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Il ticket dell'illegalità

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Il ticket dell'illegalità

Messaggioda flaviomob il 16/08/2011, 7:05

http://www.ilgiornaledigela.it/rss/69-l ... itica.html

Avviso pubblico fa l'analisi della situazione economica del Paese con i costi della politica


Scritto da Liliana Blanco

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Non ci risulta che tra l’Esecutivo, gli imprenditori, i banchieri, le associazioni di categoria e i sindacati sia stato affrontato un tema che, secondo Avviso Pubblico, è centrale: quello dei costi economici e sociali dell’illegalità. Ci riferiamo, in particolare, ai costi delle mafie, della corruzione, dell’evasione fiscale e dell’economia sommersa che incidono pesantemente sulla qualità della nostra economia, della nostra sicurezza, della giustizia e della nostra vita in generale.

Costi delle mafie

Secondo la Commissione parlamentare antimafia il giro d’affari annuo delle mafie italiane è stimabile in 150 miliardi di euro. Circa 180 mila posti all’anno, secondo il Censis, sono persi nel Mezzogiorno a causa della presenza delle cosche e, come riportato in una recente relazione della stessa Commissione presieduta dal senatore Pisanu, la presenza delle mafie sottrae fino al 15% di PIL in regioni come la Basilicata e la Puglia. Nel documento si legge testualmente: “La pressione delle organizzazioni mafiose frena lo sviluppo di vaste aree del Paese, comprime le prospettive di crescita dell’economia legale, alimentando un’economia parallela illegale e determina assuefazione alla stessa illegalità”.
...
Secondo l’ultimo rapporto di SOS Impresa di Confesercenti, sono circa 500 mila i commercianti oggetto di attenzione della malavita, per un giro d’affari criminale stimato in 98 miliardi di euro, di cui 37 per mano mafiosa.
Su questo tema, nel marzo scorso a Milano, è intervenuto anche Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia, il quale ha affermato: “Le estorsioni, oltre a sottrarre direttamente risorse agli imprenditori assoggettati al racket, disincentivano gli investimenti nella economia locale … In una economia infiltrata dalle mafie la concorrenza viene distorta, le imprese pagano più caro il credito”. La stessa Banca d’Italia, per voce della vice direttrice generale Tarantola, ha affermato che in Italia il riciclaggio del denaro sporco incide sul 10% del PIL.


COSTI DELLA CORRUZIONE

La Corte dei Conti ha comunicato che il costo della corruzione in Italia è stimabile in 60 miliardi di euro, vale a dire circa 1.000 euro a cittadino, neonati compresi. Sono gli appalti e i controlli fiscali i settori in cui le bustarelle e gli scambi di favori girano di più. Molti studi empirici mostrano che la percezione e l’esistenza di un’elevata corruzione è uno dei fattori che, oltre ad alterare il principio della libera concorrenza e della libertà d’impresa, tengono alla larga i capitali stranieri da un paese. Ad affermarlo è anche l’ultimo rapporto dell’Index of Economic Freedom, elaborato dalla Heritage Foundation e dal Wall Street Journal che per il 2010 colloca l’Italia all’87° posto su 183 Stati (13 posti in meno rispetto all’anno precedente), ultimo tra i paesi dell’Unione Europea, seguito dalla Grecia ... Mafie e corruzione sono due cause che contribuiscono alla discesa in classifica del nostro Paese.

COSTI DELL’EVASIONE FISCALE ED ECONOMIA SOMMERSA

Secondo i dati del Ministero dell’Economia l’evasione fiscale è pari a 120 miliardi di euro all’anno, il doppio di quello che si registra in Francia, Germania e Regno Unito.
Uno studio effettuato da KRLS Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it, rileva che l’Italia si conferma primatista europeo con il 51,1% del reddito imponibile non dichiarato. Nel 2009, l'imponibile evaso in Italia è cresciuto del 11,4% rispetto al 2008, sottraendo all’erario circa 143 miliardi di imposte.
Secondo un recente studio presentato dal Presidente dell’Istat, l’economia sommersa, ovvero l’imponibile sconosciuto al fisco, ha un valore compreso tra un minimo di 255 miliardi di euro ed un massimo di 275 miliardi di euro, con un’incidenza sul PIL compresa tra il 16,3 ed il 17,5 per cento.

