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LA DENUNCIA
"A Bruzzano una ronda omofoba aggredisce coppie omosessuali"
L'Arcigay lancia l'allarme: "Girano di notte e scendono armati di mazze e molotov da un furgone
bianco: i feriti sono già quattro". La banda colpisce nella zone del cimitero, ai confini con Bresso
di MASSIMO PISA

Ronde armate omofobe. Scooter e furgoni, un nucleo di ragazzi armati di bastoni a caccia di coppie gay. Per sorprenderli nei parcheggi, picchiarli, sfasciare loro l’auto. Lo scenario evocato dall’ultima denuncia dell’Arcigay milanese, se vero, è da brividi: «Con molta preoccupazione — spiegano — continuiamo a ricevere in questi giorni segnalazioni d’incursioni armate organizzate da parte di un gruppo di ragazzi italiani che aggredisce persone omosessuali nella zona di AfforiBruzzano. Si tratterebbe di un furgone bianco che scarica ragazzi intorno ai vent’anni armati di bastoni di ferro o legno, che distruggono autovetture e circondano e aggrediscono persone indifese».
La zona è quella del parcheggio del cimitero, tra piazzale Martiri della Deportazione e via Giuditta Pasta, tra Bruzzano e Bresso, luoghi di auto appartate e rapine spesso non denunciate. Gli aggressori, secondo le voci raccolte da Arcigay, sarebbero una mezza dozzina, poco più che maggiorenni, tutti abitanti nel quartiere. Colpirebbero sempre dopo le 23, dopo aver parcheggiato i propri mezzi in via Vincenzo da Seregno. Le ultime tre aggressioni sarebbero avvenute nella settimana tra il 25 aprile e il primo maggio: due feriti e quattro auto danneggiate, in un caso utilizzando una molotov.
Dai mattinali di polizia e carabinieri, al momento, non risulterebbero denunce: solo un intervento per un’auto danneggiata a Bruzzano, la notte del 27 aprile. Ma gli episodi avrebbero un precedente: un’aggressione omofoba, il 30 novembre 2009, ai danni di un uomo di 47 anni, inseguito dal piazzale del cimitero al McDonald’s di via Rubicone da tre aggressori a bondo di una Volvo station wagon. «Questi episodi — accusa Marco Mori, presidente di Arcigay Milano — purtroppo non sono nuovi in città. In tutti questi anni abbiamo chiesto più volte un incontro con il sindaco per parlare nostre proposte sulla sicurezza e l’inclusione sociale, ma ci sono state sbattute in faccia le porte. Nel 2010 ci sono state 10 aggressioni a matrice omofobica e non c’è stato mai un intervento di solidarietà e di condanna dal sindaco o da uno dei suoi assessori. È in atto una regressione culturale che punta il dito e vuol creare una paura di massa verso i diversi».
http://www.repubblica.it/cronaca/2011/0 ... -15869409/
Vietata dalla Curia di Palermo la veglia per le vittime dell'omofobia
Era in programma il 12 maggio nella parrocchia di Santa Lucia, nell'ambito delle celebrazioni del Palermo Pride. L'arcivescovo e il vescovo della città impongono il ritiro dell'autorizzazione: "Ci siamo ispirati alla Lettera firmata nell'86 da Joseph Ratzinger". Arcigay: "Stupiti e addolorati". Concia: "Un'offesa ai tanti cattolici omosessuali". Gli organizzatori: "Si farà comunque, di fronte alla chiesa"
di MARCO PASQUA
Il manifesto che annunciava la veglia

LA Curia di Palermo vieta una veglia di preghiera per le vittime dell'omofobia, in programma il 12 maggio nella parrocchia di Santa Lucia. Un appuntamento organizzato da "Ali D'Aquila", un gruppo di cristiani gay e lesbiche, nell'ambito delle celebrazioni per il Palermo Pride 1, e che aveva potuto contare sull'appoggio del parroco, don Luigi Consonni. Al religioso, un missionario comboniano, è arrivato però lo stop dall'alto: l'arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, e il vescovo ausiliare, Carmelo Cuttitta, gli hanno imposto di ritirare l'autorizzazione per l'utilizzo dei locali della parrocchia. Un divieto che è stato ispirato ai principi contenuti nella Lettera ai vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omossessuali dell'1 ottobre 1986, firmata dall'allora cardinale Joseph Ratzinger, e che prevede "la cura pastorale" degli omosessuali, con l'assistenza di medici e psicologi.
