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Quanto ci costano i nuovi sottosegretari
di Luigi Ferdinando Nazzaro e Alberto Stancanelli , pubblicato il 25 maggio 2011
Lo scorso 5 maggio il governo non è stato "immobile"come Napoleone nel verso di manzoniana memoria, ma ha proposto la nomina di nove nuovi sottosegretari di Stato.
Ma non è tutto.
Il Presidente del Consiglio ha manifestato l’intenzione, ribadita con forza durante un comizio elettorale a Crotone, di modificare la legge che fissa il numero massimo dei componenti dell’esecutivo per aumentare il numero dei posti al governo. Così da poter nominare altri sottosegretari.
Facciamo un po’ di conti:
Un ministro, anche se non è parlamentare, percepisce un’indennità di € 10.697,13 lordi al mese per dodici mensilità, più uno stipendio di € 3.746,00 lordi al mese per tredici mensilità, per un totale annuo di € 177.063,56.
Un sottosegretario, anche se non è parlamentare, percepisce un’indennità di € 10.697,13 lordi al mese per dodici mensilità, più uno stipendio di € 3.112,00 lordi al mese per tredici mensilità, per un totale annuo di € 168.821,56.
A questi importi si aggiungono i costi degli uffici di diretta collaborazione alle dipendenze dei ministri e dei sottosegretari. Per fare un esempio, al Ministero dell’economia gli uffici di diretta collaborazione dei sottosegretari sono composti da otto unità di personale più un capo segreteria, quest’ultimo con un trattamento economico complessivo che può arrivare a essere pari a quello massimo percepito da un dirigente di livello non generale.
I ministri e i sottosegretari, se sono parlamentari, aggiungono allo stipendio e all’indennità tutti gli altri benefit connessi all’appartenenza a uno dei rami del Parlamento.
Tutte questioni di non poco conto, che pescano dalle tasche degli italiani.
A questo punto facciamo una proposta operativa:
se proprio si avverte l’impellente necessità di aumentare i posti al governo almeno non lo si faccia a spese dei contribuenti.
Poiché i nominati e, presumibilmente, i nominandi saranno tutti parlamentari:
1. Si cancelli il cumulo di indennità e stipendio di parlamentare e sottosegretario di Stato e, non potendo sopprimere l’indennità prevista dall’articolo 69 della Costituzione, se non con una legge costituzionale, si preveda, con legge ordinaria, che il trattamento economico sia corrisposto in base alla funzione prevalente (cioè quella di sottosegretario) e l’indennità parlamentare assuma carattere simbolico;
2. Si cancelli l’attribuzione dell’indennità ai ministri e sottosegretari non parlamentari che si va a sommare allo stipendio;
3. Si preveda per ministri e sottosegretari, siano essi parlamentari o meno, un compenso unico omnicomprensivo pari alla media del trattamento economico fondamentale e all’indennità di posizione dei dirigenti di livello generale per i ministri e di livello non generale per i sottosegretari e una parte del trattamento economico sia legata al conseguimento di determinati risultati quali, per esempio, riduzione del tasso di disoccupazione, riduzione della spesa pubblica, aumento del PIL, reale informatizzazione della Pubblica Amministrazione e riduzione degli oneri burocratici, incisive liberalizzazioni, completamento delle grandi opere infrastrutturali, riduzione dell’evasione fiscale, accertati sulla base dei dati obiettivi rilevabili dalle elaborazioni dell’ ISTAT, o dalla relazione sul rendiconto generale dello Stato della Corte dei Conti, o ancora dalle relazioni delle Autorità indipendenti, etc. Conosciamo l’obiezione: chi valuta i politici? Saremmo disposti ad accettare anche una autodichiarazione del raggiungimento dei risultati del ministro e del sottosegretario purché ampiamente motivata e pubblicata sul sito dell’amministrazione a disposizione di tutti i cittadini.
4. Si eliminino tutte le prebende attribuite al parlamentare nominato sottosegretario, come le somme corrisposte per l’assistente parlamentare, visto che il sottosegretario è dotato di un ufficio di diretta collaborazione e non ha necessità di curare il rapporto con il collegio elettorale; c’è da dire, inoltre, che il collegio, con l’attuale legge elettorale, di fatto non esiste;
5. Il costo complessivo, comprensivo di quello relativo ai benefit, alle spese di rappresentanza, alle spese di missione, etc., dei nuovi componenti del governo, a seguito della modifica della legge che ne aumenta il numero, sia finanziato da una corrispondente riduzione delle indennità e delle spese dei Ministri e dei sottosegretari in carica, senza prevedere lo stanziamento di ulteriori risorse.
p.s. Senza entrare nel merito, quanto ci costerebbe la realizzazione della brillante idea di trasferire al nord due ministeri?
Il personale in servizio sarà trasferito o si faranno nuove assunzioni?
Per le riunioni tecniche con gli altri ministeri e enti, del preconsiglio e del consiglio dei ministri, i dipendenti, lo staff, i capi di gabinetto e i ministri godranno del trattamento di missione per recarsi a Roma? Una volta per risparmiare sui costi e per una maggiore efficienza dell’attività amministrativa si parlava di SDO (sistema direzionale orientale), ossia di riunire a Roma tutti i ministeri in un’unica zona sul modello de La Défense parigina. Forse sarebbe opportuno riprendere quel progetto invece di rincorrere fantasiose idee elettorali.
Luigi Ferdinando Nazzaro è specialista in Diritto amministrativo e scienza dell’amministrazione, ha ricoperto incarichi dirigenziali e svolto attività di docenza per le pubbliche amministrazioni. Ha redatto pubblicazioni in materia di diritto civile.