IL TICKET DELL’ILLEGALITA’

Se sommiamo i dati sin qui citati emerge che ogni anno l’illegalità (mafie, corruzione, evasione fiscale, economia sommersa) sottrae agli italiani e alle imprese oneste 330 miliardi di euro, vale a dire 5.500 euro pro capite, qualcosa come 15 euro al giorno al portafoglio di ciascuno di noi. Un vero e proprio ticket dell’illegalità.

LE RISORSE PER RISANARE E SVILUPPARE IL PAESE CI SONO. L’IMPORTANZA E IL VALORE DELLA LEGALITA’

Di fronte a questi dati ufficiali, stimati per difetto, come si può sostenere che in Italia mancano le risorse per riequilibrare in modo equo i conti dello Stato e garantire i servizi essenziali ai cittadini? Qui il problema non è solo di far tornare i conti. La vera questione è di carattere culturale e politico, prima di tutto. Noi italiani dobbiamo comprendere – e far comprendere – che la legalità non è un intralcio ma, al contrario, è un fattore indispensabile per lo sviluppo di un paese (in tutti i sensi).
In un momento così difficile e delicato per l’Italia, la politica e le parti sociali devono dimostrarsi responsabilmente all’altezza della situazione ed essere coscienti che è necessario approvare provvedimenti che, da una parte, incentivino al rispetto delle regole e, dall’altra, rafforzino l’azione di controllo e di recupero delle risorse illegalmente sottratte alla collettività da parte degli organi giudiziari ed amministrativi già esistenti e a ciò preposti. Solo in questo modo, crediamo, si garantisce e si dimostra la convenienza del principio della legalità
....


Chiediamo, dunque, al Governo e alle parti sociali di introdurre nell’agenda del loro confronto anche il tema della legalità, del contrasto alle mafie, alla corruzione, all’evasione fiscale all’economia sommersa. La legalità è uno strumento indispensabile per dare attuazione ai principi contenuti nella nostra Costituzione e per restituire credibilità ed autorevolezza, anche a livello internazionale, all’Italia, per dare fiducia e speranza ai giovani. Chiediamo questo, facendo nostre le parole che con forza ha pronunciato recentemente il Governatore della Banca d’Italia: “Il prezzo che una società paga quando è contaminata dal crimine organizzato, in termini di peggiore convivenza civile e mancato sviluppo economico, è alto. Contrastare le mafie, - e, aggiungiamo noi, la corruzione, l’evasione fiscale, l’economia sommersa – la presa che esse conservano al Sud, l’infiltrazione che tentano nel Nord, serve a rinsaldare la fibra sociale del Paese ma anche a togliere uno dei freni che rallentano il cammino della nostra economia”.

* * * * *
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08 ... no/151628/


Cronaca | di Mario Portanova


15 agosto 2011


I trecento miliardi che lo Stato non vuole
Mafiosi, corrotti ed evasori ringraziano

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Trecentotrenta miliardi di euro ogni anno, un oceano di soldi. Dove si potrebbe andare a pescare, in un momento in cui il governo vara una manovra che promette almeno tre anni di lacrime e sangue, con più tasse e drastici tagli alla spesa pubblica. E’ l’oceano dell’economia illegale italiana. In dettaglio: 150 miliardi, il fatturato della criminalità organizzata, secondo la Commissione parlamentare antimafia (e 180 mila posti di lavoro persi al Sud, secondo il Censis); 60 miliardi il costo pubblico della corruzione secondo la Corte dei conti, cioè mille euro tondi a cittadino, neonati compresi; 120 miliardi di evasione fiscale, stima il ministero dell’Economia, con l’Italia al primo posto in Europa per la quota di reddito non dichiarato, il 51,1 per cento secondo un recente studio di Krls-Network of Business Ethic.

