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Vittorio Sgarbi, Saverio Romano e l’amico di Salemi sorvegliato speciale Sequestro preventivo da 35 milioni di euro a Giuseppe Giammarinaro, ex Udc considerato uomo vicino alle cosche. Gli investigatori raccontano che fu lui a volere il critico televisivo alla guida del paesino siciliano. Oliviero Toscani accusa: "In giunta partecipava e prendeva decisioni senza averne alcun titolo" Altro che budget da 8 milioni di euro per una sempre più fantomatica trasmissione televisiva su Raiuno. Da ieri il vero problema per Vittorio Sgarbi, è rappresentato da un ex sorvegliato speciale per fatti di mafia. Un uomo potente e rispettato, considerato il vero padrone della sanità convenzionata del trapanese, al quale il tribunale di Trapani ha appena sequestrato in via preventiva 35 miliardi di beni. Si chiama Giuseppe Giammarinaro, ha 65 anni, è un ex democristiano e un tempo era un importante rappresentante della corrente di Giulio Andreotti nella provincia. Oggi invece Giammarinaro vola più basso. Il suo legame più forte non è con un presidente del Consiglio, ma solo con un ministro: Saverio Romano, l’ex pupillo del carcerato Totò Cuffaro, recentemente premiato da Silvio Berlusconi con il dicastero dell’Agricoltura.
Giammarinaro, racconta un’inchiesta della squadra mobile di Trapani e della Guardia di Finanza, è stato lo sponsor politico di Sgarbi nella sua corsa alla poltrona a sindaco di Salemi. E una volta che il critico d’arte ha ottenuto quell’incarico di fatto ha condizionato pesantemente l’amministrazione del paese. Ex deputato regionale, Giammarinaro nei primi anni 90 era stato arrestato per corruzione, concussione e concorso in associazione mafiosa. Le prime due accuse, assieme a un’associazione per delinquere e un abuso d’ufficio, le aveva patteggiate. Dalla terza, quella più infamante, era invece stato assolto perché gli indagati per reato connesso e i pentiti, che in istruttoria avevano puntato l’indice contro di lui, in aula si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Giammarinaro era così stato mandato per quattro anni al soggiorno obbligato proprio in quel di Salemi. Per le forze di polizia, infatti, era e restava un “indiziato mafioso”.
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