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La Chiesa, tre metri sopra l’Irpef

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

La Chiesa, tre metri sopra l’Irpef

Messaggioda flaviomob il 18/08/2011, 11:32

La Chiesa, tre metri sopra l’Irpef


La Chiesa italiana è chiamata a dare il suo contributo per il risanamento del deficit nazionale. In una fase di tagli pesantissimi generalizzati, chi è percettore di un flusso ingente di finanziamenti pubblici non può sentirsi “al di sopra delle parti”. Partecipare è un dovere morale.

Nei tempi antichi, in casi d’invasione e di assedi, si fondevano i calici e gli ori dei templi per finanziare la difesa della città o riscattare i prigionieri. Altrettanto vale oggi, quando il nemico – più insidioso e distruttivo – è annidato nelle finanze pubbliche e può essere debellato soltanto se veramente tutti, e non solo le famiglie a reddito fisso, partecipano ai sacrifici.

Sbaglierebbe la gerarchia ecclesiastica a scrollarsi di dosso la richiesta, etichettandola come anticlericale o animata da spirito antireligioso. È vero il contrario. Il dovere di mettere mano alle proprie disponibilità nasce (dovrebbe nascere) da una considerazione anche religiosa del “bene comune” e dello stesso destino dello stato sociale. In Grecia la Chiesa ortodossa sta valutando, con il governo, di sostenere il bilancio pubblico vendendo parte del suo patrimonio immobiliare. Può la Chiesa italiana rifiutarsi di affrontare nella fase attuale la questione dell’8 per mille, che pesa sul bilancio dello stato per oltre mille milioni?

Dirò subito che nell’ottica di uno stato sociale e democratico, che favorisce lo sviluppo della personalità dei cittadini nella dimensione culturale, valoriale e associativa, anche sostenere l’espressione comunitaria di una fede e favorire la costruzione di una chiesa, una sinagoga o una moschea è un elemento di civiltà.

Il fatto è che in Italia il sistema dell’8 per mille, che concede democraticamente a qualsiasi cittadino di devolvere una quota dell’Irpef alla confessione religiosa di sua scelta o allo Stato per fini umanitari, è nato sulle basi di un imbroglio. È evidente che il cittadino, che non vuole usufruire della facoltà di devolvere la sua quota a un destinatario preciso, intende lasciare alla piena disponibilità dello Stato la sua Irpef. Così succede in Spagna, che pure ha copiato concettualmente il sistema italiano. La truffa-Tremonti avvenuta nel 1985, è che le somme non toccate – le quote di Irpef dei cittadini che non si sono “espressi” – vengono nuovamente suddivise in base ai “voti” di quanti hanno manifestato la loro preferenza nella dichiarazione dei redditi. Con il risultato che le “preferenze” per le Chiesa cattolica, pari a circa un terzo delle dichiarazioni, attraverso il riconteggio arrivano a qualcosa come l’87 per cento e in tal modo l’istituzione ecclesiastica giunge a incassare circa un miliardo di euro.

L’irrazionalità di questo meccanismo è aggravata da molteplici fattori.

Anzitutto il gettito dell’8 per mille è aumentato esponenzialmente a un ritmo tale che ha non più nessuna relazione con la struttura della Chiesa cattolica. Il numero dei sacerdoti in Italia va infatti sistematicamente calando. Nel 1978, al momento dell’elezione di papa Wojtyla, erano oltre quarantunmila, oggi sono scesi a trentaduemila e nel 2013 dovrebbero ridursi a ventottomila secondo uno studio del sociologo cattolico Diotallevi (insieme a Stefano Molina). Insomma la Chiesa italiana più si riduce e più incassa in finanziamenti statali.

La seconda anomalia è rappresentata dal fatto che il governo Berlusconi ha rallentato l’accesso al sistema dell’8 per mille di altre confessioni in modo da non scalfire la parte del leone che arriva alla Cei. Da anni l’Unione buddista, i Testimoni di Geova, la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, l’Unione induista, l’Esarcato ortodosso e la Chiesa apostolica – che pure hanno firmato le intese con lo Stato italiano – attendono la ratifica del parlamento. Solo per le ultime due è arrivata finora l’approvazione del Senato, ma manca quella della Camera. L’“inerzia” non è casuale. Ogni “voto” a una nuova confessione, toglie fondi alla Chiesa cattolica. È bastato negli anni scorsi che ci fosse un piccolissimo incremento per i Valdesi e sono stati milioni persi per la Cei. Dunque il motto è “non disturbare le gerarchie ecclesiastiche”.