Totale: 330 miliardi di euro all’anno che sfuggono a ogni imposizione, un ordine di grandezza a cui arriva anche la stima dell’Istat, che valuta il “sommerso” tra i 255 e i 275 miliardi di euro, cioè tra il 16 e il 17 per cento del Pil.
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La manovra appena approvata contiene alcuni provvedimenti che pescano nelle acque grigie dell’economia, come la tracciabilità delle transazioni sopra i 2.500 euro (prevista con soglie ancora più basse dal governo Prodi e cancellata dal centrodestra tornato in sella nel 2008) e le misure più severe per chi non emette fattura. Ma si può fare molto di più e il tema non è più appannaggio esclusivo dei soliti paladini della legalità: “Rinnovo la mia proposta al Governo di trattare i grandi evasori fiscali come i grandi criminali mafiosi, con la sanzione conseguente della immediata confisca dei beni”, ha dichiarato il senatore del Pdl Raffaele Lauro
...

La senatrice del Pd Simonetta Rubinato ha calcolato che potrebbero essere raccolti ben 18 miliardi di euro chiedendo un “contributo di solidarietà” a chi ha rimpatriato i capitali beneficiando dello “scudo fiscale”. L’aliquota potrebbe essere del 18 per cento, spiega la senatrice, “che aggiunto al 5 per cento già versato all’erario, equivale all’aliquota più bassa dell’Irpef, cioè 23 per cento”. Così si potrebbe “evitare di dover ancora una volta chiedere sacrifici ai ceti medio-bassi già duramente provati dalla crisi”. L’idea è entrata nel pacchetto di sette controproposte del Pd alla manovra economica approvata dal governo, insieme alla tracciabilità delle transazioni superiori ai mille euro (invece di 2.500), al pagamento elettronico di prestazioni e servizi, all’obbligo di tenuta dell’abo clienti-fornitori per le imprese. Tutti provvedimenti messi in cantiere quattro anni fa dal governo Prodi e immediatamente cancellati dalla maggioranza berlusconiana, perché mica si può vivere “in uno stato di polizia”.
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CORRUZIONE. Pochi lo ricordano, ma in Italia è in vigore una norma sulla confisca dei beni ai corrotti, sul modello di quanto si fa con i mafiosi. Fu approvata, anche questa dal governo Prodi, con la Finanziaria nel 2007, ma da allora è rimasta “in sonno” perché i successori berlusconiani non si sono mai preoccupati dei decreti attuativi. “Potrebbe essere un primo passo, il gettito sarebbe simbolico, ma il segnale forte”, afferma Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso pubblico
.... “Significherebbe per esempio introdurre il reato di corruzione tra privati, più adatto ai meccanismi di oggi, dato che molte malversazioni avvengono in società partecipate dal pubblico, ma regolate dal diritto privato”.

E’ una delle previsioni della Convenzione di Strasburgo sulla corruzione, approvata nel 1999 e mai adottata in Italia (già oggetto della campagna per una nuova legge anticorruzione condotta su Il Fatto Quotidiano da Marco Travaglio), “insieme alla normativa sui collaboratori di giustizia e persino i test di integrità”, continua Romani, “grazie ai quali la polizia può mettere alla prova i funzionari pubblici con finte offerte di mazzette”. Sarebbe come pescare a strascico, nel paese delle “cricche”. Invece il governo Berlusconi ha chiuso l’Alto commissariato per la lotta alla corruzione e lo ha sostituito con un “ufficetto”, il Saet, Servizio anticorruzione trasparenza.
...

...Perché più che riprendersi i soldi dei corrotti, combattere efficacemente il sistema delle tangenti permetterebbe allo Stato “di recuperare negli anni parecchi miliardi di euro”, commenta Alberto Vannucci, professore di scienza politica all’Università di Pisa, dove tiene un Master su criminalità organizzata e corruzione. “I 60 miliardi stimati dalla Corte dei conti rappresentano non solo le tangenti, ma i costi aggiuntivi che queste determinano per la collettività. I nostri studi dicono che in Italia le opere pubbliche arrivano a costare il 40-50 per cento in più rispetto agli altri paesi europei. Per un certo periodo subito dopo Mani pulite si registrò una drastica riduzione, perché evidentemente il sistema si era momentaneamente fermato. Un ulteriore danno sociale consiste nella gigantesca distorsione della concorrenza a svantaggio dell’imprenditore onesto, capace ed efficiente, che viene estromesso dal mercato, mentre prosperano le ‘cricche’ di amici e parenti”.

