Se la camorra, la 'ndrangheta, la mafia, i paperoni possono arrivare a sfruttare questo degrado di valori, per cui una parte dei cittadini vendono il proprio voto, mi chiedo a che serve votare: vincerà chi avrà voluto investire di più.
Non è necessario comprare tutti i voti, ma solo quelli per far vincere.
Non è necessario contattare tutti i cittadini, ma solo quelli disposti a vendere il voto.
Non è necessario contattare i cittadini che credono nel voto come espressione della propria libera scelta, ma solo quelli che non credono nella politica e nell'importanza del loro voto.
Con una politica sempre più degradata ad affare privato, questi non hanno neppure tanti torti.
Occorre una campagna di spiegazione del problema, per evitare di trovarsi con intere amministrazioni nelle mani di una organizzazione delinquenziale o di un affarista.
La morte della democrazia passa pure per le mani degli elettori.
Da
http://www.repubblica.it/rubriche/poter ... ref=HRBP-5
"Camorra e 'ndrangheta, opa sui comuni
QUANTO costa un'Opa sul comune di Napoli ? Pochi spiccioli per le immense fortune accumulate dalla camorra, a giudicare da un'indagine della Direzione distrettuale antimafia, che la settimana scorsa ha fatto arrestare una quarantina di camorristi del clan Polverino. Tra loro, due candidati di una lista civetta e del Pdl, controllato in Campania da Nicola Cosentino, ex sottosegretario del governo Berlusconi indagato per contiguità alla camorra. Così sono scattate all'ultimo momento le indagini di Prefettura e Procura sui circa 1500 candidati alle amministrative nel capoluogo, che ha già rivelato alcuni nomi di impresentabili nelle liste a sostegno del candidato berlusconiano Gianni Lettieri, ex presidente dell'Unione industriali napoletana. E il ministro dell'Interno Roberto Maroni è corso a Napoli per verificare la situazione.
Nell'inchiesta sul clan Polverino, che controlla tra l'altro il commercio di carne e pane a Napoli, la Dda si è imbattuta in una compravendita di voti, che rivela l'esistenza di una sorta di tariffario, una specie di listino-prezzi del voto. Niente di nuovo sotto il Vesuvio sul voto di scambio, fin dai tempi di Achille Lauro, che distribuiva pacchi di pasta e scarpe spaiate (una prima e l'altra dopo il voto). Ma qui si tratta di denaro sonante. Ottantamila euro stanziati in una precedente tornata elettorale per l'acquisto di voti, che ad un prezzo variabile tra i 30 e i 100 euro per ogni singolo voto fanno all'incirca 1500 voti. Naturalmente quella somma è un'inezia per i clan, visto che a quello di Polverino sono stati sequestrati la settimana scorsa beni per circa un miliardo di euro. Per cui la spesa di cui si sono trovate tracce dev'essere solo una piccola frazione degli investimenti elettorali della camorra, che insediando i suoi nelle amministrazioni locali imbastisce speculazioni di milioni di euro, riciclando i profitti delle attività criminali. Per il controllo ex post del voto venduto, cioè a scheda votata, la fertile fantasia partenopea ha inventato mille tecniche infallibili.
Ma i tempi cambiano e l'inflazione corre. Mettiamo allora che oggi il prezzo di mercato di un voto non oscilli più tra 30 e 100 euro, ma tra i 100 e i 200. Se ne ricava che con un investimento di un misero milione si possono comprare al prezzo più alto 5 mila voti e con due milioni 10 mila, che in una competizione elettorale possono sicuramente fare la differenza.
A Milano, dove la compravendita dei voti non risulta così diffusa come in Campania nonostante le pervasive infiltrazioni della 'ndrangheta, il sindaco uscente Letizia Moratti dispone ufficialmente di 12 milioni di euro per la sua legittima campagna elettorale, contro i poco più di 800 mila del suo avversario Giuliano Pisapia. Se la camorra avesse deciso di mettere nel piatto a Napoli una somma analoga, non molto impegnativa ma equivalente ad almeno a 60 mila voti, avrebbe lanciato un'Opa vincente su Palazzo San Giacomo."
cardif