Terzo scandalo è che lo Stato non metta un’indicazione di scopo alle “preferenze” per la quota statale destinata a fini umanitari. Se Berlusconi avesse detto che andava alla ricostruzione dell’Aquila, vi sarebbero stati milioni di “voti”. Ma proprio questo non si voleva. La Chiesa ha la pretesa che lo Stato non proponga nulla.

Questo è il quadro. Che cosa si può fare immediatamente?

La via maestra, la più dignitosa per la Chiesa, è che la Cei nella seduta del suo prossimo Consiglio permanente a settembre annunci di lasciare allo Stato una quota cospicua dei finanziamenti alla luce del fatto che vi sono stati tagli pesanti in tutti ministeri e negli enti locali con riflessi durissimi sulla vita dei cittadini. La Cei insieme alle diocesi in questi anni, con progetti di credito a favore delle famiglie deboli, ha fatto molto. Abbia il coraggio di correggere la stortura del sistema.

Il governo a sua volta, a norma dell’art. 49 della legge che ha istituito l’8 per mille nel 1985, convochi la commissione paritetica con l’episcopato per rivedere – come è espressamente previsto – la somma del gettito.
Il governo indichi chiaramente lo scopo pubblico della quota a lui riservata per coinvolgere i cittadini su obiettivi precisi e cessi l’andazzo vergognoso per cui milioni della “quota statale” tornano a destinatari ecclesiastici con interventi a pioggia come accade da anni.

Si abolisca, infine, il doppio conteggio.

Il Fatto Quotidiano, 18 agosto 2011


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Re: La Chiesa, tre metri sopra l’Irpef

Messaggioda Iafran il 18/08/2011, 14:48

flaviomob ha scritto:La via maestra, la più dignitosa per la Chiesa, è che la Cei nella seduta del suo prossimo Consiglio permanente a settembre annunci di lasciare allo Stato una quota cospicua dei finanziamenti ... La Cei ... Abbia il coraggio di correggere la stortura del sistema.

La Cei "corregga la stortura del sistema"?
E', senz'altro, possibile, ma vedremo prima un cammello che passa nella cruna di un ago ...
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Re: La Chiesa, tre metri sopra l’Irpef

Messaggioda pianogrande il 18/08/2011, 21:02

Non capisco perché dovrebbe essere la CEI a correggere le storture del sistema.
E perché non il governo italiano?
Va bene che è un governo incompetente, debole e sgangherato ma chiedere, addirittura, che di questa grottesca situazione si facciano carico quelli che ne beneficiano di più mi sembra patetico.
Sarebbe come chiedere agli evasori fiscali di pagare le tasse su basi volontarie (pagamento di coscienza).
Se lo proponessero a me, smetterei, subito, di pagare.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: La Chiesa, tre metri sopra l’Irpef

Messaggioda flaviomob il 20/08/2011, 2:15

ARCHIVIO CARTACEO | di Caterina Perniconi
18 agosto 2011


Tasse, i “santissimi” privilegi del Vaticano
Alberghi, bus e turismo religioso: le attività della Santa Sede esentasse costano allo Stato fino a 3 miliardi l'anno.
La denuncia dei Radicali: "Non vogliamo l'ici per le chiese, ma se vogliono fare gli imprenditori allora paghino le imposte come tutti" Alberghi di lusso con terrazze sulla Capitale, società che organizzano viaggi per i turisti della fede, scuole e ospedali. Tutto esentasse o quasi, grazie ai privilegi di cui gode il Vaticano. La denuncia del segretario dei Radicali italiani, Mario Staderini è chiara: con qualche ritocco alle esenzioni della Chiesa cattolica, lo Stato potrebbe risparmiare fino a 3 miliardi l’anno. Nel mirino del partito radicale, Ici, Ires e 8 x mille.

La legge istitutiva dell’Ici aveva previsto precise esenzioni per gli immobili destinati al culto e ad usi “meritevoli” (come le attività assistenziali, didattiche o ricreative). Nel 2004, la Cassazione ha dovuto precisare che tale dispensa poteva essere applicata solo fino a quando nell’immobile fosse esercitata in via esclusiva una delle attività “meritevoli”. Nel 2007 fu bocciato un emendamento socialista che proponeva di abbattere l’Ici per gli immobili della Chiesa adibiti a scopi commerciali e grazie a un provvedimento del governo di centrosinistra, adesso basta che non siano “esclusivamente dedicati” al commercio. Quindi sono ancora migliaia gli istituti religiosi in Italia che non pagano questa tassa, convertiti in veri e propri alberghi. E non solo. Basta un chiostro dedicato alla preghiera e qualsiasi immobile o attività può dirsi salvo dalla tassa. A pagare, secondo l’Associazione nazionale dei comuni italiani, sono meno del 10 per cento di chi dovrebbe farlo, con un danno erariale di circa 500 milioni l’anno. Il caso che ha fatto più volte parlare è il convento delle suore brigidine, nella storica cornice di piazza Farnese a Roma, diventato uno degli hotel tra i più gettonati dai turisti stranieri. “Per non parlare dell’incompiuto del Bernini a Trastevere – racconta Staderini – dato in concessione a una catena alberghiera che l’ha trasformato in una residenza 4 stelle, Villa Donna Camilla Savelli”.