Transparency, la più autorevole organizzazione internazionale in materia, colloca l’Italia al 63esimo posto della sua classifica, tra il Ruanda e la Georgia, ma “se depuriamo il fattore reddito, visto che normalmente nei paesi più poveri c’è più corruzione, risultamo secondi al mondo dopo la Grecia”. ...
l’83 per cento degli affitti è percepito in nero, secondo un recente rapporto del ministero dell’Economia. E le rendite finanziarie, altro tipico sbocco del denaro accumulato in nero, finora sono state sempre tassate coi guanti bianchi”. Infine, la tassazione extra dei capitali scudati “sarebbe facilmente applicabile, demandando la riscossione alle banche che hanno gestito il rientro."
....

Il nuovo codice antimafia “dimentica” un’altra richiesta univoca di chi si occupa di lotta alla mafia: la riforma del reato di voto di scambio, l’articolo 416 ter che oggi punisce soltanto il politico che compra voti in cambio di soldi, un caso molto raro.
... di solito il politico colluso “compra” il voto mafioso in cambio di appalti, forniture, assunzioni. Moltiplicando il caso singolo per la capillarità del controllo dei clan in ampie aree del paese (e non solo al Sud), si arriva a una voragine che ingoia denaro della collettività in cambio di opere e servizi scadenti, a volte non realizzati affatto.

...

i giornali pubblicano gli sconcertanti redditi medi ricavati dalle dichiarazioni Irpef dei lavoratori autonomi: 46.200 euro per i dentisti, 46.700 per gli avvocati, 17.700 per i concessionari di automobili, 14.500 per i ristoratori, 14.300 per gioiellieri e orologiai. La Guardia di finanza ha messo sotto inchiesta un’intera famiglia di imprenditori del tessile per una frode fiscale da 10,2 milioni di euro, basata su false fatturazioni e aggiramento dell’Iva
...
E’ di questi giorni uno studio di Assoedilizia secondo il quale il 18-20 per cento delle presenze nelle strutture ricettive è in nero, con un gran fiorire di cartelli del tipo: “Non si accettano pagamenti con assegni e carte di credito”.

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Considerando che il nostro debito pubblico ammonta a 1.900 miliardi, pari a oltre 30.000 euro a testa, il recupero di 5.500 euro pro capite ogni anno ci permetterebbe di AZZERARE IL DEBITO PUBBLICO IN SEI ANNI!!! Ci rendiamo conto che ci stiamo svenando solo per pagare gli interessi sulla corruzione e l'illegalità, ma non facciamo nulla per contrastare la causa effettiva? E' come essere in mano agli usurai più spietati senza ribellarsi minimamente... Tutto ciò nel silenzio assordante dei mezzi di informazione, tranne rare eccezioni...
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Re: Il ticket dell'illegalità

Messaggioda franz il 16/08/2011, 8:21

Di fronte a questi dati ufficiali, stimati per difetto, come si può sostenere che in Italia mancano le risorse per riequilibrare in modo equo i conti dello Stato e garantire i servizi essenziali ai cittadini?

C'è un errore di fondo, che nasce dalla speranza a fin di bene (o dall'illusione) di poter risparmiare certe manovre ma finisce col salvare la classe politica dalle sue oggettive responsabilità.

Si parte dalle spese dello stato. Che sono troppe. Troppe rispetto ad altri paesi occidentali.
http://www.rischiocalcolato.it/2011/07/ ... liano.html
Si arriva alle prestazioni, che sono scarse e spesso insufficenti. Rispetto ad altri paesi occidentali.
Qui non ci sono scuse che tengano. Le spese in rapporto al PIL (il quale già contiene una quota di sommerso, mi dicevano del 20%) sono eccessive (quasi il 50% del PIL) e cosi' risulta eccessiva la pressione fiscale, sempre sul PIL.
Qui la classe politica ha tutte le colpe e non ha diritto a sconti. Per non perdere i favori dell'elettorato, di destra, centro e sinistra, non ha mai fatto quelle rifrme europee che permettono di dare servizi migliori ad un costo fiscale inferiore.
Tra i servizi migliori (previdenza, sanità, trasporti, educazione, ricerca) c'è la legalità.

