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L'emancipazione delle donne non dipende solo dagli uomini

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L'emancipazione delle donne non dipende solo dagli uomini

Messaggioda ranvit il 06/05/2011, 19:44

http://www.italiafutura.it/dettaglio/11 ... gli_uomini



E' una questione di progresso sociale e civile di tutto un paese più che "questione femminile"
di Irene Tinagli , pubblicato il 3 maggio 2011

La strada dell'affermazione per le donne italiane è ancora in salita e piena di ostacoli. E anche quell'emozione, quel barlume di speranza che pareva levarsi dalle piazze di tutta Italia lo scorso 13 Febbraio ha dovuto fare i conti con una realtà assai più dura e radicata di quanto possa sembrare, una realtà che non riguarda solo il premier e che non riesce ad essere intaccata da una manifestazione. E infatti da quel 13 Febbraio molti segnali hanno mostrato quanto la politica italiana abbia continuato indifferente per la sua strada.

Il 5 Aprile il governo ha annunciato le nomine per i nuovi nei consigli di amministrazione delle aziende partecipate dal Ministero dell’Economia: su 150 posti disponibili solo due sono stati assegnati a delle donne, ovvero l’1.3%. Un peggioramento persino rispetto alla situazione precedente, già drammatica. Prima del rinnovo, infatti, le donne erano 6, il 4%. Una scelta che ha avuto quasi il sapore dell’affronto visto che è avvenuta a pochi giorni dall'approvazione della legge sulle quote rosa nei consigli di amministrazione (neutralizzata però da un emendamento che ne rimandava la piena attuazione al 2015, forse proprio in vista delle nomine di Aprile?). Un affronto di fronte al quale la maggior parte della politica, anche quella che con molta enfasi aveva cercato di cavalcare l'onda del 13 Febbraio, si è poco scomposta.

E pochi giorni fa si è verificato un altro caso analogo. Tra i 42 membri dei 9 tavoli tematici organizzati per l’Expo 2015, che si terrà a Milano, non compare nessuna donna. Nemmeno una. Una notizia grave che però non ha destato nessuna sorpresa o indignazione, fatta eccezione per un appello lanciato al Bureau International des Expositions di Parigi dalle giornaliste Marina Terragni e Lorella Zanardo, che chiedono di riconsiderare la candidatura di Milano come città ospite dell’Expo 2015.

La cosa che più colpisce di questo caso particolare è che ai vertici dell'Expo 2015 ci sono proprio due donne. Diana Bracco, imprenditrice, ne è il Presidente, e Letizia Moratti, sindaco di Milano, è la commissaria straordinaria. Di fronte a questa vicenda viene veramente da chiedersi come mai neppure delle donne in posizioni di potere siano capaci di superare vecchi pregiudizi e discriminazioni e imprimere quei cambiamenti tanto necessari. Il vero problema è che l'emancipazione femminile non passa solo e tanto attraverso l'educazione degli uomini, ma delle donne stesse. E questa è un'operazione più profonda, che richiederà tempo e fatica. Richiederà l'impegno constante di molte donne, affinché non smettano mai di monitorare e denunciare situazioni discriminanti, ma anche un lavoro diffuso sul territorio, come stanno provando a fare alcune associazioni, incluso il comitato organizzatore della manifestazione del 13 febbraio, che sta promuovendo iniziative sul territorio, città per città.

E un lavoro ancora più profondo sarà necessario nella vita e nell'azione política, a tutti i livelli, per scongiurare proprio quello che abbiamo visto in questi mesi: che certi politici (uomini e donne) cavalchino volentieri manifestazioni di un giorno ma poi tornino ciechi e sordi ai bisogni e al lavoro quotidiano che una questione così importante richiede. Una questione che, è bene ricordarlo, non è una "questione femminile", ma una questione di progresso sociale e civile di tutto un paese.





Irene Tinagli, docente all'Università Carlos III di Madrid, è esperta di innovazione, creatività e sviluppo economico. È consulente del Dipartimento Affari Economici e Sociali dell’ONU, della Commissione Europea e di numerosi governi regionali, enti e aziende in Italia e all’estero. Fa parte del Comitato direttivo di Italia Futura.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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