Tra i privilegi a cui il Vaticano non rinuncia e che i radicali contestano c’è anche l’abbattimento dell’Ires del 50 per cento nei confronti degli enti di assistenza e beneficenza. Per arrivare al contributo dell’8 x mille del gettito Irpef dei cittadini, che supera i 900 milioni l’anno, e viene usato per il sostentamento dei sacerdoti, per interventi caritativi in Italia e nel terzo mondo, per le iniziative nelle diocesi e la nuova edilizia di culto.

“Noi non pretendiamo di rimettere l’Ici sulle chiese – spiega ancora Staderini – ma almeno sulle attività commerciali. Lo Stato, in un momento di crisi come questo potrebbe risparmiare fino a 3 miliardi l’anno e il Vaticano pagare con i profitti ricavati dalle attività come tutti gli altri imprenditori”.

Il turismo religioso viene valutato dai radicali un giro d’affari da 4,5 miliardi euro l’anno solo in Italia (e considerando esclusivamente i servizi di carattere ricettivo e di trasporto). Sono 35 i milioni di turisti che ogni anno partecipano ad attività di turismo di carattere religioso nel nostro paese, il 30 per cento dei quali viene dall’estero, impegnando 120.000 camere, pari al 15 per cento della capacità ricettiva nazionale. In Italia ci sono oltre 200 mila i posti letto gestiti da enti religiosi, per un totale di 3.300 indirizzi, con circa 55 milioni di presenze ogni anno.

Ma gli alberghi non sono l’unica fonte d’introito da turismo per la Chiesa cattolica. L’Opera romana pellegrinaggi, “un’attività del Vicariato di Roma, organo della Santa Sede, alle dirette dipendenze del Cardinale Vicario del Papa”, come si legge nel sito di presentazione, organizza da 75 anni tour per i pellegrini da e per tutto il mondo. Quasi esentasse, nonostante una sede in pieno centro a Roma, in via dei Cestari, e i 7 pullman gialli a due piani che imperversano nelle vie della Capitale, alla cifra di 18 euro a passeggero, noti alle cronache per la denuncia da parte dei lavoratori che venivano pagati in nero.

Il meccanismo, raccontato da Valeria Pireddu, una hostess dei bus di “Roma cristiana” al programma Le Iene, era semplice: lei prendeva un euro su ogni biglietto venduto, quindi non era assunta dal gruppo ma in pratica una libera volontaria. In teoria, invece, avrebbe dovuto emettere fattura anche per i 30-40 euro al giorno guadagnati. Che le avrebbero permesso trasparenza, contributi, ferie, maternità. Naturalmente non compresi nel lavoro che le era stato affidato.

“L’appiglio di Opr alla deroga derivante dai Patti Lateranensi relativa al servizio di trasporto è palesemente non corretto – conclude Staderini – in primo luogo perche le garanzie previste dalla citata legge fanno riferimento ai soggetti che si recano nella Città del Vaticano per finalità religiose, mentre non comprendono le attività di carattere commerciale quale il servizio di trasporto di linea turistica Roma Cristiana. Poi perché il servizio opera sul territorio della città di Roma e solo incidentalmente lambisce il Vaticano, al pari delle altre linee di bus a due piani, di cui ripercorre i percorsi e le fermate”.

(Il Fatto)


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Re: La Chiesa, tre metri sopra l’Irpef

Messaggioda ranvit il 20/08/2011, 8:32

Sacrosanto quanto sostenuto dai Radicali!

E' inimmaginabile che l'attuale governo faccia qualcosa in tal senso.....ma anche un governo di Cs farebbe lo stesso ;) :oops: :twisted:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: La Chiesa, tre metri sopra l’Irpef

Messaggioda Iafran il 20/08/2011, 10:46

ranvit ha scritto:Sacrosanto quanto sostenuto dai Radicali!

