Il Presidente del Senato ha invitato a colazione Veltroni e Finocchiaro
per parlare di dialogo e di volontà di realizzare quelle modifiche richieste anche dal Colle
Schifani e il pranzo per le riforme
Veltroni: "Ma il premier non aiuta"
Dopo "il patto della spigola" tra D'Alema e Fini, oggi l'incontro con il segretario del Pd
e la capogruppo al Senato. "Volontà tanta, ma vedremo in autunno"
ROMA - "Noi siamo pronti al confronto ma le parole del premier non aiutano". Le porte non si chiudono mai del tutto ma in questo caso è difficile tenere aperti anche solo gli spiragli. E anche un diplomatico come Veltroni ha difficoltà a dire "sì, ma anche", a parlare di dialogo tra le forze politiche mentre esce dal pranzo a palazzo Giustiniani. Non per l'ospite, il presidente del Senato Renato Schifani che sul dialogo e sul confronto ci punta e ci crede. Ma perchè quel pranzo, annunciato con entusiasmo, cominciato poco prima delle due, ha avuto come convitato di pietra le dichiarazioni rilasciate dal premier pochi minuti prima: "Le riforme? Noi andiamo avanti, l'opposizione si aggreghi". E la strada del dialogo politico tra i poli è sempre più in salita.
Con queste premesse il pranzo per il dialogo e le riforme - dopo quello "della spigola" tra Fini e D'Alema martedì - comincia monco e zoppo. E non finisce meglio. E a Veltroni, lasciando palazzo Giustiniani non resta che dire: "Per parte nostra in Parlamento si può realizzare l'auspicio del presidente Napolitano sulle riforme. Vedremo ad ottobre che clima si crea. Ma se la linea è data dalle parole del presidente del Consiglio, è molto difficile", anche solo immaginare una qualsiasi forma di dialogo e collaborazione.
Male, benino comunque non la svolta. Nessuno pensava che questo fosse un pranzo di svolta o di avvio di nuova stagione tra Pd e Pdl. Veltroni e il suo capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro, hanno apprezzato l'iniziativa di Schifani. Sua è stata l'idea del pranzo ufficiale a palazzo Giustiniani, anche per dare un segnale concreto agli appelli del presidente della Repubblica al dialogo e alle riforme. Obiettivi che sono stati al centro degli ultimi interventi ufficiali della seconda carica dello Stato. "Ci credo e continuerò a credere quotidianamente, nella possibilità che questa possa essere una legislatura costituente" ha detto il Presidente del Senato ieri alla cerimonia del Ventaglio incontrando i giornalisti parlamentari. Non solo: l'obiettivo della sua presidenza "è quello che si prefigge anche il presidente Napolitano quotidianamente: una moderazione di toni in politica e un confronto tra maggioranza e opposizione". Ma le buione intenzioni di Schifani fanno a pugni con le esternazioni del premier. Veltroni riconosce al suo ospite "l'atteggiamento istituzionale giusto". Certo quel "noi andiamo avanti, l'opposizione se vuole si aggreghi ma finora non è stata leale" pronunciato dal premier pochi minuti prima dell'avvio del pranzo, hanno pesato parecchio sulla tavola imbandita e preparata ma .
L'attivismo dei due Presidenti. Lo staff di Schifani e quelli di Veltroni e Finocchiaro precisano, ad uso e consumo dei maligni, "che questo pranzo era stato fissato assai prima" di quello "della spigola" celebrato martedì a Montecitorio tra il presidente della Camera Gianfranco Fini e Massimo D'Alema. "Schifani ha cominciato ad organizzzare il pranzo almeno una settimana fa" è stato detto per tenere a bada le voci che vedono in quell'incontro il sintomo di un sempre maggiore dualismo Walter-Massimo. Come che sia, anche per evitare paragoni tra spigole e altre pietanze, pare che il pesce in genere sia stato bandito dalla tavola di palazzo Giustiniani. Resta la "curiosa discrasia" dicono nel Pd tra "l'attivismo dei due Presidenti (Fini incontrerà Veltroni nelle prossime settimane, ndr) e quello che dichiara il premier". Due corni della stessa testa.
"Troppi 1000 parlamentari". Le riforme più urgenti sono quelle note: regolamenti parlamentari, fine del bicameralismo perfetto, un pacchetto firmato Violante su cui era già arrivato il via libera della Camera nella scorsa legislatura. Una buona base di partenza che pure necessita di integrazione e correzioni e su cui ci sarebbe l'accordo tra i due poli. "L'Italia non può continuare a stare con 1000 parlamentari e una decisione democratica così lenta" ha detto Veltroni al termine del pranzo. Cita Calamandrei, "un grande ostituzionalista che una democrazia può anche morire per assenza di capacità di decisione. E' il rischio che vive l'Italia che ha urgentemente bisogno di decisione democratica". E non di decreti e voti a colpi di fiducia per tagliare i tempi, in parte lunghi ma per lo più necessari, del dibattito parlamentare come invece sta succedendo da tre mesi a questa parte.
Tra gli argomenti discussi anche il sistema di elezione del Senato, "questione delicata e assolutamente legata al federalismo fiscale": "Non si può pensare - ha detto Veltroni - di fare il federalismo fiscale senza mettere mano ad una camera delle regioni". Insomma, idee tante. Volontà anche. Che le due cose s'incrocino dipende solo da Berlusconi più propenso però, ha ripetuto stamani, "ad andare avanti da solo".
(c.fus.)
(1 agosto 2008)
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