FOTO L'annuncio del divieto sul sito della parrocchia 2
La veglia, che vuole ricordare le vittime dell'omofobia in Italia e nel mondo, non è la prima del genere a Palermo: ce ne sono state almeno altre quattro, a partire dal 2007. La novità, rispetto agli altri anni, è che quella del 12 maggio era stata inserita nel calendario degli eventi collegati al Palermo Pride, la manifestazione organizzata in difesa dei diritti delle persone Glbt e che culmina nella parata per le vie del centro storico, il 21 maggio. Un'associazione che la Curia evidentemente non ha gradito e che ha voluto respingere con questo divieto. Oltre al gruppo di omosessuali cristiani Ali D'Aquila, il momento di preghiera è stato organizzato anche dalla comunità di S. Francesco Saverio all'Albergheria, dalla Chiesa Valdese dello Spezio, e dalla Chiesa Evangelica Luterana.
"La chiesa ci aveva concesso i locali - spiegano gli organizzatori di Ali D'Aquila, gruppo nato nel 2009 - e francamente siamo tristi e indignati per questo veto, che ci è stato comunicato da don Luigi Consonni, e neanche dall'arcivescovo. Con la nostra preghiera volevamo ricordare quanti soffrono a causa del pregiudizio omofobico". Don Luigi Consonni, che è arrivato nella chiesa di Santa Lucia nel settembre dello scorso anno, ha voluto informare del divieto la sua comunità religiosa pubblicando una sintetica nota sul sito della parrocchia: "La Curia di Palermo, venuta a conoscenza dell'iniziativa, mi ha invitato al pieno rispetto delle norme date dalla Santa Sede al n. 17 del documento Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali dell'1/10/1986. Quindi mi è stato chiesto di annullare l'incontro di preghiera del giorno 12 p. v. nella parrocchia di Santa Lucia".
Un documento, quello cui si appella la Curia di Palermo, che prevede, per le persone omosessuali, un'assistenza anche di natura medica e psicologica, secondo quanto previsto dall'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Joseph Ratzinger. Del resto, anche in altre sedi - le Nazioni Unite - il Vaticano si è contraddistinto per non aver voluto votare a favore della depenalizzazione del reato di omosessualità, mentre l'arcivescovo Silvano Tomasi, rappresentante della Santa Sede all'Onu, si è recentemente espresso contro il "vittimismo" degli omosessuali, in difesa del diritto di "criticare le unioni tra persone dello stesso sesso".
Paola Concia, deputata lesbica del Pd, chiede intanto di poter subito incontrare l'arcivescovo di Palermo: "Il suo è un gesto cattivo, disumano. Con questo divieto offende i tanti cattolici omosessuali che ci sono. Voglio incontrarlo e voglio che mi spieghi, guardandomi negli occhi, perché vuole vietare una veglia il cui fine è, tra le altre cose, ricordare chi è morto per colpa dell'omofobia. Non voglio credere che le gerarchie ecclesiastiche si siano ridotte a questo. Perché non pensano al vero messaggio di Gesù e del Vangelo?". Duro anche il commento di Arcigay, che, naturalmente, aveva incoraggiato e supportato questo momento di preghiera: "Siamo stupiti e addolorati. E' un veto che cancella la sofferenza di vittime inermi, di quegli stessi deboli che il Cardinale e la Chiesa si dicono votati a difendere senza distinzioni. La proibizione è anche un atto di aggressività, nella sua complicità a coloro che diffondono omofobia e odio", afferma Daniela Tomassino presidente di Arcigay Palermo e portavoce del Palermo Pride. "Vietare una preghiera per le vittime dell'omofobia è solo l'ultimo degli insulti che le gerarchie rivolgono a gay, lesbiche e trans italiane", attacca Paolo Patanè, presidente nazionale di Arcigay, che dice: "La Chiesa con quest'atto che vorrebbe mettere a tacere le vittime di un orrore quotidiano mostra, ancora una volta, di essere complice e grande sponsor dell'avversione alla dignità di milioni di persone".
Il gruppo Ali D'Aquila ha comunque deciso che, d'intesa con gli altri movimenti che hanno aderito all'iniziativa, terrà comunque la veglia, presumibilmente di fronte alla chiesa, alle 21 dello stesso giorno: "Continueremo a pregare, anche davanti a porte che ci vengono chiuse".