E' inimmaginabile che l'attuale governo faccia qualcosa in tal senso.....ma anche un governo di Cs farebbe lo stesso

I non "fedeli" (di tutte le "chiese") saprebbero cosa fare ...
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Re: La Chiesa, tre metri sopra l’Irpef

Messaggioda ranvit il 20/08/2011, 12:42

http://www.repubblica.it/economia/2011/ ... ef=HRER2-1


WEB
E Facebook "chiama" il Vaticano
"Paga tu la manovra finanziaria"
Quasi ventimila adesioni in 48 ore per un gruppo che chiede di abolire i privilegi fiscali della Chiesa cattolica, "visti i miliardi di euro che noi italiani gli versiamo da tanto tempo". E i finiani di Il Futurista lanciano una campagna online: "Facciamo pagare l'Ici alla Chiesa"
di CARMINE SAVIANO

E Facebook "chiama" il Vaticano "Paga tu la manovra finanziaria" Il gruppo su Facebook
L'OBIETTIVO è messo nero su bianco. Far pagare la manovra di ferragosto anche al Vaticano, "visti i miliardi di euro che noi italiani gli versiamo da tanto tempo". E' questa la ragione sociale di "Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria 1" gruppo che su Facebook ha raccolto oltre 17mila adesioni in poco più di 48 ore. Centinaia di commenti, suggerimenti, indicazioni. Per portare alla classe politica italiana un solo messaggio: in tempi di crisi economica, i privilegi fiscali della Chiesa Cattolica vanno aboliti. "Con le nuove misure varate dal governo Berlusconi pagano tutti: i dipendenti pubblici, i comuni, chi lavora nel sociale. E loro nulla. Non è giusto, ora basta".

Le tasse. Ripristinare l'Ici e l'Ires, abolire l'8xmille. Sono numerose le misure suggerite dagli utenti. Domande e interrogativi, critiche e attacchi si susseguono a ritmo serrato. Si va da "ma perché nessuno dei nostri politici dice che la chiesa deve tornare a pagare l'Ici?", fino a chi propone una sospensione temporanea dei Patti Lateranensi: "Non sarebbe meglio che venisse revocato per 5 anni il Concordato, in modo che la Chiesa possa devolvere in beneficenza i miliardi di euro che riceve dalla Stato Italiano?". E c'è chi prova a ricostruire i privilegi fiscali della Santa Sede: "Il Vaticano non paga Ici, Irpef, l'Ires e tutte le tasse immobiliari anche se possiede quasi il 30% del patrimonio immobiliare italiano".

Bagnasco e l'evasione fiscale. Non manca chi interviene per difendere la posizione della Chiesa: "Sono davvero dispiaciuto per quanto ho letto in questa pagina: si confonde Chiesa, fede, Papa, Dio". E ancora: "Ogni parrocchia ha le sue bollette da pagare, e continua a offrire servizi di solidarietà pari a pochi altri enti". Ma la maggior parte degli interventi conserva toni molto critici. In tanti prendono di mira l'intervento sull'evasione fiscale del presidente della Cei Angelo Bagnasco 2. C'è chi scrive: "Ma guarda cosa ci tocca sentire. Per di più detto da gente che non paga niente ed è esentata da tutto".

Studenti e agit prop. E sono decine i commenti di studenti fuorisede. Che mettono sotto accusa la politica immobiliare del Vaticano. "Loro possono utilizzare i conventi come degli alberghi, lucrandoci profumatamente e a costo zero. Io, stedentessa fuori sede che tra tasse universitarie, affitto, spese varie e un lavoretto part-time fotocopio un libro per un esame, rischio una multa. La legge non è affatto uguale per tutti". Poi le proposte, numerose, per spostare la protesta dalla rete alle piazze: "Potremmo indire una protesta generale, organizzare una manifestazione o iniziare con un volantinaggio per far conoscere a tutti i cittadini l'elenco dei loro privilegi".

I finiani: "Sacrifici anche Oltretevere". Poi il fronte delle petizioni online. Con raccolte di firme indirizzate al governo italiano: "Chiediamo a Berlusconi e al Ministro Tremonti, di modificare la legislazione per non esentare la Chiesa dal pagamento dell'ICI in nome di un sacrificio collettivo invocato dai vertici Vaticani stessi". E i finiani de Il Futurista hanno lanciato "Facciamo pagare l'Ici alla Chiesa Cattolica 3", una campagna di sensibilizzazione online. "Sarebbe il momento giusto per eliminare sacche di privilegio, cancellando innanzitutto l'esenzione dall'Ici. Uno Stato serio ha il dovere, mentre chiede lacrime e sangue ai suoi cittadini, di pretendere qualche sacrificio anche da chi vive Oltretevere".

