte (ANSA) - ROMA, 19 AGO - Ha lasciato il Cadore prima del previsto, Umberto Bossi, che nella notte e' ripartito da Lorenzago, subito dopo la cena di compleanno del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Non si sa che cosa abbia spinto il leader della Lega a non trascorrere la notte, la seconda, all'hotel Ferrovia di Calalzo, dove aveva prenotato fino a oggi.

Forse la stanchezza o forse anche la voglia di evitare i giornalisti e chi, come ieri, ha contestato le scelte del governo contenute nella manovra.
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Re: il Senatur è rimasto solo

Messaggioda pianogrande il 19/08/2011, 21:44

Se ce l'hanno con Roma ladrona, è giusto che ce l'abbiano con Bossi per primo che è il più autorevole e servizievole sostenitore del governo romano.
Anche i padani si sono accorti che Roma gli ha venduto la fontana di Trevi.
Chissà che sotto a tutte quelle patetiche corna, qualche cervello non si rimetta in moto.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: il Senatur è rimasto solo

Messaggioda ranvit il 20/08/2011, 16:28

http://www.repubblica.it/politica/2011/ ... ef=HREC1-3


MAPPE
C'era una volta il Senatur
La normalizzazione della Lega e del suo leader si è completata. E il declino del Pdl ha colpito anche il Carroccio. Per diverse ragioni, a partire dalla crisi economica. Eppure difficilmente Bossi potrà essere messo da parte di ILVO DIAMANTI


IL PASSAGGIO di Bossi in Cadore, per festeggiare il compleanno dell'amico Tremonti, insieme a Calderoli, è durato poco. Qualche giorno appena. Per l'incalzare della crisi, ma soprattutto, per paura dei fischi, delle proteste e dei contestatori. Così, niente interviste e niente conferenze stampa.

Una nemesi: il contestatore contestato. Il portavoce della Protesta protestato. A casa propria (visto che il bellunese è culla del leghismo). Un tempo, invece, Bossi era costantemente (in) seguito da una comunità di giornalisti "specializzati". Soprattutto d'estate, in attesa di una provocazione quotidiana, che desse un po' di colore politico a una stagione altrimenti incolore.

E Bossi non deludeva mai. Sparava (verbalmente) contro l'Italia, i "vescovoni" e il Papa polacco. Contro Berlusconi, le destre e le sinistre - romane. Da qualche anno, però, nessuna sorpresa e meno giornalisti, a Ponte di Legno come in Cadore. La Lega non riserva più sorprese. Si è normalizzata. Tutti i politici, d'altronde, si sono un po' "leghizzati". Le sparano grosse per ottenere spazio sui media. Sul modello del Senatur nel comizio di ieri sera a Schio.

Poi, soprattutto, il declino del berlusconismo ha "colpito" anche la Lega. Che, come il Pdl e Forza Italia, è un "partito personale". Quantomeno: altamente "personalizzato". "Impersonato" dalla "persona" di Umberto Bossi, fin dai primi anni Novanta. Quando il Senatùr, dopo aver riunito le diverse leghe regionaliste intorno al nucleo lombardo e dopo aver "epurato" tutti gli altri leader concorrenti, è divenuto il solo, indiscusso Capo della Lega. Unico riferimento strategico e simbolico. Unica bandiera. Più della stessa Padania (che egli, d'altronde, incarna).

Oggi, quella parabola pare essersi consumata. Nonostante che la Lega, negli ultimi anni, abbia riconquistato il peso elettorale di un tempo. Nonostante che, da dieci anni stia al governo, quasi ininterrottamente. E sia divenuta il "partito forte" della maggioranza. Eppure, da qualche tempo, pare finita in un cono d'ombra. Insieme al Capo. Per diverse ragioni.

a) La crisi di consenso della maggioranza, messa in luce dalle amministrative e dal referendum degli scorsi mesi, alimentata dalla bufera dei mercati.

b) Le difficoltà provocate dalle manovre finanziarie del governo, ultima quella discussa in queste settimane. Hanno alimentato l'insoddisfazione popolare, ma, soprattutto, hanno costretto la Lega a giocare un ruolo sgradito e innaturale. A indossare una sola maschera. Quella del "partito di governo". Che chiede sacrifici. Impone tasse. Senza contropartite, perché parlare di federalismo mentre si tagliano le risorse agli enti locali, anzi: mentre si tagliano migliaia di enti locali, è quantomeno ardito.

c) E poi c'è il problema di Bossi, la Persona intorno a cui ruota il partito Personale leghista. Non è più quello di un tempo. La malattia l'ha segnato profondamente. Anche se i segni del male e della sofferenza, esibiti apertamente e senza timidezza, hanno, per certi versi, rafforzato il carisma del Capo. Non solo tra i suoi "fedeli". Oggi, però, la debolezza del corpo appare sempre più un limite. All'esterno, perché Bossi insiste ad atteggiarsi come un tempo. Come se nulla fosse cambiato. La stessa canotta d'antan. E poi gli sfottò, le pernacchie, il dito levato. Come se fosse lo stesso degli anni Ottanta e Novanta. Ma non lo è più. Così, però, rischia di apparire patetico. Il peggio che possa capitare a un Barbaro orgoglioso come lui.

d) Inoltre, su di lui pesano i segni, più che i sospetti, dell'omologazione ai vizi della politica politicante. L'impressione di essere sensibile ai (e condizionato dai) consigli di un circolo esclusivo e ristretto di dirigenti (e di parenti). Per non parlare del "familismo", visto che il suo portavoce pare essere divenuto il figlio Renzo.

e) La sua debolezza "personale", però, sembra riflettersi anche all'interno del partito. Attraversato da tensioni centrifughe. Fra territori e leader, che corrono e si rincorrono, ciascuno per proprio conto. Talora, contro gli altri. Mentre cresce l'insoddisfazione degli elettori e degli stessi militanti, espressa in modo aperto all'adunata di Pontida dello scorso giugno.

Eppure è difficile, quasi impossibile, che Bossi possa venir messo da parte. Nessuno ne ha la forza, nel partito. E se lo stesso Bossi decidesse di uscire di scena, per propria decisione, difficilmente la Lega gli potrebbe sopravvivere, così com'è ora. Perché l'unica bandiera, l'unico mito fondativo, l'unico legame biografico: resta lui. Senza di lui, tutte le mille differenze locali e personali che oggi, faticosamente, coabitano nella Lega, rischiano di esplodere. Ostaggio di se stesso e del proprio passato, il Capo non è mai sembrato tanto solo.

(20 agosto 2011)
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Re: il Senatur è rimasto solo

Messaggioda pianogrande il 20/08/2011, 17:05

No non c'è speranza.

"Prepariamoci alla Padania".

Insomma.
Nebbia in val padana anche in agosto.
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