Ora cosa c'entrano le mafie? Il grosso del loro "fatturato" è costituito da attività illegali. A meno di non essere piu' berlusconiani di berlusconi, non possiamo legalizzare quelle attività (togliendole dal codice penale) solo perché cosi' lo Stato puo' fare cassa. La sola idea di proporlo è infame. Alla faccia della legalità. I 150 miliardi che le mafie fatturano ed i 180'000 posti non sono regolarizzabili. Si devono combattere ebasta.

La corruzione va combattuta ma a che qui non puo' certo "emergere". O qualcuno pensa di regolalizzarla e tassarla?
Queste sono risorse sottratte soprattutti i privati (e che vanno privatamete ai furbetti del quartierino) , non all'ente pubblico. Il danno per l'ente pubblico è quello di un maggior costo delle opere pubbliche (quindi gonfia la spesa) e non un calo di gettito per l'erario.

Veniamo all'evasione. Il costo è notevole ma il danno non è per l'erario. È' solo ed esclusivamente per i contribuennti onesti, perché a loro tocca pagare di piu', per compensare gli evasori. 120 miliardi di euro, si dice (secondo me sono quasi 140 ma non è questo il problema).
Lo stato deve pareggiare le spese e lo fa, anche se a stento. Se tutta questa massa emergesse ed entrasse nelle casse dello stato annullerebbe il disavanzo ed avremmo un avanzo. Se lo trasformassimo in nuove spese raggiungeremmo la svezia e la danimarca come pressione fiscale ma i servizi rimarrebbero gli stessi (scadenti).

MI pare quindi di poter concludere che questo continuo piagnisteo su mafie ed evasioni sembra quasi voler assolvere in parte la classe politica dalla sue colpe. "E' colpa delle mafie, degli evasori, dei corruttori se tutto va male". E la colpa della politica caso mai sarebbe quella di non contrastarli abbastanza.

Invece no. La colpa della politica è di gestire male lo stato, con spese elevate, burocrazia, inefficienza, servizi scadenti. Tra gli effetti di questi servizi scadenti ed inefficaci ci sono fenomeni macroscopici di criminalità organizzata, di corruzione e di evasione. Ma questi sono effetti, non cause.
Non salviamo lo stato agendo solo su mafie, corruttori ed evasori. Cosa che ovviamente va fatta ccomunque.
Salviamo lo stato combattendo la classe politica peggiore che abbiamo in Europa.
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Re: Il ticket dell'illegalità

Messaggioda flaviomob il 16/08/2011, 8:54

1) Gli articoli parlano di 180mila posti di lavoro persi nel Meridione, non di posti di lavoro attribuiti alla criminalità organizzata

2) Se la mafia fattura 150 miliardi, li deve mettere da qualche parte. Sequestriamoglieli.

3) Se abbiamo la peggiore classe politica d'Europa, significa anche che noi cittadini (ed elettori) non abbiamo fatto il nostro dovere. E' vero che mancano strumenti di democrazia diretta efficaci come in Svizzera, ma un elettore veramente libero non darebbe mai il proprio voto "in cambio di" un favore, di denaro od altro, ne' a personaggi totalmente irresponsabili e perennemente impegnati a cercare di aggirare le regole o eliminarle a proprio favore (Berlusconi) o dalla gretta ignoranza come Bossi.

4) La politica non è un elemento neutro rispetto a mafia, corruzione, evasione, elusione. Molte sentenze hanno dimostrato la vicinanza di una parte dei politici ad esponenti mafiosi, fino al concorso esterno (di Cuffaro, p.e.). La corruzione e i finanziamenti illeciti riguardano direttamente i politici, così come la conseguente lievitazione dei costi delle opere pubbliche. L'evasione è favorita storicamente dalla classe politica di centrodestra (o dai "pentapartiti" precedenti), sia attraverso leggi deboli, sia attraverso controlli inesistenti, sia con condoni tombali, scudi, sanatorie e quant'altro.
Tuttavia per corrompere bisogna essere in due, i politici non potrebbero mai corrompersi tra di loro, quindi anche gli imprenditori hanno delle gravi responsabilità. Tutto sommato, questo paese è marcio.


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