(20 agosto 2011)
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Re: La Chiesa, tre metri sopra l’Irpef

Messaggioda ranvit il 20/08/2011, 12:46

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Re: La Chiesa, tre metri sopra l’Irpef

Messaggioda Robyn il 21/08/2011, 15:26

In realtà si diffondono cifre inessatte sù quanto percepito dalla chiesa cattolica italiana.Queste agevolazioni la chiesa le utilizza per le fasce disagiate socialmente e comunque i contributi che si danno sono volontari.Inoltre bisogna sempre dire la "verita" perche senza verità non c'è giustizia,ma solo ingiustizia.Sinceramente fermo restando la Bonino che ha un pensiero liberale scevro da falsità ideologiche non lo sò se fare alleanze con i radicali.Penso che l'elettorato di sinistra per la debolezza storica sù certi temi e non per colpa sua non debba inserircisi ciao robyn
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Re: La Chiesa, tre metri sopra l’Irpef

Messaggioda ranvit il 22/08/2011, 11:34

Paraculi, nessuno ha chiesto il pagamento dell'Ici per gli immobili in cui si svolgono, esclusivamente :D , opere di assistenzialismo....



http://www.corriere.it/politica/11_agos ... 9287.shtml


Esenzioni dall’Ici
Vaticano nel mirino sul web.
I Radicali: i vescovi spieghino in tv
Su «FB» in 95 mila aderiscono a un gruppo anti Chiesa sulla manovra. Il partito di Pannella chiede sostegno ma Pd e Idv tacciono

ROMA — È ancora polemica sulle agevolazioni fiscali concesse alla Chiesa. Con il segretario dei Radicali italiani, Mario Staderini, che dopo aver proposto un emendamento per reintrodurre l’Ici sugli immobili di proprietà del Vaticano, rilancia chiedendo un dibattito televisivo «perché gli italiani possano farsi un’idea».

E invita come controparte Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, quotidiano della Cei, che ieri dedicava ampio spazio alla questione: «Parlare male della Chiesa è una tentazione antica e ritornante, a molti dà fastidio perché sa ascoltare la gente, ne amplifica la voce e le attese, ne è sostenuta e la sostiene». In un editoriale di Patrizia Clementi si spiegava che «l’esenzione Ici non è costruita ad hoc per le istituzioni cattoliche ma riguarda tutte le attività non commerciali di rilevante valore sociale, anche laiche» e che «lo sconto del 50% sull’Ires si applica a soggetti no profit impegnati in opere di beneficenza e assistenza, non solo quelli di ispirazione cattolica», concludendo che «la rinuncia al gettito da parte dello Stato, o dei Comuni nel caso dell’Ici, non costituisce una privazione per la collettività ma il sostegno ad una meritoria opera i cui benefici ricadono sulla stessa comunità» e che altrimenti tornerebbero a carico dell’ente pubblico. Non la pensa così il popolo della Rete che affolla il web di proteste. Su Facebook sono già oltre 95 mila i «Mi piace» accanto al gruppo intitolato: «Vaticano pagaci tu la manovra fiscale». Si calcola che i mancati incassi relativi a Ici e Ires più gli introiti dell’8 per 1000 valgano intorno ai 3 miliardi di euro.

Replica Staderini che «nessuno vuole fare pagare l’Ici agli edifici di culto, quanto abolire l’esenzione per le attività commerciali svolte da enti ecclesiastici, come quelle ricettivo- turistiche, assistenziali, didattiche, ricreative, sportive e sanitarie, equiparandoli a chi fa le stesse cose senza insegna religiosa». Il segretario radicale sostiene inoltre che la riduzione Ires «opera a priori, indipendentemente dal fatto che gli enti facciano davvero beneficenza». Inoltre invita «il Pd ma anche Di Pietro e Vendola ad uscire allo scoperto ed esplicitare la propria posizione ». Ma almeno dal Pd per ora non arrivano adesioni. Dopo i no del presidente Rosy Bindi, condiviso dal leader Udc Pier Ferdinando Casini, ieri per i democratici ha espresso contrarietà Giorgio Merlo prendendo le distanze dall’«attacco strumentale alla Chiesa italiana sul tema dei cosiddetti privilegi fiscali» definendolo falso e tendenzioso. «Spiace rilevare che all’interno del Pd, notoriamente partito né anticlericale né laicista, spuntino dirigenti e singolari personaggi che appoggiano questa fantomatica battaglia contro l’azione caritativa e missionaria della Chiesa. Reminiscenza del passato o colpo di sole?».

Giovanna Cavalli
22 agosto 2011 08:28
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